ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/07114

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 531 del 27/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: BURTONE GIOVANNI MARIO SALVINO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 27/11/2015


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 27/11/2015
Stato iter:
17/03/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 17/03/2016
Resoconto DE FILIPPO VITO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 17/03/2016
Resoconto BURTONE GIOVANNI MARIO SALVINO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 27/11/2015

DISCUSSIONE IL 17/03/2016

SVOLTO IL 17/03/2016

CONCLUSO IL 17/03/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-07114
presentato da
BURTONE Giovanni Mario Salvino
testo di
Venerdì 27 novembre 2015, seduta n. 531

   BURTONE. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   le malattie cardiovascolari costituiscono oggi la prima causa di mortalità nei Paesi occidentali. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità esse sono responsabili di 17,3 milioni di morti premature ogni anno;
   in Italia sono state 185.000 le morti per malattie cardiovascolari nel 2012 (dato ISTAT 2014). Le cure e la riabilitazione delle persone colpite hanno costi socio-sanitari elevati e sempre crescenti;
   secondo i dati INPS, i costi sanitari diretti per le malattie cardiovascolari in Italia ammontano a circa 16 miliardi di euro, mentre quelli relativi alla perdita di produttività sono stimati in 5 miliardi;
   sempre secondo l'INPS, le malattie del sistema cardiocircolatorio rappresentano la prima voce di costo in termini di assegni di invalidità (dati 2001-2012);
   uno studio pubblicato sull’European Journal of Health Economics nel 2014 ha dimostrato come ad un'adeguata aderenza alla terapia si associ un miglioramento dello stato di salute dei pazienti e un risparmio notevole di risorse per il sistema sanitario: il raggiungimento di un livello di aderenza alla terapia del 70 per cento, ad esempio, determinerebbe per l'Italia un risparmio pari a 100 milioni di euro nei prossimi dieci anni;
   1/3 della quota stimata di casi di malattia ischemica è causata da ipercolesterolemia. Livelli elevati di colesterolo, in particolare di colesterolo «cattivo» (LDL) costituiscono uno dei fattori di rischio più importanti perché favoriscono la formazione delle placche aterosclerotiche e l'indurimento delle arterie, aumentando l'incidenza di eventi coronarici e vascolari maggiori. La riduzione del colesterolo «cattivo» (LDL) è il principale target per ridurre gli eventi cardiaci;
   l'Istituto superiore di sanità stima che, in Italia, il 21 per cento degli uomini e il 25 per cento delle donne italiane hanno livelli elevati di colesterolemia totale (maggiore di 250 mg/dl) e più di un terzo della popolazione nazionale è al limite della soglia di rischio;
   il livello di colesterolo totale nel sangue dovrebbe essere inferiore ai 200 mg/dl, con un valore del colesterolo «buono» (HDL) maggiore di 40-45 mg/dl e quello dei colesterolo «cattivo» (LDL) inferiore a 100 mg/dl nelle persone ad alto rischio, che non hanno avuto eventi cardiovascolari, e inferiore a 70 mg/dl nelle persone a rischio molto alto, che hanno già avuto eventi cardiovascolari;
   l'ipercolesterolemia familiare (FH, dall'inglese «Familial Hypercholesterolemia») è una Malattia genetica ereditaria che provoca livelli molto alti di colesterolo LDL nel sangue, a causa di alterazioni genetiche che ne impediscono un'adeguata rimozione da parte del fegato;
   l'ipercolesterolemia familiare è detta eterozigote (HeFH, Heterozygous Familial Hypercholesterolaemia) quando, come nella maggioranza dei casi, la persona colpita ha ereditato un gene alterato da un genitore e un gene normale dall'altro genitore;
   nella HeFH non tutti i membri della famiglia sono colpiti: i parenti stretti di un soggetto affetto da HeFH (per esempio fratelli, sorelle, figli) hanno il 50 per cento di probabilità di avere la HeFH;
   la HeFH è una delle condizioni genetiche gravi più comuni, e colpisce da 1 persona su 500 fino a 1 persona su 200. In Italia i soggetti affetti da ipercolesterolemia familiare su base genetica sono stimati intorno a 250.000, di cui quasi 25.000 nel Lazio e oltre 10.000 nella sola città di Roma;
   si stima che su tutto il territorio nazionale siano circa 22.000 i soggetti sotto i 14 anni affetti da ipercolesterolemia familiare. Questi soggetti, se non diagnosticati precocemente e avviati ad un corretto percorso di cura, restano esposti a livelli elevati di colesterolo LDL per un tempo prolungato. Ne consegue un elevato rischio di eventi cardiovascolari precoci (infarto del miocardio, ischemia del miocardio e ictus) già a partire dai 30 anni. Ciò aumenta i costi di gestione per il sistema sanitario enormemente più gravosi rispetto a quelli necessari per la prevenzione;
   la HeFH aumenta notevolmente il rischio di eventi cardiovascolari precoce (fino a 20 volte di più rispetto alla popolazione generale non colpita dalla malattia). Negli individui con HeFH, l'età media di sviluppo di una malattia cardiovascolare è bassa, attorno a 50 anni per gli uomini e a 60 anni per le donne;
   nel nostro Paese, l'ipercolesterolemia familiare viene diagnostica solo all'1 per cento dei pazienti ipercolesterolemici mentre in alcune nazioni europee, come l'Olanda, si arriva fino al 70 per cento;
   la diagnosi di HeFH si basa sul rilievo di alti livelli di LDL-C e di un quadro clinico caratteristico. Può essere facilitata dall'impiego di un sistema a punteggio (Dutch Lipid Clinic Network Score) e confermata dopo l'accertamento genetico, su un campione di DNA;
   il riscontro di un caso di HeFH in una famiglia deve indurre a ricercare precocemente la presenza della malattia anche nei familiari più stretti («screening a cascata»), con l'obiettivo di trattarli tempestivamente;
   la diagnosi precoce è resa difficile dalla limitata rilevazione del colesterolo LDL e dalla scarsa conoscenza e dal limitato utilizzo del Dutch Lipid Score fondamentali per far acquisire al medico e al paziente la consapevolezza e avviare un percorso di cura;
   la terapia adeguata, che comprende uno stile di vita corretto e farmaci che riducono efficacemente i livelli di colesterolo LDL, riduce il rischio associato alla HeFH;
   le cliniche e gli istituti specializzati sono pochi e spesso lontani dai comuni di residenza dei pazienti, sui quali, oltre al peso della malattia, gravano continui viaggi per sottoporsi a cure periodiche e spossanti, come ben evidenziato nell'indagine civica sulle criticità assistenziali delle persone con ipercolesterolemia familiare, condotta dal Tribunale per i Diritti dei malati-Cittadinanzattiva nell'anno in corso;
   in alcune regioni come la Sicilia, è prevista la compilazione di un piano terapeutico annuale con grave disagio per i pazienti;
   nei Paesi nordeuropei, come ad esempio l'Olanda, viene utilizzato il programma di «screening a cascata», permettendo l'identificazione dei tre quarti degli ipercolesterolemici familiari con conseguenti benefici a livello terapeutico per i pazienti e ingenti risparmi per le casse dello Stato;
   in data 24 settembre 2015 si è celebrata la prima giornata europea dedicata all'ipercolesterolemia familiare e durante una conferenza presso la Camera dei deputati associazioni dei pazienti ed autorevoli esponenti del mondo scientifico hanno evidenziato come la possibilità di effettuare la diagnosi precoce sia una priorità da inserire nell'agenda politica sanitaria anche al fine di contribuire alla sostenibilità del servizio sanitario, visto gli ingenti risparmi, come dimostrato in altri Paesi europei –:
   se i Ministri interrogati non intendano opportuno promuovere una campagna di sensibilizzazione sull'ipercolesterolemia familiare, anche attraverso le associazioni di categoria di riferimento e le società scientifiche interessate, in collaborazione con le società dei medici di medicina generale e di pediatria, per promuovere la diagnosi precoce;
   se i Ministri interrogati non ritengano prioritario e urgente assumere iniziative per istituire, in accordo con le regioni, un registro centrale nazionale della patologia e un programma di «screening a cascata», ovvero effettuare test del colesterolo dei parenti più stretti dei soggetti ritenuti a rischio, così come avviene in altri Paesi europei;
   quali iniziative i Ministri interrogati intendano attuare, nel rispetto del federalismo sanitario, per semplificare l'accesso alla diagnosi e alla terapia, anche al fine di garantire risparmi per lo Stato nel medio-lungo periodo e una migliore presa in carico del paziente. (5-07114)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 17 marzo 2016
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-07114

  Le malattie cardiovascolari sono ancora oggi tra le principali cause di morbosità, invalidità e mortalità. Il peso delle malattie cardiovascolari sui ricoveri ospedalieri è in aumento; i dati di dimissione indicano che più della metà dei ricoveri per queste malattie sono dovuti ad evoluzione cronica e complicazioni di eventi acuti, nonché a complicanze dell'ipertensione, del diabete e della malattia renale cronica.
  Oggi sono noti sia i cosiddetti determinanti di salute, cioè le condizioni, legate allo stile di vita, predittive di malattie degenerative tra cui quelle cardiovascolari (alimentazione ricca di grassi prevalentemente saturi, sale e calorie, eccesso di alcool, inattività fisica, fumo di sigaretta), sia i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari arteriosclerotiche: quelle condizioni che, se presenti in individui senza manifestazioni cliniche di patologia, ne favoriscono l'insorgenza (livelli elevati di pressione arteriosa e di colesterolemia, dislipidemie, diabete mellito, sovrappeso e obesità, indicatori di infiammazione, fattori trombogenici).
  Tra questi fattori alcuni, come la colesterolemia, la pressione arteriosa, il sovrappeso e l'obesità, sono largamente influenzati dallo stile di vita e quindi potenzialmente modificabili. I fattori di rischio non modificabili sono rappresentati dall'età, dal sesso e dalla familiarietà.
  Sulla base dell'indagine condotta dall'Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare, tra il 2008 e il 2012, e dall'istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l'Associazione Italiana Medici Cardiologi Ospedalieri, è stato possibile stimare in 20 regioni, attraverso misure dirette effettuate su campioni rappresentativi della popolazione adulta, la prevalenza standardizzata di queste condizioni, che ha evidenziato come in età adulta (35-79 anni) sono ipertesi il 52 per cento degli uomini (di cui il 37 per cento non consapevoli) e il 40 per cento delle donne (di cui il 32 per cento non consapevoli); l'ipercolesterolemia è presente nel 39 per cento degli uomini (il 34 per cento di questi sono inconsapevoli) e nel 42 per cento delle donne (37 per cento inconsapevoli).
  Il Piano Nazionale di Prevenzione (PNP), già nel 2005, ha incluso tra le aree prioritarie di intervento le malattie cardiovascolari attraverso una strategia complessiva di prevenzione, che comprende la promozione della salute e dei corretti stili di vita della popolazione e l'identificazione precoce dei soggetti in condizione di rischio.
  Il nuovo PNP 2014-2018, adottato nella Conferenza Stato – regioni con l'Intesa 13 novembre 2014, al fine di ridurre la morbosità, la mortalità e le disabilità premature delle malattie croniche non trasmissibili, tra cui le malattie cardiovascolari, ha per la prima volta individuato per tutte le regioni l'obiettivo dell'identificazione precoce (popolazione target: soggetti di età 45-60 anni) delle persone in condizioni di rischio aumentato per tali malattie.
  Per le malattie cardiovascolari, l'obiettivo citato trae origine da una « best practice» valorizzata nell'ambito del Programma del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) 2009: «Attivazione di un progetto di prevenzione cardiovascolare primaria sul modello dei programmi di screening oncologico (IV screening)» e 2013 «Programma organizzato di screening del rischio cardiovascolare finalizzato alla prevenzione attiva nei soggetti cinquantenni» (Cardio 50) che, partendo dalla regione Veneto, oggi coinvolge 22 Aziende Sanitarie Locali in 12 regioni italiane.
  I progetti hanno utilizzato il modello organizzativo degli « screening» oncologici di popolazione per intervenire sui fattori di rischio modificabili attraverso un approccio coordinato, multidisciplinare e integrato, orientato ad offrire una risposta sistemica e strutturata alla prevenzione delle malattie cardiovascolari.
  Il PNP prevede, una volta individuata una o più condizioni a rischio: soggetto in sovrappeso, iperteso, dislipidemico, iperglicemico, fumatore, sedentario, consumatore di bevande alcoliche, che il soggetto sia indirizzato, se necessario, verso una adeguata presa in carico sistemica, in grado di potenziare le risorse personali («empowerment» individuale) per l'adozione consapevole degli stili di vita corretti o, quando necessario, verso idonei percorsi terapeutico-assistenziali multidisciplinari.
  Le azioni del PNP, perciò, si attuano sia attraverso strategie di popolazione (di comunità) che strategie sull'individuo.
  Le strategie di comunità prevedono programmi di promozione della salute e, in particolare, di stili di vita e ambienti favorevoli alla salute della popolazione.
  Tali programmi sono finalizzati a creare le condizioni per rendere agevole l'adozione di comportamenti salutari, attraverso l'impiego di diverse componenti: ciclo di vita, « setting» (scuole, ambienti di lavoro, comunità locali, servizio sanitario), e intersettoriale (politiche educative, sociali, di pianificazione urbana, dei trasporti, dell'agricoltura, ecc.), con il coinvolgimento («empowerment» di comunità) di tutti i livelli interessati, dai responsabili politici alle comunità locali.
  Dette strategie fanno riferimento al Programma «Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari», approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 maggio 2007, che ha avviato tale processo «intersettoriale» per interventi volti sia a modificare i comportamenti individuali non salutari (alimentazione non corretta, sedentarietà, tabagismo, uso dannoso di alcol) sia a creare condizioni ambientali atte a favorire l'adozione di corretti stili di vita, e quindi ridefinire l'assetto urbanistico per favorire gli spostamenti a piedi o in bicicletta, migliorare l'offerta di alimenti sani, migliorare la qualità dell'aria, garantire ambienti di lavoro sicuri e sani, seguendo l'idea di diffondere salute in tutte le politiche.
  Il programma «Guadagnare salute» ha dato luogo alla collaborazione tra diversi settori, mediante lo sviluppo di intese e accordi nazionali con soggetti non sanitari, che hanno trovato ulteriore declinazione e rinforzo su scala regionale nei Piani Regionali di Prevenzione (PRP).
  Le strategie individuali sono basate sulla prevenzione dei fattori di rischio, comportamentali e intermedi, attraverso la loro identificazione precoce, la conseguente auspicabile modificazione delle condizioni di rischio individuate e l'applicazione di interventi trasversali, integrati con i percorsi terapeutico – assistenziali di presa in carico, allo scopo di prevenire o ritardare l'insorgenza delle complicanze più gravi.
  È quindi essenziale, per la riduzione del rischio di mortalità e di disabilità evitabili nel breve – medio termine, l'identificazione più precoce possibile dei soggetti in condizioni di rischio aumentato per malattie croniche non trasmissibili (comprese le dislipidemie familiari per patologie cardiovascolari) o di quelli che, in assenza di sintomatologia evidente, ne siano già affetti, e la loro conseguente presa in carico da parte del Servizio Sanitario Nazionale.
  Il Documento di valutazione del PNP, adottato in Conferenza Stato – regioni con l'Accordo del 25 marzo 2015, prevede che tutte le regioni predispongano entro il 2018 programmi di fattibilità per questo obiettivo e procedano anche alla loro realizzazione.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

malattia

malattia del sangue

mortalita'