ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/03577

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 292 del 17/09/2014
Firmatari
Primo firmatario: SCOTTO ARTURO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 17/09/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
RICCIATTI LARA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 17/09/2014
FERRARA FRANCESCO DETTO CICCIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 17/09/2014


Commissione assegnataria
Commissione: IX COMMISSIONE (TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 17/09/2014
Stato iter:
18/09/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 18/09/2014
Resoconto RICCIATTI LARA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
RISPOSTA GOVERNO 18/09/2014
Resoconto GIACOMELLI ANTONELLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
REPLICA 18/09/2014
Resoconto RICCIATTI LARA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 18/09/2014

SVOLTO IL 18/09/2014

CONCLUSO IL 18/09/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-03577
presentato da
SCOTTO Arturo
testo di
Mercoledì 17 settembre 2014, seduta n. 292

   SCOTTO, RICCIATTI e FERRARA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 209 del 9 settembre 2014 la delibera del comitato interministeriale per la programmazione economica relativa all'approvazione della proposta di accordo di partenariato nell'ambito della programmazione dei fondi strutturali e di investimento europei 2014-2020;
   approvata con delibera del 18 aprile 2014 del Comitato interministeriale per la programmazione economica, la proposta di accordo di partenariato che stabilisce la strategia di impiego di fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020. Undici gli obiettivi tematici (OT) previsti dal richiamato regolamento (UE): OT1: rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione; OT2: migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché l'impiego e la qualità delle medesime; OT3: promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell'acquacoltura; OT4: sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori; OT5: promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi; OT6: tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse; OT7: promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete; OT8: promuovere l'occupazione sostenibile e di qualità e sostenere la mobilità dei lavoratori; OT9: promuovere l'inclusione sociale, combattere la povertà e ogni forma di discriminazione; OT10: investire nell'istruzione, formazione e formazione professionale, per le competenze e l'apprendimento permanente; OT11: rafforzare la capacità delle amministrazioni pubbliche e degli stakeholders e promuovere un'amministrazione pubblica efficiente;
   l'importo complessivo da ripartire tra gli obiettivi tematici è di 41.548,4 milioni di euro per il periodo di programmazione 2014-2020. Nella delibera sono allegate alcune tavole con cui viene dettagliata la ripartizione già disponibile del FESR e del FSE, pari a complessivi 31.118,7 milioni di euro, articolata per obiettivo tematico rispettivamente a favore delle regioni più sviluppate, delle regioni in transizione e delle regioni meno sviluppate. Nelle successive fasi di negoziazione formale con la Commissione europea e di attuazione dell'accordo di partenariato ci si impegna a tener conto delle esigenze che già sono sorte in fase istruttoria al fine di ottimizzare e garantire la efficace realizzazione dei programmi, nel rispetto del principio della proficua gestione delle risorse;
   in data 1o settembre 2014 è apparso sul Corriere della sera un articolo intitolato «Fondi UE. Meno soldi alla Banda larga e all'Agenda Digitale»;
   nell'ambito di tale articolo si legge che la quota di fondi dell'Unione europea 2014-2020 assegnati a banda larga e Agenda digitale risulterebbe inferiore di quasi 440 milioni di euro rispetto a quella prevista inizialmente e ciò emergerebbe dall'ultima versione degli impegni di spesa allegati all'accordo di partenariato italiano;
   infatti, per quanto risulta agli interroganti, stando alla tabella finanziaria che le autorità hanno girato a Bruxelles non più tardi di poche settimane fa, l'ammontare complessivo di fondi strutturali destinato al digitale scenderebbe a 1,351 miliardi di euro dagli 1.789 previsti nelle precedenti bozze dell'accordo ed esposta nella delibera del comitato interministeriale per la programmazione economica recentemente pubblicata relativa all'approvazione della proposta di accordo di partenariato nell'ambito della programmazione dei fondi strutturali e di investimento europei 2014-2020;
   una cifra, la seconda, (ovvero i 1.789 milioni di euro citati) su cui diversi addetti ai lavori, anche tra le fila della Commissione, avevano già nei mesi scorsi emesso profonde perplessità, ritenendola in ogni caso troppo sottodimensionata per colmare i consistenti ritardi accumulati dal Paese rispetto ai traguardi dell'agenda digitale europea;
   secondo fonti comunitarie, la riduzione delle risorse dell'Unione europea per banda larga e agenda digitale stabilita dal Governo avrebbe una motivazione di mera coerenza cantabile. Vale a dire risponderebbe all'esigenza far collimare le previsioni di spesa dell'accordo con quelle inscritte nei piani operativi regionali (sulle regioni ricade, da ultimo, l'onere di impiegare una fetta maggioritaria delle risorse);
   i 450 milioni di euro sottratti al digitale verrebbero reindirizzati verso altri capitoli di spesa;
   per quanto risulta agli interroganti al fine di raggiungere gli obiettivi di copertura a 30 Mbps fissati dall'Unione europea entro il 2020 sono necessari fondi per 5 miliardi di euro da prevedere nell'ambito del fondo di sviluppo e coesione e nella lettera di osservazioni inviata nel mese di luglio 2014, la Commissione europea è tornata a sottolineare l'assenza «di una strategia globale per affrontare le carenze in termini di infrastrutture, contenuti e servizi digitali»;
   si evidenzia inoltre che, come emerge da una recente inchiesta condotta dal Corriere delle Comunicazioni, tutte le regioni hanno deliberato in tema di digitalizzazione e sono molte quelle che si sono dotate di agende digitali, Reti Ngn, cloud e razionalizzazione dell'esistente i pilastri sui cui poggia buona parte dei piani;
   lo scenario che ne è emerge è sorprendente: le regioni sono molto più avanti di quanto si creda in materia di digitalizzazione, hanno tutte all'attivo assessori «delegati», ossia che si occupano specificamente di innovazione e di Ict (e se non ci sono assessori ad hoc sono i presidenti ad avere in capo la governance Ict) e «masticano» con una certa naturalezza acronimi e sigle del mondo dell'informatica, delle telecomunicazioni, dell’hi-tech. E non mancano i progetti (di cui moltissimi già portati a termine) votati a rafforzare l'erogazione di servizi innovativi a cittadini e imprese che fanno leva su tecnologie di ultima generazione, in pole position il cloud, considerato dai più uno strumento per razionalizzare l’hardware, aumentare la capacità di storage e abbattere i costi in nome dell'efficienza e nella spending review. Fra le priorità anche la dematerializzazione e anche in questo caso a guidare i progetti c’è il duplice obiettivo di efficientare la macchina pubblica ottenendo un sensibile risparmio sulle spese vive, che non guasta in tempi di crisi;
   da evidenziare il rafforzamento degli investimenti in connettività e in particolare in banda larga per consentire l'erogazione di servizi evoluti e spingere l'attuazione di progetti digitali legati in particolare a sanità e scuola, ma anche a sostenere i distretti produttivi e a favorirne crescita e sviluppo in chiave di globalizzazione;
   da Nord a Sud, le agende regionali si somigliano molto; le differenze si misurano perlopiù in tegami di risorse disponibili e quindi di capacità attuativa delle iniziative sulla carta. Il patto di stabilità da un lato e l'incapacità di sfruttare appieno i fondi europei dall'altro rappresentano i grandi ostacoli sul cammino;
   le agende digitali regionali ci sono dunque, «fa ancora non si comprende come potranno integrarsi nel grande progetto nazionale. Attuare un'agenda digitale nazionale, quando ci sono già 21 agende locali potrebbe determinare il rischio di una frammentazione che può inficiare l'attuazione stessa dei progetti a causa di annose questioni quali la mancanza di standard e di interoperabilità e la duplicazione delle iniziative, per non parlare del pericolo di ritrovarsi un'Italia digitale eternamente a macchia di leopardo –:
   quali elementi intenda fornire il Governo, alla luce di quanto descritto in premessa con riferimento all'ammontare complessiva delle risorse destinate alla banda larga e all'attuazione dell'agenda digitale e soprattutto sulla strategia complessiva da adottare al fine, da un lato, di non sottovalutare il ruolo che le regioni possono avere in termini di competenze e di conoscenza delle specifiche realtà territoriali e, dall'altro, di evitare inutili «doppioni» e ridondanze che rischierebbero di rallentare i progetti e di non assicurare un efficace impiego delle risorse disponibili. (5-03577)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

lotta contro la discriminazione

protezione dell'ambiente

gestione della pesca