ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/07566

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 557 del 28/01/2016
Firmatari
Primo firmatario: TRIPIEDI DAVIDE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 28/01/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ALBERTI FERDINANDO MOVIMENTO 5 STELLE 28/01/2016
VILLAROSA ALESSIO MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE 28/01/2016
PESCO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 28/01/2016
COMINARDI CLAUDIO MOVIMENTO 5 STELLE 28/01/2016
CIPRINI TIZIANA MOVIMENTO 5 STELLE 28/01/2016
CHIMIENTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 28/01/2016
LOMBARDI ROBERTA MOVIMENTO 5 STELLE 28/01/2016
DALL'OSSO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 28/01/2016
BUSTO MIRKO MOVIMENTO 5 STELLE 28/01/2016
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 28/01/2016


Commissione assegnataria
Commissione: VI COMMISSIONE (FINANZE)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 28/01/2016
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 16/02/2016
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 28/01/2016

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 16/02/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-07566
presentato da
TRIPIEDI Davide
testo di
Giovedì 28 gennaio 2016, seduta n. 557

   TRIPIEDI, ALBERTI, VILLAROSA, PESCO, COMINARDI, CIPRINI, CHIMIENTI, LOMBARDI, DALL'OSSO, BUSTO e DE ROSA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:
   in data 25 gennaio 2016, sul sito « ansa.it», veniva pubblicata una notizia riguardante lo split payment, ossia la scissione del pagamento dell'iva che vede la pubblica amministrazione trattenere l'iva sulle fatture per beni e servizi ricevuti dalle imprese e versate direttamente all'erario;
   lo split payment, introdotto dalla legge n. 190 del 23 dicembre 2014, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 29 dicembre 2014, cosiddetta legge di stabilità 2015, prevede che l'IVA relativa alle cessioni di beni e alle prestazioni di servizi fatturate dal 1o gennaio 2015, sia versata direttamente dai cessionari e/o committenti, con modalità differenti a seconda che essi siano o meno soggetti passivi di IVA. Nello specifico, si tratta di cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate nei confronti dello Stato, degli organi dello Stato ancorché dotati di personalità giuridica, degli enti pubblici territoriali, dei consorzi costituiti tra enti pubblici, delle Camere di commercio, degli istituti universitari, delle ASL, degli enti ospedalieri, degli enti pubblici di ricovero e cura aventi prevalente carattere scientifico e degli enti pubblici di assistenza e beneficenza e di quelli di previdenza;
   lo split payment è stato inserito nei sistemi di pagamento della pubblica amministrazione, con l'intento di contrastare l'evasione fiscale, ovvero di evitare che, una volta incassata l'iva dal committente pubblico, l'azienda fornitrice non la vada a versare all'erario;
   il meccanismo risulta essere sicuramente efficace nell'impedire che l'imprenditore disonesto incassi l'iva dalla pubblica amministrazione e poi non la versi all'erario. Tuttavia, provoca seri problemi finanziari a tutti gli imprenditori che non risultano essere evasori fiscali e che statisticamente rappresentano la quasi totalità degli stessi. La stessa amministrazione finanziaria, consapevole di questo problema, ha introdotto delle misure per accelerare il rimborso dell'iva a credito, come ad esempio la restituzione prioritaria dell'Iva a credito entro tre mesi dalla richiesta. Tuttavia, se si considera che è necessario presentare una istanza infrannuale di un periodo di tre mensilità, i tempi necessari per il rimborso potrebbero arrivare a 6 mesi;
   a seguito dell'introduzione dello split payment, secondo la CGIA di Mestre, da gennaio a novembre 2015, circa 2 milioni di imprese italiane che hanno lavorato per la pubblica amministrazione si sono ritrovate nella situazione di dover anticipare alle casse dello Stato, in maniera forzata, 5,8 miliardi di euro di iva;
   il coordinatore dell'ufficio studi della CGIA, Paolo Zabeo, ha dichiarato che la situazione che si è andata a creare con lo split payment è diventata insostenibile per gli imprenditori che lavorano per la pubblica amministrazione. Lo stesso Zabeo ha affermato che la pubblica amministrazione non solo paga con un ritardo che non ha eguali nel resto d'Europa, ma dal 2015 ha anche iniziato a saldare le fatture senza pagare l'iva al proprio fornitore. Questo perché da gennaio del 2015, l'imposta viene versata dall'ente pubblico direttamente all'erario. Così facendo, le imprese che lavorano per la pubblica amministrazione, oltre a subire tempi di pagamento irragionevolmente lunghi, scontano anche il mancato incasso dell'iva che ha peggiorato la grave situazione di liquidità in cui versano da anni moltissime aziende, soprattutto quelle di piccole dimensioni;
   anche le banche, oltre allo split payment, rappresentano un aggiuntivo problema per le imprese per via dei sempre più esigui prestiti alle imprese diminuiti di 4 miliardi di euro nell'ultimo anno, sebbene la domanda di credito di queste ultime aumentata del 3 per cento e nonostante l'introduzione da parte della Banca centrale europea del Quantitative easing;
   Renato Mason, segretario della CGIA, afferma che è dall'inizio della crisi del 2008 che le piccole imprese continuano a denunciare la mancanza di credito e che il buon funzionamento del rapporto banche/imprese diventa centrale per riagganciare la ripresa economica. Per soddisfare gli ordini e la domanda, le imprese devono pagare le forniture, acquistare le materie prime e i servizi, pagare le utenze, onorare gli impegni economici assunti con i propri dipendenti, versare le tasse e i contributi. Ma se le imprese non dispongono delle risorse finanziarie sufficienti, molte iniziative imprenditoriali rischiano di chiudere. Sebbene nell'ultimo anno ci sia stata un'inversione di tendenza, dall'inizio della crisi ad oggi sono quasi 90.000 le imprese italiane che hanno fallito e una buona parte di queste a causa della poca liquidità a disposizione;
   a giudizio degli interroganti, non solo il Governo non ha, ad oggi, presentato nessun serio piano industriale atto a rilanciare l'impresa italiana e l'economia, ma continua ad applicare pressioni fiscali insostenibili alle stesse. Lo stesso split payment sopraindicato, introdotto dallo stesso Governo a partire dall'inizio del 2015, rappresenta un incomprensibile ulteriore ostacolo alla ripresa di un settore che rappresenta circa il 95 per cento del totale delle imprese italiane, ossia quello delle piccole e medie imprese –:
   se il Governo, visto il perdurare della crisi che attanaglia le piccole e medie imprese italiane che porta le stesse ad una quasi totale assenza di liquidità, ancor più quelle che hanno rapporti commerciali diretti con le pubbliche amministrazioni per i fatti indicati in premessa, non ritenga opportuno assumere iniziative per abolire lo split payment introdotto con la legge n. 190 del 23 dicembre 2014, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 29 dicembre 2014. (5-07566)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

ente pubblico

IVA

situazione economica