ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/12723

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 886 del 15/11/2017
Firmatari
Primo firmatario: IANNUZZI CRISTIAN
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 15/11/2017


Commissione assegnataria
Commissione: I COMMISSIONE (AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 15/11/2017
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 19/12/2017
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 15/11/2017

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 19/12/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-12723
presentato da
IANNUZZI Cristian
testo di
Mercoledì 15 novembre 2017, seduta n. 886

   CRISTIAN IANNUZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Marocco spesso è considerato il Paese più stabile del Nordafrica grazie al fatto che la monarchia marocchina, con il re Mohammed VI, ha dimostrato una certa impermeabilità sia ai movimenti estremisti sia alle cosiddette «Primavere Arabe», riuscendo a sopravvivere, fino ad ora, alle ondate di proteste e radicalismo che hanno sconvolto tutta l'Africa settentrionale dalla Tunisia all'Egitto;

   tuttavia, da circa un anno, il Marocco vive sul suo territorio un movimento di protesta molto forte e il più possibile taciuto sia dalla stampa locale, sia dai grandi media internazionali. La regione del Rif, la parte settentrionale del Marocco, è infatti in stato di forte agitazione e la protesta non sembra placarsi nonostante i quasi 100 arresti subiti dal Movimento popolare e le prime condanne comminate a metà giugno: 18 mesi di carcere per 25 manifestanti con le accuse di «disturbo dell'ordine pubblico» e «raduno armato e non autorizzato»: la brutale morte di un venditore di pesce, Mohcine Fikri, in seguito all'intervento della polizia, ha indignato il Paese, sollevando proteste in tutte le città del Marocco, non soltanto per chiedere giustizia, ma soprattutto per protestare contro l'intera politica marocchina nei confronti del Nord;

   la popolazione berbera del Rif, storicamente, ha sempre avuto rapporti conflittuali con lo Stato del Marocco: nel Novecento, dopo la proclamazione di indipendenza del Regno del Marocco, la regione del Rif si confermò essere un fattore di instabilità del Paese, tanto che il padre dell'attuale Re, Mohammed V, non considerò mai l'area né per gli investimenti né per migliorare le infrastrutture esistenti. Con l'ascesa al trono del figlio, c'è stata una lieve pacificazione ed anche una maggiore politica d'investimenti economici, ma non abbastanza per placare il malcontento di una regione che si sente abbandonata dal Governo centrale;

   il problema fondamentale, al netto dell'uccisione del venditore di pesce, è il sentimento di malcontento e la povertà endemica della regione. Per decenni, il Rif è stato dimenticato dalle istituzioni e la vicinanza alle frontiere con la Spagna ha permesso lo sviluppo della coltivazione e del traffico di droghe: un commercio fiorente che ha rappresentato buona parte dell'economia sommersa della regione. Con la guerra alla droga promossa dal governo del Marocco e soprattutto con i controlli imposti dalla Spagna e dall'Unione europea, la regione non ha ricevuto aiuto per convertire l'economia da criminale a legale. Così la popolazione, che prima sopravviveva in buona parte grazie alla coltivazione e alla distribuzione della cannabis, ora protesta per le condizioni precarie, la mancanza di lavoro e l'incapacità di costruire una struttura sociale ed economica almeno pari a quella del resto del Marocco;

   l'11 giugno 2017 ad Al Hoceima è sceso in piazza il movimento Adl Wal lhsan, (Giustizia e Spiritualità) considerato da più parti la più grande organizzazione islamista del Marocco facendo paventare il rischio che queste proteste si convertano presto nel terreno di una rivolta di matrice islamista più che sociale;

   il Governo marocchino ha reagito con durezza nell'estate 2017, portando in carcere più 400 persone, con casi di sparizioni forzate: occorrerebbe che le autorità marocchine spiegassero la violenza ingiustificata e ingiustificabile contro la popolazione che ha opposto resistenza passiva –:

   quali iniziative il Governo intenda promuovere, per quanto di competenza, in sede europea e internazionale, per far cessare tale spirale di violenza e favorire lo sviluppo economico del Rif e il rispetto dei diritti umani e della libertà di pensiero scongiurando eventuali infiltrazioni eversive islamiste.
(5-12723)