ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/06941

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 519 del 11/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: MAZZOLI ALESSANDRO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 11/11/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BORGHI ENRICO PARTITO DEMOCRATICO 11/11/2015


Commissione assegnataria
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 11/11/2015
Stato iter:
19/11/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 19/11/2015
Resoconto MAZZOLI ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 19/11/2015
Resoconto VELO SILVIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
REPLICA 19/11/2015
Resoconto MAZZOLI ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 19/11/2015

SVOLTO IL 19/11/2015

CONCLUSO IL 19/11/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-06941
presentato da
MAZZOLI Alessandro
testo di
Mercoledì 11 novembre 2015, seduta n. 519

   MAZZOLI e BORGHI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
   nel 2003 un'operazione dei carabinieri per la tutela ambientale ha messo in luce un traffico illecito di rifiuti, prodotti in impianti delle regioni Lombardia, Veneto, Toscana e Campania e smaltiti in tre siti di ripristino ambientale del viterbese: Vetralla, Castel Sant'Elia e Capranica;
   in un'area complessiva di circa 4 ettari per una profondità di io metri sono stati collocati 700 mila metri cubi di rifiuti, corrispondenti ad un giro di affari di circa 2 milioni e 500 mila euro;
   il 10 febbraio 2003 l'Arpa comunicava al Nas di Viterbo che 2 campioni su 9 dei rifiuti appena scaricati in impianto e sull'intera area sottoposta a recupero superavano, rispetto al parametro COD (domanda chimica di ossigeno), i limiti previsti dalla tabella di cui all'allegato III del decreto ministeriale 5 febbraio 1998; i fanghi di cartiera, oggetto dell'indagine, raggiungevano il valore di 911 rispetto ad un limite di 90 e si erano innescati fenomeni di fermentazione e di conseguente inquinamento delle falde acquifere;
   nei tre siti sono stati riscontrati valori di piombo, zinco, alluminio, ferro, cadmio e rame di gran lunga superiori rispetto a quelli imposti dal decreto legislativo n. 152 del 1999 sulla tutela delle acque dall'inquinamento e dal decreto ministeriale n. 471 del 1999 relativamente alle acque sotterranee;
   i rifiuti partivano dal consorzio «Milano pulita» e giungevano a Viterbo dopo essere stati sottoposti ad un trattamento di soli 30 minuti nei centri di stoccaggio, quando invece occorrono ben 90 giorni per la trasformazione del rifiuto in «ammendante» (materia prima lecitamente conferita nei centri di ripristino ambientale);
   il 25 luglio 2003 la provincia di Viterbo, informata della situazione con forte ritardo, effettuava un sopralluogo presso l'impianto, ma a quel punto il cumulo di rifiuti oggetto dei controlli non era più rintracciabile né era più possibile ricostruire i flussi dei materiali pervenuti e la loro gestione da parte delle ditte coinvolte;
   i controlli dell'Arpa del dicembre 2004 e del gennaio 2005 hanno accertato che il materiale scaricato nelle cave non rispettava la proporzione di miscelazione – 70 per cento terra e 30 per cento rifiuti – e non presentava le caratteristiche chimico-fisiche per essere utilizzato come materiale per il recupero ambientale;
   nel maggio 2005 i tre siti sopra citati vengono posti sotto sequestro dall'autorità giudiziaria; gli interventi di messa in sicurezza iniziati successivamente non sono stati completati e le operazioni di bonifica non hanno mai avuto inizio;
   il processo – denominato «Giro d'Italia – ultima tappa Viterbo» – iniziato nel 2005 con 15 imputati accusati di falso ideologico e attività organizzata per traffico illecito di rifiuti, si è concluso con la prescrizione dei reati nel 2012 –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere, anche promuovendo una verifica da parte del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, al fine di accertare lo stato dei siti di ripristino ambientale del viterbese Vetralla, Castel Sant'Elia e Capranica ed escludere rischi per la salute dei cittadini, per l'ecosistema e per la filiera agroalimentare. (5-06941)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 19 novembre 2015
nell'allegato al bollettino in Commissione VIII (Ambiente)
5-06941

  A seguito di operazioni dei Carabinieri per la tutela ambientale è stato scoperto un importante traffico illecito di rifiuti prodotti in impianti delle regioni Lombardia, Veneto, Toscana e Campania e destinato verso siti di ripristino ambientale localizzati presso Vetralla, Castel Sant'Elia e Capranica nella provincia di Viterbo.
  Le indagini, condotte anche da tecnici di ARPA, hanno accertato che tali rifiuti, costituiti da fanghi di cartiera, non solo non venivano sottoposti alle operazioni di trattamento necessarie a stabilizzare e trasformare la sostanza organica in essi contenuta, ma venivano scaricati, praticamente tal quali, senza procedere neppure alla necessaria miscelazione con il terreno.
  Il mancato completamento di tali operazioni avrebbe determinato fenomeni di fermentazione della sostanza organica e il conseguente inquinamento delle falde acquifere.
  Al riguardo si deve rappresentare che i tre siti del viterbese sono stati oggetto di campionamento ai fini della successiva caratterizzazione.
  Ad ogni modo, pare necessario evidenziare in questa sede che le competenze predisposte dall'ordinamento per affrontare casi quali quello in oggetto sono affidate agli enti territoriali specificamente interessati.
  In particolare spettano alla Regione, in base all'articolo 242 del decreto legislativo n. 152 del 2006, le competenze concernenti la doverosa attività di provvedere del soggetto inquinatore, mentre, ai sensi del successivo articolo 250, ove quest'ultimo non si attivi, le procedure e gli interventi necessari sono realizzati d'ufficio dal comune territorialmente competente, ovvero, in via sostitutiva per il caso in cui il comune si renda inadempiente, dalla Regione.
  Infine, attiene alla provincia la responsabilità dei controlli concernenti gli interventi di bonifica nonché il monitoraggio ad essi conseguenti, così come la responsabilità di quelli in materia di gestione illecita di rifiuti.
  Il Ministero dell'ambiente si farà carico comunque di monitorare adeguatamente lo svolgimento della vicenda, anche al fine dell'eventuale esercizio dei poteri sostitutivi previsti dell'ordinamento nei confronti degli enti territoriali competenti, nel caso in cui si rendano inadempienti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

lotta contro l'inquinamento

protezione delle acque

rifiuti