ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/04241

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 347 del 10/12/2014
Firmatari
Primo firmatario: TERROSI ALESSANDRA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 09/12/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
OLIVERIO NICODEMO NAZZARENO PARTITO DEMOCRATICO 09/12/2014
CENNI SUSANNA PARTITO DEMOCRATICO 09/12/2014
AGOSTINI LUCIANO PARTITO DEMOCRATICO 09/12/2014
PALMA GIOVANNA PARTITO DEMOCRATICO 09/12/2014
PRINA FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO 09/12/2014


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI delegato in data 09/12/2014
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 10/12/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-04241
presentato da
TERROSI Alessandra
testo di
Mercoledì 10 dicembre 2014, seduta n. 347

   TERROSI, OLIVERIO, CENNI, LUCIANO AGOSTINI, PALMA e PRINA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   l'Italia detiene una quota pari al 20 per cento della produzione di olio dell'Unione europea ed è al secondo posto nella classifica mondiale dei produttori di olio. L'olivicoltura italiana vale 2 miliardi di euro, si estende su una superficie di 1.123.330 ettari e conta un numero di aziende agricole che sfiora le 900.000 unità, che sviluppano circa 50 milioni di giornate di lavoro di assunzione di manodopera agricola all'anno. In Italia operano, secondo i dati Agea, circa 3.760 frantoi;
   i consumi a livello mondiale mostrano stabilità (circa 3 milioni di tonnellate l'anno), le aree di consumo più importanti sono l'Europa con il 57 per cento e gli Stati Uniti D'America con il 10 per cento del totale. I principali mercati di sbocco sono rappresentati da Usa, Germania e Giappone;
   per le Dop, l'Italia con 43 denominazioni (42 Dop e 1 Igp), detiene il 38 per cento delle designazioni di origine dei marchi europei. Segue la Grecia con 29 e la Spagna con 27. Per le produzioni bio, il 14 per cento delle superfici bio, pari a 164.488 ettari, sono appannaggio dell'olivicoltura;
   gli oli italiani, oltre a un prezzo più alto, che attesta il riconoscimento di una migliore qualità da parte dei mercati internazionali, stanno beneficiando di una forte spinta dell'export. Tra gennaio e luglio di quest'anno le vendite all'estero, grazie ai progressi in Nord America, Giappone e Unione europea, sono aumentate in volume del 13 per cento rispetto ai primi sette mesi del 2013. Ancora più sostenuta la dinamica degli oli extravergini, il prodotto di maggior pregio, con l'export cresciuto del 18 per cento su base annua. Da evidenziare che la bilancia commerciale del settore, nonostante il forte aumento delle importazioni soprattutto dalla Spagna, ha chiuso i primi sette mesi del 2014 con un saldo attivo di quasi 16 milioni di euro;
   l'Italia sta però arretrando pericolosamente nel settore dell'olivicoltura moderna, si sta rinunciando alla sperimentazione e alla ricerca che ci avevano reso celebri nel mondo. L'assenza di una politica nazionale di rilancio del settore sta determinando un costante decremento della produzione ed evidenziando sempre più, anno dopo anno, le carenze organizzative e gestionali del comparto;
   le aziende, soprattutto quelle di piccole dimensioni e non aggregate in associazioni o organizzazioni in grado di sostenere e ottimizzare i propri itinerari tecnici (dalla potatura ai monitoraggi per il controllo di fitofagi e fitosanitariagenti di malattia agli interventi fitosanitari) per cui la qualità e la salute degli oliveti sta peggiorando. Molti sono abbandonati o beneficiano di interventi sporadici, a scapito dello stato complessivo e, in seconda battuta, della qualità del prodotto realizzato;
   e ancora, nel triennio 1995-1998 la Spagna ha piantato 45 milioni di ulivi, la Grecia 18 milioni, l'Italia soltanto 1 milione e 430 mila alberi. C’è una fetta sempre più ampia di oliveti in cui non si concimano bene i terreni, dove le piante non vengono potate con regolarità, come pure non vengono meccanizzate le operazioni di potatura e raccolta, pratiche invece decisive per abbreviare i tempi e per abbassare i costi di produzione, senza che venga meno la qualità;
   a questi problemi strutturali si è aggiunto il fatto che, nel corso del 2014, le anomalie del clima primaverile, quasi mai in linea con le attese, e un'estate troppo piovosa – oltre a causare problemi al naturale percorso vegetativo – hanno favorito la diffusione del principale fitofago dell'olivo, la mosca dell'olivo (Bactrocera oleae Gmel), al di là degli areali e delle altimetrie ove normalmente risultava dannoso, causando gravi perdite per cascola precoce delle olive attaccate. I danni creati dalla mosca dell'olivo si sono riflettuti in prima battuta sulla quantità, ma poi hanno intaccato anche la qualità del prodotto (in relazione soprattutto ai parametri di acidità);
   in particolare, nel Lazio la stagione può definirsi pessima per la coltura dell'olivo su tutto il territorio regionale in maniera quasi uniforme, con un calo della produzione del 37 per cento. L'andamento della fioritura è stato influenzato negativamente da diversi fattori: persistenza delle precipitazioni piovose, andamento stagionale anomalo per quanto concerne le temperature sia durante il periodo invernale che primaverile/estivo, vento eccessivo, sviluppo di patologie, in particolare l'occhio di pavone che ha indebolito la pianta oltre ai numerosi attacchi della mosca olearia. Anche il livello di fruttificazione è stato assolutamente insufficiente in tutte le province ed in particolare in quelle di Frosinone e Rieti, dove in alcuni comuni la produzione risulta quasi annullata. Situazione leggermente migliore per le province di Roma e Viterbo;
   annata da dimenticare sotto il profilo quantitativo anche in Umbria, con un calo della produzione del 45 per cento. Le eccessive piogge ed il poco sole nei momenti decisivi hanno impedito che la fioritura si svolgesse in condizioni ottimali. Le piogge estive, ripetute e intense, hanno da un lato favorito un buono sviluppo delle drupe ma dall'altro hanno creato terreno fertile per gli attacchi di mosca già sul finire del mese di luglio. A questa generazione anticipata del parassita ne sono seguite altre, rendendo quest'annata una delle peggiori degli ultimi decenni sotto il profilo fitosanitario;
   quest'anno, più di ogni altro, la differenza nelle quantità prodotte e nella qualità del prodotto finale, è da ricercare nel tipo di conduzione degli oliveti e nella tempestività con cui si è intervenuti per il contrasto alla insorgenza di fitopatie, nonché dall'impiego di presidi fitosanitari a basso impatto e rispettando i tempi di carenza;
   tanto più, infatti, gli oliveti sono stati condotti in modo professionale, con un attento e costante monitoraggio della situazione che ha permesso di intervenire con appositi trattamenti, tanto più si è riusciti a salvare quantità e qualità. Di contro, per molti oliveti, meno curati o condotti in modo più «amatoriale», la quota di olive portate fino alla raccolta è stata bassa e molte volte di qualità scadente;
   il tema degli interventi va valutato anche in termini di costi. In molti casi, infatti, visto che già dalle prime battute era evidente una produzione non soddisfacente, si è preferito non trattare gli olivi proprio perché il maggior costo per queste operazioni non sarebbe stato sufficientemente remunerato dalle quantità ottenibili, e nella fase finale si è fatto più evidente il fenomeno della non raccolta;
   negli anni scorsi il servizio fitosanitario nazionale, nelle sue articolazioni regionali, metteva in atto piani di campionamento con l'emanazione di bollettini settimanali e l'individuazione dei presidi fitosanitari da utilizzare per i trattamenti;
   attualmente tali compiti sono in capo ai consorzi dop o igp o alle cooperative di produttori, quindi laddove c’è una organizzazione e una strutturazione della filiera si verifica un controllo efficace mentre laddove si pratica una olivicoltura marginale l'agricoltore è lasciato a se stesso e non sempre ha la capacità di mettere in atto metodologie di lotta che si ispirino ai criteri definiti anche dal decreto legislativo n. 150 del 2012, di recepimento della direttiva 2009/128/CE, e che siano realmente efficaci nel contenimento del fitofago;
   Ismea, in collaborazione con le associazioni dei produttori (Aifo, Cno, Unaprol e Unasco) ha elaborato delle previsioni di produzione che attesterebbero la produzione 2014 al 35 per cento in meno rispetto allo scorso anno. In volume assoluto si avrebbero 302 mila tonnellate contro le 461 mila del 2013: il dato stimato per il 2014 è di fatto una sintesi tra un'ipotesi minima che porterebbe la produzione a 286 mila tonnellate (-38 per cento) ed una massima che potrebbe invece portare i volumi verso le 310 mila tonnellate (-33 per cento);
   i responsi che arrivano dai frantoi indicano rese inferiori rispetto a quelle dello scorso anno e questo potrebbe portare la produzione di olio anche a livelli più bassi rispetto a quanto previsto. Inoltre, va considerato che in aree di scarsissima produzione molti frantoi hanno deciso di non aprire i battenti;
   intanto il mercato sta rispondendo con prezzi in aumento soprattutto nell'extravergine. C’è infatti una domanda già molto dinamica su questo prodotto e soprattutto sulle partite di qualità migliore e si profila un rischio molto alto legato alla contraffazione agroalimentare. A causa di una richiesta del mercato interno e internazionale superiore alla produzione il fenomeno della falsificazione sta già assumendo dimensioni preoccupanti. Secondo le associazioni di categoria, negli ultimi cinque anni si sono infatti moltiplicate le frodi nel settore degli oli, con un incremento del 300 per cento;
   secondo la Coldiretti il mercato rischierebbe l'invasione delle produzioni provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente, che non sempre hanno gli stessi requisiti qualitativi e di sicurezza garantiti in Europa;
   con l'attuazione della PAC l'Italia ha deciso di adottare misure accoppiate per l'olivicoltura, restringendo tali misure alle regioni Puglia, Calabria e Liguria ed escludendo le altre in cui si pratica olivicoltura anche di qualità. In particolare sia il Lazio sia l'Umbria sono escluse dalle suddette misure nonostante nelle due regioni siano presenti complessivamente 5 oli dop;
   il Regolamento delegato (UE) 611/2014 della Commissione dell'11 marzo 2014 che integra il Regolamento (UE) n. 1308/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio definisce, tra l'altro, le oltre 20 misure ammissibili in cui sono declinati i programmi di sostegno al settore dell'olio d'oliva e delle olive da tavola, istituiti ai sensi dell'articolo 29 del già citato Regolamento (UE) n. 1308/2013;
   tali misure riguardano l'intera filiera produttiva dell'olio e delle olive da tavola e precisamente sono riferite a sei ambiti relativi al monitoraggio e gestione del mercato, alla incidenza ambientale dell'olivicoltura, al miglioramento della competitività, al miglioramento della qualità, alla tracciabilità, certificazione e tutela della qualità organolettica, alla diffusione delle informazioni sulle iniziative delle organizzazioni beneficiarie dei programmi sulla qualità;
   l'Italia dispone di una dotazione finanziaria annuale di circa 50 milioni di euro, tra finanziamento europeo e cofinanziamento nazionale, che verranno gestiti da organizzazioni di produttori, dalle loro associazioni e dagli organismi interprofessionali.  L'articolo 7 del Regolamento n. 611 del 2014 stabilisce che il «primo periodo triennale di programmi di attività di cui all'articolo 20; paragrafo 1 del Regolamento (UE) n. 1308/2013, inizia il 1o aprile 2015» –:
   quali iniziative il Governo intenda adottare per sostenere in questo anno di particolare difficoltà l'intero comparto olivicolo italiano e in particolare gli olivicoltori delle regioni che, come le due sopra citate, non hanno beneficiato di aiuti accoppiati e fino alla attuazione dei programmi previsti dal Regolamento (UE) 1308/2014 nonché per tutelare i consumatori dalla commercializzazione di prodotti di scarsa qualità che potrebbero invadere il mercato italiano;
   se il Governo non ritenga di intervenire con urgenza per aggiornare e adattare alle problematiche descritte in premessa il piano di settore olivicolo-oleario del 2010, attraverso il finanziamento di un programma pluriennale di interventi che preveda azioni relativamente a tutta la filiera, a sostegno degli olivicoltori, delle loro associazioni e dei trasformatori. (5-04241)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

oleicoltura

denominazione di origine

coltura oleaginosa