ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/07016

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 523 del 17/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: FEDRIGA MASSIMILIANO
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Data firma: 17/11/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GUIDESI GUIDO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 17/11/2015


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI delegato in data 17/11/2015
Stato iter:
18/11/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 18/11/2015
Resoconto GUIDESI GUIDO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
 
RISPOSTA GOVERNO 18/11/2015
Resoconto CASTIGLIONE GIUSEPPE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI)
 
REPLICA 18/11/2015
Resoconto GUIDESI GUIDO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 18/11/2015

SVOLTO IL 18/11/2015

CONCLUSO IL 18/11/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-07016
presentato da
FEDRIGA Massimiliano
testo di
Martedì 17 novembre 2015, seduta n. 523

   FEDRIGA e GUIDESI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali . — Per sapere – premesso che:
   il made in Italy alimentare nel settore lattiero caseario è dominato dalla multinazionale del latte francese Lactalis, che ha acquisito i più grandi marchi nazionali: Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli. Un terzo del mercato del latte si trova, quindi, a sottostare a questo operatore straniero che impone unilateralmente agli allevatori le proprie condizioni e di fatto sottopaga il latte italiano al di sotto dei costi di produzione, e incassa dai consumatori 1,4 miliardi di euro l'anno;
   esiste, a giudizio degli interroganti, un evidente squilibrio contrattuale tra le parti che determina un abuso, da parte dei trasformatori, dovuto alla loro maggiore forza economica sul mercato con una imposizione di condizioni ingiustificate e gravi;
   le stalle ormai stanno facendo i conti con una remunerazione che rende impossibile resistere. Il prezzo del latte fresco si moltiplica di ben quattro volte dalla stalla allo scaffale, con un ricarico del 317 per cento;
   agli allevatori vengono corrisposti in media 34 centesimi al litro, questo ha causato una perdita di 550 milioni di euro in un anno, mentre al consumo il costo medio per il latte di alta qualità è di circa 1,5 euro al litro. Il prezzo riconosciuto agli allevatori non copre neanche i costi per l'alimentazione degli animali, perché viene pagato al di sotto dei costi di produzione, con una riduzione dei compensi di oltre il 20 per cento rispetto allo scorso anno e su valori inferiori a quelli di venti anni fa;
   il settore lattiero caseario rappresenta la voce più importante dell'agroalimentare italiano, con 35 mila imprese di allevamento, oltre la metà delle quali (55 per cento si trova in zone montane o svantaggiate, per una produzione complessiva di latte bovino che ammonta a 11 milioni di tonnellate con un valore di 28 miliardi di euro e 180 mila gli occupati nell'intera filiera;
   nel solo 2015, in tutto il Paese, sono state 1.000 le stalle che hanno cessato l'attività, il 60 per cento delle quali in montagna, con una media di una stalla su cinque, con effetti drammatici sull'economia, sulla sicurezza alimentare e sul presidio ambientale nonché sull'occupazione; si stima che ad oggi si siano persi circa 32mila posti di lavoro, dei quali 4mila nel 2015. Queste chiusure causano un aumento delle importazioni dall'estero di latte, infatti, per ogni milione di quintali di latte importato in più scompaiono 17mila mucche e 1.200 occupati in agricoltura;
   il nostro Paese è oramai dipendente dall'estero per quasi la metà del proprio fabbisogno, ad esempio, per il latte a lunga conservazione tre cartoni su quattro venduti in Italia sono stranieri. Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, ma anche concentrati, cagliate, semilavorati e polveri per diventare mozzarelle, formaggi o latte italiani, all'insaputa dei consumatori a causa dell'assenza dell'obbligo di indicazione in etichetta del luogo di origine del latte;
   nei giorni scorsi, in numerose regioni italiane, davanti ai principali stabilimenti si sono susseguite molteplici manifestazioni degli allevatori – la cosiddetta «guerra del latte» – che protestano contro l'inarrestabile ribasso del prezzo del latte, che porta alla irrevocabile «morte» della zootecnia da latte italiana;
   il 12 novembre 2015, si è tenuto, presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali un «tavolo latte» tra produttori e industriali per raggiungere una intesa sul prezzo. La trattativa sembra essersi conclusa con un nulla di fatto. Sembra che la proposta fosse stata quella di portare il prezzo del latte a 37 centesimi al litro e per soli due mesi – proposta che, a parere degli interroganti, si può definire un «insulto» al lavoro degli allevatori, perché comunque al di sotto della soglia necessaria per coprire i costi di produzione e in spregio alle nove norme sui contratti annuali –, alla quale Lactalis sembra aver risposto con un solo centesimo in più al litro, ovvero da 34 a 35 centesimi. Si stima che per coprire i costi di produzione ed avere un prezzo equo del latte alla stalla questo dovrebbe essere non inferiore a 40 centesimo al litro;
   a seguito di questo fallimento del tavolo la protesta degli allevatori è arrivata, il 13 novembre, fino alla sede a Roma della Autorità garante della concorrenza e del mercato (antitrust) dove gli allevatori hanno chiesto di far luce sugli abusi di dipendenza economica a danno dei produttori. Comportamenti scorretti nel pagamento del latte si sono verificati anche in Spagna prima e in Francia poi, dove sono state condannate le principali industrie lattiero-casearie, molte delle quali, operano anche sul territorio italiano –:
   quali ulteriori iniziative il Ministro interrogato intenda mettere in atto, a supporto dell'intera filiera in ragione del particolare momento che sta attraversando, al fine di consentire agli allevatori di avere un'equa remunerazione, un giusto prezzo, nonché regole trasparenti sulle produzioni lattiero-casearie, condizioni queste indispensabili affinché si possa garantire agli allevamenti di poter continuare a lavorare. (5-07016)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 18 novembre 2015
nell'allegato al bollettino in Commissione XIII (Agricoltura)
5-07016

  Il Governo è impegnato da mesi nella tutela del reddito degli allevatori e nel sostegno alla produzione nazionale lattiero casearia. A dimostrazione fattiva di tale priorità abbiamo messo in campo un piano di azioni concrete e urgenti.
  Ricordo, da ultimo, il disegno di legge di stabilità 2016, all'esame del Senato, che prevede l'innalzamento dell'aliquota di compensazione IVA dall'8,8 al 10 per cento per i produttori di latte, con un conseguente significativo risparmio fiscale per le aziende dei settore, nonché la soppressione dell'Irap per le imprese agricole e dell'Imu sui terreni agricoli con importanti benefici per il settore lattiero-caseario.
  Tali misure si aggiungono a quelle già assunte con il decreto-legge n. 51 del 2015 che ha inteso tutelare i produttori, spesso parte debole dei contratti di cessione del latte. Con tale provvedimento abbiamo altresì previsto che i contratti debbano essere scritti e avere la durata minima di un anno, oltre a contenere l'indicazione espressa del prezzo. Con la stessa norma abbiamo consentito la rateizzazione in tre anni delle multe per l'ultima campagna lattiera e ampliato le possibilità di compensazione tra produttori, consentendo di accedere a questo beneficio a 1260 allevatori prima esclusi dalla Legge Zaia.
  È stato peraltro costituito un gruppo di lavoro per la definizione, a livello nazionale, di un sistema di indicizzazione del valore del latte alla stalla, condiviso dagli attori della filiera con il compito di individuare, con l'eventuale supporto tecnico e metodologico di ISMEA, un indicatore sintetico che consenta di identificare in maniera oggettiva i prodotti, i mercati e gli input rappresentativi delle dinamiche del mercato lattiero e idonei a ridurre al minimo la soggettività delle scelte.
  Faccio presente altresì che, nei giorni scorsi, abbiamo trasmesso all'Antitrust le numerose segnalazioni ricevute in merito al rispetto delle norme sui contratti di vendita del latte e sull'applicazione dell'articolo 62, come modificato dal richiamato decreto-legge n. 51 del 2015.
  Nell'ambito di tale segnalazione, abbiamo anche trasmesso i risultati delle valutazioni dei costi medi di produzione elaborati da Ismea ai sensi del richiamato decreto-legge.
  Mi preme poi evidenziare il piano straordinario di promozione del consumo di latte fresco attraverso campagne informative e attività promozionali, la promozione dell'export dei prodotti lattiero-caseario italiani (i formaggi Dop italiani saranno protagonisti di specifiche azioni nell'ambito del piano straordinario per il Made in Italy, previsto dalla legge di Stabilità 2015) e il sostegno agli impianti per il biometano di aziende zootecniche.
  Al riguardo, preciso che, per stimolare l'integrazione al reddito degli allevatori, il Mipaaf intende sostenere gli investimenti in impianti di biometano per la valorizzazione delle biomasse residuali e dei sottoprodotti della lavorazione agricole.
  Ricordo infine che i fondi europei per l'acquisto di alimenti a sostegno degli indigenti (Fead), saranno utilizzati per l'acquisto di formaggi Dop, con evidente beneficio anche delle produzioni nazionali. Tale strumento che prevede una dotazione finanziaria pari a 25 milioni di euro potrà essere ulteriormente rafforzato da eventuali interventi regionali, in particolare delle regioni di maggiore produzione come la Lombardia. Resta fermo l'impegno del Ministero a favorire anche la prosecuzione del dialogo tra le componenti della filiera, affinché si arrivi ad un accordo che vada a vantaggio dell'intero sistema lattiero e che tenga in considerazione le legittime aspettative degli allevatori.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

soppressione di posti di lavoro

produzione di latte

azienda lattiera