ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/04187

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 343 del 02/12/2014
Ex numero atto
Precedente numero assegnato: 4/06168
Abbinamenti
Atto 5/04098 abbinato in data 03/12/2014
Atto 5/04188 abbinato in data 03/12/2014
Firmatari
Primo firmatario: PARENTELA PAOLO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 01/12/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE 01/12/2014
TRIPIEDI DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 01/12/2014
BENEDETTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 01/12/2014
GALLINELLA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE 01/12/2014
LUPO LOREDANA MOVIMENTO 5 STELLE 01/12/2014
GAGNARLI CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE 01/12/2014
L'ABBATE GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 01/12/2014


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI delegato in data 01/12/2014
Stato iter:
03/12/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 03/12/2014
Resoconto OLIVERO ANDREA VICE MINISTRO - (POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI)
 
REPLICA 03/12/2014
Resoconto PARENTELA PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 02/12/2014

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 03/12/2014

DISCUSSIONE IL 03/12/2014

SVOLTO IL 03/12/2014

CONCLUSO IL 03/12/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-04187
presentato da
PARENTELA Paolo
testo di
Martedì 2 dicembre 2014, seduta n. 343

   PARENTELA, MASSIMILIANO BERNINI, TRIPIEDI, BENEDETTI, GALLINELLA, LUPO, GAGNARLI e L'ABBATE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   l'Aethina tumida (Murray) meglio conosciuta come il coleottero degli alveari è un insetto della famiglia dei pulitori o coleotteri scavatori, originario del Sudafrica recentemente diffuso negli Usa ed in Australia, Paesi in cui ha avuto un effetto devastante sull'ape europea (apis mellifera);
   i principali mezzi di diffusione sono i pacchi d'api e le colonie di api, ma può anche essere trasmesso inavvertitamente attraverso sciami trasportati via mare o via aerea o, ancora, in partite di frutta, cera grezza e attrezzatura apistica usata;
   l'insetto adulto che assume colori dal marrone scuro al nero ha una lunghezza di circa mezzo centimetro e può vivere fino a 6 mesi. Le femmine del coleottero depongono le uova in buchi o crepe presenti nell'alveare. Le uova si schiudono in 2-3 giorni e da esse escono delle piccole larve che si nutrono di polline e miele, danneggiando i favi. Dopo 10-16 giorni le larve, ormai mature, lasciano l'alveare e, dopo 3-4 settimane, diventate adulte, cercano altri alveari in cui deporre nuove uova. I coleotteri degli alveari possono avere anche 4 o 5 generazioni l'anno durante le stagioni calde;
   il danno principale alle colonie di api avviene attraverso l'attività nutritiva delle larve che si cibano di polline, miele e uova. Il coleottero, inoltre, scavando dei veri e propri tunnel – sono state contate fino a 30 mila larve per alveare – danneggia o distrugge, nei casi più gravi, i favi causando la fuoriuscita del miele e la sua fermentazione. La fermentazione e le feci delle larve, hanno effetti diretti sul miele che, a detta degli esperti, prenderebbe un caratteristico odore di arance marce e cambierebbe persino il colore diventando così invendibile. Grosse infestazioni, come segnalato dagli apicoltori, causerebbero un rapido collasso anche di colonie molto forti;
   l'impatto economico che ne è risultato sull'attività apistica negli USA è stato notevole. In due anni dalla sua scoperta, almeno 20.000 colonie sono state distrutte dallo scarafaggio, con danni di svariati milioni di dollari;
   la presenza di Aethina tumida è stata confermata per la prima volta in Italia il 5 settembre 2014 nel comune di Gioia Tauro, in un apiario dell'università di agraria posto in località Sovereto (Reggio Calabria);
   da notizie di stampa si apprende che il professor Vincenzo Palmeri dell'università di Reggio Calabria, autore del ritrovamento e dell'identificazione del parassita esotico, abbia già segnalato la problematica sopra esposta al Ministro della salute ed al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali chiedendo di intervenire attivando le misure necessarie atte a circoscrivere ed eradicare eventuali ulteriori altri focolai nonché impedire la diffusione del parassita sul territorio nazionale;
   l'Unione nazionale associazione apicoltori italiani (Unaapi), congiuntamente alla Federazione apicoltori italiani (Fai), ha inviato alla dottoressa Gaetana Ferri, Direttore Generale della Sanità Animale del Ministero della Salute, una lettera con la quale si offre la piena collaborazione a procedere all'eradicazione del parassita rilevato in Calabria. Inoltre, nella lettera, si sottolinea la necessita di attivare procedure – peraltro previste e attivate in zootecnia in analoghe emergenze sanitarie – che prevedano un adeguato indennizzo per gli apicoltori ai quali viene richiesta la distruzione dei propri alveari colpiti dal parassita;
   non si è in grado di circoscrivere con esattezza il fenomeno che, se fosse iniziato questa primavera, oggi non sarebbe inverosimile pensare – come sostiene Luca Bonizzoni, apicoltore professionista, dirigente della rete Unaapi – ad una diffusione in un raggio di 20 o di 100 chilometri dal primo insediamento dell'insetto. «Se fosse questa la realtà» — afferma Bonizzoni in una lettera inviata all'Unaapi — «gli apicoltori italiani dovranno imparare a coesistere con un nuovo gravissimo nemico e, dobbiamo solo sperare che le autorità la dichiarino endemica rapidamente, così almeno possiamo continuare a lavorare (altrimenti il blocco degli spostamenti su tutta Italia bloccherebbe la produzione) e comunque la sua diffusione creerebbe danni gravissimi: ai biologici (totalmente rovinati), alla produzione di regine e di sciami (o impossibile o difficilissima – si difendono le famiglie forti), alla esportazione di api (totalmente bloccata)» –:
   se non si ritenga opportuno intervenire urgentemente affinché vengano attivate tutte le procedure necessarie per circoscrivere ed eradicare eventuali ulteriori altri focolai nonché impedire la diffusione del parassita sul territorio nazionale;
   se rientri fra gli intendimenti del Governo valutare, anche nell'ambito di specifici provvedimenti di natura economico finanziaria, un'adeguata quota di risorse finanziarie da riconoscere come indennizzo agli apicoltori che dovessero essere chiamati ad adempiere ad un'ordinanza di abbattimento dei propri alveari;
   quali iniziative di natura normativa intenda prendere il Governo in merito alla regolamentazione delle importazioni che è la principale difesa contro l'introduzione e la diffusione dell’Aethina tumida.
(5-04187)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 3 dicembre 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione XIII (Agricoltura)
5-04187

  Premetto che rispondo congiuntamente alle interrogazioni in oggetto che riguardano tutte il recente rinvenimento di focolai di Aethina tumida, un coleottero parassita delle api, che è stato rinvenuto nella zona di Gioia Tauro e successivamente anche in Sicilia.
  La competenza specifica sugli interventi per lottare contro questo parassita è del Ministero della salute, e mi sono pertanto immediatamente attivato presso tale Ministero per conoscere quali iniziative fossero state assunte e con quali ricadute sul comparto dell'apicoltura.
  Lo scorso settembre, non appena avuto conferma della presenza di Aethina tumida nella provincia di Reggio Calabria, in vicinanza del porto di Gioia Tauro (primo ingresso sul territorio europeo), tenendo altresì presenti gli ingenti danni da essa causati all'apicoltura negli Stati Uniti, Australia e Africa sub-sahariana, il Ministero della salute ha subito attivato le necessarie procedure per fronteggiare l'emergenza, secondo la normativa europea che impone, all'inizio di questi fenomeni, e fintantoché essi non diventino endemici, una strategia molto drastica, volta all'eradicazione.
  Infatti, oltre ad inviare immediatamente sul posto il responsabile del centro di referenza nazionale dell'apicoltura dell'Istituto zooprofilattico delle Venezie, è stato disposto il controllo su tutti gli apiari presenti nel raggio di 20 km dal focolaio iniziale e la distruzione di quelli infestati. Contestualmente, per rintracciare gli apiari che avevano effettuato attività di nomadismo nella regione Calabria nel 2014, e distruggere le arnie infestate del parassita, sono state interessate le rimanenti regioni.
  Sempre secondo le risultanze comunicate dal Ministero della salute, tutti gli alveari colpiti si trovano solo nell'area di 10 chilometri intorno al focolaio iniziale e le pertinenti disposizioni europee prevedono, in tale contesto, la chiusura di un territorio di 100 chilometri di raggio dal luogo di rinvenimento. È stato quindi deciso di portare avanti l'obiettivo dell'eradicazione dell'infestazione con la distruzione degli apiari colpiti.
  La regione Calabria, direttamente responsabile come è noto dell'attuazione delle misure sul territorio, individuate le zone di restrizione, ha disposto i controlli obbligatori, per la ricerca del parassita, negli apiari ivi ricadenti e vietato la movimentazione al di fuori dal territorio calabrese.
  Alla data del 2 dicembre, sono stati accertati 59 focolai in Calabria ed uno in Sicilia, in provincia di Siracusa (fonte: Centro di referenza nazionale per l'apicoltura – Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie), presumibilmente per un contatto con l'area calabrese che non si era fatto in tempo a bloccare.
  Premesso che sin dal primo momento erano state consultate le categorie economiche interessate, l'evoluzione del fenomeno, con la persistenza dell'infestazione, ha giustificato la convocazione di una riunione per approfondire il confronto con dette associazioni, lo scorso 1o dicembre presso il Ministero della salute. All'incontro hanno partecipato, oltre al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che ha coinvolto anche i responsabili scientifici del CRA che si occupano della materia, gli assessorati agricoli delle regioni Calabria e Sicilia.
  Nel corso della riunione sono stati esaminati i dati più recenti sulla diffusione dell’Aethina tumida e si è prospettata la necessità di studiare eventuali linee di intervento non più volte alla eradicazione, bensì solo al contenimento. A tal riguardo il Ministero della salute si è dichiarato disponibile ad esaminare le condizioni normative europee per un adattamento della strategia, ferme restando le garanzie sul controllo della movimentazione da assicurare all'Unione europea.
  È stato pertanto deciso di convocare una specifica riunione dell'Unità di Crisi l'11 dicembre prossimo, allargata ai Ministeri interessati, oltre alla salute, le politiche agricole e l'ambiente, gli esperti scientifici e tutte le associazioni di categoria agricole interessate.
  Tra le azioni degli esperti convocati sin dall'11 dicembre, dovrà poi rientrare l'analisi sull'origine dell'emergenza che si è verificata.
  Ricordo, che le «leggi di quarantena» che regolamentano l'introduzione sul territorio dell'Unione europea di vegetali e prodotti vegetali da Paesi terzi sono definite dalla Direttiva del Consiglio 2000/29/CE, recepita nell'Ordinamento italiano dal decreto legislativo n. 214 del 2005. Tuttavia, sulla base della valutazione effettuata dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), il rischio di introduzione di Aethina tumida con vegetali e prodotti vegetali è ritenuto inferiore a quello rappresentato dallo spostamento di colonie e prodotti dell'apicoltura che rappresentano la principale via di ingresso dell'organismo nocivo.
  Da ultimo, proprio per contrastare l'insorgenza di nuove problematiche e prevenire i rischi, ritengo utile avviare un'indagine per comprendere la provenienza dell’Aethina tumida e sono convinto che il coinvolgimento del Corpo forestale dello Stato possa dare una risposta valida.
  Siamo consapevoli, come Governo, che le misure di eradicazione, con la distruzione totale degli alveari, hanno comportato danni rilevanti agli operatori economici. Pertanto, per la corresponsione degli indennizzi, ai sensi della legge n. 218 del 1988, agli apicoltori che hanno avuto gli apiari distrutti in conseguenza dell'infestazione, è stato predisposto il pertinente provvedimento del Ministero della salute, attualmente in fase di registrazione della Corte dei conti.
  Se tale decreto in qualche misura risarcisce la distruzione, vanno comunque calcolati i danni da mancato reddito, nonché i possibili effetti derivanti dalla mancata impollinazione.
  Su questo fronte, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali è impegnato per definire l'attivabilità del Fondo di solidarietà nazionale di cui al decreto legislativo n. 102 del 2004. Come è noto, al riguardo, i danni da mancato reddito e l'abbattimento forzoso degli alveari a seguito di attacco delle infestazioni parassitarie segnalate sono assicurabili con polizze agevolate e pertanto gli apicoltori potrebbero sottoscrivere polizze assicurative.
  Pertanto, per poter attivare un regime di aiuto a favore degli apicoltori danneggiati da infestazioni di Aethina tumida e vespa velutina è necessaria una nuova base giuridica, possibilmente con adeguate dotazioni finanziarie (tenuto conto della scarsità di risorse a disposizione per gli interventi compensativi del Fondo) che dovrà preventivamente essere notificata alla Commissione come aiuto di Stato.
  Infine qualora fosse ritenuto idoneo, le regioni potrebbero attivare, nell'ambito dei propri piani di sviluppo rurale, la misura per il ripristino del potenziale produttivo danneggiato, ovvero misure nell'ambito del regime del de minimis.
  Vorrei infine cogliere questa occasione per informarvi su quanto il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali si sta impegnando a fare per riconoscere il ruolo fondamentale dell'apicoltura e del benessere delle api, che svolgono non solo una funzione produttiva, ma anche una funzione di indicatori del benessere ambientale, oltre che di impollinazione.
  Il Ministero, intende confermare per il futuro il progetto denominato BEENET, nell'ambito del quale è stata definita una rete di monitoraggio nazionale sullo stato di salute degli alveari, anche al fine di approfondirne le cause di moria delle api e di spopolamento.
  Si tratta di un progetto che coinvolge 3.000 alveari situati in ogni regione e provincia autonoma, attraverso periodici controlli e successive analisi di laboratorio sulle diverse matrici raccolte (api morte, api vive, covata, cera, polline).
  A supporto del monitoraggio ci sono poi le «segnalazioni» che permettono di rilevare eventi anomali in alveari che non fanno parte della rete. Il sistema delle segnalazioni prevede che l'apicoltore segnali al Servizio veterinario dell'ASL competente per territorio l'episodio di mortalità e che lo stesso proceda al necessario sopralluogo con raccolta di campioni e al loro invio all'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie per le analisi del caso, in collaborazione anche con la rete BEENET.
  Il progetto BEENET, è coordinato dal CRA-API in collaborazione con l'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, con il Dipartimento di scienze e tecnologie agro-alimentari dell'Università di Bologna.
  Ritengo inoltre indispensabile lanciare un piano di tutela dell'apicoltura a più lungo termine, anche mediante il rafforzamento degli strumenti già in atto in base alla legge n. 313 del 2004. In particolare sul tavolo di lavoro ci sono diverse azioni concrete:
   la messa a punto dell'anagrafe apistica in collaborazione con il Ministero della salute, che attraverso la conoscenza della realtà produttiva, consenta di prevenire e intervenire tempestivamente con strumenti idonei alle emergenze, come quello dell’Aethina tumida;
   la realizzazione di un'attività di ricerca, informazione e formazione, attraverso la sperimentazione di strumenti di diagnosi e di lotta;
   la tutela delle api regine di origine autoctona (l'ape ligustica e l'ape sicula);
   la promozione del miele di produzione nazionale.

  Il programma del Ministero non potrà inoltre prescindere da una attenta analisi dei rischi per le api provenienti dall'uso improprio degli agro-farmaci.
  Riguardo alle Linee guida redatte dall'EFSA per la valutazione del rischio di tutti i prodotti fitosanitari nei confronti delle api, ritengo utile – a tale proposito – far presente che l'11 e il 12 dicembre prossimi, si terrà a Bruxelles una riunione della Standing Committee on Plants, Animals, Food and Feed in cui, tra gli argomenti in discussione, è stata inserita la tematica relativa ai neonicotinoidi.
  In particolare, in tale contesto, dovrebbe essere definito il documento di implementazione delle Linee guida che risultano essere di maggior garanzia per la salvaguardia dell'ambiente e, una volta approvate, introdurranno nuovi aspetti nella valutazione del rischio finora non presi in considerazione.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

apicoltura

conseguenza economica

sostegno agricolo