ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/04116

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 337 del 24/11/2014
Firmatari
Primo firmatario: ZACCAGNINI ADRIANO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 24/11/2014


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI delegato in data 24/11/2014
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 24/11/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-04116
presentato da
ZACCAGNINI Adriano
testo di
Lunedì 24 novembre 2014, seduta n. 337

   ZACCAGNINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   gli enti vigilati dal Ministero delle politiche agricole e forestali sono l'Agea, Agenzia per le erogazioni in agricoltura, CRA – Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, EIPLI – Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia, Ente nazionale risi, INEA – istituto nazionale di economia agraria, ISMEA – istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare;
   in data 7 aprile 2013 sul quotidiano web Il Foglietto con articolo a firma di Flavia Scotto dal titolo «Al Cra nuovo direttore generale non cercasi» si descriveva come «Dall'11 dicembre scorso, il Consiglio nazionale per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra) è senza direttore generale. Lo scandalo scoppiato al Ministero delle politiche agricole, che aveva determinato l'emissione di numerosi ordini di custodia cautelare, aveva investito anche il Cra, privandolo della figura del direttore generale, Giuseppe Ambrosio, per la sua attività svolta al Mipaaf prima di approdare in via Nazionale. Chi si aspettava che dopo l'inattesa uscita di scena di Ambrosio, l'ente presieduto da Giuseppe Alonzo provvedesse rapidamente ad avviare la procedura per la nomina di un nuovo direttore generale è rimasto deluso. Il consiglio di amministrazione, infatti, anziché provvedere alla emanazione di un bando pubblico, ha optato per la scelta di un facente funzioni, individuato ancora una volta (era già successo dopo il pensionamento di Giovanni Lo Piparo) in Ida Marandola. Solo che, a distanza di più di quattro mesi, non sembra esserci traccia né di un bando pubblico, né di un provvedimento formale da parte del cda per l'emanazione dello stesso. Eppure, lo statuto del Cra non sembra ammettere deroghe laddove all'articolo 13 statuisce che “Il Direttore generale è nominato dal Presidente, su conforme parere del Consiglio di amministrazione, tra esperti di elevata qualificazione professionale che, oltre ad aver conseguito esperienza nell'ambito della ricerca, abbiano maturato esperienza professionale nel campo del management di strutture complesse”. Ma di tale norma tutti sembrano essersene dimenticati, in un momento in cui l'ente – che si appresta a gestire la delicata fase della incorporazione dell'Inran – necessità di vertici nella pienezza dei poteri»;
   in data 23 aprile 2013, il quotidiano Il Foglietto con un'articolo a firma di Flavia Scotto dal titolo «Il Cra prima evoca il dissesto finanziario, poi ci ripensa» si descriveva come: «Lo scorso 8 gennaio Il Foglietto aveva raccontato la storia di un dipendente del Cra di Acireale, Angelo Pirillo, ora in pensione, al quale, il 1o settembre 2008, l'ente di ricerca, all'epoca presieduto da Romualdo Coviello e diretto da Giovanni Lo Piparo, in sede di inquadramento per tabella di equiparazione, aveva attribuito il profilo professionale di collaboratore di amministrazione di livello VI, a far data dal 31 dicembre 2005. A distanza di più di due mesi, e precisamente il 25 novembre 2008, la dirigenza del Cra ci ripensava e comunicava al dipendente di aver rettificato l'inquadramento precedentemente disposto e di avergli attribuito il profilo di “operatore di amministrazione” di VII livello, in quanto non in possesso del diploma di istruzione secondaria di II grado. Ritenendo illegittimo l'operato dell'ente, il dipendente si rivolgeva, con l'assistenza dei legali dell'Usi, al giudice del lavoro di Catania che, con sentenza n. 4076/2012, accertava il diritto dello stesso Pirillo di essere inquadrato nel profilo di collaboratore di amministrazione e, al contempo, condannava il Cra al pagamento delle spese processuali. A stretto giro, il Cra, ora presieduto da Giuseppe Alonzo e diretto come facente funzioni da Ida Marandola, impugnava la sentenza innanzi alla corte d'appello di Catania, chiedendo al contempo la sospensione degli effetti della medesima sentenza, sospensione che, come noto, per essere accolta richiede due requisiti: sia la sussistenza del fumus boni iuris che del danno grave e irreparabile, che deriverebbe dalla esecuzione della decisione del Tribunale. Per dimostrare tale ultimo requisito, il Cra affermava nel ricorso che, se avesse disposto l'inquadramento del Pirillo dal VII al VI livello, le casse dell'ente avrebbero subito un pregiudizio irreversibile “sotto il profilo degli ingenti oneri economici”. In pratica, il Cra, per colpa di Pirillo, avrebbe subito un tracollo finanziario. La reazione dei legali dell'ex dipendente non si faceva attendere e sfociava in una memoria depositata in corte di appello nella quale si evidenziava che il costo per l'inquadramento del Pirillo nel livello superiore difficilmente avrebbe superato qualche migliaio di euro, esborso che in alcun modo avrebbe potuto minare la solidità finanziaria di un ente che, bilancio di previsione alla mano, dovrebbe chiudere l'esercizio 2013 con un avanzo di amministrazione di oltre 82 milioni di euro. Resosi forse conto di aver esagerato, il Cra, all'udienza del 16 aprile 2014, comunicava alla Corte la decisione di rinunciare alla richiesta di sospensiva. Ora i dipendenti del Cra possono stare tranquilli, il loro stipendio è salvo, l'inquadramento di Angelo Pirillo nel VI livello non arrecherà più alcun danno grave e irreparabile alle floride finanze dell'ente di via Nazionale»;
   in data 22 maggio 2013 il settimanale l'Espresso con un articolo a firma di Domenico Lusi pubblicava il seguente articolo «Alemanno, l'ultima mangiatoia» in cui si descriveva come: «Chi controlla chi ? A vigilare sull'operato dell'Inea dovrebbe essere un Organismo di valutazione indipendente (Oiv) composto da tre membri. Anche qui la fondazione Nuova Italia è ben rappresentata. Dal 2009 due dei componenti dell'organo di controllo sono diretta espressione alemanniana. Fabrizio Pescatori è nel collegio dei revisori di Nuova Italia, mentre Ida Marandola è responsabile per la Pubblica amministrazione della fondazione. Marandola, che è la moglie di Francesco Biava, ex capo della segreteria di Alemanno quando era alle Politiche agricole ed ex parlamentare del Pdl, riveste anche un altro incarico nel principale ente di ricerca vigilato dal ministero, il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra), dove è direttore generale facente funzioni e responsabile della Direzione affari giuridici»;
   in data 11 febbraio 2014 il quotidiano Il Foglietto con un articolo a firma di Flavia Scotto dal titolo «Depositate le motivazioni della condanna di Ambrosio, ex capo dipartimento del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ed ex direttore generale del Cra». Con sentenza n. 16365/2013, depositata lo scorso 14 gennaio, il Tribunale penale di Roma – sezione VIII (pres. Liotta, est. Squicciarini), ha motivato la condanna, in primo grado, dell'ex capo dipartimento del Mipaaf ed ex direttore generale del Cra, Giuseppe Ambrosio, alla pena di 3 anni e 6 mesi nonché alla pena accessoria dell'estinzione del rapporto di pubblico impiego, al pagamento delle spese processuali e al risarcimento a favore delle parti civili. Il processo, conclusosi il 9 ottobre 2013 con la lettura del dispositivo, ha visto sul banco degli imputati, oltre ad Ambrosio, all'epoca dei fatti capo dipartimento generale del ministero delle politiche agricole, altri dirigenti dello stesso dicastero, tra i quali anche la moglie dello stesso Ambrosio, Stefania Ricciardi, per la quale sono maturati i termini massimi di prescrizione del reato ascrittole. Non proprio incidenter tantum, visto che vi dedica ben 5 pagine (da 17 a 21), la sentenza tratta anche di un concorso bandito dal Cra nel 2005, quando però l'ente non era diretto da Giuseppe Ambrosio ma da Ida Marandola, «cui tuttavia non è stata elevata contestazione alcuna»;
   in data 9 settembre, 2014 sul sito del Notiziario settimanale on line dell'Usi-Ricerca, con un articolo a firma di Flavia Scotti dal titolo: «La Corte dei conti certifica il grave stato di salute dell'Inea» si descriveva come: «In attesa delle decisioni del governo sul futuro degli enti vigilati dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (Cra, Inea, Ismea, Agea, Isa, Sgfa srl, Isi srl, Sin e Agecontrol), che sembrano destinati a dar vita, a seguito di fusione, a un nuovo soggetto pubblico, da registrare la recente pubblicazione da parte della Corte dei conti della Relazione sulla gestione 2012 di uno di questi enti, l'Inea (Istituto nazionale di economia agraria), che ha la sede centrale a Roma ed è presente sul territorio nazionale con 19 uffici regionali. Il documento della magistratura contabile (per un totale di 40 pagine), più che una relazione si appalesa un vero e proprio atto di accusa nei confronti di un ente che viene addirittura definito «struttura sovradimensionata e rigida senza le caratteristiche di essenzialità e di flessibilità che dovrebbero connotare un istituto di ricerca» [...] È da evidenziare – scrivono i giudici – il cospicuo indebitamento nei confronti delle banche pari a euro 5.732.380 e l'azzeramento delle disponibilità liquide (euro 3.569.377 nel 2011) [...] Come per tutti gli enti di ricerca – prosegue la Corte – la specificità dell'attività svolta e la complessità della rendicontazione che caratterizzano le attività di ricerca possono, in qualche misura, comportare la formazione di residui attivi, la quale a sua volta determina problemi di liquidità e ritardi nei pagamenti dei fornitori rendendo necessario il ricorso alle anticipazioni bancarie per riuscire a chiudere i progetti e a rendicontarli»;
   in data 7 aprile 2014 sul quotidiano web Il Foglietto con un articolo a firma di Franco Mostacci, dal titolo «L'Organismo di valutazione, un lusso da 500 mila euro per gli enti di ricerca» si descriveva come «L'organismo indipendente di valutazione della performance (Oiv) è stato istituito con il decreto legislativo n. 150 del 2009, la ben nota riforma Brunetta della pubblica amministrazione. I membri dell'Oiv sono nominati per tre anni, rinnovabili una sola volta, dagli organi di vertice di ogni ente, acquisito il parere – non vincolante – dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac). Il nuovo organismo, che svolge un ruolo fondamentale per la valutazione dei dirigenti e delle strutture e per l'assolvimento degli obblighi di trasparenza e integrità, è costituito in forma monocratica o collegiale, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Date le premesse, ha destato non poco sconcerto, visitando il 4 aprile scorso la pagina “Amministrazione trasparente”, scoprire che gli enti pubblici di ricerca spendono complessivamente più di 500 mila euro l'anno per i compensi corrisposti ai componenti dell'Oiv. Gli importi non appaiono neanche adeguati alle dimensioni e alla complessità organizzativa dell'amministrazione stessa, visto che a spendere più di tutti è l'Inea con 157 mila euro, seguita dall'Istat con 60 mila euro, dal Cnr con 46 mila euro, dall'Isfol con 45 mila euro e dal Cra con 39 mila. [...] Su tutti spicca Ida Marandola, dirigente generale, facente funzioni di direttore generale del Cra (185 mila euro), ma anche membro dell'Oiv all'Inea, con un compenso di 45 mila euro l'anno»;
   in data 21 settembre 2014 il quotidiano la Repubblica un articolo a firma di Corrado Zunino dal titolo: «La casta della ricerca agricola, che stipendi» si descriveva come: «La castarella, nascosta, si aumenta le prebende alla faccia della spending review nazionale. Anche la castarella nascosta, in arretramento quantitativo in verità rispetto alle burocrazie fameliche delle stagioni passate, dovrebbe fare risparmio collettivo, ma riesce a girare le richieste di spending del Governo in aumenti di stipendio. Ecco il Cra, il più grande ente italiano di studio nell'agricoltura. [...] Il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura il 18 marzo 2013 ha inglobato l'Inran, ente controllore dell'alimentazione, soppresso dal Governo Monti per risparmi necessari a salvare il Paese. Il Cra non ha fatto altro che aprire una nuova branca, chiamarla Cra Nut (sta per nutrizione), affidargli una direttrice, Elena Orban, già dirigente di ricerca nella vecchia struttura e iniziare a lamentarsi con il Ministero dell'agricoltura, il controllore. Già, il presidente Giuseppe Alonzo a «Il Fatto alimentare» a operazione realizzata disse: «L'Inran ci è stato attribuito per legge, il Cra ha assorbito l'intero gruppo dei ricercatori e i precari che lavorano nell'istituto da lungo tempo. Il bilancio in rosso dell'istituto, però, presentava grosse lacune ed è necessario che il Ministero delle politiche agricole adegui il fondo destinato a noi per poter fare fronte al nuovo organico e garantire le ricerche in corso». In attesa che il ministero adeguasse il fondo, Alonzo si è adeguato lo stipendio. Già. L'Anpri, associazione che racchiude ricercatori scientifici e tecnologici, sindacato combattivo, nel frattempo ha segnalato che «l'intero gruppo dei ricercatori e i precari dell'ex Inran» non è stato assorbito sul serio. Il sindacato ha denunciato: «L'amministrazione del Cra continua a sostenere che non ci sono soldi per l'applicazione dello scorrimento delle graduatorie e per l'assunzione dei precari storici, ma i soldi per la dirigenza si è scoperto che ci sono». Il Consiglio di amministrazione del Cra con la delibera 10 del 2014 aveva infatti disposto un aumento del compenso spettante ai suoi quattro membri. Il presidente Alonzo, dopo neppure due stagioni di lavoro, era salito a 206.000 euro l'anno (la delibera non specifica partendo da quale quota). Lo stipendio dei tre consiglieri è stato «rideterminato» a 44.000 euro l'anno: sono Rita Clementi, vicepresidente, Francesco Adornato e Salvatore Tudisca. L'aumentino, perché Alonzo ha una sua generosità, è toccato anche al presidente del Collegio dei revisori dei conti (39.000 euro per lui, ora) e ai quattro componenti (32.000 euro a testa). Per tutti sono rimasti, ça va san dire, i gettoni di presenza. È interessante notare come le altre novanta delibere Cra dell'anno 2014 abbiano un titolo, il provvedimento dell'autoaumento «no». L'hanno gettato nel calderone dei «visto, considerato, si delibera» con il cifrato riferimento «Articolo 4, comma 6, decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 454». [...] Non è finita. Cinque delibere dopo è arrivato anche l'aumento per il direttore generale del Consiglio per la ricerca in agricoltura. Ida Mirandola da due anni e tre mesi – dai tempi dell'arresto del predecessore Giuseppe Ambrosio per corruzione – era una facente funzioni, e lo scorso marzo il cda le ha riconosciuto lo stipendio pieno: 277.000 euro complessivi, 97.0000 euro in più della precedente busta paga. Se gli aumenti del cda erano giustificati dai nuovi carichi di lavoro dovuti all'arrivo del personale dell'ex Inran, per il direttore generale non c’è stato bisogno di giustificare nulla: aumentone, pronta cassa. Quattro mesi dopo Alonzo e il suo cda si sono accorti che quella cifra violava i tetti massimi degli stipendi pubblici fissati dal governo Renzi – 240.000 euro – e frettolosamente lo hanno riportato «secundum legem»: 239.957,03 euro. In data 15 ottobre 2014, il quotidiano web Girodivite con un articolo a firma di Adriano Todaro si descriveva come «La direttora generale, che di nome fa Ida Marandola, invece, ha deciso di dare il buon esempio di contenimento della spesa, [...] e invece di 240 mila euro (il tetto previsto), ha tagliato mica male ed ora avrà una retribuzione lorda non di 240 mila euro ma bensì di 239.957,03 centesimi. [...] perderà 42 euro e 97 centesimi (lordi) all'anno [...] Sono ben 3 euro e 30 centesimi al mese in meno» –:
   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti narrati e quali azioni intendano intraprendere, anche alla luce della relazione della Corte dei conti, che presenta una situazione di bilancio in rosso, generalizzata per tutti gli enti vigilati del Ministero delle politiche agricole e forestali;
   se non reputino anche alla luce di politiche volte alla spending review ed alla riorganizzazione di tali enti, opportuno vigilare anche sui ruoli ricoperti e sulle nomine in seno agli stessi, e se non siano necessari tutti gli opportuni controlli sugli enti vigilati dal Ministero delle politiche agricole e forestali, al fine di far cessare gli sprechi;
   se non reputino opportuno verificare, in merito alla vicenda della dottoressa Ida Marandola, se sussistano i presupposti per assumere provvedimenti a carico della stessa in conseguenza di quanto esposto in premessa con riferimento agli incarichi ricoperti, anche alla luce della sentenza che il tribunale di Roma – sezione VIII penale, ha pronunciato e pubblicato mediante lettura del dispositivo alla pubblica udienza in data 9 ottobre 2013, e gli atti dello svolgimento del processo, dove è stato condannato il signor Giuseppe Ambrosio e dove è descritto come, pur in assenza di condanne o provvedimenti a suo carico, la Marandola, sia stata coinvolta nell'agevolare l'assegnazione di ruoli all'interno del CRA;
   se non ritengano opportuno escludere nella maniera più assoluta la nomina di persone quali Ida Marandola e persone che hanno agito con comportamenti analoghi nell'organigramma del nuovo ente che va configurandosi dalla fusione di Inea e Cra. (5-04116)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

ricerca agronomica

impiegato dei servizi pubblici

mercato agricolo