ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00436

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 271 del 24/07/2014
Firmatari
Primo firmatario: ZOLEZZI ALBERTO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 24/07/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE 24/07/2014
BUSTO MIRKO MOVIMENTO 5 STELLE 24/07/2014
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 24/07/2014
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 24/07/2014
MANNINO CLAUDIA MOVIMENTO 5 STELLE 24/07/2014
MICILLO SALVATORE MOVIMENTO 5 STELLE 24/07/2014
SEGONI SAMUELE MOVIMENTO 5 STELLE 24/07/2014
TERZONI PATRIZIA MOVIMENTO 5 STELLE 24/07/2014


Commissione assegnataria
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00436
presentato da
ZOLEZZI Alberto
testo di
Giovedì 24 luglio 2014, seduta n. 271

   L'VIII Commissione,
   premesso che:
    con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 febbraio 1994 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 35 del 12 febbraio 1994 veniva dichiarato lo stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani della regione Campania ai sensi e per gli effetti dell'articolo 5, comma 1, della legge 24 febbraio 1992, n. 225;
    con ulteriore decreto del Presidente del Consiglio dei ministri datato 7 ottobre 1994, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 237 del 10 ottobre 1994, veniva prorogato lo stato di emergenza precitato;
    con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 ottobre 1994, ulteriormente integrata con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 7 novembre 1994, venivano prorogati al prefetto di Napoli, fino al 31 dicembre 1995, i poteri di cui all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 11 febbraio 1994, come modificati ed integrati con ordinanze 31 marzo 1994, 16 aprile 1994 e 23 giugno 1994;
    in data 6 dicembre 1994 il sub-commissario delegato viceprefetto di Avellino inviava al sindaco del comune di Ariano Irpino copia del provvedimento n. P00819/DIS datato 22 novembre 1994, con cui il prefetto di Napoli, delegato ex ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 7 ottobre 1994, aveva approvato il progetto nonché l'esecuzione di un impianto di trattamento di rifiuti nel comune di Ariano Irpino in località Difesa Grande;
    nel suddetto provvedimento si teneva conto che sulla base delle stime effettuate dalla regione Campania, assumendo una popolazione residente al 31 dicembre 1989 di circa 395.000 unità, nella provincia di Avellino venivano prodotte circa 238 tonnellate al giorno di rifiuti complessivamente tra solidi urbani, speciali assimilabili agli urbani e altri di cui al punto 4.2.2. della deliberazione assunta in data 27 luglio 1984 dal Comitato interministeriale di cui all'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 915 del 1982;
    nel suddetto provvedimento si ritenevano la necessità, l'urgenza e l'opportunità della realizzazione in Irpinia di una discarica controllata di 1a categoria per lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti del tipo sopra specificato, al fine di fronteggiare la grave situazione di pericolo determinatasi nel territorio della regione Campania nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, con la conseguente deliberazione correlativamente assunta dal Consiglio dei ministri nella seduta dell'11 febbraio 1994 dello stato di emergenza ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e nella successiva seduta del 7 ottobre 1994;
    nel suddetto provvedimento si prendeva atto che, in relazione al progetto fatto predisporre dalla società ASI-DEV-ECOLOGIA s.r.l. di Avellino concernente la realizzazione in una zona estesa per circa 40 ettari nel comune di Ariano Irpino, in località Difesa Grande, di una discarica di 1a categoria nella quale esercitare attività di stoccaggio e smaltimento della sopra riferita tipologia di rifiuti, il comitato tecnico, istituito ai sensi dell'articolo 3, comma 3 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 31 marzo 1994 innanzi citata, aveva espresso – in data 19 maggio 1994 – parere favorevole per l'approvazione;
    nel suddetto provvedimento si disponeva l'approvazione dell'esecuzione di un impianto di trattamento dei rifiuti che, ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 17, comma 8, della legge della regione Campania 10 febbraio 1993, n. 10, era assimilato ad infrastruttura di servizio (secondo la tipologia di opere previste dalla regione Campania 31 ottobre 1978, n. 51) e dichiarato opera di pubblica utilità, urgente e indifferibile a cui far affluire, fino alla sua saturazione, e per un periodo di anni 2 e per il relativo smaltimento, i rifiuti di cui al punto 4.2.2. della deliberazione assunta dal Comitato interministeriale di cui all'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 253 del 13 settembre 1954). Nell'impianto di cui sopra dovevano essere smaltiti i rifiuti delle tipologie sopra specificate, prodotti nel territorio della provincia di Avellino nonché in quei comuni della regione Campania indicati dal commissario;
    il progetto originario della discarica di Difesa Grande dalla capacità massima di 1.000.000 metri cubi di inerti veniva realizzato non solo senza apposita concessione edilizia, ma in violazione delle norme urbanistiche vigenti e in dispregio del vincolo idrogeologico e paesaggistico della zona, come risulta nella relazione conclusiva della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse della Camera dei deputati (allegato A), approvata l'11 marzo 1996;
    il TAR della Campania, con sentenza n. 1635/96, dichiarava l'illegittimità sia dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 ottobre 1994 sia del decreto prefettizio n. P00819/DIS che autorizzava la realizzazione dell'impianto;
    nonostante l'impegno di chiusura del sito entro il 31 dicembre 1998 assunto dalla prefettura di Napoli in presenza del Ministro dell'interno fu l'allora sindaco di Ariano Irpino a disporre, con ordinanza n. 132 del 22 dicembre 1998, la chiusura della discarica per motivi di igiene pubblica con la contestuale ingiunzione all'ASI-DEV-ECOLOGIA di demolire gli impianti, ripristinando lo stato dei luoghi entro il termine di 90 giorni;
    a partire dal 1998 i due invasi risultavano già riempiti per oltre il doppio della capacità di conferimento progettualmente consentita, con enormi danni alla salute dei cittadini e alla salubrità dell'ambiente, in dispregio della vocazione agricola del territorio arianese e della sismicità della zona. Inoltre, numerosi e continui erano i cedimenti strutturali del telo di contenimento con fuoriuscita di percolato direttamente nel suolo e nel sottosuolo tant’è che sia l'allora ASL AV 1 sia l'Arpac di Avellino, dopo aver effettuato indagini di competenza, rilevavano il superamento del limite massimo di accettabilità della contaminazione nel terreno e nei pozzi spia nonché l'inquinamento delle acque da metalli pesanti. Nonostante ciò, l'apertura della discarica veniva prorogata;
    nel settembre del 2001 il dipartimento di prevenzione dell'ASL AV 1 dichiarava ex decreto ministeriale n. 471 del 1999 il sito inquinato chiedendo la messa in sicurezza dell'impianto e la bonifica dello stesso;
    nel marzo del 2002 il dipartimento di prevenzione e sanità pubblica dell'ASL AV1, con nota n. 376 del 12 marzo 2002, ribadiva lo stato di grave inquinamento del sito, precisando che la vasca principale riceveva il quadruplo dei rifiuti rispetto alla capacità per cui era stata progettata e per di più con l'utilizzo del sistema dell'abbancamento in sopraelevazione;
    la discarica, diventata vera e propria bomba ecologica di oltre 2 milioni di metri cubi di rifiuti interrati e abbancati in elevazione su un'area di circa 16.000 metri quadrati per oltre 23 metri di altezza, veniva chiusa temporaneamente dall'allora sindaco di Ariano Irpino con ordinanza, del 4 maggio 2002, mentre la procura della Repubblica di Ariano Irpino sottoponeva lo sversatoio a sequestro. Il commissario straordinario per l'emergenza rifiuti emanava, infine, un provvedimento di chiusura definitiva con l'ingiunzione della messa in sicurezza alla società ASI-DEV-ECOLOGIA;
    il commissario straordinario per l'emergenza rifiuti, con ordinanza n. 52, del 2003, disponeva la riapertura del sito sostenendo che, per l'avvio del progetto di bonifica, fosse necessario «livellare» le vasche di Difesa Grande, conferendovi un numero imprecisato di «ecoballe», cioè di rifiuti già trattati, sulla cui reale composizione, tuttavia, l'opinione pubblica ha sempre avanzato più che un dubbio;
    con ordinanza commissariale n. 96 del 2003 si autorizzava il prosieguo dell'attività di conferimento per 120 giorni, giustificandola con una presunta sistemazione finale e messa in sicurezza della discarica: dovevano essere sversati altri 100.000 metri cubi di frazione organica stabilizzata (fos) e sovvalli, ma in realtà si trattava di altre 142.000 tonnellate di rifiuti, pari a circa 160.000 metri cubi;
    nel marzo del 2004, il commissario all'emergenza rifiuti, vista la perdurante emergenza in Campania, decideva la riapertura di Difesa Grande, per 30 giorni e per un quantitativo non superiore a 60.000 tonnellate, promettendo chiusure e bonifiche. La popolazione arianese e dei comuni limitrofi dava vita ad una grande mobilitazione per la chiusura della discarica, sostenuta dalle associazioni ambientaliste e dai comitati civici locali e proseguita per mesi;
    il 7 giugno del 2004, il commissario all'emergenza rifiuti prendeva atto che, in tre mesi, erano stati comunque sversati più di 100.000 metri cubi di rifiuti e con ordinanza n. 122 disponeva la cessazione di ogni ulteriore smaltimento nella discarica di Difesa Grande;
    il 15 giugno del 2007, a causa di una nuova emergenza rifiuti in Campania, la discarica veniva aperta con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3596, per consentire l'abbancamento dei rifiuti per 20 giorni, chiudendo definitivamente il 9 luglio 2007;
    nella discarica sarebbero stati stoccati anche rifiuti indifferenziati, fanghi di depuratori civili e industriali, quintali di pneumatici triturati, medicinali scaduti, polveri di abbattimento dei fumi, ceneri da combustione, pile esauste, pitture e vernici di scarto;
    nella discarica sarebbero stati sversati circa trenta milioni di chilogrammi di fanghi provenienti dal CO.DI.SO. di Solofra, ossia residui chimici conciari ad alta concentrazione di cromo esavalente;
    la vicenda della discarica di Difesa Grande è stata caratterizzata da un susseguirsi di sequestri e dissequestri da parte della magistratura, dal coinvolgimento a vario titolo di quasi tutti i livelli istituzionali italiani e da un processo iniziato, dopo un esposto alla procura della Repubblica di Ariano Irpino da parte delle associazioni locali, nel maggio del 2011 con 25 persone accusate di reati come disastro ambientale, violazioni edilizie, alterazione delle bellezze naturali, omissione di atti di uffici, inquinamento di falde acquifere e smaltimento illegale di rifiuti solidi. Molti capi di imputazione sono andati, tuttavia, prescritti;
    soltanto alla fine del 2012 sono iniziati i lavori di carotaggio per la caratterizzazione della discarica e la bonifica: lavori, però, interrotti e mai conclusi nonostante lo stanziamento di 6.480.000 euro assegnati dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare all'ASI-DEV-ECOLOGIA con accordo operativo del 18 luglio 2011,

impegna il Governo:

   a promuovere iniziative finalizzate a verificare, anche attraverso il comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, lo stato della discarica e il livello di inquinamento dei luoghi, con particolare riguardo alle acque dei pozzi spia, alle emissioni di biogas, al sistema di raccolta del percolato e alla situazione delle ecoballe esposte da un decennio alle intemperie;
   ad accertare, per quanto di competenza, le cause tecnico-operative ostative del mancato avvio della bonifica e soprattutto da chi, in che modo e per quale entità sia stato impiegato finora lo stanziamento di 6.480.000 euro concesso dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per il risanamento di Difesa Grande;
   a valutare l'opportunità di procedere all'inserimento della discarica di Difesa Grande nei siti di interesse nazionale (SIN) ex lege n. 426 del 9 dicembre 1998, così intervenendo direttamente, entro tempi certi, per la messa in sicurezza e la bonifica dell'intera area, nonché per il ripristino dei luoghi, prevedendo adeguati fondi al fine di consentire il completo risanamento di uno sversatoio il cui utilizzo, stabilito in origine in due anni, si è procrastinato per un decennio a danno della salute dei cittadini di Ariano Irpino e della salubrità dell'ambiente, anche attraverso opportuna caratterizzazione ed esame delle falde.
(7-00436) «Zolezzi, Sibilia, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Micillo, Segoni, Terzoni».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

deposito dei rifiuti

eliminazione dei rifiuti

edificio per uso industriale

inquinamento idrico

protezione dell'ambiente

Campania

inquinamento del suolo