ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00209

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 140 del 18/12/2013
Abbinamenti
Atto 7/00208 abbinato in data 18/12/2013
Firmatari
Primo firmatario: DURANTI DONATELLA
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 18/12/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI BATTISTA ALESSANDRO MOVIMENTO 5 STELLE 18/12/2013
SCOTTO ARTURO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 18/12/2013
CORDA EMANUELA MOVIMENTO 5 STELLE 18/12/2013
PIRAS MICHELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 18/12/2013
DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE 18/12/2013
DEL GROSSO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 18/12/2013
BASILIO TATIANA MOVIMENTO 5 STELLE 18/12/2013
TOFALO ANGELO MOVIMENTO 5 STELLE 18/12/2013
FRUSONE LUCA MOVIMENTO 5 STELLE 18/12/2013
ARTINI MASSIMO MOVIMENTO 5 STELLE 18/12/2013
RIZZO GIANLUCA MOVIMENTO 5 STELLE 18/12/2013
SCAGLIUSI EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 18/12/2013


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Commissione: IV COMMISSIONE (DIFESA)
Stato iter:
18/12/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 18/12/2013
DURANTI DONATELLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 18/12/2013
CORDA EMANUELA MOVIMENTO 5 STELLE
SCOTTO ARTURO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
ARTINI MASSIMO MOVIMENTO 5 STELLE
SCANU GIAN PIERO PARTITO DEMOCRATICO
MARAZZITI MARIO PER L'ITALIA
 
PARERE GOVERNO 18/12/2013
GIRO MARIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 18/12/2013

DISCUSSIONE IL 18/12/2013

NON ACCOLTO IL 18/12/2013

PARERE GOVERNO IL 18/12/2013

RESPINTO IL 18/12/2013

CONCLUSO IL 18/12/2013

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00209
presentato da
DURANTI Donatella
testo di
Mercoledì 18 dicembre 2013, seduta n. 140

   Le Commissioni III e IV,
   premesso che:
    nei giorni 19 e 20 dicembre 2013 avrà luogo il Consiglio europeo, che in attuazione delle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2012, è stato convocato con un ordine del giorno che prevede al primo punto la Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC);
    secondo quanto previsto dalle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2012 si tratteranno nello specifico le seguenti questioni; a) aumentare l'efficacia, la visibilità e l'impatto della PESD; b) potenziare lo sviluppo delle capacità di difesa; c) rafforzare l'industria europea della difesa;
    nello specifico, gli obbiettivi fissati riguardo a queste questioni riguardano: 1) l'efficacia operativa, intesa come capacità di risposta rapida ed efficace alle crisi in coerenza con l'approccio globale dell'Unione europea, fondato sulle priorità della prevenzione dei conflitti e gestione delle crisi; 2) la capacità di difesa, costituita da capacità militari e civili, in una ottica di pianificazione già a livello nazionale di una «messa in comune e condivisione» delle risorse; 3) una più forte industria europea della difesa, più integrata e competitiva grazie a un mercato più funzionante e ad attività di ricerca e sviluppo, e che oggi dà lavoro direttamente a circa 400 mila persone, 960 mila se si considera anche l'indotto;
   considerato che:
    i primi anni del XXI secolo sono stati caratterizzati da un periodo di cambiamento strutturale prolungato, che sta trasformando l'ordine mondiale. In particolare ciò rende necessario un approccio innovativo per definire un nuovo ordine mondiale multipolare che sia inclusivo e che poggi sullo Stato di diritto e su un modello di democrazia pluralista, nonché sui valori universali, inclusi i diritti umani;
    la crisi finanziaria mondiale e il crescente affermarsi di nuove economie emergenti pongono importanti sfide politiche, economiche, sociali, culturali e ambientali, inclusi i problemi interni, per tutte le parti coinvolte;
    per affrontare tali sfide è necessario, perciò, intraprendere un'azione collettiva e unitaria a livello di Unione europea e forgiare alleanze per promuovere e mantenere la pace, la sicurezza, il progresso sociale, la prosperità, la diversità culturale, nonché la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto per i diritti umani;
    è necessario, a tal fine, che tutte le politiche e azioni dell'Unione europea siano conformi al diritto internazionale e alla Carta delle Nazioni Unite;
    l'Unione europea deve difendere gli interessi dei suoi cittadini nel mondo in modo determinato e uniforme, basando le sue politiche sulla promozione dei valori fondamentali sui quali l'Unione è fondata (democrazia, Stato di diritto e diritti umani giustizia sociale e lotta contro la povertà) e sul rispetto per gli altri paesi;
    a tal fine, la politica estera dell'Unione deve essere flessibile e adeguata nel rispondere alle minacce e alle sfide emergenti in settori quali la sanità, l'energia, i cambiamenti climatici e l'accesso all'acqua, ciascuno dei quali può avere un impatto sulle nostre priorità politiche e le nostre economie, nonché sullo sviluppo internazionale;
    purtroppo si registra che l'Unione europea non ha ancora, in risposta a tali sfide, sviluppato una chiara strategia per le sue relazioni con il resto del mondo mentre è necessario che le sue attività siano definite più dalla reazione che dall'azione promossa in coerenza con i valori fondamentali sui quali l'Unione stessa è fondata;
    l'Alto rappresentate per la Politica estera e la sicurezza comune, Catherine Ashton, ha assunto l'impegno per il rafforzamento dell'approccio globale dell'Unione europea fondato su un'analisi che: 1) inquadri la nozione europea di «situazione di crisi potenziale»; 2) individui interessi, obiettivi e ruolo dell'Unione europea; 3) elabori una visione strategica unica e comune sui conflitti e sull'impegno futuro dell'UE nei diversi teatri; 4) affidi centralità al lavoro di prevenzione mediante lo strumento diplomatico, l'allarme precoce e l'azione rapida; 5) metta a disposizione tutte le capacità europee al servizio degli obiettivi comuni; 6) definisca un impegno di lungo termine per la costruzione di società pacifiche e resilienti; 7) evidenzi i legami tra i diversi campi di intervento (sicurezza energetica, cambiamento climatico, flussi migratori, lotta contro il terrorismo e il crimine organizzato o la riforma della governance economica mondiale); 8) affidi un ruolo più forte alle delegazioni dell'Unione europea nel coordinamento del dialogo e della cooperazione con gli altri organismi multilaterali a partire dalle Nazioni Unite, dalla Nato o dall'Unione africana, come pure con la società civile;
    è da sottolineare che tali impegni, astrattamente in linea con gli obiettivi dell'Unione sopra richiamati, non hanno avuto una reale dimensione Europea in questi anni, rimanendo spesso ostaggio degli interessi interconnessi a quelli affaristico-militari collegati all'industria bellica e agli interessi dei singoli Stati;
    ancora una volta si riscontra una preliminare problematica derivante dallo scarso «peso» politico dell'Unione europea, per cui questioni densamente politiche e strategiche, come quelle sopra richiamate, restano marginali, poiché è assente la prospettiva di cosa comporti l'idea di una Europa unita e di cosa questo significhi sul piano di una politica europea di sicurezza e difesa comune;
    non è più rinviabile il tema di quale politica di difesa comune ha bisogno l'Unione Europea, tenendo presente la cornice della costruzione dell'Europa politica, con soluzioni basate sul superamento delle politiche di austerità come risposta alla crisi economica e finanziaria che ha travolto l'Europa e il mondo nell'ultimo decennio;
    occorre definire una puntuale analisi delle minacce globali, cui anche l'Unione europea deve fronteggiare, per fornire adeguate risposte;
    a questo fine tre questioni appaiono strategiche: i cambiamenti climatici; la minaccia del terrorismo e della criminalità organizzata; le minacce dettate dalla proliferazione nucleare;
    il fenomeno dei cambiamenti climatici esigono una profonda riflessione da parte dell'Unione europea rispetto alle sue responsabilità determinate dalle politiche di approvvigionamento energetico e dalle logiche di sfruttamento dell'ambiente nonché delle sue politiche industriali anche in paesi terzi;
    occorre definire con precisione gli strumenti sui quali si rafforzano la prevenzione del terrorismo e della criminalità organizzata, i quali devono essere impostati alla prevenzione, al dialogo e all'azione diplomatica più che alle azioni di conflitto, razionalizzando la logica delle missioni militari che hanno padroneggiato la scena internazionale in questi anni e che poco hanno a che vedere con una vision unitaria e «umanitaria» dell'Unione europea;
    occorre un impegno maggiore dell'Unione europea contro la proliferazione nucleare, assumendo il compito all'Europa il rafforzamento e la ratifica dei trattati di non-proliferazione nucleare;
    per queste ragioni non è più rinviabile un bilancio delle missioni internazionali cui l'UE partecipa da cui devono essere poi rielaborate criticamente l'efficienza operativa, la capacità di difesa e il rafforzamento e la contemporanea razionalizzazione dell'industria della difesa europea;
    occorre contemporaneamente dare maggiore impulso allo sviluppo della cooperazione internazionale, alla riduzione delle spese militari e alla predisposizione di corpi civili di pace europei in accordo con quanto previsto nei valori fondanti dell'Unione europea;
    non è più rinviabile aprire il dibattito ai cittadini dell'Unione sul modello di difesa europeo, al fine di coinvolgerli anche su scelte che spesso comportano pesanti oneri per la collettività e che ad esempio, come per il nostro Paese accade con i recenti investimenti sugli F-35 e le fregate FREMM, compromettono lo sviluppo di quei valori fondamentali di cui l'Unione si fa portatrice;
    l'apertura del bilancio dell'Unione europea per la ricerca in materia di difesa o per l'approvvigionamento di beni e tecnologia militari rappresenta, infatti, un errore strategico in quanto l'introduzione di nuove risorse non farebbe altro che prolungare gli attuali deficit strutturali derivanti, tra l'altro, da inefficienze, duplicazioni, corruzione, frammentazione e acquisizioni di beni e tecnologie militari inutili;
    tali investimenti oltre che non in linea con una visione unitaria della politica di difesa europea, appaiono compromettere il progresso sociale, la prosperità, la giustizia sociale nonché la lotta alla povertà;
    appare negativa e in contraddizione con lo sviluppo di una vera politica di pace la creazione di una comunità di utenti da utilizzare nell'immediato e nel prossimo a proposito dell'elaborazione, nel periodo 2020-2025, di sistemi aerei pilotati a distanza (RPAS) europei in grado di rimanere a media quota per lunghi periodi (medium-altitude long endurance). Bene farebbe l'Unione Europea e gli Stati membri ad astenersi dall'intensificare la cooperazione a livello di Unione europea in materia d RPAS (droni);
    la totale mancanza di discussioni su scala Unione europea circa le norme che, all'interno dell'Unione, dovrebbero disciplinare lo sviluppo, l'acquisizione, l'utilizzo e le esportazioni di droni, armati e non, nonché la ricerca in materia deve vedere impegnata l'Unione Europea nel garantire la pubblicità della base giuridica per l'utilizzo di droni, la responsabilità operativa, la fissazione di criteri mirati, il loro impatto nonché le informazioni circa presunte violazioni, indagini e procedimenti penali, garantendo altresì che dati statistici e metodologici di base come quelli citati non siano tenuti segreti con il pretesto della sicurezza,

impegnano il Governo:

   a promuovere, in sede europea, un azione concreta ed efficace per colmare le lacune e le criticità dell'attuale modello di politiche di sicurezza e difesa comune evidenziate in premessa, e in particolare a farsi promotore di una azione per la sospensione dei programmi di armamento internazionali come quello sugli F-35 Joint Fight Striker che non rispondono alle esigenze di razionalizzazione ed efficiente gestione delle risorse, nonché confliggenti con un modello unitario di difesa;
    a promuove l'istituzione dei corpi civili di pace europei per dare forza a forme di interposizione e peacekeeping civile nelle aree di conflitto o a rischio di conflitto;
    a farsi partecipe di una revisione dei rapporti dell'Unione europea con le organizzazioni militari internazionali come la Nato, per attuare quanto esposto in premessa;
    ad adoperarsi affinché il Consiglio europeo:
     vari finalmente un processo di revisione della difesa europea trasformando in realtà il coordinamento dei processi nazionali di pianificazione della difesa a livello dell'Unione europea e sulla base di tale valutazione, inviti il vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante per la Politica estera e la sicurezza comune dell'Unione ad avviare un processo di ampia portata, che prenda in considerazione la necessità di condivisione coi cittadini europei, per elaborare un Libro bianco sulla sicurezza e la difesa, al fine di razionalizzare le ambizioni strategiche e i processi di sviluppo delle capacità dell'Unione europea;
     istituisca un fondo europeo per la riconversione dell'industria bellica in industria civile, sfruttando il know-how raggiunto e le professionalità dei lavoratori, anche per dare risposta alla razionalizzazione del settore minimizzando la perdita dei posti di lavoro ed evitando la dispersione di conoscenze scientifiche e tecnologiche;
     adotti una politica che, dentro una scelta complessiva orientata al disarmo, premi i sistemi integrati europei della difesa e scoraggi l'acquisto di sistemi d'arma la cui ricaduta occupazionale e tecnologica per l'Unione Europea – come nel caso degli F35 – è marginale e non adeguatamente proporzionale al costo dell'investimento.
(7-00209) «Duranti, Di Battista, Scotto, Corda, Piras, Manlio Di Stefano, Del Grosso, Basilio, Tofalo, Frusone, Artini, Rizzo, Scagliusi».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

diritti umani

politica comune di difesa

politica di difesa

sicurezza pubblica

Consiglio europeo