Legislatura: 17Seduta di annuncio: 176 del 19/02/2014
Primo firmatario: BERNINI MASSIMILIANO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 19/02/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma BENEDETTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 19/02/2014 GALLINELLA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE 19/02/2014 GAGNARLI CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE 19/02/2014 L'ABBATE GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 19/02/2014 LUPO LOREDANA MOVIMENTO 5 STELLE 19/02/2014 PARENTELA PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 19/02/2014
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Partecipanti allo svolgimento/discussione ILLUSTRAZIONE 06/08/2014 GAGNARLI CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE INTERVENTO PARLAMENTARE 06/08/2014 OLIVERIO NICODEMO NAZZARENO PARTITO DEMOCRATICO SANI LUCA PARTITO DEMOCRATICO GAGNARLI CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE BORDO FRANCO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' DICHIARAZIONE GOVERNO 06/08/2014 CASTIGLIONE GIUSEPPE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI) INTERVENTO PARLAMENTARE 17/09/2014 SANI LUCA PARTITO DEMOCRATICO BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE INTERVENTO PARLAMENTARE 24/09/2014 SANI LUCA PARTITO DEMOCRATICO CENNI SUSANNA PARTITO DEMOCRATICO BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE INTERVENTO PARLAMENTARE 15/10/2014 GAGNARLI CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE CENNI SUSANNA PARTITO DEMOCRATICO INTERVENTO PARLAMENTARE 22/10/2014 BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE CENNI SUSANNA PARTITO DEMOCRATICO ILLUSTRAZIONE 29/10/2014 BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE INTERVENTO PARLAMENTARE 29/10/2014 CENNI SUSANNA PARTITO DEMOCRATICO BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE GAGNARLI CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE TARICCO MINO PARTITO DEMOCRATICO DICHIARAZIONE VOTO 29/10/2014 CAON ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE DICHIARAZIONE GOVERNO 29/10/2014 OLIVERO ANDREA VICE MINISTRO - (POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI) DICHIARAZIONE VOTO 29/10/2014 BORDO FRANCO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
ATTO MODIFICATO IL 20/02/2014
DISCUSSIONE IL 06/08/2014
RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 06/08/2014
DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 17/09/2014
DISCUSSIONE IL 17/09/2014
RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 17/09/2014
DISCUSSIONE IL 24/09/2014
RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 24/09/2014
RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 08/10/2014
DISCUSSIONE IL 15/10/2014
RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 15/10/2014
DISCUSSIONE IL 22/10/2014
RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 22/10/2014
DISCUSSIONE IL 29/10/2014
ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 29/10/2014
APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 29/10/2014
CONCLUSO IL 29/10/2014
La XIII Commissione,
premesso che:
in Italia l'approccio ai problemi faunistici legati alla proliferazione dei suidi, è condizionato pesantemente da una burocrazia farraginosa e dalla sottovalutazione della dimensione sociale di questo fenomeno, valutato come una faccenda che riguarda solo i singoli agricoltori o allevatori, di fatto lasciati soli a fronteggiare un fenomeno e che in alcune aree del Paese, ha assunto dimensioni preoccupanti;
la diffusione delle popolazioni di cinghiale interessa molte aree del nostro Paese, anche quelle che per loro natura non ne erano vocate, come i pascoli di alta montagna, provocando gravissimi danni alla rinnovazione delle malghe che date le basse temperature ed il ciclo vegetativo molto breve, si rimarginano con molta difficoltà;
la proliferazione dei suidi è effetto ed al contempo causa dell'abbandono delle aree agricole e montane da parte delle popolazioni che oltre alla «sofferenza» dovuta alla recente crisi economica, subiscono gravi perdite della produzione che mina ulteriormente la sussistenza degli agricoltori e delle loro famiglie;
tale proliferazione risulta particolarmente impattiva a causa dell'irrazionale introduzione a scopo venatorio di esemplari provenienti dal centro Europa che hanno pressoché soppiantato o contaminato incrociandosi, le specie autoctone quali la Sus scrofa majori in Maremma ed il Sus scrofa meridionalis in Sardegna, che morfologicamente ed etologicamente risultavano essere perfettamente integrate e in equilibrio con l'ambiente;
a differenza di quanto si sia erroneamente ritenuto fino ad oggi, l'ordinaria attività venatoria, così come viene organizzata e gestita in Italia, non rappresenta una forma di controllo delle popolazioni di cinghiale, tantomeno può rappresentarlo un'estensione del periodo di prelievo (deregulation dei calendari venatori) o la concessione del prelievo in aree altrimenti protette. Altresì, l'attività venatoria ha determinato negli anni una destrutturazione della piramide delle classi di età, agevolando la riproduzione degli esemplari più giovani, abbattendo i capi adulti con più di due anni di età;
molti enti locali confondono l'attività venatoria con quella di controllo che qualora strettamente necessario, deve avvenire sempre con la supervisione degli organi di polizia e di vigilanza competenti e pianificato con gli enti scientifici nazionali, quali l'ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), i cui pareri non assumono purtroppo carattere vincolante;
i metodi di contenimento non cruento, quali le recinzioni meccaniche permanenti e le recinzioni elettrificate (Allegato 1, Metodi di prevenzione diretta dei danni da cinghiale, «Linee guida per la gestione del Cinghiale», ISPRA) ed il trappolaggio per la successiva sterilizzazione farmacologica (Allegato 3, Sistemi di cattura del cinghiale), benché risolutive ed eticamente accettate, non trovano applicazione o perdono di efficacia a causa della mancanza di applicazione da parte degli enti territoriali preposti, di uno schema di piano per la programmazione degli interventi di controllo numerico del cinghiale nelle aree protette (Allegato 2, delle «Linee guida per la gestione del Cinghiale») e della presenza di coadiutori ai piani di controllo numerico del cinghiale, formati secondo lo schema dell'Allegato 4 delle «Linee guida per la gestione del Cinghiale» dell'ISPRA;
oltre all'ISPRA, altri enti come TARSIA (Agenzia regionale per lo sviluppo e l'innovazione nel settore agricoloforestale) della Toscana, hanno individuato sistemi di contenimento non cruenti delle popolazioni di cinghiali, come riportato nella pubblicazione «I danni causati dal cinghiale e dagli altri ungulati alle colture agricole. Stima e prevenzione», del 1999. Questi metodi purtroppo hanno trovato scarsa applicazione a causa dell'assenza di una pianificazione a livello territoriale da parte degli enti competenti, e per il fatto che i conduttori dei fondi debbano sobbarcarsi gli ingenti oneri economici necessari alla realizzazione degli interventi;
a seguito dell'incapacità della pubblica amministrazione di affrontare il problema dei danneggiamenti, molti agricoltori sono stati costretti ad affrontare in modo autonomo l'emergenza, ricorrendo all'abbattimento di capi in modo disorganico e in aperta infrazione delle norme costituzionali a tutela della fauna selvatica e benché la giurisprudenza abbia riconosciuto il loro diritto di autotutela, è statistico che l'aumento del numero di cacciatori improvvisati, può aggravare i rischi per la pubblica incolumità legata all'attività venatoria, che ad esempio dal 1o settembre al 25 dicembre 2012 ha causato un totale di 25 morti ed 88 feriti, con 26 vittime tra la gente comune (7 morti e 19 feriti), di cui 9 minori (5 morti e 4 feriti), e 87 tra i cacciatori (18 morti e 69 feriti);
la legge quadro sulla caccia n. 157 del 1992 e le singole leggi regionali ove emanate, istituiscono un fondo al fine di indennizzare i conduttori di aziende agricole che ne facciano richiesta documentata, con il consiglio regionale che ne regolamenta l'utilizzo. Tuttavia questo piano «no-fault» che dovrebbe rendere quasi scontato l'accoglimento delle domande di risarcimento, trova difficile o impossibile applicazione nelle aree interessate dai danneggiamenti, a causa di lungaggini burocratiche, dell'estrema eterogeneità delle procedure per l'istruzione delle pratiche risarcitorie sul territorio nazionale, nella mancanza di un'assunzione di responsabilità da parte delle autorità degli enti preposti, e nella difficoltà di ottenere dei sopralluoghi condotti da personale qualificato, creando spesso contenziosi a cui corrispondono ulteriori oneri da parte degli agricoltori;
il mancato rilascio delle certificazioni del danno subito dalle aziende agricole, comporta la mancata registrazione del debito effettivo da parte della regione, ponendola nell'impossibilità di ottemperare al decreto-legge n. 35 dell'8 aprile 2013;
a seguito delle inefficienze imputabili alla pubblica amministrazione di cui prima, il diritto soggettivo al risarcimento che deve essere integrale, viene impugnato dal danneggiato presso il giudice ordinario per contestare l'applicazione dei criteri di liquidazione da parte delle PA, con tempi di attesa delle sentenze tali da ledere il diritto del soggetto privato, e che ingolfano ulteriormente il sistema giudiziario;
secondo le stime delle associazioni di categoria, la percentuale di danneggiamento da parte dei suidi, ha superato la soglia di tolleranza fissata al 4-5 per cento di perdita di prodotto, ingenerando un allarme sociale. Tra le regioni più colpite abbiamo il Lazio, con circa tre milioni di euro di danni nel solo 2013, soprattutto nei comprensori di Amatrice, Vallepietra, Bracciano, nel reatino e nel viterbese, la Valle d'Aosta, il Piemonte, le Marche, la Toscana, dove rappresentano il 66 per cento dei danni, nel Molise, in provincia di Campobasso, nell'oasi di monte Vairano e in altre regioni,
impegna il Governo:
ad intraprendere urgentemente, secondo il principio che la tutela ambientale debba comunque conciliarsi con l'esercizio dell'attività d'impresa, tutte le iniziative tecniche, organizzative e normative, atte a contenere i danni dovuti alla proliferazione dei suidi e i danni alle colture, attenendosi in modo vincolante ai pareri scientifici dell'ISPRA e degli altri enti di ricerca competenti, privilegiando sempre le forme non cruente;
ad avviare, nell'ambito delle proprie competenze e di intesa con le regioni e le province autonome, un monitoraggio nazionale sull'applicazione dell'articolo 10 della legge n. 157 del 1992, e in particolare del comma 8, lettera f), al fine di valutare oggettivamente se siano state messe in atto tutte le misure previste dalla legislazione nazionale in materia di risarcimento dei danni da fauna selvatica agli agricoltori e di assicurarsi che si raggiungano dei risultati omogenei sul territorio nazionale così da garantire, al contempo, la tutela della fauna selvatica e il diritto degli agricoltori di essere risarciti in tempi rapidi e certi;
a creare con il prossimo piano di sviluppo rurale nazionale, un fondo di solidarietà, come quello per le calamità naturali, per la prevenzione e per il risarcimento immediato dei danni agli agricoltori, evitando in questo modo il fallimento di numerose aziende agricole;
a verificare l'attuazione e la dotazione del fondo presso il Ministero dell'economia e delle finanze ai sensi dell'articolo 24 della legge n. 157 del 1992 e a constatare se siano stati istituiti fondi regionali per il risarcimento dei danni prodotti dalla fauna selvatica e dall'attività venatoria, come previsto dall'articolo 26, cagionati delle specie animali indicate negli articoli 2 e 18;
ad assumere tutte le iniziative normative per scorporare il risarcimento o l'indennizzo per i danni dei suidi, dalla quota massima (nell'arco di tre esercizi fiscali) prevista per gli aiuti delle aziende agricole rientranti nel regolamento de minimis;
a promuovere bandi per la realizzazione e la manutenzione di strumenti di prevenzione a difesa dei comprensori o di singole proprietà, con le caratteristiche stabilite dall'ISPRA o dagli enti di ricerca preposti e l'applicazione dei metodi non cruenti per il controllo della fertilità;
ad assumere iniziative per vietare ogni ulteriore introduzione per fini venatori di esemplari di cinghiali su tutto il territorio nazionale, attuando o promuovendo azioni concrete per il recupero e la successiva reintroduzione, al termine dell'emergenza, dei suidi autoctoni italiani quali il Sus scrofa majori ed il Sus scrofa meridionalis;
ad adottare e promuovere, per quanto di competenza, tutte le misure necessarie per prevenire l'ibridazione con i suini allevati al pascolo e quindi iniziative per la regolamentazione di queste forme di allevamento;
ad assumere iniziative normative volte ad introdurre una moratoria nei confronti dei debiti che i conduttori dei fondi hanno contratto nei confronti della pubblica amministrazione e di tutti gli atti di pignoramento conseguenti, maturati a seguito del mancato reddito causato dal danneggiamento alle colture e ai ritardi degli indennizzi e risarcimenti dovuti;
ad assumere iniziative normative per rendere più stringente il rilascio delle licenze di caccia, previo il superamento di accurati test psico-attitudinali e di idoneità fisica, visto e considerato che troppo spesso coloro che si approcciano alla pratica venatoria hanno un'età avanzata che però non garantisce pari esperienza, conseguente al raggiungimento di obiettivi formativi in materia faunistica ed ambientale;
ad intraprendere tutte le iniziative necessarie, anche normative, per vietare la presenza di minori durante le battute di caccia.
(7-00268) «Massimiliano Bernini, Benedetti, Gallinella, Gagnarli, L'Abbate, Lupo, Parentela».
EUROVOC :caccia
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regione agricola
settore agricolo