ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00346

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 214 del 17/04/2014
Firmatari
Primo firmatario: CIRIELLI EDMONDO
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Data firma: 17/04/2014


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00346
presentato da
CIRIELLI Edmondo
testo di
Giovedì 17 aprile 2014, seduta n. 214

   La III Commissione,
   premesso che:
    Camp Ashraf, situato in Iraq, nella provincia nord orientale di Diyala, a circa sessanta chilometri a nord della capitale Baghdad e ad ottanta dal confine iraniano, è stata la base dell'Organizzazione dei muijadin del Popolo iraniano (OMPI), movimento di opposizione al regime iraniano presente in Iraq sin dagli anni Ottanta del secolo scorso;
    sin dal 2003 la coalizione internazionale intervenuta in Iraq ha riconosciuto agli appartenenti all'OMPI di Camp Ashraf, che nel frattempo ha cessato ogni attività militare e rinunciato alle armi con impegno sottoscritto da ciascuno dei suoi membri, lo status di protected person ai sensi della quarta convenzione di Ginevra;
    dal 1o gennaio 2009 il controllo di Camp Ashraf è formalmente passato dall'esercito Usa – che lo aveva acquisito nel giugno 2003 nel corso della seconda guerra del Golfo – al Governo iracheno, impegnatosi ad assicurare il trattamento di tutti i residenti secondo le leggi nazionali;
    negli anni, però, il Governo iracheno ha ripetutamente minacciato di espellere i circa 3.400 residenti di Camp Ashraf, senza mai articolare un piano concreto di dislocamento degli esuli e limitandosi, invece, a sostenere di non avere la forza per rimuovere gli iraniani;
    i ripetuti attacchi contro Camp Ashraf, ben sei, e le modalità con cui sono stati condotti sembrano tuttavia smentire l'ipotesi del deficit di forza lamentato dalle autorità di Baghdad, con un bilancio che ammonterebbe a 116 morti, tutti residenti disarmati, e 1.357 feriti;
    da ultimo, la mattina dell'8 aprile 2011 la regione iraniana è stata teatro di un'operazione condotta dall'esercito iracheno che ha causato trentaquattro vittime, oltre a moltissimi feriti (380 secondo il Consiglio nazionale della resistenza iraniana);
    secondo fonti militari statunitensi, dopo l'attacco sarebbe stato vietato l'accesso al campo anche per portare assistenza umanitaria;
    la «letale operazione irachena» è stata condannata (15 aprile 2011) dall'Alto Commissario Onu per i diritti Umani, Navi Pillay, che ha stigmatizzato l'elevato numero di vittime e chiesto lo svolgimento di un'inchiesta per individuare e punire i responsabili di un tale uso eccessivo della forza;
    in tale occasione Pillay ha altresì invitato i Governi a contribuire all'individuazione di una soluzione di lungo termine per i residenti di Camp Ashraf;
    la soluzione auspicabile sarebbe il reinsediamento degli iraniani in esilio in Paesi terzi, ipotesi che i governi sono stati invitati a prendere in considerazione come questione urgente;
    nel 1997 l'amministrazione Clinton aveva inserito l'OMPI, su pressione iraniana, nella lista delle organizzazioni terroristiche straniere FTO (Foreign Terroristic Organisation) redatta dal dipartimento di Stato, con la prospettiva della normalizzazione, poi non conseguita, delle relazioni con l'allora presidente Mohammed Khatami, considerato un leader «moderato»;
    l'amministrazione Bush, però, non ha rimosso l'organizzazione dalla lista delle organizzazioni terroristiche, nonostante il Regno Unito nel 2008 e l'Unione europea nel 2009 lo abbiano rimosso dalle rispettive liste delle organizzazioni proscritte;
    tale classificazione è utilizzata innanzitutto dall'Iran come pretesto per torture ed esecuzioni sommarie di membri dell'OMPI e da Iran e Iraq come giustificazione per le aggressioni ai residenti di Camp Ashraf;
    su Camp Ashraf il Parlamento europeo ha approvato una serie di risoluzioni, tra cui, in particolare, la risoluzione P6–TA(2009)0311 del 24 aprile 2009, specificamente incentrata sulla situazione umanitaria dei residenti di Camp Ashraf e che esorta il primo ministro iracheno ad assicurare che le autorità non adottino alcuna azione in violazione dei diritti umani dei residenti di Camp Ashraf, in particolare, a non dislocarli, deportarli, espellerli o rimpatriarli con la forza in violazione del principio di non respingimento;
    secondo lo stesso Parlamento i residenti di Camp Ashraf potrebbero essere a rischio di gravi violazioni dei diritti umani se rimpatriati contro la loro volontà in Iran;
    una delegazione del Parlamento europeo in visita in Iraq (26-29 aprile 2011), dove il Governo iracheno ha negato l'accesso a Camp Ashraf, ha formulato una proposta di soluzione che prevede, in particolare, il possibile trasferimento dei residenti di Ashraf in altri Paesi (USA, Canada, gli Stati membri dell'Unione europea, la Svizzera, la Norvegia e l'Australia), come soluzione di lungo termine;
    da allora solo meno del 10 per cento dei residenti di Camp Ashraf risultano essere stati trasferiti: 240 in Albania, circa 90 in Germania, una ventina in Scandinavia; appena 15 in Italia (secondo i dati della Resistenza Iraniana);
    la profonda preoccupazione sentita da gran parte della comunità internazionale per i residenti di Camp Ashraf e ora per tuffi coloro che sono stati trasferiti a Camp Liberty è sempre stata condivisa dall'Italia;
    in particolare, il Governo italiano ha lavorato in tre direzioni: la prima per semplificare e rendere più efficiente il processo di valutazione delle persone che possono essere ospitate in Italia, la seconda direzione, umanitaria, è legata alla gravità della situazione sanitaria (il nostro Paese è stato il primo a dare il benvenuto alle persone ferite di Camp Ashraf, per curarle); la terza linea di azione, condotta dal Ministro degli affari esteri pro tempore, Giulio Terzi, è stata quella di sollevare la questione al Consiglio affari esteri a Bruxelles affinché tutti i diritti dei residenti, la loro sicurezza e dignità, fossero concretamente rispettati;
    la questione deve essere priorità costante dei Consigli ministeriali degli affari esteri, in quanto la protezione dei richiedenti asilo politico, dei rifugiati e di quanti risiedono in aree sotto protezione internazionale come Camp Ashraf e Camp Liberty, dove molti di questi profughi sono stati trasferiti e vivono in condizioni a dir poco disumane, va ben al di là di obblighi giuridici sanciti da norme internazionali: è un imperativo morale per una generazione, la nostra generazione, che ha sperimentato genocidi e massacri che avrebbero potuto essere evitati se solo la comunità internazionale se ne fosse occupata per tempo e vi avesse riservato la giusta attenzione;
    nonostante i numerosi appelli all'ONU, a Baghdad e a Washington, nessuna misura è stata ancora presa per proteggere Camp Ashraf e Camp Liberty;
    gli atti di violenza all'interno di Camp Ashraf continuano davanti all'indifferenza del mondo e appena pochi mesi fa, il 1o settembre 2013, hanno causato la morte di almeno 47 persone;
    anche Camp Liberty è stato attaccato nel corso del 2013, con decine di feriti e oltre 10 morti in due attacchi avvenuti il 9 febbraio e il 15 giugno e rivendicati dall'Esercito del mukhtar, una milizia sciita;
    è di fondamentale importanza trasferire quanto prima il maggior numero possibile di residenti di Camp Liberty in Paesi sicuri e, insieme ad altri Paesi che si sono impegnati in Iraq, l'Italia ha il dovere di contribuire a salvare queste persone,

impegna il Governo

a collaborare con l'Alto Commissariato per le Nazione Unite per i rifugiati e con le altre Agenzie specializzate delle Nazioni Unite per trovare una soluzione duratura e soddisfacente alla situazione delle persone attualmente ospitate presso Camp Ashraf e Camp Liberty nonché a fare quanto in suo potere per accogliere in tempi rapidi i profughi o i richiedenti asilo iraniani che corrano il rischio di subire persecuzioni.
(7-00346) «Cirielli».

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