ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/06717

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 506 del 20/10/2015
Firmatari
Primo firmatario: DA VILLA MARCO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 20/10/2015


Commissione assegnataria
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 20/10/2015
Stato iter:
24/03/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 24/03/2016
Resoconto FERRI COSIMO MARIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (GIUSTIZIA)
 
REPLICA 24/03/2016
Resoconto DA VILLA MARCO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 20/10/2015

SOLLECITO IL 04/01/2016

DISCUSSIONE IL 24/03/2016

SVOLTO IL 24/03/2016

CONCLUSO IL 24/03/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-06717
presentato da
DA VILLA Marco
testo di
Martedì 20 ottobre 2015, seduta n. 506

   DA VILLA. — Al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:
   nei mesi di luglio e agosto 2015, la stampa locale ha riportato numerosi gravi episodi che hanno interessato la casa circondariale maschile di Santa Maria Maggiore, Venezia, o che hanno coinvolto, presso altre strutture, cittadini in essa detenuti o agenti di polizia penitenziaria a essa assegnati; ci si riferisce, in particolare, a una tentata evasione dall'ospedale civile da parte di un detenuto marocchino, già autore di un'aggressione a due agenti nel carcere e poi ricoverato per accertamenti nel reparto di psichiatria, impedita dagli agenti della polizia penitenziaria a prezzo del ferimento di due di essi (La Nuova Venezia, 2 agosto 2015, p. 16, e Il Gazzettino, 1 agosto 2015, p.5, e, precedentemente, La Nuova Venezia, 31 luglio 2015, p. 18 e Il Gazzettino, 30 luglio 2015, p. 4); al tentato suicidio da parte di un detenuto straniero, mediante l'innesco di un incendio prontamente sventato da tre guardie a costo di un'intossicazione (La Nuova Venezia, 15 luglio 2015, p. 20); al ferimento di un agente, violentemente colpito alla mano nel tentativo di sedare una rissa (sempre La Nuova Venezia, 31 luglio 2015, p. 18); e infine all'aggressione da parte di un detenuto veneziano a un agente della penitenziaria, culminata nell'amputazione a morsi della falange del suo dito indice (Corriere del Veneto, 30 luglio 2015, p. 11; La Nuova Venezia, 30 luglio 2015, p. 17; Il Gazzettino, 30 luglio 2015, p.10);
   l'apprendere i fatti sopra indicati indusse l'interrogante a effettuare, il 6 agosto 2015, una visita ispettiva presso il carcere maschile veneziano;
   già nella sua relazione sulle attività svolte nel 2014, rilasciata il 31 dicembre 2014, il Garante dei diritti delle persone private o limitate nella libertà personale del comune di Venezia, dottor Steffenoni, in merito alla Casa circondariale di Santa Maria Maggiore, evidenziava criticità importanti quali: la necessità per gli agenti di polizia penitenziaria che accompagnano i detenuti ai colloqui, o svolgono altre funzioni ai piani, di un continuo andirivieni a piedi per i tre piani di scale, a causa sia dello spostamento della loro posizione dall'interno delle varie sezioni a un ufficio al piano terra, sia del fatto che le due rotonde che danno accesso alle sezioni del secondo e terzo piano non sono mai state rese agibili nelle ristrutturazioni dell'immobile; le difficoltà, che riguarderebbero in modo particolare Venezia e non altrettanto spesso le carceri di altre sedi, a permettere ai detenuti stranieri di poter effettuare telefonate ai familiari, anche solo straordinarie, difficoltà che deriverebbero da indisponibilità a collaborare delle rispettive ambasciate e consolati; le lunghe attese (almeno otto mesi) per poter fruire di accessi al lavoro, spesso per un solo mese; la inutilizzabilità del giardino per i colloqui, per il ripristino del quale le numerose candidature di detenuti a prestare 7 proprio lavoro gratuitamente, sono state respinte dalla direzione per asseriti problemi d copertura assicurativa; la consuetudine di affidare al carcere, e non come previsto ad apposite celle di sicurezza presso le caserme, la custodia di persone arrestate in flagranza di reato e destinate al processo per direttissima; il numero non irrilevante di celle inutilizzate in quanto inagibili per irrisori problemi di manutenzione; la condizione di sostanziale autogestione dei detenuti per gran parte della giornata, a causa delle carenze nella sorveglianza dinamica e dell'affidamento pressoché esclusivo a quella con telecamere; una insufficiente illuminazione diurna;
   nel seguito, la stampa locale, oltre a ribadire le gravi carenze di organico e il sovraffollamento di detenuti, ha portato alla luce svariate situazioni critiche: la carenza di asciugamani per l'igiene personale (Gente Veneta, 28 agosto 2015, p. 11); lo stato di agitazione del personale in atto dal primo agosto; l'usura delle strutture, quali i camminamenti senza sufficienti protezioni, interrotti o inaccessibili per il pericolo di crolli; un rapporto, per piano, di uno a sessanta tra agenti di polizia penitenziaria e detenuti, la cui libera circolazione sui piani si traduce, anche per il quasi totale blocco delle attività diurne (formazione, computer, lavoro: vedasi La Nuova Venezia, 17 settembre 2015, p. 19), in un mero bighellonare che crea infinite occasioni di tensione, minacce e aggressioni a danno degli agenti (Il Gazzettino, 12 settembre 2015, p. 6 e La Nuova Venezia, 12 settembre 2015, p. 19); la rivolta dei detenuti del 12 settembre 2015, con rogo di lenzuola, lanci di generi alimentari e imbrattamento dei locali, vetrate infrante, danneggiamento dei cancelli delle celle, allagamento di alcune zone, perforazione delle bombole di gas in dotazione alle celle per il caffè (con perdite potenzialmente rischiose) e infine il dodicesimo ferimento (per intossicazione, prognosi di cinque giorni) di un agente in poco più di due mesi; il mancato funzionamento di impianti di videosorveglianza efficienti, dovuto alla carenza di manutenzione; l'inesistenza di impianti di automazione nelle sezioni, che sarebbero utili a mettere in sicurezza l'opera degli agenti (Corriere del Veneto, 13 settembre 2015, p. 15 e Il Gazzettino, 13 settembre 2015, p.6); lo sciopero della fame dei detenuti, che avrebbe coinvolto ben 120 di essi (Corriere del Veneto, 17 settembre 2015, p. 11); la protesta dei detenuti del braccio sinistro, che hanno impedito agli agenti di riportarli nelle celle a conclusione della giornata di libertà nel reparto, avanzando poi una serie di rivendicazioni che riflettono alcune delle criticità più volte lamentate a proposito della gestione del carcere, come la richiesta di poter eleggere i propri rappresentanti nella commissione cultura (l'unica sede in cui potrebbero discutere le loro esigenze), lo sblocco dei permessi per il lavoro e dei permessi agli stranieri per telefonare ai familiari all'estero (ci sono detenuti da tre anni agli arresti che ancora non sono riusciti a farlo), e una maggiore facilità a ottenere colloqui nel parlatorio (La Nuova Venezia, 17 settembre 2015, p. 19); alle proteste dei detenuti, che vanno a sommarsi ai forti disagi ed agitazione del personale, non risulta agli interroganti che la direzione abbia risposto con qualche concessione, ma limitandosi a trasferire i venti detenuti individuati come gli ispiratori della protesta, destando negli osservatori l'impressione di una possibile rappresaglia (La Nuova Venezia, 26 settembre 2015, p. 18); infine, l'ennesimo ferimento (per percosse: cinque giorni di prognosi) di un agente della Penitenziaria a opera di un detenuto, che l'agente aveva appena salvato da un tentativo di suicidio (Il Gazzettino, 3 ottobre 2015, p.7);
   da più parti politiche della città, tra le quali la consigliera comunale del MoVimento 5 Stelle Elena La Rocca (La Nuova Venezia 8 agosto 2015, p. 21), è stato sollecitato lo spostamento del carcere, data l'inadeguatezza della sede costruita nel 1926 e mai da allora significativamente rinnovata, e si è richiesto che la città metropolitana definisca da subito l'area per il nuovo carcere e si adoperi per reperire i finanziamenti, ricavando una parte dei fondi da una diversa destinazione d'uso dell'edificio dell'attuale casa circondariale (La Nuova Venezia, 13 settembre 2015 p. 22);
   la visita ispettiva di agosto ha consentito all'interrogante di rilevare – oltre a elementi già ricordati sopra e che, quindi, non occorre ribadire – alcune situazioni delicate: il ristoro per gli agenti è chiuso; il servizio di mensa è ritenuto inadeguato; mancano presidi di sicurezza come le maschere antigas, importantissime per prevenire le intossicazioni che possono derivare da principi di incendio, più o meno dolosi; non esiste un sistema di protocollo informatico; il monitor della portineria è guasto, così come risultano non funzionanti diversi monitor della sala regia, per l'allestimento della quale sono state sostenute ingenti spese, senza però che sia stato nemmeno previsto un bando per la sua manutenzione (come conferma Il Gazzettino, 12 settembre 2015, p. 6); la seconda scala è chiusa; il secondo cancello accusa un malfunzionamento che impedisce di chiuderlo;
   un capitolo a parte merita la situazione di carenza dell'organico abbinata al sovraffollamento di detenuti, come appurata dall'interrogante e denunciata da svariati articoli di stampa: senza scendere nei dettagli, anche in omaggio al riserbo che è opportuno mantenere in proposito, la situazione rappresentata dagli organi di stampa (tra i tanti, Corriere del Veneto, 13 settembre 2015, p. 15), di circa 260 detenuti a fronte di una capienza per 160, e circa 100/120 unità di personale, in luogo di circa 180, consta all'interrogante essere molto vicina al vero; per coprire questa situazione, è necessario imporre turni di 8 ore anziché 6, con il conseguente aggravio per un personale già messo fortemente sotto pressione dalle condizioni sopra descritte; fatalmente, alcuni servizi rimangono sguarniti (in particolare, i servizi in cui sarebbero previsti due operatori, come la sala regia);
   da ultimo, risultano quanto meno controverse alcune scelte della direzione della casa circondariale maschile di Santa Maria Maggiore, in particolar modo quella, apertamente contestata dal Coordinamento nazionale polizia penitenziaria di Venezia, di affidare il comando dell'istituto penitenziario a un sovrintendente) nonostante fossero disponibili in servizio tre persone appartenenti al grado superiore di ispettore, ruolo per il quale lo stesso regolamento prevede la possibilità che possano sostituire il direttore in caso di sua assenza (La Nuova Venezia, 4 settembre 2015, p. 20) –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa, e in particolare dei problemi di personale e organizzativi, e delle criticità conseguenti allo stato delle strutture della Casa Circondariale maschile di Santa Maria Maggiore;
   se e quali provvedimenti intenda assumere il Ministro, alla luce di quanto esposto in premessa per ripristinare le congrue condizioni di ordine e salvaguardia di chi lavora nel carcere maschile del capoluogo veneto, e di dignitosa permanenza in sicurezza per i detenuti;
   quali iniziative intenda eventualmente assumere con urgenza per:
    a) ripristinare l'agibilità delle celle attualmente inagibili per irrisori problemi di manutenzione;
    b) garantire il funzionamento degli impianti di videosorveglianza e dei monitor, assicurandone la corretta manutenzione;
    c) ridurre i tempi per l'autorizzazione degli accessi al lavoro per i detenuti, e aumentarne la durata;
    d) fare in modo che non gravi sul carcere in questione la custodia di persone arrestate in flagranza di reato e destinate al processo per direttissima, e che esse siano assegnate ad apposite celle di sicurezza presso le caserme;
    e) rendere agibili le due rotonde che danno accesso alle sezioni del secondo e terzo piano. (5-06717)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 24 marzo 2016
nell'allegato al bollettino in Commissione II (Giustizia)
5-06717

  Con l'interrogazione in esame, l'Onorevole Da Villa segnala una serie criticità rilevate presso l'istituto penitenziario di Venezia S.M. Maggiore nel corso della scorsa estate. L'assetto articolato dell'atto ispettivo in esame, richiede che la risposta sia declinata, sia pur schematicamente, in relazione ai vari profili sollevati.
  In via preliminare, appare opportuno procedere ad una breve analisi degli episodi critici verificatisi durante la scorsa estate, ripercorsi nell'atto ispettivo in esame. Si è trattato di episodi indubbiamente gravi, che si sono però succeduti in un arco temporale circoscritto e ad opera di un ristretto gruppo di soggetti.
  Sul punto, deve evidenziarsi che, nonostante la coincidenza temporale, le aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria ricordate dall'interrogante devono essere tenute distinte dalle manifestazioni di protesta e dai disordini che si sono verificati negli stessi giorni. Il grave episodio nel quale l'assistente capo della Polizia Penitenziaria, è stato aggredito e morso ad una mano, è stato commesso da un detenuto con problemi psichiatrici, che, all'esito dell'osservazione psichiatrica disposta ai sensi dell'articolo 112, comma 1, decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, è risultato essere affetto da «Disturbo evitante di personalità e Disturbo ossessivo-compulsivo in soggetto con storia di poliabuso di sostanze e dipendenza da alcool». Proprio in considerazione alla sopravvenuta ed accertata infermità psichica, il condannato è stato trasferito presso l'ex O.P.G. di Reggio Emilia, su disposizione dell'Autorità Giudiziaria.
  Le manifestazioni di protesta avvenute tra il 10 ed il 16 settembre, citate dall'Onorevole interrogante, invece, hanno avuto carattere sostanzialmente pacifico e sono state realizzate con la battitura delle inferriate da parte dei detenuti, che intendevano, in questo modo, esprimere sostegno alla richiesta, avanzata dall'On. Marco Pannella, di un provvedimento generale di clemenza.
  È però accaduto che, in concomitanza con tale dimostrazione, lungo il perimetro esterno dell'istituto, alcuni gruppi di persone dessero vita ad una manifestazione di solidarietà non autorizzata nei confronti dei detenuti, nella quale sono stati lanciati petardi lungo il muro di cinta e pronunciati slogan anticarcerari.
  Con il ripristino della sorveglianza armata e l'intervento di due pattuglie inviate dalla Questura, la situazione è stata, tuttavia, rapidamente ricondotta alla normalità.
  Solo nella giornata dell'11 settembre, perdurando la protesta interna, si è registrato un episodio più serio, nel quale alcuni detenuti hanno lanciato nel corridoio indumenti, giornali, lenzuola e pezzi di spugna incendiati. Tuttavia, l'intervento immediato ed efficace del personale ha consentito di domare le fiamme e di scongiurare il prodursi di danni alle persone presenti e all'edificio, senza che si determinassero ulteriori scontri tra detenuti e polizia penitenziaria.
  Quanto allo sciopero della fame ricordato nell'atto ispettivo, lo stesso ha riguardato 84 detenuti che rivendicavano l'emanazione di un atto di clemenza generale, ma si è trattato di un episodio di protesta circoscritto, che si è rapidamente concluso dopo due giorni.
  Con riferimento alle carenze strutturali dell'edificio, dettagliatamente illustrate nell'atto ispettivo, si rappresenta che il fabbricato – risalente, nel suo assetto fondamentale al 1926 – ha richiesto, nell'ultimo decennio, importanti interventi di ristrutturazione delle componenti strutturali fondamentali (reparti detentivi, caserma agenti, uffici del personale ecc.).
  I citati interventi, eseguiti con l'ausilio del Provveditorato alle Opere Pubbliche di Venezia, hanno consentito di adeguare tutte le sezioni detentive al regolamento decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230, specie con riguardo alla dotazione dell'acqua calda sanitaria nei servizi igienici e nel posto doccia all'interno delle stanze detentive.
  Per gli ulteriori interventi in programma, ovvero le rotonde sui piani e il muro di cinta, la competente articolazione ministeriale ha comunicato che il Provveditorato regionale ha formalmente conferito l'incarico per la progettazione e la quantificazione dei costi al Provveditorato alle Opere Pubbliche.
  Con riguardo alla questione dell'automazione dei cancelli dei piani, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria ha riferito che il Provveditorato regionale ha incaricato il proprio Ufficio tecnico della redazione di un progetto da sottoporre alla Cassa delle Ammende.
  Sul punto, preme evidenziare che le carenze relative ai dispositivi di sicurezza e, segnatamente, della sala regia, delle telecamere, della rilevazione di fumi, delle porte di sicurezza, sono note all'Amministrazione, che sta provvedendo di volta in volta con gli interventi che si rendono necessari.
  Il tema della sicurezza è ovviamente una delle priorità dell'azione del Ministero, infatti per i dispositivi appositi delle strutture penitenziarie si sta valutando, per il 2016, un supporto ulteriore rispetto alle dotazioni di bilancio con risorse aggiuntive costituite dai fondi FUG. Nel limite delle risorse disponibili pertanto anche il carcere di Venezia potrà giovarsi di tale intervento.
  Con riguardo, infine, ai problemi di piccola manutenzione delle camere detentive, che ne pregiudicano la agibilità, la direzione – che ha già ottenuto l'approvazione dei relativi progetti dalla Cassa ammende – avvierà, già nel corso di quest'anno il loro risanamento, utilizzando anche l'attività di manodopera dei detenuti.
  Relativamente, poi, alle altre questioni sollevate dall'interrogante, si evidenzia quanto segue:
   per sopperire alle negligenze dei consolati di alcuni Paesi nel riscontrare le richieste di verifica di utenza telefonica e di parentela, volte a permettere le telefonate degli stranieri, la direzione del carcere, in coordinamento con la Magistratura di Sorveglianza, ha, già da tempo, scelto di autorizzare i detenuti, in via straordinaria, a telefonate periodiche, pur in assenza di dette verifiche, purché l'interessato abbia dato il consenso alla richiesta di informazioni presso il consolato;
   con riguardo alla sistemazione dell'area verde per i colloqui – che richiede la redazione preliminare di un progetto tecnico – la Direzione si è rivolta a volontari esterni che hanno assicurato la presentazione, a breve, dell'elaborato sulla base del quale verrà avanzata la proposta alla Cassa delle Ammende;
   quanto al tema dei soggetti arrestati in flagranza e collocati nelle celle dell'istituto penitenziario nelle more della celebrazione del giudizio direttissimo, si tratta di una misura necessitata dalla riferita ed attuale indisponibilità delle camere di sicurezza presso le Questure, che pertanto, allo stato, non può essere fronteggiata altrimenti.

  Per quanto concerne poi la situazione di sovraffollamento, deve premettersi che la capienza dell'Istituto Penitenziario di Venezia è di 161 posti, calcolati applicando ancora il parametro previsto dal decreto ministeriale del 1975 sull'abitabilità delle abitazioni civili, che considera 9 metri quadrati per ogni singolo occupante, cui si sommano 5 metri quadrati per ogni persona che condivide la camera di detenzione.
  Al termine dell'estate, erano presenti nell'istituto 280 detenuti, con un indice di sovraffollamento del 66 per cento.
  Per ricondurre il numero delle presenze nei limiti della capienza dell'istituto, sono stati adottati una serie di provvedimenti di trasferimento ad altri istituti del circondario di 57 detenuti, e si è, in tal modo, ottenuta una riduzione della popolazione carceraria dai 280 agli attuali 223 detenuti.
  È importante, però, rilevare, sul punto, che nonostante il persistente esubero dei presenti rispetto alla capienza detentiva, le prescrizioni della CEDU restano pienamente rispettate, posto che tutti i detenuti hanno a disposizione uno spazio non inferiore a 3 metri quadrati.
  Con riferimento alla lamentata carenza di personale di polizia penitenziaria, attualmente sono presenti 150 unità di personale sulle 181 previste dalle piante organiche. In proposito deve evidenziarsi che come in altri istituti penitenziari, anche a Venezia, al fine di assicurare la maggior efficienza della complessiva sorveglianza, si sta adottando una politica di utilizzazione dell'annuale monte ore di lavoro straordinario: lo scorso anno sono state assegnate 23.000 ore di lavoro straordinario e di queste, ne sono state utilizzate 21.343.
  Preme, comunque, sottolineare che la carenza di personale di diversi ruoli non ha mai limitato lo svolgimento delle attività trattamentali, le quali hanno avuto regolarmente luogo, nella convinzione condivisa da tutti della loro intrinseca importanza a fini risocializzanti e rieducativi.
  Quanto alla questione relativa alle sostituzioni del Comandante, in mancanza di corrispondenti figure del medesimo ruolo, le relative funzioni vengono, allo stato, svolte da un ispettore.
  Infine, relativamente allo stato d'agitazione del personale, verificatosi nel mese di agosto dello scorso anno, si rappresenta che il Provveditore regionale, nell'immediatezza della protesta, ha incontrato tutte le OO.SS. rappresentative del Comparto Sicurezza, alla presenza anche del direttore della C.C. di Venezia, del Comandante del Reparto f.f., e del Capo Area Giuridico pedagogica, per affrontare il tema «sicurezza» nelle sue molteplici sfaccettature e proporre diverse soluzioni volte a migliorare l'organizzazione complessiva dell'istituto penitenziario.
  Ciò che però preme evidenziare, è l'impegno che questo Governo sta profondendo per dare un nuovo volto all'esecuzione della pena, nello sforzo di dare concreta realizzazione al principio costituzionale della funzione rieducativa della pena e della responsabilizzazione del detenuto.
  In linea con tali ambiziosi obiettivi, infatti, dal 2014, è stato adottato, anche presso l'istituto veneziano, il regime a camere detentive aperte e, pertanto, sono state messe a disposizione dei detenuti numerose possibilità di socializzazione ed un ampio ventaglio di programmi rieducativi, che si avvalgono del contatto con la società esterna e promuovono il lavoro dei detenuti, proprio come auspicato nell'atto ispettivo.
  Grazie alla partecipazione della Società esterna – e, in particolare, delle Cooperative Sociali, delle Associazioni di Volontariato, dell'Amministrazione Comunale e degli altri Enti – all'opera di rieducazione e di reinserimento dei detenuti, sono stati avviati presso la struttura penitenziaria veneziana una serie di attività lavorative, di attività religiose, culturali e di istruzione, nonché corsi di formazione e di orientamento al lavoro.
  Attraverso la collaborazione di una cooperativa sociale, infatti, sono stati attivati all'interno dell'Istituto due laboratori, di serigrafia e pelletteria, che danno lavoro, anche grazie alle operazioni di sostegno al reddito, rispettivamente a 2 e 6 detenuti all'interno dei laboratori, per la durata di uno-due mesi.
  Dal 2014, inoltre, in collaborazione con un'altra cooperativa sociale, è stato avviato, a Mestre, un laboratorio di montaggio, noleggio e riparazione di biciclette nel quale lavorano detenuti in regime di lavoro all'esterno.
  Una quarantina di detenuti sono impiegati nel lavoro cosiddetto domestico, con il sistema della rotazione.
  Alcuni detenuti, inoltre, fruiscono del lavoro all'esterno o della semilibertà.
  È in corso una collaborazione con il comune di Venezia per le attività della biblioteca, in coordinamento con la Biblioteca Civica di Mestre e la Fondazione Querini Stampalia, in relazione al prestito dei libri ed anche alla fornitura gratuita di quotidiani in lingua straniera ai detenuti. La biblioteca, infatti, è un fondamentale riferimento culturale, non solo per la distribuzione dei libri, ma anche come momento di incontro e di stimolo culturale.
  Nell'intento di fornire ai soggetti prossimi alla scarcerazione, strumenti per la proficua ricerca di occupazione, è stato previsto un corso di formazione e di orientamento al lavoro, finanziato con fondi della Regione e condotto da operatori dell'Associazione di volontariato penitenziario.
  Tutte le iniziative già assunte, insieme all'importanza attribuita dal Governo al tema dell'esecuzione della pena, dimostrano l'impegno che il Ministero sta profondendo per migliorare in modo sostanziale la condizione di vita nelle carceri.
  Si rassicura, in ogni caso, l'onorevole interrogante che sarà curato, da parte del Ministero, un attento monitoraggio ed uno stretto controllo sull'istituto veneziano.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

detenuto

accesso alla professione

accesso all'occupazione