ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00886

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 550 del 19/01/2016
Abbinamenti
Atto 7/00847 abbinato in data 30/06/2016
Atto 7/01237 abbinato in data 24/05/2017
Atto 7/01241 abbinato in data 24/05/2017
Atto 7/01268 abbinato in data 28/06/2017
Firmatari
Primo firmatario: COMINARDI CLAUDIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 19/01/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
TRIPIEDI DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 19/01/2016
CHIMIENTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 19/01/2016
CIPRINI TIZIANA MOVIMENTO 5 STELLE 19/01/2016
DALL'OSSO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 19/01/2016
LOMBARDI ROBERTA MOVIMENTO 5 STELLE 19/01/2016


Commissione assegnataria
Commissione: XI COMMISSIONE (LAVORO PUBBLICO E PRIVATO)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 30/06/2016
COMINARDI CLAUDIO MOVIMENTO 5 STELLE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 29/03/2017
DAMIANO CESARE PARTITO DEMOCRATICO
RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
GNECCHI MARIALUISA PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 24/05/2017
RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 30/06/2016

DISCUSSIONE IL 30/06/2016

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 30/06/2016

DISCUSSIONE IL 29/03/2017

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 29/03/2017

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 24/05/2017

DISCUSSIONE IL 24/05/2017

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 24/05/2017

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 28/06/2017

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 28/06/2017

ATTO MODIFICATO IL 20/09/2017

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00886
presentato da
COMINARDI Claudio
testo presentato
Martedì 19 gennaio 2016
modificato
Mercoledì 20 settembre 2017, seduta n. 854

   L'XI Commissione,

   premesso che:

    in Italia gli stipendi sono, in diversi ambiti, regolati dai contratti collettivi di lavoro, ma molti settori produttivi non rientrano nelle tipologie interessate dai suddetti contratti. Non tutte le categorie di lavoratori sono di fatto rappresentate dai sindacati. In ambito privato, l'assenza di regole chiare – che impongano un tetto minimo salariale – abbassa la qualità della vita in Italia. L'economia internazionale spinge il Governo a una serie di decreti che portino il Paese al livello degli altri Stati dell'Unione europea, per quanto concerne il mercato del lavoro. In Germania il salario orario minimo è di 8,50 euro e nessuno può essere pagato di meno. In Francia 9,61 euro; in Gran Bretagna, il salario orario minimo nazionale è di 6,70 pounds per chi ha più di 21 anni, 5.30 sterline tra i 18 e i 21, 3.87 sterline per i minorenni. In Irlanda il salario minimo per gli adulti è di 8,65 euro; in Belgio va dagli 8,94 minimo per gli adulti ai 6,10 per i sedicenni. Le singole regioni all'interno di una nazione possono stabilire un salario minimo più alto di quello nazionale ma non più basso. Negli Usa, dove il minimum wage è di 7,25 dollari orari, ben 29 Stati lo hanno stabilito più alto. In Canada, il salario orario minimo garantito per legge varia, a seconda delle regioni, tra i 10 e gli 11 dollari e il costo della vita non è più alto che in Italia. In Australia il minimum wage è di ben 17,29 dollari orari;

    in Italia, come noto, esistono pensioni minime, mentre un livello di salari minimi non è previsto da leggi nazionali, ma dalla contrattazione fra le parti sociali. Tale disciplina lascia aperte evidenti falle nel sistema provocando sacche di assenza di tutele per cospicue fasce di lavoratori. Non è infatti obbligatoria la stipula di contratti collettivi, esistono imprese o tipologie di contratti di lavoro individuali cui non è applicabile nessun contratto collettivo, e quindi nessuna forma di salario minimo. Se si guarda la percentuale di lavoratori effettivamente coperta dal salario minimo contrattuale, si scopre che l'Italia è il Paese con la quota di persone «escluse» più elevata, circa il 13 per cento, con picchi di oltre il 40 per cento nel settore dell'agricoltura, del 30 nelle costruzioni e oltre il 20 nelle attività artistiche e intrattenimento e nei servizi di hotel e ristorazione. In mercati del lavoro relativamente rigidi o segmentati, più il salario minimo è elevato, più alto è il numero di persone scoperte;

    il minimo contrattuale in Italia diventa l'ennesimo diritto parziale o negato a una fetta crescente di lavoratori. In tutti i Paesi ci sono persone pagate meno del limite stabilito, ma in Italia la percentuale è la più elevata. In particolare ne sono esclusi i lavoratori in nero e coloro che deliberatamente ricevono meno del dovuto. Oppure perfettamente nei confini della legge gli indipendenti non coperti dai contratti collettivi, quelle famose partite iva che rimangono sempre fuori dalla discussione politica e sindacale. Il sistema di contratti collettivi mostra quindi crepe vistose;

    la via preferita dai sindacati per ridurre il numero degli esclusi è quella di includere i precari nella contrattazione collettiva. Questo non è possibile in un mercato del lavoro sempre più parcellizzato e in cui il contratto dipendente non è più l'unica forma di lavoro subordinato;

    i sindacati maggiormente rappresentativi rischiano di perdere un po’, di potere negoziale ed è per questo motivo che in più di una occasione hanno mostrato la loro contrarietà rispetto all'adozione di un salario minimo;

    tuttavia, al di là delle evidenti falle nel sistema, già sopra descritte, emerge forte la necessità di offrire coperture di carattere universale che riportino uguaglianza sociale e pongano le basi per una effettiva crescita e rilancio dei consumi. Si pensi ai giovani: nel momento in cui i ragazzi di 16 anni vengono spinti a lavorare, avrebbero anche diritto ad essere pagati per la formazione che l'impresa intende effettuare ai fini della propria produzione. In Italia, in assenza di una specifica legislazione in merito ai compensi, con la pressione fiscale che spesso non incentiva l'attività economica, c'è il rischio reale che l'alternanza scuola-lavoro possa tradursi in una forma di sfruttamento. Uno strumento che consente alle imprese di risparmiare sul personale, a danno anche della popolazione inoccupata che ha già completato gli studi e dei disoccupati con bassi livelli di scolarizzazione;

    in determinati settori, l'alternanza scuola-lavoro, sebbene abbia lo scopo di potenziare le competenze degli studenti, ha già dato ampiamente prova di prestarsi ad un utilizzo non sempre etico della forza lavoro. Si pensi ad esempio, agli aspiranti parrucchieri e all'alternanza scuola lavoro che caratterizza il loro ciclo di studi. Il corso professionale prevede un periodo d'apprendimento in aula e un altro presso le sale parrucchieri, dove i ragazzi si prestano a lavorare, con turni giornalieri assai impegnativi, a fronte di compensi/rimborsi che, nella maggioranza dei casi, equivalgono a pochi spiccioli. Lo stesso accade in altri settori, eterogenei tra loro: dal mondo della produzione televisiva e cinematografica, al business della ristorazione. Per tale ragione la riforma scolastica non può considerarsi scollegata da un'adeguata riforma del lavoro;

    in Francia l'introduzione del salario minimo (Salaire minimum interprofessionnel de croissance, meglio noto come SMIC) è avvenuta con legge parlamentare nel 1950. La legislazione francese, frutto di varie modifiche nel corso degli anni, prevede che lo SMIC sia ricalcolato ogni anno secondo un meccanismo basato sul potere d'acquisto e altri fattori. Dal 19 dicembre 2013 lo SMIC è di 9,53 euro lordi all'ora ovvero per un lavoro a tempo pieno (35 ore alla settimana), 1.445,38 euro lordi mensili circa 1.130,00 euro netti;

    nell'ambito dell'attuazione degli accordi politici di Grosse Koalition, anche in Germania è stata votata e approvata l'introduzione del salario minimo, a partire dal 2015, con la misura iniziale di 8,5 euro all'ora;

    il 15 giugno 2015, il Canton Ticino ha votato un referendum per inserire in Costituzione un salario minimo legale di 3.400 euro al mese. Il referendum è passato col voto favorevole del 54,7 per cento di quanti si sono recati alle urne. La norma si applica anche ai lavoratori transfrontalieri, e prevede una differenza di salario per mansione e settore economico, mentre non si applica a quel 40 per cento di lavoratori che già sono tutelati da un contratto collettivo;

    lo stesso presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha più volte richiesto al congresso aumenti dei salari minimi fino a 10,10 dollari. Peraltro in molte città statunitensi, il salario minimo è più alto di quello richiesto dallo stesso Obama;

    alla luce delle predette considerazioni paiono poco credibili le resistenze da parte di chi ritiene che l'introduzione di un «salario minimo» conduca all'aumento della disoccupazione o alla perdita di competitività nei confronti dei Paesi esteri. Il principale motivo a favore, oltre a quelli politici, è la volontà di sostenere i consumi interni in un Paese che trae sostentamento principalmente dalle esportazioni, che dipendono dalla domanda estera. L'esperienza tedesca e quella di molti altri Paesi rappresenta un interessante campo di studio, specialmente per le particolari condizioni in cui versa attualmente l'economia mondiale. Il fatto che uno dei Paesi più sviluppati e meno colpiti dalla recente crisi abbia deciso di introdurre una legislazione riguardante i salari minimi potrebbe indicare come gli eventuali, tuttavia non comprovati, effetti negativi sull'occupazione possano essere compensati da effetti benefici in altri campi;

    con l'introduzione di un «salario minimo», inoltre, il ruolo del sindacato dovrebbe essere molto diverso da quello odierno. Se la trattativa per l'integrazione al minimo fosse basata principalmente sull'incremento della produttività (come molto probabile), il sindacato dovrebbe contribuire positivamente innanzitutto a dare una definizione chiara del concetto di produttività stessa (non certo riconducibile al mero ricorso al lavoro straordinario), ma soprattutto si dovrebbero prevedere in capo al sindacato reali poteri di codefinizione degli obiettivi e dei metodi per l'incremento della produttività, come anche meccanismi di controllo efficaci sulla valutazione dei risultati;

    nel sistema delineato, quindi, il movimento sindacale avrebbe sicuramente più responsabilità (fino anche alla cogestione aziendale su alcuni aspetti, come accade in Germania) e pertanto necessiterebbe di una maggiore diffusione di competenze tecnico/analitiche fra i suoi rappresentanti. Non diminuirebbe il potere negoziale nei confronti dei datori di lavoro, ma di certo i lavoratori iscritti vedrebbero aumentare il potere di controllo sui risultati sindacali effettivamente conseguiti;

    probabilmente i sindacati confederali avrebbero minor potere politico a livello nazionale, in quanto il focus del loro operato tornerebbe verso la base, verso i luoghi di lavoro: ne uscirebbe depotenziato, a lungo andare, il ruolo di lobby nei confronti del Governo assunto progressivamente negli ultimi decenni. Non stupisce, quindi, che dal punto di vista politico il movimento sindacale in Italia osteggi il salario minimo a causa di una visione statica del proprio ruolo e del timore di perdere potere di rappresentanza politica (timore che l'accomuna alla parte prevalente delle associazioni datoriali), ma è innegabile che esistono dei margini di modernizzazione del sistema delle relazioni industriali;

    nella definizione di uno schema di relazioni industriali come quello delineato è altresì cruciale il ruolo dello Stato. Da una parte, bisognerebbe predisporre dei meccanismi di detassazione delle retribuzioni almeno nella parte definita da accordi territoriali e aziendali (in sostanza avviando il processo di riduzione del cuneo fiscale e premiando la parte della retribuzione più variabile in quanto legata a parametri economici territoriali e aziendali), avviando la riduzione della tassazione sul lavoro promessa da vari Governi negli ultimi anni, per altro verso andrebbe impostato un sistema di ammortizzatori sociali coerente con il nuovo modello di definizione della busta paga, prevedendo l'introduzione di un ammortizzatore sociale di carattere universale semplice, ammortizzatori che tendano a formare i disoccupati per ricollocarli effettivamente sul mercato del lavoro (ammortizzatori sociali attivi) e che soprattutto non disincentivino i disoccupati dalla ricerca di un nuovo lavoro,

impegna il Governo:

   in attuazione dei principi sanciti dall'articolo 36 della Costituzione, fatte salve le disposizioni di maggior favore previste dalla contrattazione collettiva nazionale, ad assumere iniziative per introdurre il salario minimo garantito, stabilendo che la retribuzione oraria lorda applicabile a tutti i rapporti aventi per oggetto una prestazione lavorativa, non possa essere inferiore ai nove euro;

   ad assumere iniziative per istituire un'autorità scientifica ed indipendente che proponga al Governo il livello e gli adeguamenti del salario minimo, monitorandone gli effetti sul mercato del lavoro;

   ad accompagnare l'introduzione del «salario minimo» con la creazione di un ammortizzatore sociale di carattere universale, tendente a formare i disoccupati per ricollocarli effettivamente sul mercato del lavoro;

   a porre in essere iniziative volte a prevedere che il differenziale registrato annualmente tra inflazione programmata, o realisticamente prevedibile, e inflazione reale, sia recuperato integralmente con le retribuzioni e le erogazioni previdenziali del mese di gennaio di ogni anno;

   con riferimento al lavoro autonomo, ai fini della introduzione di un compenso economico proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto e a salvaguardia della qualità delle prestazioni professionali, ad assumere iniziative idonee a individuare parametri standard minimi applicabili alle prestazioni rese dal lavoratore autonomo professionista sia a favore della committenza privata, sia a favore della pubblica amministrazione, secondo la natura, il contenuto e le caratteristiche delle prestazioni svolte;

   a valutare l'opportunità di istituire un tavolo tecnico di esperti, nominati anche dall'Istat e dalle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori, al fine di elaborare misure volte ad una significativa revisione e semplificazione dei codici Ateco dell'attività dei professionisti, consistenti nella riduzione della classificazione delle attività economiche fino al carattere numerico che identifica il gruppo professionale, definendo altresì le modalità di informazione dei soggetti pubblici e privati interessati da tale innovazione, in particolare l'ufficio delle entrate e le stazioni appaltanti della pubblica amministrazione.
(7-00886) «Cominardi, Tripiedi, Chimienti, Ciprini, Dall'Osso, Lombardi».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

salario minimo

sindacato

contratto collettivo