ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/09837

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 696 del 21/10/2016
Firmatari
Primo firmatario: VALLASCAS ANDREA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 20/10/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BRUGNEROTTO MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 20/10/2016
DA VILLA MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 20/10/2016
BIANCHI NICOLA MOVIMENTO 5 STELLE 20/10/2016
ROMANO PAOLO NICOLO' MOVIMENTO 5 STELLE 20/10/2016
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 20/10/2016
COZZOLINO EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 20/10/2016


Commissione assegnataria
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 20/10/2016
Stato iter:
12/04/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 12/04/2017
Resoconto GENTILE ANTONIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
REPLICA 12/04/2017
Resoconto VALLASCAS ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 21/10/2016

DISCUSSIONE IL 12/04/2017

SVOLTO IL 12/04/2017

CONCLUSO IL 12/04/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-09837
presentato da
VALLASCAS Andrea
testo di
Venerdì 21 ottobre 2016, seduta n. 696

   VALLASCAS, BRUGNEROTTO, DA VILLA, NICOLA BIANCHI, PAOLO NICOLÒ ROMANO, LOREFICE e COZZOLINO. — Al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
   nel mese di ottobre del 2015, con la tappa di Istanbul, ha avuto inizio Invest in Italy, programma itinerante organizzato da ICE-Agenzia, su impulso del Ministero dello sviluppo economico, per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane e, nel complesso, per attrarre investitori stranieri nel nostro Paese;
   secondo quanto riportato nella sezione dedicata del sito del Ministero dello sviluppo economico, Invest in Italy combinerebbe « workshop per la presentazione di opportunità di investimento in Italia e incontri di business mirati con le comunità imprenditoriali locali, da declinare in base alle peculiarità dei singoli mercati»;
   in particolare il roadshow costituirebbe, secondo gli intenti dei promotori, «la cornice ideale per illustrare ad una platea di operatori selezionati e potenziali investitori, le principali riforme economiche messe in campo dal Governo per la crescita e le imprese, le politiche dell'Italia per l'attrazione degli investimenti esteri, il contesto economico italiano in termini di opportunità di mercato e scenario industriale, nonché gli aspetti legati alle procedure di insediamento e localizzazione»;
   il roadshow avrebbe già fatto tappa, dopo Istanbul, a Tokyo, New York, San Francisco e, nelle scorse settimane, a Londra, mentre altri appuntamenti sarebbero programmati a Pechino, Hong Kong, Singapore, Dubai;
   il Governo avrebbe già organizzato nel recente passato analoghe iniziative volte ad attrarre investitori stranieri nel nostro Paese;
   è il caso di ricordare che il Fondo strategico italiano ha organizzato a Milano, nel mese di settembre del 2015, la settima edizione dell’International Forum of Sovereign Wealth Funds, nel corso della quale il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, avrebbe in più circostanze sottolineato la disponibilità del Governo ad aiutare gli investitori a lungo termine;
   negli ultimi anni, anche per effetto dell'assenza di un piano industriale e di adeguati sostegni all'imprenditoria nazionale, si sarebbe accentuato il fenomeno della delocalizzazione delle imprese italiane, fenomeno che avrebbe interessato anche realtà produttive di primo piano come la Fiat;
   in questo contesto, le misure adottate per attrarre investitori stranieri in Italia si sarebbero esplicitate unicamente nell'acquisizione di quote azionarie, in alcuni casi consistenti, di società italiane, di brand storici del made in Italy o di porzioni del patrimonio immobiliare, mentre sarebbe del tutto inadeguato l'apporto in termini di nuove imprese e di nuovi posti di lavoro creati;
   il fenomeno sembrerebbe confermato dai dati relativi agli investimenti conclusi nel nostro Paese dalle economie in forte crescita e con grande disponibilità di liquidità, come la Cina, nella misura in cui l'Italia, nel 2014, sarebbe risultata il secondo Paese in Europa, per investimenti cinesi, e il primo dell'eurozona –:
   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
   quali siano le risultanze di questa prima fase del roadshow invest in Italy, con particolare riguardo ai risultati apprezzabili attraverso dati concreti, come il numero degli investitori invitati alle singole iniziative e la disponibilità manifestata a investire in Italia;
   quali settori dell'economia italiana hanno suscitato maggiore interesse nel corso di questa prima fase del roadshow invest in Italy;
   se, nel corso delle manifestazioni, sia stato possibile acquisire i dati relativi ai principali ostacoli e alle maggiori criticità riscontrati da imprenditori stranieri nell'avviare attività di investimento in Italia;
   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per evitare che il roadshow invest in Italy, lungi dal creare nuova imprenditorialità nel nostro Paese, si riduca nella vendita del patrimonio industriale, manifatturiero e immobiliare italiano. (5-09837)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 12 aprile 2017
nell'allegato al bollettino in Commissione X (Attività produttive)
5-09837

  Tale interrogazione mi offre l'opportunità di presentare una delle iniziative poste in campo dal Governo nell'ambito delle politiche per incrementare il flusso di capitali esteri nel nostro sistema produttivo.
  I Roadshow Globali «Invest in Italy» rientrano in un più ampio programma di comunicazione e promozione delle opportunità d'investimento offerte dal nostro Paese. Tale attività si concretizza nella partecipazione a fiere specializzate, nella divulgazione di informazioni attraverso pubblicazioni e siti web dedicati e nel lavoro svolto dagli uffici dell'Agenzia ICE in Italia e all'estero per la predisposizione di portafogli di offerta di interesse per l'investitore straniero.
  In particolare, il Roadshow è strettamente legato al piano di potenziamento della rete estera ICE in funzione dell'attrazione investimenti. Dallo scorso anno, l'Agenzia sta lavorando all'apertura di Desk per l'attrazione degli investimenti esteri presso i propri uffici attivi nelle principali piazze finanziarie mondiali. I Desk operano nell'ambito della rete diplomatica e consolare italiana, realizzando un network per l'attrazione investimenti sul modello già adottato dalle best practice internazionali. I desk costituiscono delle vere e proprie antenne presso la comunità globale degli investitori, alimentandone l'interesse verso il nostro paese e accompagnando l'operatore estero fin dalle primissime fasi di contatto.
  Per quanto possibile, le tappe del Roadshow per l'attrazione investimenti hanno finora seguito proprio l'apertura dei Desk, in modo da presentarli agli investitori locali nel corso di eventi dal profilo istituzionale. Il primo Roadshow è stato organizzato in Turchia nell'ottobre 2015, toccando Ankara, Istanbul e Smirne, nell'ambito del progetto Turkish-Italian Cooperation, promosso dal MISE e dal MAE.
  Complessivamente, durante le tappe finora organizzate:
   hanno partecipato 649 operatori esteri e 147 operatori italiani;
   sono stati organizzati 39 incontri G2B (Government-to-Business).

  Anche grazie all'intervento di esperti e di rappresentanti di associazioni imprenditoriali, i Roadshow sono l'occasione per presentare il nostro Paese come destinazione ideale per realizzare investimenti nei diversi settori del manifatturiero, dei servizi e dell'immobiliare. Vari focus sono inoltre dedicati ad aspetti tecnici riguardanti le modalità di creazione d'impresa in Italia e gli adempimenti burocratici e fiscali per gli investitori esteri.
  Dalla fine del 2015, altre tappe del Roadshow si sono tenute a Tokyo, New York, San Francisco, Londra, Singapore e, in ultimo, Dubai, lo scorso 20 settembre. I prossimi eventi, in linea con l'apertura programmata dei nuovi Desk ICE, si terranno a Pechino e Hong Kong.
  Tra i settori dell'economia italiana che hanno suscitato maggiore interesse nel corso di questa prima fase del Roadshow rientrano l'immobiliare, le biotecnologie e le scienze della vita, l'automotive, la filiera della moda e l'agroalimentare. Attenzione particolare è stata dedicata anche al sistema delle startup italiane, imprese in cui l'apertura agli investitori è, generalmente, un elemento di strategia aziendale.
  Riguardo alle criticità che gli investitori esteri riferiscono più frequentemente nella loro attività in Italia, il complicato rapporto con la nostra Pubblica Amministrazione è un tema ricorrente. Per l'investitore è molto difficile orientarsi tra i vari livelli di governance, Ministeri, Regioni, Enti Locali, e l'impossibilità di prevedere tempi certi per procedimenti amministrativi complessi è percepito come un rischio importante.
  Da questo punto di vista, il Paese si è dotato di strumenti per semplificare il contatto con le Istituzioni. Il Comitato interministeriale per il coordinamento dell'attività in materia di attrazione degli investimenti esteri, presieduto dal Ministero dello Sviluppo Economico, è nato proprio con l'intento di favorire la sinergia tra le varie Amministrazioni, potendo intervenire su casi specifici, sbloccando quelle situazioni particolarmente critiche e tali da rallentare l'avvio dei progetti. In parallelo, il nuovo Dipartimento dell'Agenzia ICE dedicato all'attrazione degli investimenti è in grado di seguire l'investitore lungo l'intero ciclo di vita del progetto, sia nella fase di valutazione dell'opportunità che nella fase post-insediamento.
  Quanto all'accenno che, in premessa, i Deputati interroganti fanno alle modalità con cui si realizzerebbero gli investimenti esteri in Italia, logicamente connesso all'ultimo quesito posto nell'interrogazione, è necessario anteporre alcune considerazioni.
  È noto il divario che caratterizza il nostro Paese riguardo alla capacità di attrarre investimenti esteri. L'ultimo aggiornamento dell'annuale rapporto «Italia Multinazionale» fornisce alcune cifre sulla distanza con le altre economie europee:
   lo stock di investimenti diretti esteri in entrata è in Italia pari al 18,5 per cento del prodotto interno lordo, contro una quota ben superiore di oltre il 30 per cento in Francia e in Germania e di quasi il 45 per cento in Spagna. Negli ultimi 25 anni, tale quota è cresciuta in tutta Europa ma in Italia è ancora lontana dal superare il 20 per cento del PIL;
   a livello di flussi, un indicatore da considerare con cautela perché presenta forti oscillazioni di anno in anno, nel 2015 gli IDE (Investimento Diretto all'Estero) in entrata in Italia ammontano a 20 miliardi di euro, contro i 43 della Francia e i 32 della Germania;
   la distanza è ancora maggiore in termini di numero di progetti d'investimento diretto estero, cioè riferiti a iniziative che comportano nuova base produttiva e occupazione: 135 per l'Italia, 386 per la Spagna, 457 per la Francia e 712 per la Germania;

  Chiaramente, il Governo è impegnato a creare le migliori condizioni di contesto affinché l'Italia possa offrire agli investitori esteri un ambiente favorevole all'avvio di progetti imprenditoriali innovativi e capaci di creare nuova occupazione, vincendo la competizione con altri sistemi-paese.
  La strategia per raggiungere l'obiettivo si muove in diverse direzioni: dalla governance delle politiche di attrazione, dalle riforme di semplificazione del nostro sistema al coordinamento con le politiche regionali di attrazione, fino all'attivazione di programmi per favorire gli investimenti pubblici e privati, come il recente piano Industria 4.0.
  Il Governo si è quindi dato una politica industriale e sostiene le imprese, soprattutto assecondando la vocazione manifatturiera del nostro tessuto produttivo e fornendo incentivi per investire in Italia. Ogni iniziativa mirante a supportare lo sviluppo industriale e ad attrarre nuovi investimenti dall'estero è, allo stesso tempo, volta a contrastare l'impoverimento del nostro potenziale produttivo.
  In questo quadro, non vi è spazio per politiche pubbliche che sollecitino la vendita a operatori esteri di quote azionarie di importanti e storiche aziende italiane, come sembra suggerire l'interrogazione. L'acquisizione da parte di gruppi multinazionali di marchi italiani è e deve rimanere attività d'impresa rispondente a sole logiche di sviluppo aziendale.
  Il Governo deve invece vigilare affinché tali acquisizioni non si traducano in riduzione della nostra base industriale o in perdita di posti di lavoro, e anzi portino ad un'espansione delle attività svolte in Italia, e in particolare delle attività a maggior valore aggiunto. Il miglior modo per garantire questo risultato è, ancora, creare un contesto favorevole agli investimenti e alla crescita dell'occupazione, indipendentemente dalla nazionalità di riferimento del gruppo che investe. Da questo punto di vista, un'azienda è italiana se investe, crea lavoro e produce reddito in Italia.
  Un discorso per molti versi analogo si può fare per gli investimenti di operatori internazionali nel nostro patrimonio immobiliare. La valorizzazione del settore Immobiliare (Real Estate) nel nostro Paese deve necessariamente passare anche attraverso i progetti dei grandi operatori internazionali.
  Attraverso le acquisizioni si realizza la maggior parte degli IDE nei Paesi a più alto sviluppo, in particolare nel manifatturiero. Il criticare a priori ogni cessione di quote di capitale da imprenditori italiani a investitori non italiani tende a descrivere questi ultimi come animati esclusivamente dalla volontà di conquistare nuovi clienti in Italia e sottrarre brand e tecnologie.
  La realtà spesso dimostra il contrario: le aziende acquisite da un gruppo multinazionale vedono espandere il proprio fatturato, soprattutto all'estero, e le tecnologie e il know how sviluppati in Italia finiscono per essere ulteriormente valorizzati dalle logiche di sviluppo globale, ad esempio creando in Italia centri di competenza ed espandendo la capacità produttiva degli stabilimenti italiani per servire altre aziende del gruppo multinazionale.
  Da questo punto di vista, il Ministero dello Sviluppo Economico e il Comitato interministeriale per gli investimenti esteri hanno già avuto modo di supportare progetti di multinazionali che prevedono di portare in Italia propri centri di eccellenza, divisioni strategiche e sedi operative, vincendo la competizione interna all'azienda su possibili altre collocazioni.
  Per raggiungere questo obiettivo, è necessario garantire alle imprese globali certezza delle normative e una risposta coerente di tutte le Amministrazioni.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

investimento all'estero

crescita dell'impresa

investimento estero