ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/11233

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 785 del 27/04/2017
Abbinamenti
Atto 5/08675 abbinato in data 19/07/2017
Atto 5/11345 abbinato in data 19/07/2017
Firmatari
Primo firmatario: SCOTTO ARTURO
Gruppo: ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA
Data firma: 27/04/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CIMBRO ELEONORA ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 27/04/2017
PIRAS MICHELE ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 27/04/2017
BORDO FRANCO ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 27/04/2017


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
  • MINISTERO DELLA DIFESA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 27/04/2017
Stato iter:
19/07/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 19/07/2017
Resoconto AMENDOLA VINCENZO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 27/04/2017

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 19/07/2017

DISCUSSIONE IL 19/07/2017

SVOLTO IL 19/07/2017

CONCLUSO IL 19/07/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-11233
presentato da
SCOTTO Arturo
testo di
Giovedì 27 aprile 2017, seduta n. 785

   SCOTTO, CIMBRO, PIRAS e FRANCO BORDO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa . — Per sapere – premesso che:
   mentre il Consiglio d'Europa decideva l'avvio del monitoraggio sul rispetto dei diritti umani, la democrazia e il rispetto della legge all'indomani dell'esito del referendum in Turchia macchiato da pesanti irregolarità, nella mattina del 25 aprile 2017 decine di aerei turchi hanno bombardato postazioni delle YPG in Siria, dei peshmerga nel Kurdistan iracheno e delle milizie yazide a Sinjair provocando diverse decine di morti e feriti anche tra la popolazione civile;
   le milizie curde prese di mira dall'aviazione di Ankara sono alleate della coalizione internazionale di contrasto a Daesh e sono direttamente impegnate sul fronte della liberazione di Raqqa in Siria e Mosul in Iraq da Daesh;
   non è la prima volta che il Governo turco assume decisioni di questo tipo senza alcun coordinamento con la coalizione che si batte contro Daesh e profonda preoccupazione è stata espressa dal dipartimento di Stato USA su quanto accaduto;
   le YPG insieme alle Forze democratiche siriane sono un alleato strategico nella battaglia a Daesh per cui le azioni del Governo turco appaiono particolarmente gravi;
   in questi anni è stata da più parti documentata la responsabilità del Governo turco nell'aver permesso che membri di Daesh e di altri gruppi jihadisti entrassero in Turchia e potessero muoversi liberamente nel Paese arrivando ai valichi di frontiera con la Siria in quella che è stata definita «l'autostrada della jihad», garantendo loro supporto logistico e rifornimenti;
   mentre la Turchia conduce questi attacchi in Siria e in Iraq, in soli 9 mesi, 150.000 persone sono state licenziate dai propri posti di lavoro, 100.000 persone risultano essere sotto inchiesta di cui 44.000 imprigionate in attesa di processo, compresi 14 deputati del partito HDP, 3.994 magistrati sospesi dalle loro funzioni di cui 3.659 obbligati a dimettersi, 177 media chiusi, 150 giornalisti imprigionati, 2.300 licenziati, oltre a circa 2.100 istituzioni scolastiche e universitarie chiuse, circa 1.800 associazioni e fondazioni chiuse;
   soltanto nella giornata del 26 aprile 2017 sono state arrestate più di mille persone a fronte di 3.224 mandati di cattura emessi nello stesso giorno contro la presunta rete golpista di Fetullah Gulen;
   in nome della lotta al terrorismo sono stati rasi al suolo intere città e quartieri curdi come Cizre e Sur, nel sud est del Paese provocando migliaia di morti e centinaia di migliaia di sfollati –:
   se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza affinché il Governo turco sia richiamato alle sue responsabilità e, in particolare, quali iniziative intenda adottare, in sede europea e in sede Nato, nei confronti della Turchia affinché cessino immediatamente gli attacchi turchi in Siria e in Iraq contro le formazioni curde che combattono contro Daesh;
   se non ritenga il Governo di promuovere in sede Nato, con gli altri partner della coalizione internazionale di contrasto a Daesh, una no-fly zone nel nord della Siria e nel nord dell'Iraq;
   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo nei confronti della Turchia in aggiunta a quanto previsto dal Consiglio d'Europa, affinché sia posta fine alla repressione contro le opposizioni democratiche, la magistratura, la stampa e le minoranze presenti nel Paese;
   come il Governo intenda, anche alla luce dei recenti casi e in particolare di quello di Gabriele Del Grande, tutelare i diritti dei concittadini italiani che debbano recarsi in Turchia, anche allo scopo di documentare lo stato della democrazia e dei diritti civili e politici. (5-11233)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 19 luglio 2017
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-11233

  Il governo italiano, insieme alle Istituzioni europee e agli Stati Membri dell'UE, segue con grande attenzione l'evolversi della situazione interna in Turchia. In ogni occasione di incontro con le autorità turche viene espressa dal Governo preoccupazione per le conseguenze del perdurante stato di emergenza, prorogato di altri tre mesi in questi giorni, che sta comportando numerose forzature degli standard internazionali in tema di diritti fondamentali e di Stato di diritto. Riteniamo necessario mantenere la risposta al tentativo di colpo di Stato all'interno delle procedure di legge, nel pieno rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali e del diritto ad un equo processo.
  La situazione dei diritti dei cittadini, delle minoranze e delle opposizioni parlamentari è seguita, oltre che sul piano dei rapporti bilaterali, anche in ambito multilaterale. Assieme agli altri partner europei, monitoriamo la situazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Turchia, incluse le libertà di espressione e di stampa, come testimonia del resto anche la Dichiarazione dell'Alto rappresentante Mogherini e del Commissario Hahn in occasione del primo anniversario del fallito golpe, rilasciata il 14 luglio scorso.
  In particolare, la situazione in Turchia è oggetto di scrutinio da parte dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, che ha deciso lo scorso aprile il reinserimento di Ankara tra i Paesi sottoposti alla procedura di monitoraggio, a cui la Turchia era stata già soggetta dal 1996 al 2004. Tale procedura di monitoraggio permetterà di seguire con attenzione ancora maggiore la situazione interna, con spirito costruttivo e collaborativo.
  Il monitoraggio in ambito multilaterale avviene anche nell'ambito della «Commissione di Venezia», che ha formulato nel marzo scorso un proprio parere sulla riforma costituzionale turca. Secondo tale commissione, la riforma non risponderebbe ad un modello di sistema presidenziale democratico basato sulla separazione dei poteri, in particolare per le criticità legate all'assenza di meccanismi di controllo, equilibrio e salvaguardia discendenti dalla riforma.
  Con riferimento alla specifica questione dell'arresto dei parlamentari dell'HDP ricordo che il Governo italiano è stato tra i primi in Europa a reagire agli arresti in Turchia. Abbiamo sottolineato che il contrasto alle azioni del PKK non può giustificare la negazione dei diritti delle opposizioni parlamentari e che gli arresti sono misure che rischiano di pregiudicare ogni dialogo democratico e costruttivo con la componente curda della Nazione. Il Governo ha fatto appello alle autorità turche affinché tutelino adeguatamente le libertà civili, democratiche e lo stato di diritto, essenziali per la prosecuzione del percorso europeo del Paese.
  Gli arresti della leadership dell'HDP, che seguono quelli anche di giornalisti, con la chiusura di testate giornalistiche, sono particolarmente gravi, perché investono direttamente uno dei nodi della crisi turca: la possibilità o meno che si attivi un percorso politico per risolvere la questione curda.
  Per quanto riguarda la cessazione degli attacchi turchi in Siria e Iraq contro le formazioni curde che combattono contro Daesh e l'istituzione di una no-fly zone nel nord della Siria e nel nord dell'Iraq, il dialogo tra Amministrazione USA e Turchia resta aperto, intenso e talvolta teso, essendo di fatto basato su un «agreement to disagree» su questo aspetto. Varie ipotesi di istituire «no-fly zone» sul territorio siriano sono state in passato evocate e scartate, a causa dei rischi che esse comporterebbero. Peraltro, eventuali iniziative NATO dovrebbero comunque essere adottate all'unanimità dai 29 Alleati, dunque anche con il consenso della Turchia. Per parte nostra, riteniamo che lo strumento migliore per contenere le tensioni turco-curde, e perseguire l'obiettivo prioritario della sconfitta di Daesh, resti quello del dialogo con Ankara.
  Quanto alla possibile ripercussione di tale questione sull'attuazione delle intese UE-Turchia, citato dall'On. Di Stefano, mi preme sottolineare che i fondi stanziati dall'Unione Europea e dagli Stati Membri attraverso la cosiddetta Facility for Refugees in Turkey sono destinati a sostenere progetti umanitari e socioeconomici che hanno come beneficiari i rifugiati siriani presenti sul territorio turco. Peraltro i fondi stanziati non vengono corrisposti direttamente al governo turco, ma ad organizzazioni non governative incaricate della realizzazione dei singoli programmi.
  In conclusione, nell'attuale complesso frangente riteniamo importante mantenere aperto con Ankara un canale di dialogo e di confronto. La Turchia resta un alleato strategico nella regione, in particolare nei settori delle migrazioni, dell'energia, della lotta al terrorismo, del commercio. Ed il percorso europeo della Turchia rappresenta per noi un'ipotesi da tenere aperta nel rispetto delle regole europee che sono molto chiare e corrispondono a valori di libertà, di rispetto dello Stato di diritto e di tutela dei diritti umani.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti umani

gruppo etnico

minoranza nazionale