ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/04887

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 384 del 03/03/2015
Firmatari
Primo firmatario: TRIPIEDI DAVIDE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 03/03/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CHIMIENTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 03/03/2015
CIPRINI TIZIANA MOVIMENTO 5 STELLE 03/03/2015
COMINARDI CLAUDIO MOVIMENTO 5 STELLE 03/03/2015
DALL'OSSO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 03/03/2015
LOMBARDI ROBERTA MOVIMENTO 5 STELLE 03/03/2015
DADONE FABIANA MOVIMENTO 5 STELLE 03/03/2015
COZZOLINO EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 03/03/2015


Commissione assegnataria
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 03/03/2015
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 09/03/2015
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 03/03/2015

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 09/03/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-04887
presentato da
TRIPIEDI Davide
testo di
Martedì 3 marzo 2015, seduta n. 384

   TRIPIEDI, CHIMIENTI, CIPRINI, COMINARDI, DALL'OSSO, LOMBARDI, DADONE e COZZOLINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nella notte fra il 22 e 23 febbraio 2010, ignoti sabotatori ancora oggi non identificati, entrarono nella Lombarda Petroli, raffineria in disuso dagli anni ottanta situata a Villasanta (MB), e svuotarono dolosamente 2,5 milioni di litri circa di petrolio per abitazioni e diversi tipi di idrocarburi contenuti in sette silos. La fuoriuscita di tali materiali si riversò, in breve, nell'attiguo fiume Lambro. Oltre alla drammatica contaminazione delle acque del fiume, considerata la peggiore di ogni tempo per un fiume lombardo, fu contaminato in minore entità anche l'emissario Po e, in parti considerate non rilevanti, il Mare Adriatico;
   nella notte del 22 febbraio 2010, gli idrocarburi rilasciati dolosamente, defluirono nei terreni attigui alla ex raffineria, finendo poi nel condotto fognario. Da lì, in breve, defluirono in una vasca del depuratore di San Rocco sito nella città di Monza (MB). A causa dell'enorme quantità, in pochi minuti gli idrocarburi debordarono dalla vasca finendo nel fiume Lambro e furono trasportati dalla forte corrente del fiume. Dopo l'allarme lanciato verso le 5 del mattino del 23 febbraio da un operatore del depuratore di Monza insospettito dal mal funzionamento dell'impianto, in pochi minuti fu istituito un piano d'emergenza e una task force formata da vigili del fuoco, volontari dalla protezione civile e tecnici dell'ARPA. Con l'aiuto del Corpo forestale dello Stato, vennero installate delle dighe galleggianti lungo tutto il corso del fiume nel tentativo di fermare la «marea nera», ma nel primo pomeriggio del 23 febbraio, gli idrocarburi superarono il primo sbarramento. A Melegnano (MI), fu creata una seconda diga ma, vista la rilevante quantità degli idrocarburi, anche questa cedette. Intorno alle 20, giunse a San Zenone al Lambro (MI), dove fu allestito il terzo sbarramento utilizzando una diga di Enel Energia e dove vigili del fuoco, volontari della Protezione civile e Corpo forestale, lavorarono tutta la notte per impedire l'avanzare degli inquinanti. Gli sforzi risultarono vani e il petrolio proseguì la sua corsa verso Lodi (LO), dove fu creato un quarto sbarramento, ma anch'esso cedette e il petrolio proseguì la sua corsa. Verso le 6 del mattino del 24 febbraio, gli idrocarburi arrivarono a Sant'Angelo Lodigiano (LO), dove superarono anche il quinto sbarramento prima di confluire, verso le 11 dello stesso giorno, nel fiume Po. Da qui in poi, le operazioni per fermare il petrolio passarono alla regione Emilia-Romagna e alla protezione civile nazionale;
   con l'aiuto dell'esercito italiano, a Piacenza venne organizzata una seconda task force prima che la «marea nera» potesse raggiungere Ferrara, dove normalmente i cittadini bevono acqua del Po depurata. Sul luogo giunsero anche l'allora Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Stefania Prestigiacomo e l'allora responsabile della protezione civile Guido Bertolaso. Ad Isola Serafini (PC), furono abbassate le paratoie della diga della centrale idroelettrica dell'Enel al fine di consentire all'acqua pulita sul fondo di defluire e contemporaneamente fermare il petrolio galleggiante in superficie che sarebbe stato poi aspirato con delle idrovore. L'operazione riuscì in parte, dato che una parte di idrocarburi riuscirono comunque a superare la diga e continuarono il loro viaggio verso il delta del Po. Il 26 febbraio 2010, la «marea nera» raggiunse le province di Cremona e Reggio Emilia, per poi arrivare in provincia di Ferrara il 27 febbraio. Il petrolio raggiunse ugualmente il mare Adriatico ma, grazie ad altri interventi attuati rapidamente lungo il restante corso del fiume, la sua quantità fu estremamente limitata tanto da non essere considerata pericolosa per il tratto di mare ove era confluita;
   successivamente al disastro, il 28 febbraio 2010, da un'azienda rimasta ignota che approfittò della situazione in cui si trovava il Lambro, furono scaricati effluenti tossici nelle acque del fiume al fine di evitare i costi di smaltimento; ad agosto 2010, fu rilevato un altro sversamento di inquinanti all'altezza di Briosco (MB); a gennaio 2011, furono scaricati nuovi idrocarburi provenienti dalla zona industriale di Villasanta;
   rispetto all'ecosistema del delta del Po e al Mare Adriatico, moltissimi sono stati i danni all'ecosistema del Lambro, con conseguente morìa delle specie animali e vegetali. Gravissimi furono i danni rilevati nell'oasi del Bosco di Montorfano a Melegnano, sede di numerose specie di piante, diverse delle quali rare. Della fauna recuperata nelle prime ore dopo il disastro e ricoverata presso la stessa Oasi, non è sopravvissuto un solo animale;
   in data 8 maggio 2010, a emergenza terminata, il responsabile del programma acque del WWF, Andrea Agabito, evidenziò la necessità di ulteriori analisi sui sedimenti delle sponde del fiume per capire il reale livello di inquinanti e dichiarò che, anche se non era più presente la chiazza di petrolio, «di fatto gli sversamenti di sostanze inquinanti sono durati fino a pochi giorni fa. Solo da poco infatti è rientrato in funzione il depuratore di Monza, messo fuori uso dal gasolio uscito dalle cisterne della Lombarda Petroli. Questo significa che per due mesi i liquami della Brianza sono finiti nelle acque del Po e di qui nell'Adriatico». Lo stesso Agabito denunciò l'insufficienza delle risorse economiche messe a disposizione per il dopo disastro;
   agli enormi danni rilevati dell'inquinamento dei fiumi indicati, di tutto l'ecosistema interessato e della morìa di centinaia di specie animali e vegetali, vanno aggiunti quelli ai canali artificiali di irrigazione dei terreni coltivati con perdite economiche dirette degli operatori agricoli e delle economie delle zone colpite;
   in data 23 febbraio 2015, sul quotidiano online «Corriere.it», veniva pubblicato un articolo sulla promessa bonifica dell'area colpita dal disastro della Lombarda Petroli, che a distanza di 5 anni dall'evento catastrofico è stata effettuata solo in piccola parte;
   nell'articolo viene citato il costo stimato dell'opera di bonifica del solo sito di Villasanta corrispondente a circa 10 milioni euro. Viene ricordato che subito dopo il disastro, furono stanziati 3 milioni di euro dal Governo italiano per risarcire i territori colpiti delle regioni Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Regione Lombardia, da parte sua, annunciò l'investimento di 120 milioni di euro, di cui 20 stanziati nell'immediato per opere di bonifica quinquennali;
   non è stato inserito nel piano delle bonifiche l'area della raffineria colpita dal disastro sopracitato, dato che il piano è risalente al 2008, anno in cui la Lombarda Petroli era ancora in attività;
   vi è un progetto previsto nel piano integrato di intervento del comune di Villasanta risalente al 2004 e denominato «Eco City», che prevede la trasformazione del sito intorno alla Lombarda Petroli, in un nuovo quartiere con case, uffici, servizi ed un grande parco cittadino;
   a giudizio degli interroganti, avrebbe più valore riqualificare tutte le zone colpite, compresa quella ove vi è ancora la Lombarda Petroli, con aree esclusivamente destinate a verde, in considerazione del fatto che l'ambiente e l'ecosistema sui corsi fluviali di Lambro e Po, è quello che più di tutti è stato danneggiato e che proprio per questo motivo meriterebbe una riqualificazione «dedicata». A questo fattore, va aggiunto che la cittadina di Villasanta, centro del disastro, fa parte della provincia di Monza e Brianza che, nell'attualità, risulta essere la provincia con la più alta percentuale di edificato d'Italia –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopracitati e non ritenga, per quanto nelle loro competenze, di poter istituire azioni di accurate ispezioni coordinate dal Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, in tutti i siti toccati dal disastro della Lombarda Petroli, al fine di poter stabilire quali siano, ad oggi, i livelli di inquinamento e di degrado degli ecosistemi degli stessi e di prendere, nell'eventualità siano stati rilevati elevati livelli di inquinamento, le adeguate precauzioni a riguardo;
   se, sempre a seguito dell'eventualità di rilevamento di elevati livelli di inquinamento del sito più colpito dal disastro, ossia quello della Lombarda Petroli di Villasanta, non intendano valutare se sussistano i presupposti per inserire l'area tra i SIN (siti di interesse nazionale). (5-04887)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

protezione dell'ambiente

corso d'acqua

tasso di inquinamento