ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00204

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 137 del 12/12/2013
Abbinamenti
Atto 7/00283 abbinato in data 07/05/2014
Atto 7/00344 abbinato in data 07/05/2014
Firmatari
Primo firmatario: BRAGA CHIARA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 12/12/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CAPOZZOLO SABRINA PARTITO DEMOCRATICO 12/12/2013
BORGHI ENRICO PARTITO DEMOCRATICO 12/12/2013
REALACCI ERMETE PARTITO DEMOCRATICO 12/12/2013
MORASSUT ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO 12/12/2013
MARIANI RAFFAELLA PARTITO DEMOCRATICO 12/12/2013
MANFREDI MASSIMILIANO PARTITO DEMOCRATICO 12/12/2013
GADDA MARIA CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 12/12/2013
MAZZOLI ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 12/12/2013
ARLOTTI TIZIANO PARTITO DEMOCRATICO 12/12/2013
IANNUZZI TINO PARTITO DEMOCRATICO 12/12/2013
CARRESCIA PIERGIORGIO PARTITO DEMOCRATICO 12/12/2013
BRATTI ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 12/12/2013
COMINELLI MIRIAM PARTITO DEMOCRATICO 12/12/2013
GINOBLE TOMMASO PARTITO DEMOCRATICO 12/12/2013
ZARDINI DIEGO PARTITO DEMOCRATICO 12/12/2013
MORETTO SARA PARTITO DEMOCRATICO 12/12/2013
SANNA GIOVANNA PARTITO DEMOCRATICO 12/12/2013


Commissione assegnataria
Commissione: VI COMMISSIONE (FINANZE)
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 07/05/2014
BRAGA CHIARA PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 07/05/2014
REALACCI ERMETE PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 07/05/2014

DISCUSSIONE IL 07/05/2014

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 07/05/2014

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00204
presentato da
BRAGA Chiara
testo di
Giovedì 12 dicembre 2013, seduta n. 137

   Le Commissioni VI e VIII,
   premesso che:
    in Italia gli effetti della perdurante situazione di crisi si ripercuotono anche sulla situazione abitativa, colpendo pesantemente un bene primario, come la casa, che rappresenta non soltanto un bene economico ma un fondamentale fattore di integrazione, inclusione e coesione sociale;
    da un recente documento unitario della Conferenza delle regioni, ANCI, Federcasa, CGIL, CISL e UIL emerge che più di una famiglia su dieci vive in condizioni di povertà relativa e una su venti di povertà assoluta; il 57 per cento percepisce un reddito inferiore a quello medio e il 22 per cento vive in una situazione di disagio economico;
    i costi dell'abitare rappresentano spesso un ostacolo per l'accesso al mercato abitativo; molte famiglie non riescono più a sostenere i costi dei mutui o dei canoni di affitto, delle spese energetiche e di gestione, data la loro eccessiva incidenza rispetto ad un livello di reddito troppo basso e talvolta alla perdita del lavoro da parte di uno o più componenti del nucleo familiare;
    nel nostro paese il 72,4 per cento delle famiglie vive in case di proprietà, mentre solo il 18 per cento del patrimonio abitativo è affitto, contro il 58 per cento della Germania, il 40 per cento dell'Austria e il 39 per cento della Francia; il divario con gli altri paesi europei cresce se si guarda all'offerta di abitazioni di edilizia residenziale pubblica: il 4 per cento in Italia contro il 32 per cento dell'Olanda, il 23 per cento per cento dell'Austria e il 17 per cento della Francia, nonostante siano stimate in 650.000 le domande di aventi titolo per l'accesso all'edilizia sociale giacenti presso comuni ed ex Iacp;
    un aspetto particolarmente critico è dato dallo squilibrio esistente tra i diversi regimi di locazione presenti nel nostro paese, a seguito della riforma del 1998; da un'analisi dei contratti abitativi registrati, risultano 615.000 le locazioni di natura concordata – i cui canoni calmierati sono cioè oggetto di accordi territoriali con la proprietà – mentre sono quasi 3,5 milioni i contatti di locazione a canone di libero mercato;
    questa situazione ha comportato aumenti dei canoni di affitto libero oltre il 100 per cento nell'ultimo decennio e condizioni di affitto spesso insostenibili per diverse categorie sociali: oltre 4 milioni di giovani tra i 25 e 39 anni risiedono ancora nella famiglia di origine; 4 milioni di lavoratori stranieri vivono in affitto e l'80 per cento in condizioni di coabitazione e spesso di sovraffollamento;
    un dato impressionante è rappresentato dall'aumento negli ultimi anni del numero di sentenze di sfratto emesse, 265.000 negli ultimi cinque anni; da dati ANCE nel 2012 sono stati emessi 67.790 sfratti di cui il 90 per cento per morosità incolpevole degli inquilini, cresciuti in percentuale del 77,4 per cento dal 2007;
    a fronte di tale situazione il nostro Paese manca da troppi anni di una politica abitativa che vada oltre la logica di interventi frammentari ed emergenziali, a causa dell'assenza di finanziamenti stabili, di una ripartizione di compiti e funzioni conflittuale tra livello nazionale e regionale e di misure di natura fiscale e di sostegno al disagio abitativo del tutto inadeguate;
    dopo l'esaurimento dei finanziamenti provenienti dalle ritenute Gescal sulla fiscalità generale (1998) i finanziamenti per l'edilizia sociale si sono bruscamente interrotti; a ciò si somma l'ambiguità interpretativa derivante dalla riforma del titolo V della Costituzione rispetto ai compiti del livello centrale in materia di politiche abitative e l'assenza nel nostro paese di una definizione univoca di edilizia sociale, coerente con la normativa europea vigente, che hanno concorso ad un progressivo ritirarsi dell'impegno dello Stato nel finanziamento del settore. Le ultime risorse per il finanziamento di interventi di edilizia residenziale pubblica risalgono allo stanziamento previsto dal decreto-legge n. 159 del 2007 per l'attivazione del Programma straordinario di interventi di edilizia sociale del Governo Prodi; risorse trasferite ai territori solo dopo un lungo contenzioso ed un iter complesso che ne ha ritardato l'efficacia;
    il successivo Piano nazionale di edilizia abitativa del 2008 non ha fin qui prodotto risultati apprezzabili, a causa di un modello di offerta del Piano che risulta di difficile incrocio con le condizioni economiche della domanda. La preponderanza dell'offerta di alloggi impropriamente definiti «sociali», destinati alla locazione a canoni moderati ma comunque troppo prossimi a quelli di mercato; un sistema integrato di fondi immobiliari che hanno drenato parte delle risorse pubbliche senza generare consistenti investimenti, soprattutto per la difficoltà di cofinanziamento di regioni, enti locali ed ex Iacp; l'orientamento verso una fascia «grigia» che ha di fatto escluso la risposta a bisogni abitativi espressi dalle fasce sociali in maggiore difficoltà economica hanno segnato dei forti limiti allo sviluppo di questo strumento. La stessa Corte dei conti con la delibera n. 20/2011 si è espressa sul programma, segnalando: «viste le carenze o la lentezza dei risultati, si è inteso esprimere un giudizio comunque non positivo sull'efficacia, efficienza ed economicità della spesa pubblica che è stata destinata al Programma straordinario ed al Piano casa», con l'auspicio che tale monitoraggio possa «far accelerare la realizzazione dei progetti di edilizia residenziale oggetto dell'indagine»;
    la situazione degli ex Iacp è da tempo ormai fortemente critica, sia in relazione ad alcuni aspetti legati alla loro configurazione giuridica e alla proprietà del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, sia in ragione della difficoltà di far fronte ad esigenze di manutenzione e fruibilità degli alloggi esistenti, a causa del livello spesso insostenibile degli affitti sociali, dell'impossibilità di beneficiare di misure incentivanti, come le detrazioni fiscali per le spese di ristrutturazione e riqualificazione energetica e di un regime fiscale penalizzante (pagamento quota erariale IMU per gli alloggi di ERP con la sola detrazione di 200 euro);
    gli strumenti di sostegno al comparto dell'affitto non sono riusciti in questi anni a far fronte al disagio abitativo di fasce sociali deboli o rese tali dalla crisi, né ad incrementare l'offerta di alloggi a canoni sociali e convenzionati;
    il Fondo sostegno affitti, strumento di sostegno al reddito di locazione istituito nel 1999, ha visto in questi anni crescere in maniera esponenziale le domande di accesso (oltre 350.000 le richieste nel 2010) ma di converso diminuire progressivamente le risorse stanziate, fino al totale azzeramento nel 2012, e lasciando solo alle regioni e ai comuni il compito di sostenere questa misura. Solo il recente decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102 ha rifinanziato questo strumento, a partire però dal 2014, insieme alla costituzione di un Fondo per le morosità incolpevoli istituito presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
    l'introduzione della cedolare secca nel sistema di tassazione dei redditi di locazione ha ulteriormente indebolito il canale concordato; la mancanza di una differenziazione significativa tra le aliquote applicate al canone libero (21 per cento) e quelle applicate al canone concordato (19 per cento prima e 15 per cento ora, a seguito del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102) e l'assenza di un reale contrasto di interessi che avvantaggi anche gli inquilini, ha fatto sì che la convenienza fosse limitata ai pluriproprietari con redditi elevati e che non ci fosse nessun risultato apprezzabile rispetto all'emersione del «nero» nel settore delle locazioni. I dati relativi alle prime due annualità di applicazione del tributo dimostrano che la cedolare secca non ha risposto alle aspettative che aveva suscitato: il livello di evasione è rimasto pressoché invariato, il costo degli affitti non ha subito alcuna riduzione né c’è stato un incremento di affitti a canone concordato, mentre le entrate fiscali complessive sono diminuite in maniera consistente nel 2012, e ancora di più lo saranno nel 2013, comportando una perdita di gettito per lo Stato tra gli 800 e i 500 milioni di euro/anno (dati del MEF);
    anche il regime di tassazione sulla casa, in particolare con la continua ridefinizione dell'applicazione dell'IMU per l'anno in corso e della IUC per il prossimo anno, hanno penalizzato il settore delle locazioni, per una condizione di incertezza diffusa e, nel caso dell'IMU, per l'assenza di un'aliquota ridotta per le locazioni concordate, ma anche penalizzando gli inquilini che dovranno corrispondere una quota della TASI;
    il decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, convertito con modificazioni dal Parlamento con alcune modifiche migliorative, ha indicato un primo segnale di inversione di tendenza sulle politiche della casa, con misure di sostegno all'accesso all'abitazione e al settore immobiliare, attraverso l'intervento della Cassa depositi e prestiti e il rifinanziamento e l'istituzione di alcuni Fondi: il Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa, il Fondo per l'accesso al credito per l'acquisto della prima casa, il Fondo nazionale di sostegno per l'accesso alle abitazioni in locazione e il Fondo di garanzia a copertura del rischio di morosità «incolpevole» degli inquilini in difficoltà nel pagamento dell'affitto a causa di difficoltà temporanee;
    quelle sopra indicate rappresentano certamente misure utili, ma necessitano di ulteriori risorse e di risposte strutturali ad un disagio abitativo diffuso ed articolato, che deve essere affrontato guardando con più coraggio ai modelli europei più avanzati, in coerenza con i contenuti della risoluzione del Parlamento europeo dell'11 giugno 2013 in tema di edilizia popolare [2012/2293 (INI)], potenziando il comparto dell'affitto ed in particolare dell'affitto concordato sulla base di accordi territoriali, attingendo al patrimonio edilizio invenduto per dare risposte ad un bisogno di abitazioni a costi sostenibili;
    la ricerca di soluzioni al problema abitativo può rappresentare uno straordinario canale di rilancio di un settore strategico come quello dell'edilizia, pesantemente colpito dalla crisi di questi anni, interpretando appieno la sfida della riqualificazione edilizia ed energetica del patrimonio esistente, delle aree dismesse e delle periferie, senza concorrere a nuova diffusione insediativa e consumo di suolo libero (dati ANCE dicono che la conferma degli incentivi fiscali per la ristrutturazione e la riqualificazione energetica hanno prodotto nei soli primi 8 mesi del 2013 un volume di investimenti di 14,4 miliardi, con un incremento di oltre il 50 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente ed un evidente effetto positivo in termini di occupazione),

impegnano il Governo:

   ad avviare un confronto con tutti gli attori istituzionali e sociali delle politiche abitative che consenta di definire nuove misure normative, finanziarie e fiscali di contrasto al disagio abitativo, riattivando, a tale scopo, il tavolo di confronto e di concertazione sulle politiche abitative istituito dall'articolo 4 della legge 8 febbraio 2007, n. 9 e l'Osservatorio della condizione abitativa previsto dalla legge n. 431 del 1998;
   a rafforzare gli strumenti di sostegno all'accesso all'abitazione previsti dal decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, in particolare rendendo strutturali ed incrementando su quantità coerenti alle dimensioni della domanda le risorse del Fondo di sostegno alle locazioni e del Fondo per la morosità incolpevole;
   a rafforzare il comparto dell'affitto, in particolare del canale concordato, attraverso l'immediata convocazione delle organizzazioni della proprietà edilizia e dei conduttori maggiormente rappresentative a livello nazionale, al fine di promuovere una nuova convenzione nazionale di cui all'articolo 4 della legge n. 431 del 1998 che possa consentire il rinnovo degli accordi territoriali sugli affitti concordati;
   a rivedere il regime fiscale delle locazioni, a partire dall'eliminazione dell'opzione della cedolare secca per i contratti a canone libero e confermandola invece, con aliquota del 15 per cento, soltanto per quelli a canone concordato, destinando le conseguenti maggiori entrate tributarie ad un rafforzamento degli strumenti a sostegno della locazione;
   a procedere ad una revisione delle detrazioni per gli inquilini a vario titolo (abitativo, studenti, lavoratori fuori sede), attraverso l'equiparazione alle misure previste per il sostegno ai mutui per la prima casa;
   a prevedere la tracciabilità di tutti i pagamenti dei canoni di locazione, con esclusione di quelli di edilizia residenziale pubblica, come misura di contrasto all'evasione fiscale nel mercato delle locazioni;
   a valutare la possibilità di procedere all'impiego dei depositi cauzionale relativi ai contratti di locazione, attualmente congelati dal locatore presso gli istituti di credito, per alimentare un fondo di rotazione per il finanziamento di alloggi in locazione agevolata e strumenti di sostegno ai conduttori in difficoltà;
   a prevedere un'applicazione del nuovo sistema di tassazione sugli immobili che preveda una penalizzazione per i proprietari di alloggi sfitti, oltre ad un certo numero, nei comuni ad alta tensione abitativa, attraverso l'imposizione dell'aliquota massima, e al contrario un beneficio con aliquote più favorevoli per gli alloggi locati a canone concordato;
   a ripartire alle regioni le residue risorse ex-Gescal, attualmente giacenti presso la Cassa depositi e prestiti, e quelle disponibili presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti riferite a programmi di edilizia residenziale esauriti, nonché a prevedere ulteriori risorse certe e programmabili nel tempo finalizzate al recupero degli alloggi pubblici non utilizzati che necessitano di interventi di ristrutturazione e all'ampliamento dell'offerta di edilizia residenziale pubblica nei comuni ad alta tensione abitativa;
   ad assumere iniziative dirette a prevedere un trattamento fiscale più coerente ed omogeneo per il settore dell'edilizia residenziale pubblica, riformando il decreto ministeriale 22 aprile 2008 sulla definizione di alloggio sociale in coerenza con le indicazioni del trattato dell'Unione europea;
   a prevedere la destinazione di una quota dei Fondi strutturali europei 2014-2020 per interventi di miglioramento strutturale e di riqualificazione edilizia, energetica e urbana, finalizzati ad incrementare l'offerta di alloggi pubblici e a canone calmierato;
   a provvedere alla stabilizzazione degli incentivi fiscali per ristrutturazioni e riqualificazione energetica degli edifici, prevedendo l'estensione anche a favore dei soggetti gestori dell'edilizia residenziale pubblica;
   a valutare l'efficacia degli interventi previsti dal Piano nazionale di edilizia abitativa del 2008, considerando l'opportunità di introdurre regole di maggiore trasparenza ed equità al fine di ottimizzare l'utilizzo delle risorse pubbliche da investire nel settore del social Housing, in particolare rafforzando la quota di alloggi ad affitto permanente a canone convenzionato;
   a prevedere, anche nell'ambito degli interventi di social housing, meccanismi per la riconversione degli alloggi invenduti, al fine di immetterli sul mercato a costi sostenibili, per l'affitto o per l'acquisizione in proprietà;
   a recepire nelle proprie politiche i contenuti della risoluzione del Parlamento europeo dell'11 giugno 2013 in tema di edilizia popolare [2012/2293 (INI)], sostendendone la validità anche nelle sedi di confronto europee.
(7-00204) «Braga, Capozzolo, Borghi, Realacci, Morassut, Mariani, Manfredi, Gadda, Mazzoli, Arlotti, Tino Iannuzzi, Carrescia, Bratti, Cominelli, Ginoble, Zardini, Moretto, Giovanna Sanna».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

locazione

locazione immobiliare

politica fiscale

detrazione fiscale

abitazione

politica della casa

commercializzazione