ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/03187

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 259 del 08/07/2014
Firmatari
Primo firmatario: PAGLIA GIOVANNI
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 08/07/2014


Commissione assegnataria
Commissione: VI COMMISSIONE (FINANZE)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 08/07/2014
Stato iter:
09/07/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RINUNCIA ILLUSTRAZIONE 09/07/2014
Resoconto PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
RISPOSTA GOVERNO 09/07/2014
Resoconto ZANETTI ENRICO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
REPLICA 09/07/2014
Resoconto PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 09/07/2014

SVOLTO IL 09/07/2014

CONCLUSO IL 09/07/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-03187
presentato da
PAGLIA Giovanni
testo di
Martedì 8 luglio 2014, seduta n. 259

   PAGLIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   tutte le analisi economico-finanziarie disponibili individuano nell'inasprimento fiscale e nel cosiddetto credit-crunch, cioè nella contrazione del credito disponibile e la conseguente difficoltà di accedervi in particolare da parte delle PMI, le cause fondamentali dell'attuale congiuntura economica: il credit-crunch, in modo particolare, rappresenta quella condizione di calo significativo o di inasprimento improvviso delle condizioni dell'offerta di credito da parte del sistema bancario che produce per le PMI, spina dorsale del sistema produttivo italiano, un avvitamento finanziario che ne danneggia la fisiologia, arrivando a minarne la residua base patrimoniale;
   i Governi che si sono avvicendati negli ultimi tre anni, hanno dato una risposta ad entrambi i suddetti problemi, ponendo le premesse per rendere il sistema meno banco-centrico;
   il Governo Monti con il cosiddetto decreto «Sviluppo Italia», ha introdotto nel nostro ordinamento due misure: il cosiddetto Aiuto alla Crescita economica (ACE) che, nel prendere atto dello squilibrio esistente fra un finanziamento con capitale di debito e con capitale proprio, riconosce una deduzione dal reddito imponibile del rendimento figurativo degli apporti di capitale e i cosiddetti mini-bond, innovativo strumento di auto finanziamento per le aziende non quotate in Borsa ed attraverso il quale le società possono reperire fondi dagli investitori fornendo in cambio titoli di credito in favore di chi desidera credere nel loro progetto; la norma prevede inoltre espressamente che tale tipologia di finanziamento sia destinata alle PMI con meno di 250 dipendenti ed un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro annui, ed, in alternativa, che le aziende possano accedere presentando un totale di bilancio minore di 43 milioni di euro; in ogni caso, dalla stessa normativa, a tutt'oggi, rimangono escluse le cosiddette «micro-imprese»;
   i mini-bond sono, tecnicamente, titoli di credito che un'azienda emette per garantirsi denaro contante da parte di investitori qualificati: si tratta di una particolare forma di auto finanziamento che consente alle società, soprattutto alle piccole e medie imprese, di diversificare la fonte dei loro finanziamenti e ridurre la dipendenza dal sistema bancario, in guisa che, accanto al classico canale bancario, le società possono aggiungere una certa quota di investitori privati e puntare direttamente su sé stesse e sulla fiducia che riscuotono presso i potenziali investitori;
   il Governo Letta, a fine 2013, ha completato tale percorso legislativo inserendo, all'interno del decreto-legge cosiddetto «Destinazione Italia» una norma che amplia la platea degli investitori istituzionali, incentivando, in particolare, l'investimento nei predetti mini-bond da parte delle imprese assicurative e dei Fondi pensione, attraverso la previsione che gli investimenti diretti in obbligazioni, in titoli di cartolarizzazione o in quote di fondi che investono in obbligazioni di PMI saranno compatibili con le disposizioni in materia di copertura delle riserve tecniche delle assicurazioni, stabilite con regolamento dell'IVASS, e dei limiti di investimento dei Fondi pensione; 
   il suddetto decreto-legge «Destinazione Italia» ha il merito di aver spezzato il legame con il credito bancario da cui i mini-bond dipendevano, questo perché il trattamento fiscale sulle garanzie favoriva i prestiti bancari, alle cui garanzie si applicava un'imposta sostitutiva, rispetto alle obbligazioni emesse da società non quotate, le cui garanzie erano tassate con aliquota piena;
   numerosi economisti ritengono molto probabilmente che il mercato dei mini bond rimanga comunque presidiato dalle banche, sia per la loro capacità di originazione delle operazioni, sia per le loro reti di distribuzione: gli stessi economisti prevedono inoltre che lo sviluppo di un mercato dei mini bond di dimensioni adeguate richiederà comunque tempi lunghi e che su un orizzonte più breve, il credito bancario rimarrà il canale di finanziamento preponderante per le imprese –:
   quali siano, a tre anni di distanza dal loro esordio, i dati sugli effetti dei mini-bond in termini di sviluppo del prodotto, crescita della loro offerta sul mercato, origine dei capitali investiti (Italia o estero), numero e tipologia delle PMI e delle imprese che con successo sono riuscite a collocare i loro titoli. (5-03187)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 9 luglio 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione VI (Finanze)
5-03187

  Con l'interrogazione a risposta immediata in Commissione l'onorevole Paglia chiede quali sia lo stato di attuazione delle misure previste dal «Decreto Sviluppo», con particolare riferimento allo strumento dei «minibond».
  Al riguardo, si fa presente che al fine di facilitare l'accesso per le PMI ai mercati di capitali, il Governo, con il cosiddetto decreto sviluppo (decreto-legge n. 83, del 22 giugno 2012, convertito nella legge 7 agosto 2012, n. 134), ha introdotto un quadro di norme focalizzate sulle esigenze di finanziamento delle PMI favorendo l'emissione di strumenti di debito, che in ragione del modesto taglio, vengono definiti comunemente «Mini-bond». Tale insieme accoglie le cambiali finanziarie, con scadenza da 1 a 36 mesi, e titoli obbligazionari a medio e lungo termine.
  I mini-bond sono strumenti di debito emessi da società non quotate (incluse PMI ed escluse le imprese di piccolissime dimensioni, cosiddette microimprese), negoziati su mercati regolamentati o, qualora non abbiano prospetto informativo, su piattaforme di trading multilaterali, (ccdd. MTF, Multilateral trading facilities), riservati ai soli investitori professionali, quali ad esempio il mercato ExtraMOT Pro di Borsa Italiana.
  Per i titoli che rispondono ai requisiti previsti dalle citate norme sono previste alcune agevolazioni fiscali e civilistiche, quali, ad esempio, la deducibilità degli interessi e dei costi d'emissione nell'ambito della tassazione dei redditi della società, l'irrilevanza del limite civilistico rispetto al capitale sociale riguardo all'emissione di tali titoli, la previsione di uno «sponsor» che peraltro deve trattenere una quota di tali emissioni nel proprio portafoglio (cosiddetto «skin in the game»).
  Ulteriori incentivi sono stati introdotti dal decreto «Destinazione Italia» (decreto-legge n. 145, del 23 dicembre 2013, convertito, dalla legge del 21 febbraio 2014, n. 9), che ha reso i Mini-bond strumenti finanziari eleggibili anche per gli investimenti di compagnie d'assicurazione e fondi pensione. Lo stesso decreto consente anche la possibilità dell'ulteriore cartolarizzazione di detti titoli e una particolare possibilità di collateralizzazione dei titoli (cosiddetto privilegio speciale).
  Dalle prime esperienze risulta che le citate obbligazioni sono utilizzate da società non quotate di dimensioni grandi.
  Recentemente anche emittenti di media e piccola dimensione si stanno avvicinando a tale mercato. Complessivamente, sulla base di alcune stime di mercato, possono essere ritenute potenzialmente adatte al regime dei Mini-bond circa 35.000 società.
  Se la tendenza più recente continuerà, il regime dei Mini-bond potrà costituire un decisivo e positivo passo verso il finanziamento del debito attraverso il mercato dei capitali per le società italiane non quotate, con appetibilità sempre maggiore da parte di investitori professionali esteri per tali strumenti finanziari.
  Sulla questione, la Banca d'Italia ha comunicato che nel 2013 le obbligazioni lorde emesse dalle imprese italiane sono state pari a 39 miliardi; ulteriori 10 miliardi sono stati collocati nel primo trimestre del 2014.
  A partire dal 2009 i collocamenti sono stati in media pari a 32 miliardi l'anno, circa 9 in più rispetto al periodo 2002-2007. Durante la crisi hanno fatto ricorso al mercato obbligazionario soprattutto imprese di grandi dimensioni che hanno utilizzato i fondi raccolti anche per rimborsare prestiti bancari.
  In questo contesto, un contributo alla crescita delle emissioni obbligazionarie è venuto dai cosiddetti minibond. La normativa entrata in vigore nel 2012 (decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito nella legge 7 agosto 2012, n. 134) ha innovato la disciplina dell'emissione di titoli di debito (cambiali finanziarie e obbligazioni) da parte di società non quotate diverse da banche e da microimprese (come definite dalla raccomandazione 2003/361/CE).
  La normativa non ha peraltro previsto un sistema di rilevazione delle emissioni di minibond per cui non esistono fonti ufficiali sui volumi dei titoli collocati e sul numero di emittenti.
  La Banca d'Italia, che analizza regolarmente l'evoluzione del mercato obbligazionario tra le fonti di finanziamento delle imprese, ha comunicato di aver ricostruito un elenco di emissioni di minibond sulla base di informazioni di stampa e di quelle rilasciate periodicamente da Borsa Italiana con riferimento ai titoli scambiati sul segmento professionale dell'ExtraMOT, un sistema multilaterale di negoziazione (MTF) per gli strumenti obbligazionari a cui possono accedere i soli investitori professionali. Una lista aggiornata di mini-bond emessi è disponibile sul sito ExtraMOT Pro.
  Sulla base delle informazioni così raccolte, emerge che dal novembre del 2012 al giugno 2014 hanno emesso minibond 36 imprese non finanziarie italiane, per un importo di 5,7 miliardi. A queste si aggiungono due società non finanziarie estere che hanno emesso minibond per un valore prossimo a un miliardo. Le società emittenti appartengono a comparti eterogenei dei servizi e della manifattura.
  Fino alla fine del 2013 le emissioni sono state generalmente di importo unitario elevato e hanno fatto capo quasi interamente a società di grandi dimensioni: in media i collocamenti sono stati pari a circa 290 milioni per impresa.
  Nel primo semestre del 2014 è aumentato il numero di emissioni di importo più contenuto, verosimilmente da imprese di dimensione inferiore: in questi mesi l'importo medio dei collocamenti è sceso a circa 45 milioni.

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