ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00839

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 518 del 10/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: GITTI GREGORIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 10/11/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PAGANO ALESSANDRO AREA POPOLARE (NCD-UDC) 12/10/2016


Commissione assegnataria
Commissione: VI COMMISSIONE (FINANZE)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 19/10/2016
GITTI GREGORIO PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO GOVERNO 19/10/2016
CASERO LUIGI VICE MINISTRO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 19/10/2016
PISANO GIROLAMO MOVIMENTO 5 STELLE
PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
GITTI GREGORIO PARTITO DEMOCRATICO
PAGANO ALESSANDRO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
PELILLO MICHELE PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 12/10/2016

DISCUSSIONE IL 19/10/2016

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 19/10/2016

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00839
presentato da
GITTI Gregorio
testo presentato
Martedì 10 novembre 2015
modificato
Mercoledì 12 ottobre 2016, seduta n. 691

   La VI Commissione,
   premesso che:
    il perdurare della crisi economica e finanziaria a livello globale, l'impoverimento generale e l'accentuazione delle diseguaglianze hanno messo in evidenza la necessità di superare gli attuali modelli di sviluppo, incapaci di rispondere all'aumento dei bisogni sociali, a fronte della diminuzione progressiva delle risorse pubbliche, in favore di un nuovo modello complessivo che consideri, cioè, interdipendenti l'ambito sociale, economico e politico, al fine di una crescita effettiva ed equilibrata, dunque duratura e sostenibile;
    da alcuni anni è stato elaborato il concetto di innovazione a impatto sociale (Social Impact Innovation), un modello di sviluppo che coniuga lo scopo sociale al ritorno economico e che si pone in netta discontinuità rispetto ai modelli del passato, per almeno tre motivi: innanzitutto, perché prevede il coinvolgimento di diversi attori, pubblici e privati – non più solo lo Stato, ma anche investitori privati, intermediari finanziari, filantropi, organizzazioni no profit –; in secondo luogo, perché comporta che ogni misura pubblica nasca con l'intenzionalità dichiarata di produrre un preciso impatto sociale, misurabile in progress e al termine della sua realizzazione; in terzo luogo, perché punta a un guadagno economico per ogni attore coinvolto, sia esso il singolo investitore, che l'intera comunità;
    da alcuni anni, in Paesi come Gran Bretagna, Usa, Canada e Australia sono stati adottati alcuni strumenti finanziari, i cosiddetti investimenti a impatto sociale (Social Impact Investments, in breve SII), basati sull'assunto che i capitali privati possano intenzionalmente contribuire a creare, anche in combinazione con i fondi pubblici, impatti sociali positivi e, al tempo stesso, rendimenti economici privati;
    si tratta di un'ampia gamma di strumenti finanziari (loan based o equity based), i cui punti salienti sono: intenzionalità a produrre un impatto e quindi un cambiamento sociale, obiettivi misurabili, orientamento all’outcome (cambiamento percepito nell'intera comunità), anziché all’output (quantità delle prestazioni erogate), rendimento economico per gli investitori;
    i Social Impact Bond, in particolare, sono strumenti finanziari configurati come partnership tra diversi attori, sancite da contratti bilaterali e finalizzate a raccogliere capitali privati per promuovere politiche pubbliche innovative, in cui il rendimento per gli investitori è determinato dagli impatti positivi generati da una certa attività sociale; strumenti simili sono i cosiddetti Pay-for-Success (PfS), in cui il rendimento finanziario dipende dalla riuscita del progetto;
    i SII sono nel complesso strumenti adatti non solo ai mercati emergenti, ma anche a quelli maturi, in quanto riescono a coprire il gap, destinato ad aumentare, tra domanda di welfare e inadeguatezza delle risorse pubbliche, rispondendo alla ricerca di profitto degli investitori e, al contempo, generando risparmi per le casse pubbliche da utilizzare come fondo di garanzia per altri progetti;
    il Governo inglese, convinto della validità dei SII, ha promosso, nel 2013, la costituzione della Social Impact Investment Task Force established by the G8 con l'obiettivo di promuovere lo sviluppo degli investimenti a impatto sociale e di armonizzarne la crescita nei Paesi G8;
    a tale Task Force ha partecipato anche l'Italia, i cui rappresentanti hanno redatto un rapporto finale, denominato Agenda Impact per l'Italia;
    anche la Commissione europea ha cominciato a muovere i primi passi in questa direzione, istituendo una disciplina regolatoria e un sistema di certificazione e accreditamento per i fondi di venture capital sociali europei, oltre che costituendo un fondo denominato European Social Investment and Entrepreneurship Fund (ESIEF), con una dotazione di 90 milioni di euro;
    in Italia, nel campo delle politiche sociali sono state positivamente sperimentate, in passato, soluzioni giuridiche in cui lo Stato figura, non più come gestore, ma come partner al pari degli altri, come nel caso del Fondo Italiano di Investimento destinato alle piccole e medie imprese (per il concetto di Stato contraente, si veda Gregorio Gitti, Andrea Montanino, «Dallo Stato erogatore allo Stato promotore e contraente: verso una nuova politica economica», in «Osservatorio del diritto civile e commerciale» 1/2012, p. 1);
    attualmente, si occupano di SII alcune fondazioni, non solo bancarie (Fondazione Etica, Human Foundation) e le stesse banche, soprattutto nel comparto loan based (Ubi Banca ha emesso 54 Social Bond Comunità, per un controvalore di oltre 560 milioni di euro, i quali hanno consentito di erogare, a titolo di liberalità, oltre 2,8 milioni di euro); riguardo, invece, al comparto dell’equity based, è da segnalare principalmente il caso di Oltre Venture, che con il venture philantropy è riuscita a raccogliere oltre 7 milioni di euro da soggetti privati, totalmente investiti in 17 nuove imprese italiane (settore sanitario, microfinanza, housing sociale);
    ciononostante, ancora troppo poco è stato fatto sui Social impact investments nel nostro Paese, dove non si segnala, ad oggi, alcuna discontinuità nella programmazione delle politiche sociali, improntate ancora allo schema tradizionale secondo cui è lo Stato a provvedere integralmente alla copertura della spesa sociale, mentre gli investitori privati e gli imprenditori pensano a fare business, compensando, poi, con donazioni e altre forme di filantropia;
   oggi, invece, i tempi sono maturi per l'adozione di questo modello di sviluppo, non solo perché non vi è più una netta contrapposizione tra beneficienza e profitto, ma anche perché lo Stato non ha più soldi sufficienti per garantire i servizi, a prescindere dal fatto che li svolga direttamente o delegandoli al mondo no profit,

impegna il Governo:

   a dare attuazione all'Agenda Impact, predisposta dai rappresentanti italiani presso la Social Impact Investment Task Force established by the G8;
   ad assumere iniziative per l'introduzione di nuovi meccanismi finanziari al fine di avviare subito politiche sociali innovative, da affiancare alla spesa diretta, orientate a obiettivi misurabili, risultati in termini di outcome e non di output, coinvolgimento di soggetti pubblici e privati, ritorno economico per gli investitori privati, risparmio per le casse pubbliche;
   ad assumere iniziative per regolamentare la materia degli investimenti a impatto sociale, quali Social Impact Bond e Pay-for-Success, in modo da facilitarne lo sviluppo anche in Italia, individuando modalità atte a garantirne l'affidabilità e ad assorbire parte del rischio degli investitori, sia istituzionali che privati, attraverso la costituzione di un Fondo di garanzia, il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti e il recupero delle linee guida del regolamento degli strumenti obbligazionari partecipativi, utilizzati all'indomani dello scoppio della crisi finanziaria del 2008, in cui, all'interno di un contratto quadro, lo Stato non interferisce nella gestione del progetto ma concede l'uso di denaro pubblico in cambio della garanzia di alcuni obiettivi prioritari;
   ad assumere iniziative normative volte a prevedere agevolazioni fiscali, soprattutto nella fase di decollo dei primi progetti a impatto sociale, in modo da stimolare gli investitori a impiegarvi una quota del proprio portafoglio di investimento;
   a improntare lo studio sulle politiche di innovazione sociale alla massima trasparenza, integrità e accountability nei criteri di selezione dei soggetti da coinvolgere e da rappresentare, oltre che nei compiti assegnati e nel cronoprogramma da rispettare.
(7-00839) «Gitti, Pagano».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

impatto sociale