ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/05952

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 452 del 01/07/2015
Firmatari
Primo firmatario: BORGHESE MARIO
Gruppo: MISTO-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO - ALLEANZA PER L'ITALIA (API)
Data firma: 01/07/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
OTTOBRE MAURO MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE 01/07/2015


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 01/07/2015
Stato iter:
02/07/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 02/07/2015
Resoconto OTTOBRE MAURO MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
 
RISPOSTA GOVERNO 02/07/2015
Resoconto DE FILIPPO VITO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 02/07/2015
Resoconto OTTOBRE MAURO MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 02/07/2015

SVOLTO IL 02/07/2015

CONCLUSO IL 02/07/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-05952
presentato da
BORGHESE Mario
testo di
Mercoledì 1 luglio 2015, seduta n. 452

   BORGHESE e OTTOBRE. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   l'intesa raggiunta in Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano il 16 dicembre 2010, relativa alle «linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo», ha stabilito la permanenza dei punti nascita con un numero di parti all'anno pari o superiore a 500;
   tale requisito ha tolto, così, almeno il 30 per cento dei punti nascita presenti sul territorio nazionale, secondo i dati del 2013 forniti dalla banca dati SDO del Ministero della salute, senza tenere in considerazione della particolare situazione orografica delle regioni alpine, dove i punti nascita sono raggiungibili con notevole difficoltà, soprattutto nel periodo invernale che, come noto, in quelle zone è notevolmente prolungato, e dove c’è anche il problema della mancanza di bacino di utenza che, con tali scelte politiche, si contribuisce solo ad alimentare;
   in Austria, Germania e Svizzera, invece, sono state fatte scelte diverse, più flessibili e più ragionevoli per le esigenze dei cittadini, nonostante tali Paesi debbano rispettare le medesime linee di indirizzo internazionali, con la «pronta disponibilità sostitutiva» di ginecologi, anestesisti e pediatri che garantisco una rapidità di intervento di 10 minuti;
   tutto ciò ha comportato che le regioni che non hanno il problema della presenza di zone montane o disagiate sono già riuscite a riorganizzare il percorso nascita, con la chiusura di 60 strutture tra il 2010 e il 2013, mentre le regioni dell'arco alpino e quelle che presentano difficili condizioni territoriali quali la distanza, l'orografia, nonché difficoltà a garantire il servizio di trasporto assistito materno (STAM) e il servizio di trasporto d'emergenza neonatale (STEN) ancora non riescono a riorganizzarsi;
   tale problema è quanto mai sentito in Trentino, dove la pura applicazione dell'Intesa del 16 dicembre 2010 comporta la chiusura di diversi punti nascita con tutte le ripercussioni, principalmente in termini di sicurezza della vita delle mamme e dei nascituri ma anche politiche, che tutto ciò sta determinando;
   se ritenga possibile avviare un progetto pilota a livello nazionale, volto ad aggiornare e rivedere gli standard fissati nell'accordo Stato-regioni e province autonome del 2010, al fine di verificare se siano ammissibili modalità organizzative più flessibili e idonee a garantire un servizio efficiente per i cittadini, anche al di sotto della soglia dei 500 parti all'anno, almeno nelle zone montane e disagiate, purché siano rispettati gli standard qualitativi, di efficienza e di appropriatezza stabiliti dall'accordo stesso. (5-05952)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 2 luglio 2015
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-05952

  La riorganizzazione della rete dei punti nascita scaturisce dall'Accordo del 16 dicembre 2010 concernente le Linee di indirizzo per la sicurezza del percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo.
  Tale Accordo prevede l'attuazione di 10 linee di azioni per la ridefinizione del percorso nascita.
  Di particolare importanza è la definizione del volume minimo di parti, nonché la realizzazione di un Sistema di trasporto in emergenza rivolto alla madre e al neonato.
  La prima di tali linee «misure di politica sanitaria e di accreditamento», ha previsto la chiusura dei punti nascita con un volume di attività inferiore a 500 parti/anno, in quanto non in grado di garantire sicurezza per la madre ed il neonato, ed è stata prevista l'adozione di stringenti criteri per la riorganizzazione della rete assistenziale, fissando il numero di almeno 1000 parti/anno quale parametro a cui tendere, al fine di garantire alla donna ed al neonato un'assistenza di livello elevato.
  Tale garanzia può essere assicurata da adeguati standard strutturali e tecnologici dei punti nascita, e soprattutto dalla presenza, con livelli di operatività h. 24 intesa come guardia attiva, di personale qualificato.
  L'Accordo identifica due livelli di complessità assistenziale delle UU.OO. di ostetricia/ginecologia e di neonatologia e terapia intensiva neonatale/pediatria e definisce gli standard operativi, di sicurezza e tecnologici a cui le regioni devono conformarsi nel percorso di ridefinizione dei punti nascita: standard a cui fa specifico riferimento il decreto ministeriale n. 70 del 2 aprile 2015, recante gli standard per l'assistenza ospedaliera.
  Detto Regolamento avvia il processo di riassetto strutturale e di qualificazione della rete assistenziale ospedaliera.
  Le linee di azione contenute nell'Accordo del 16 dicembre 2010, che si conformano al modello di rete dei punti nascita del tipo Hub e Spoke, vincolano le Regioni ad attivare il sistema di trasporto assistito materno (STAM) e il sistema di trasporto in emergenza del neonato (STEN).
  L'Accordo ha previsto la persistenza di punti nascita in deroga al volume minimo di 500 parti/anno, esclusivamente in caso di situazioni orografiche critiche, ovvero in presenza di aree geografiche notevolmente disagiate, a condizione che in tali strutture siano garantiti tutti gli standard organizzativi, tecnologici e di sicurezza previsti dall'Accordo per le UU.OO. ostetriche e neonatologico/pediatriche di I Livello.
  Le scelte programmatorie e organizzativo/gestionali in tema di sanità sono in carico alle Regioni.
  Il Ministero della salute verifica che l'erogazione dei LEA avvenga nel rispetto delle condizioni di appropriatezza e di efficienza nell'utilizzo delle risorse, e accerta la congruità tra le prestazioni da erogare e le risorse messe a disposizione dal SSN; nonché che le strategie di riorganizzazione dei punti nascita siano coerenti con le politiche convenute nell'Accordo ed opera sulla sicurezza del percorso nascita una costante azione di affiancamento alle Regioni, attestata, tra l'altro, dal rinnovo, con decreto ministeriale del 19 dicembre 2014, del Comitato Percorso Nascita Nazionale, che supporta le Regioni e le Province Autonome nell'attuazione delle migliori soluzioni per la qualità e la sicurezza del percorso nascita.
  La particolare attenzione verso tale problematica è attestata anche dall'inserimento, nella verifica LEA, di uno specifico punto dedicato al percorso nascita, con cui è possibile svolgere un'azione di monitoraggio sullo stato di attuazione delle citate 10 linee di azione.
  La questione riguardante l'eventuale aggiornamento dei requisiti e degli standard organizzativi, tecnologici e di sicurezza che i punti nascita con volumi di attività inferiori a 500 parti/anno devono possedere, è stata più volte affrontata e dibattuta nell'ambito del continuo confronto tra Ministero della Salute e Regioni sulla sicurezza del percorso nascita.
  All'esito di tale approfondimento, è emerso con ogni evidenza tecnico-scientifica che le modalità organizzative, seppur flessibili ed idonee, in particolare per strutture di zone disagiate con meno di 500 parti/anno, devono garantire gli standard qualitativi, di efficienza ed appropriatezza stabiliti dall'Accordo, che permettano il parto in condizioni di sicurezza.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

regione alpina