ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/03653

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 298 del 25/09/2014
Abbinamenti
Atto 5/06203 abbinato in data 05/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: PILI MAURO
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 25/09/2014


Commissione assegnataria
Commissione: VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO 25/09/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA delegato in data 05/11/2015
Stato iter:
05/11/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 05/11/2015
Resoconto TOCCAFONDI GABRIELE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA)
 
REPLICA 05/11/2015
Resoconto PILI MAURO MISTO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 25/09/2014

SOLLECITO IL 21/10/2015

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 05/11/2015

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 05/11/2015

DISCUSSIONE IL 05/11/2015

SVOLTO IL 05/11/2015

CONCLUSO IL 05/11/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-03653
presentato da
PILI Mauro
testo di
Giovedì 25 settembre 2014, seduta n. 298

   PILI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo . — Per sapere – premesso che:
   nei mesi scorsi l'interrogante aveva rivolto puntuale interrogazione e denuncia sul grave stato degli scavi di Monti Prama segnalando l'incertezza della situazione gestionale e finanziaria degli stessi;
   nei giorni scorsi gli scavi sono stati oggetto di un raid di tombaroli che hanno approfittato dell'assoluta assenza di qualsiasi tipo di controllo nell'area oggetto di scavi;
   la rilevanza internazionale dei ritrovamenti necessitava, vista anche la precedente segnalazione, di un intervento diretto e preciso del Ministero; Ministero che è risultato, a giudizio dell'interrogante, totalmente inadempiente e incapace di assumere qualsiasi tipo di seria iniziativa;
   l'aver lasciato gli scavi di Monti Prama senza alcuna protezione e tutela, alla mercé di tombaroli e delinquenti, è un fatto di una gravità inaudita proprio per l'imponenza del lavoro che gli archeologi stavano portando avanti in condizioni di assoluta ristrettezza finanziaria e operativa;
   la profanazione di quel sito è un atto criminale ma lo è ancora di più averlo lasciato senza alcuna sicurezza;
   per questo motivo il Ministro interrogato o suoi delegati ad avviso dell'interrogante si dovrebbero dimettere per negligenza considerato che non è mai stata attivata alcuna seria precauzione a tutela della straordinaria campagna di scavi che era in corso;
   oltre due mesi fa l'interrogante denunciò la gravissima situazione degli scavi di Monti Prama, senza risorse finanziarie e senza alcuna protezione;
   era evidente che si trattava di uno Stato «strabico» e disattento;
   la risposta inaccettabile a quella denuncia fu un sopralluogo intempestivo e inutile del delegato che non solo secondo l'interrogante non fece niente per affrontare la questione ma ebbe l'idea improponibile di portare un Gigante al Quirinale;
   si è pensato solo all'esposizione al Quirinale ma è stata ignorata la gravissima situazione degli scavi;
   ora è giusto che i responsabili di questi fatti se ne assumano sino in fondo le conseguenze che sommate al disastro della necropoli di Bonorva non possono che portare alle loro dimissioni;
   anziché utilizzare la Brigata Sassari per mettere al sicuro le strade romane, dovrebbe essere utilizzato l'esercito per presidiare e tutelare la grande civiltà nuragica della Sardegna;
   oggi che quel sito è stato drammaticamente profanato da delinquenti tombaroli, quella denuncia assume la valenza di una gravissima responsabilità per coloro che l'hanno ignorata;
   ora chi dello Stato ha gestito quegli scavi, lesinando risorse, e mostrandosi incapace di comprendere il valore di quegli scavi deve trarne le conseguenze;
   i responsabili dinanzi a questo scempio ad avviso dell'interrogante devono dimettersi per manifesta incapacità e negligenza nel dare a questo patrimonio immenso la giusta attenzione e soprattutto le risorse finanziarie;
   lasciare di fatto incustodito quel patrimonio, quegli scavi è di una gravità inaudita;
   mai sarebbe successo a Pompei o al Colosseo;
   i Giganti di Monti Prama sono molto più antichi di qualsiasi altro sito e questo atteggiamento dello Stato è davvero scandaloso e colpevole;
   si stanno ancora utilizzando le risorse finanziarie che l'interrogante sollecitò negli anni passati al Ministro pro tempore Bondi e niente in questi ultimi anni è stato fatto per salvaguardare questo sito;
   è necessario porre fine a questa perenne negligenza nei confronti della civiltà nuragica della Sardegna –:
   se non ritenga di dover trarre le conseguenze da questi fatti delittuosi nei confronti dell'antica civiltà prenuragica e nuragica;
   se non ritenga di dover assumere iniziative per stanziare urgentemente adeguate risorse per la salvaguardia e il recupero del sito di Monti Prama;
   se non ritenga di dover chiedere l'ausilio del Ministero della difesa per garantire un'apposita protezione e sicurezza a siti di tale importanza;
   se non ritenga di dover lasciare gli scavi in capo agli archeologi che sino ad oggi hanno operato con grande professionalità e scienza. (5-03653)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 5 novembre 2015
nell'allegato al bollettino in Commissione VII (Cultura)
5-03653

  Mi riferisco alle interrogazioni parlamentari con cui l'On.le Pili chiede quali iniziative il Ministero intenda adottare per la tutela e valorizzazione del sito archeologico di Mont'e Prama, in relazione a presunti atti vandalici e danneggiamenti.
  Premetto che mi riferisco innanzitutto all'atto parlamentare del settembre dello scorso anno nel quale l'onorevole Pili lamenta la situazione di abbandono del sito e l'avvenuta incursione di tombaroli.
  Nonostante il tempo intercorso, durante il quale sono state approntate le necessarie provvidenze che di seguito elenco, vorrei comunque precisare che dopo l'accertamento di un intervento clandestino, appunto a settembre del 2014, la Soprintendenza ha potuto verificare, mediante lo scavo delle sepolture, che la violazione era stata superficiale e irrilevante. Lo scheletro era conservato nelle stesse condizioni degli altri, mentre nessuna tomba conteneva oggetti di corredo. Durante lo scavo il sito è stato ininterrottamente sorvegliato con guardia armata notturna e festiva fino alla totale liberazione dell'area di scavo dalla presenza di manufatti a rischio di trafugamento.
  Nel frattempo si è avviato il progetto di videosorveglianza dell'area e di messa in sicurezza mediante recinzione.
  Nel marzo del 2015 il sito è stato infatti recintato con rete metallica alta 2 metri e dotato di cancello metallico carrabile, al fine di impedire l'accesso da parte di persone non autorizzate. La messa in sicurezza ha richiesto l'autorizzazione da parte della Curia Arcivescovile di Oristano (proprietaria del terreno) e della Provincia di Oristano (proprietaria della strada che fiancheggia il lato orientale del terreno). Inoltre, l'area archeologica costituisce bene paesaggistico e tutto il territorio comunale di Cabras è sottoposto a vincolo paesaggistico, pertanto l'opera ha richiesto la previa autorizzazione paesaggistica (conferenza dei servizi del 15 gennaio 2015). Contemporaneamente, si è provveduto a riordinare e pulire tutto il terreno interessato dalle indagini e l'area si presenta oggi in condizioni di ordine, decoro e sicurezza. L'intervento clandestino è rimasto un fatto isolato e senza alcuna conseguenza.
  Al momento, la valorizzazione in situ è preclusa dalla continuazione delle indagini archeologiche già avviate negli scorsi anni, anche se la Soprintendenza sta operando per creare un primo embrione di area archeologica restaurabile, valorizzabile e fruibile.
  La Soprintendenza ha programmato e in parte già attuato i successivi interventi di restauro e valorizzazione del patrimonio scultoreo attraverso la creazione del sistema museale di Mont'e Prama, costituito dal Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e dal Museo Civico di Cabras. Le sculture rinvenute nel 2014 (due statue di pugilatori, un torso di arciere, un torso di pugilatore, due bacini, tre teste, una base di statua, un modello di nuraghe quadrilobato e altri pezzi minori) sono state esposte al museo civico di Cabras ancor prima del restauro, al fine di favorire la massima diffusione della scoperta. La Soprintendenza ha curato l'allestimento museale con supporti, didascalie, immagini, testi esplicativi e documentazione fotografica. Il museo di Cabras, da parte sua, ha rinnovato interamente l'apparato informativo del museo.
  La Soprintendenza nel 2014 ha sottoscritto un protocollo d'intesa con le l'Università di Cagliari e di Sassari, il comune di Cabras, la Casa Circondariale di Oristano e il Consorzio Uno di Oristano concernente il progetto Archeologia di Mont'e Prama, finanziato dalla Regione Sardegna (L.R.7/2007) e dalle due Università, con 200.000 Euro. Tale progetto si è svolto proficuamente, anche con la collaborazione dei detenuti, e i risultati sono resi pubblici con l'edizione del volume Archeologia di Mont'e Prama - 1, Ricerche 2014.
  Recentemente le Università di Cagliari e di Sassari hanno ottenuto, in base ad un progetto di ricerca, dalla Fondazione Banco di Sardegna un ulteriore finanziamento pari a 150.000 euro suddivisi tra le due Università in parti uguali per l'anno 2015, ed è in corso la definizione di un nuovo progetto condiviso di indagine e valorizzazione. Mi preme sottolineare che il ruolo della Soprintendenza è pienamente e paritariamente attivo anche sul piano della ricerca scientifica, in aggiunta alla responsabilità connessa alla sicurezza del sito, alla conservazione dei reperti, nonché alla definizione delle strategie d'indagine, di restauro, di valorizzazione e fruizione, che trascendono la concreta attività di scavo e le competenze dell'Università.
  In merito alla seconda interrogazione e alla recente notizia apparsa sulla stampa dell'utilizzo di ruspe per lo scavo archeologico e danneggiamento di reperti, vorrei precisare quanto segue.
  La Soprintendenza ha intrapreso, nell'estate di quest'anno, l'intervento di recupero e ripristino della trincea degli scavi Bedini e Tronchetti della fine degli anni ’70, procedendo alla rimozione di alcune centinaia di metri cubi di terra di riporto, che negli anni ’80 era stata riversata nell'area fino a colmarla quasi completamente. Il terreno, come si è detto, è di proprietà della Confraternita del Rosario di Cabras ed è amministrato dalla Curia Arcivescovile di Oristano, mentre tutti i terreni circostanti sono di proprietà privata. Tale intervento è stato eseguito da quattro operai, sotto la direzione della Soprintendenza, e col coordinamento dell'archeologo di cantiere, professionista di grande esperienza. Sono stati utilizzati un piccolo escavatore con cingoli gommati e con benna a taglio piatto e un camioncino per il trasporto a discarica, al fine di condurre l'indagine in estensione in modo agile ed efficace. L'escavatore è stato utilizzato secondo le modalità comunemente impiegate nei lavori di preparazione dello scavo archeologico; quindi è stato utilizzato per la rimozione della terra di riempimento e per alcuni tratti di scotico superficiale, ed è stato allontanato o spento ogni volta che emergeva una pietra o altro elemento stratigrafico distinto.
  Ogni elemento, appena individuato, è stato ripulito e messo in evidenza con strumenti manuali leggeri: in questo modo sono stati messi in luce il crostone calcareo di base, dove affiorante; il filare di blocchi di basalto delimitante un tratto della cosiddetta strada sepolcrale; le lastre iniziale e terminale della necropoli Tronchetti, ancora infisse nella loro posizione originaria; le lastre di copertura delle 34 tombe della necropoli Tronchetti, rinvenute nella giacitura in cui vennero lasciate al termine dello scavo del 1979; le imboccature circolari dei relativi pozzetti; le complesse strutture della necropoli Bedini.
  Una cura particolare è stata riservata proprio alla necropoli Bedini, poiché la sua singolarità e la necessità di stabilire correlazioni con gli spazi circostanti impongono una ricerca attenta e precisa. Nella trincea principale di Bedini sono state riportate alla luce le tombe «a pseudocista» da 1 a 10 e la loro prosecuzione, consistente in 6 lastre quadrate allineate di arenaria, pertinenti ad altrettante tombe integre. Con l'escavatore si è eseguita la sola rimozione del terreno di riempimento, procedendo sempre alla rifinitura con strumenti manuali. Lo scavo ha messo in luce numerosi rinvenimenti antichi di varia natura (pietre, frammenti di calcare in parte pertinenti a statue e modelli di nuraghe) e un deposito, indagato in modo accurato e riservato. Il tutto è stato messo in evidenza, documentato con la creazione di un ortofotopiano e asportato ordinatamente, strato per strato e settore per settore secondo la quadrettatura a maglie di un metro. Gli elementi recuperati sono stati trasportati al magazzino del museo civico di Cabras. L'asportazione del dosso che segna il confine con il terreno di proprietà della Confraternita del Rosario (dato, in passato, in affitto ai coltivatori di Cabras) con l'escavatore ha rivelato evidenti segni di rimaneggiamento dovuti ai precedenti lavori agricoli.
  Sono stato volutamente dettagliato nella riproduzione dell'attività di scavo eseguita per dimostrare l'estrema cura con la quale gli archeologici hanno affrontato i lavori. Non solo, questo ha consentito di verificare, proprio nel momento del ritrovamento del frammento di testa di arciere o guerriero, probabilmente con elmo cornuto, che esso era stato lesionato dai precedenti lavori di aratura profonda, come hanno rivelato le fratture antiche.
  Non sono stati rinvenuti altri frammenti della testa, probabilmente sparsi nelle vicinanze proprio con le arature. Nell'area venivano messe in luce tre lastre di arenaria, un altro frammento informe di calcare bianco e infine un altro frammento di scultura, pertinente al gomito destro di un pugilatore.
  Con questo non voglio affermare, in via generale, che, nel corso di scavi archeologici, il rischio di incorrere in danni a reperti sia escluso e tuttavia rassicuro l'On.le interrogante sul fatto che questo evento non si è verificato nel caso in parola.
  Il Ministero, e concludo, si è profuso per la messa in sicurezza, la tutela e la valorizzazione del sito archeologico di Mont'e Prama e dei reperti in esso rinvenuti mediante l'impiego di ingenti fondi pubblici, di fondi Arcus, e con la proficua collaborazione delle Amministrazioni locali e dell'Università.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

archeologia

criminalita'