ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/04537

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 367 del 21/01/2015
Firmatari
Primo firmatario: CAPONE SALVATORE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 21/01/2015


Commissione assegnataria
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
  • MINISTERO DELLA DIFESA
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 21/01/2015
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 30/01/2015
Stato iter:
06/05/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 06/05/2015
Resoconto VELO SILVIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
REPLICA 06/05/2015
Resoconto CAPONE SALVATORE PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 21/01/2015

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 30/01/2015

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 16/04/2015

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 21/04/2015

DISCUSSIONE IL 06/05/2015

SVOLTO IL 06/05/2015

CONCLUSO IL 06/05/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-04537
presentato da
CAPONE Salvatore
testo di
Mercoledì 21 gennaio 2015, seduta n. 367

   CAPONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della difesa . — Per sapere – premesso che:
   recentemente, in relazione al cosiddetto decreto sblocca Italia e alle attività di coltivazioni degli idrocarburi, la stampa territoriale ha dato notevole risalto al rischio che gli ordigni inesplosi nel mare Adriatico possano divenire un rischio concreto nelle attività di trivellazione finalizzate alla ricerca del petrolio;
   tale rischio coinvolge comprensibilmente sia il fronte italiano che quello croato e, più in generale, delle altre sponde adriatiche, come si evince dalla comunicazione del Ministero dell'economia della Croazia del 2 gennaio 2015 circa la concessione da parte del Governo di Zagabria di dieci licenze per esplorazione e sfruttamento di idrocarburi in Adriatico in seguito alla prima gara pubblica conclusasi il 2 novembre 2014;
   a quel che si apprende dalla stampa, «le concessioni numero 25 e 26 della INA — Industrija Nafte — ricadono in un'area segnalata da carte nautiche e natanti come deposito di ordigni inesplosi». E ancora: «le prospezioni geofisiche che si vorrebbero condurre con tecniche Air-Gun (e simili), così come le future trivellazioni di pozzi provvisori e definitivi, probabilmente non sono mai state messe in correlazione con le migliaia di ordigni bellici affondati nelle sottozone di cui si chiede l'indagine e nelle altre zone confinanti»;
   tale allarme non sembra essere ingiustificato come confermano anche numerosi atti parlamentari prodotti in questi anni;
   in particolare, si ricorda in questa sede l'ordinanza della capitaneria di porto di Manfredonia che, nel 1972, vietò per motivi di sicurezza la navigazione, l'ancoraggio, la pesca subacquea e la balneazione per un profondità di 500 metri dalla costa nelle acque di Pianosa, arcipelago delle Tremiti, i cui fondali ospitano una distesa di ordigni della Seconda Guerra Mondiale;
   nel 2006, infatti, da parte dei Ministeri della difesa e dell'ambiente era stata impegnata la cifra di 5 milioni di euro finalizzata al «Piano di Risanamento del Basso Adriatico». Cifra che, come si legge in un'inchiesta giornalistica, «avrebbe dovuto bastare per tutta la Puglia, ma è stata concentrata per la bonifica dei fondali di una unica zona, nelle acque di Molfetta. Un altro emblema del “mare di bombe” che giace nelle acque italiane». Nella stessa inchiesta giornalistica si legge: «Nelle acque di Molfetta è in atto una bonifica da parte della Marina Militare, iniziata solo grazie all'avvio del progetto per la costruzione del nuovo porto commerciale. La ditta incaricata di svolgere in via preliminare la “pulizia” dei fondali da materiali ferrosi, la ATI Lucatelli di Trieste, nel 2006 ha rinunciato all'appalto per i troppi ordigni che intasavano l'imboccatura del porto chiedendo l'intervento del nucleo Sdai (Sminamento e difesa Antimezzi Insidiosi). Dal luglio 2008 la palla è così passata nelle mani della Forze Armate impegnate in una bonifica che dovrebbe concludersi entro metà 2014»;
   a questo proposito va sottolineato come, secondo il dossier redatto dal Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche, «il mare di Molfetta custodisce migliaia di ordigni caricati all'iprite, una sostanza chimica dagli effetti devastanti; contenuta nelle stive delle 17 navi alleate affondate nel Porto di Bari durante il bombardamento tedesco del 2 dicembre 1943». E ancora: «Nei mari della Puglia dopo il secondo conflitto mondiale sarebbero finiti circa 20 mila ordigni a caricamento chimico oltre a quelli convenzionali: anche bombe e munizioni stoccate nei depositi di Bitonto, Foggia, Manfredonia, e poi inabissate degli eserciti alleati»;
   l'allarme armi nell'Adriatico non si limita però solo al Basso Adriatico ma coinvolge anche altri mari italiani quali ad esempio i fondali pesaresi, come peraltro dimostrerebbe un documento prodotto dalla provincia di Pesaro nel dicembre 2012, una cartografia dell'Arpa regionale frutto di indagini svolte negli anni ‘50, che mostra con chiarezza la presenza di ordigni lungo la fascia costiera tra Pesaro e Fano;
   sul quotidiano la Stampa, il 4 marzo 2013, si può leggere: «Tra Adriatico, Ionio e Tirreno il Portolano della navigazione edito dall'Istituto idrografico della Marina parla di decine di mine magnetiche, siluri, proiettili o altri ordigni esplosivi. Per questo proibisce in varie aree, come ad esempio nel golfo di Oristano e a Capo d'Otranto, la navigazione, la sosta di natanti e la pesca. Restrizioni analoghe sono in vigore quasi in ogni angolo dei nostri mari. Solo per il basso Adriatico sono più di 200 i casi documentati di pescatori intossicati e ustionati dalle esalazioni sprigionatesi da armi chimiche portate a galla con le reti». E ancora: «La situazione più critica è in Adriatico. L'Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica applicata al mare tra il 1997 e il 1999 ha redatto le mappe di quattro aree del basso Adriatico dove si ritiene siano presenti almeno 20 mila residui bellici a carica chimica. Nel dicembre del 1943 a Bari affondò sotto i bombardamenti tedeschi la nave Usa John Harvey, con nelle stive 15.000 bombe d'aereo all'iprite mai recuperate»;
   inoltre, tale allarme si spinge anche fin quasi ai giorni nostri con la Guerra del Kossovo e nella ex Jugoslavia, come dimostra una mappa diffusa dalla capitaneria di porto di Manfredonia, non confermata però a quanto si apprende dal Ministero della difesa e dal comando generale della capitaneria di porto, dove si segnalavano 11 zone di sgancio di ordigni inesplosi da parte dei caccia Nato nel Basso Adriatico –:
   quali iniziative il Governo intenda intraprendere in relazione ai rischi più volte paventati relativamente agli ordigni inesplosi nel Mare Adriatico; quali iniziative si intendano intraprendere relativamente alle attività di trivellazione in essere già autorizzate dal Governo croato e a quelle già autorizzate e in fase di autorizzazione da parte del Governo italiano circa i paventati rischi in relazione alla presenza di ordigni inesplosi nel Mare Adriatico; se, anche in relazione a tale rischio, non si renda opportuno l'avvio di una moratoria in sede europea, tale da definire protocolli comuni e condivisi relativamente alle richieste di prospezioni e autorizzazioni alla ricerca e coltivazione di idrocarburi e, contemporaneamente, non si ritenga necessario e opportuno, la definizione di un protocollo condiviso tra i Paesi che si affacciano sul corridoio adriatico specificamente in merito al rischio ordigni inesplosi. (5-04537)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 6 maggio 2015
nell'allegato al bollettino in Commissione X (Attività produttive)
5-04537

  In base a uno studio eseguito dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), è nota la presenza di numerosissimi ordigni bellici inesplosi, caricati anche con aggressivi chimici, distribuiti in svariate aree di fondale marino in Adriatico, la cui esplosione accidentale potrebbe causare danni diretti agli organismi marini o provocare la fuoriuscita incontrollabile di prodotti petroliferi dai pozzi in via di perforazione.
  La presenza di tali ordigni, quindi, comporta rischi diversi per tutte le attività ivi svolte. Tuttavia, i rischi più elevati sono connessi alle attività che non prevedono una indagine preventiva (survey) come avviene per la pesca, poiché per la posa in opera di cavi o condotte o piattaforme, sono previste specifiche attività preventive di indagine sui fondali.
  Il Ministero dell'ambiente ha destinato la somma di 5 milioni di euro per la bonifica da residuati bellici delle aeree portuali del basso Adriatico previa caratterizzazione.
  Ad oggi la bonifica da ordigni in mare può essere eseguita esclusivamente dal Nucleo SDAI (Servizio Difesa Antimezzi Insidiosi) della Marina Militare.
  Inoltre, il Ministero dello sviluppo economico, titolato al rilascio delle autorizzazioni per la ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare, in data 30 gennaio 2014 ha siglato un accordo di cooperazione con la Marina Militare finalizzato, tra l'altro, alla sorveglianza e al controllo degli impianti nonché alla condivisione delle informazioni dell'Istituto Idrografico della Marina Militare che riporta dettagliatamente sulle proprie pubblicazioni nautiche le aree dei mari nazionali in cui vi è la presenza di ordigni inesplosi, indicando le prescrizioni cui l'utenza deve attenersi ai fini della sicurezza in navigazione.
  Anche il Governo Croato, a quanto consta, autorizza le attività di ricerca e prospezione di idrocarburi previa adeguata attività di survey.
  In ultimo, si rappresenta che i protocolli comuni europei sono già stati previsti dalle normative europee del settore (direttiva 92/91 CE, recepita con decreto legislativo 624/1996 e Direttiva UE 30/2013 in corso di recepimento). In base allo schema di recepimento della nuova direttiva faranno parte dell'Autorità competente in materia di sicurezza la Marina Militare e le Capitanerie di Porto.
  La questione sarà comunque posta all'attenzione nell'ambito dei dialoghi con i Paesi rivieraschi adriatici.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

sicurezza marittima

impianto portuale

navigazione marittima