ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/12289

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 859 del 27/09/2017
Firmatari
Primo firmatario: QUARTAPELLE PROCOPIO LIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 27/09/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
NICOLETTI MICHELE PARTITO DEMOCRATICO 27/09/2017


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 27/09/2017
Stato iter:
28/09/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 28/09/2017
Resoconto NICOLETTI MICHELE PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 28/09/2017
Resoconto GIRO MARIO ERRORE:TROVATE+CARICHE - (ERRORE:TROVATI+MINISTERI)
 
REPLICA 28/09/2017
Resoconto NICOLETTI MICHELE PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 28/09/2017

SVOLTO IL 28/09/2017

CONCLUSO IL 28/09/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-12289
presentato da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia
testo di
Mercoledì 27 settembre 2017, seduta n. 859

   QUARTAPELLE PROCOPIO e NICOLETTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Myanmar sono presenti numerose etnie e religioni; dal 1962, data del colpo di Stato che ha portato al potere i militari, le carte di identità dei cittadini indicano sia il gruppo etnico che la religione;

   dal 1961 il buddismo è religione di Stato;

   i Rohingya sono un gruppo etnico di ceppo e lingua indoeuropei e religione musulmana, vicini ai bengalesi, residenti nel nordovest del Myanmar, lo Stato di Rakhine;

   dal 1982 ai Rohingya è negata la cittadinanza e vivono in condizioni di sottosviluppo e mancanza di diritti;

   nell'autunno 2016 l'organizzazione Arakan Rohingya Salvation Army (ARSA), guidata da Ata Ullah, ha assalito alcune stazioni della polizia e dell'esercito birmano nello Stato di Rakhine, quest'attacco ha determinato una violentissima repressione che ha portato, in poco meno di un anno, circa 400.000 Rohingya a rifugiarsi in Bangladesh;

   ancora negli anni settanta i musulmani nel Myanmar erano circa due milioni. Oggi non supererebbero il milione su una popolazione di 54 milioni di abitanti;

   l'11 settembre 2017 Zeid Ra'ad al-Hussein, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha definito quanto sta avvenendo nello Stato di Rakhine: «un esempio di pulizia etnica da manuale»;

   l'accesso all'area per giornalisti e operatori dei diritti umani risulta gravemente limitato;

   Amnesty International ha pubblicato immagini satellitari che mostrano decine di villaggi rohingya rasi al suolo e bruciati;

   esisterebbe un consenso popolare ispirato ad una sorta di nazionalismo buddista nei confronti delle repressioni in atto e motivato dal timore dell'estremismo jihadista, sebbene le azioni di guerriglia promosse dall'ARSA non siano state ispirate e tanto meno armate da Al Qaeda o dal cosiddetto Stato Islamico;

   nel briefing diplomatico del 19 settembre 2017 la rappresentante del Governo del Myanmar, Aung San Suu Kyi, a proposito della situazione nello Stato di Rakhine, sosteneva di non temere «il controllo internazionale» e s'impegnava «a trovare una soluzione sostenibile che porti alla pace, alla stabilità e allo sviluppo di tutte le comunità di tale Stato»;

   il processo di democratizzazione nel Myanmar di cui è protagonista Aung San Suu Kyi richiede la piena tutela dei diritti umani per tutte le etnie –:

   quali iniziative il Governo intenda promuovere presso le Nazioni Unite per concorrere ad arrestare i processi di pulizia etnica in corso e assicurare alla popolazione rohingya i giusti diritti di cittadinanza nonché il rientro dei profughi dal Bangladesh.
(5-12289)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 28 settembre 2017
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-12289

  La situazione nel Rakhine (pron. Racain) è critica ormai da anni. Purtroppo si è assistito ad una escalation di violenza dopo l'attacco contro alcune postazioni di polizia nella notte tra il 24 e 25 agosto. L'attacco è avvenuto a poche ore dalla pubblicazione del Rapporto finale della Commissione Consultiva presieduta da Kofi Annan, istituita dal Governo birmano per studiare la situazione in Rakhine e proporre misure di riconciliazione. Secondo fonti attendibili, la reazione delle forze di sicurezza sarebbe stata molto dura. Si sarebbero anche registrati scontri tra le comunità buddiste e musulmane, che avrebbero entrambe iniziato a organizzare delle milizie. Secondo i dati ONU, vi sono oltre 400.000 rifugiati (per lo più musulmani e in buona parte donne e bambini) che avrebbero lasciato il Myanmar, pari a circa il 40 per cento dell'intera popolazione Rohingya. Come ho avuto modo di dire qualche giorno fa, c’è una grave carenza di tutto, soprattutto di rifugi, cibo e acqua pulita. Le condizioni sul posto mettono i bambini in serio pericolo di contrarre malattie legate all'acqua. L'ho detto pubblicamente e lo ribadisco qui oggi in Commissione: abbiamo un grandissimo compito di fronte a noi, quello di proteggere tutti e aiutare anche la popolazione del Bangladesh, povera anch'essa, a sostenere l'emergenza.
  Da quando la crisi è scoppiata, la situazione in Myanmar è stata oggetto di discussione già tre volte in Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e sarà discussa nuovamente proprio oggi pomeriggio. Ne è emersa la preoccupazione per l'eccessivo uso della forza da parte delle forze di sicurezza birmane e la richiesta al Governo del Myanmar di consentire l'accesso umanitario alle Nazioni Unite.
  Il Governo italiano ha intrapreso delle iniziative sia a livello diplomatico, nell'ambito dell'UE e del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sia fornendo aiuti concreti tramite canali multilaterali.
  In ambito Nazioni Unite, già lo scorso marzo abbiamo sostenuto la risoluzione, promossa dall'Unione europea, con la quale il Consiglio Diritti Umani ha previsto l'invio di una cosiddetta « fact finding mission» internazionale per stabilire le circostanze delle presunte violazioni dei diritti umani da parte delle forze armate e militari, in particolare nel Rakhine. Nella sessione in corso a Ginevra del Consiglio Diritti Umani, l'Italia ha parimenti sostenuto la proposta UE di estendere la durata del mandato della missione da marzo a settembre 2018, incoraggiando le autorità birmane a garantire alla suddetta fact finding mission il pieno accesso al territorio.
  A margine dell'Assemblea Generale di settembre, abbiamo sostenuto e partecipato all'iniziativa del Segretario di Stato britannico, che ha convocato una riunione ristretta sul Myanmar, coinvolgendo il Governo birmano. Dalla riunione è emerso un nuovo appello alle autorità birmane a far cessare le violenze; a collaborare con le Nazioni Unite; a consentire il ritorno in sicurezza dei rifugiati e ad attuare nel lungo periodo le raccomandazioni del Rapporto Annan. È stata pure riconosciuta l'urgente esigenza di sostenere il Bangladesh nella difficile gestione del flusso dei profughi.
  In tutti i consessi multilaterali che ho citato, l'Italia ha chiesto che le operazioni di sicurezza siano svolte nel rispetto dei diritti dell'uomo e che i civili vengano protetti. Riteniamo infatti che il ciclo di violenza vada interrotto, subito. L'accesso umanitario va garantito per fornire aiuto a tutte le comunità che ne hanno bisogno. Le autorità birmane devono consentire alle Nazioni Unite e alle agenzie umanitarie di intervenire sul campo, cosa che oggi non è. A quanti sono fuggiti, deve essere consentito il ritorno, in sicurezza e dignità. Andranno poi affrontate le cause strutturali della crisi. Un approccio globale e inclusivo per lo sviluppo socioeconomico del Rakhine è fondamentale per la riconciliazione. Le raccomandazioni della Commissione Annan si muovono in questa direzione e il Governo birmano si è impegnato ad attuarle, con il sostegno della comunità internazionale.
  Il Governo italiano è intervenuto non solo a livello diplomatico ma fornendo aiuti concreti per la popolazione.
  Abbiamo disposto lo stanziamento di 500.000 euro al Programma Alimentare Mondiale per finanziare la distribuzione di razioni alimentari ai rifugiati Rohingya in Bangladesh, pochi giorni fa.
  Abbiamo inoltre dato 1 milione di euro a favore dell'Alto Commissario per i Rifugiati per progetti diretti a favorire lo sviluppo economico e il dialogo tra le comunità nel Rakhine, in particolare tramite progetti comunitari volti a proteggere e aiutare più di 40.000 persone provenienti dai gruppi minoritari più vulnerabili del Rakhine. La Comunità internazionale però può e deve fare di più. Da qui l'appello che ho lanciato a non perdere più tempo e a passare dalle parole di solidarietà ai fatti, anche perché nei 77 milioni attesi da UNHCR ne sono arrivati non più di 10.
  Il Governo italiano continuerà a seguire da vicino l'evoluzione degli eventi insieme con i partner UE e in ambito Nazioni Unite, per contribuire ad affrontare la crisi umanitaria e per favorire una soluzione di lungo periodo, nell'interesse del successo della piena transizione democratica in Myanmar.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti umani

gruppo etnico

Stato islamico