ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/02930

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 238 del 03/06/2014
Firmatari
Primo firmatario: CRIPPA DAVIDE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 03/06/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DA VILLA MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 03/06/2014
DELLA VALLE IVAN MOVIMENTO 5 STELLE 03/06/2014
FANTINATI MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE 03/06/2014
MUCCI MARA MOVIMENTO 5 STELLE 03/06/2014


Commissione assegnataria
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 03/06/2014
Stato iter:
24/07/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 24/07/2014
Resoconto VICARI SIMONA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
REPLICA 24/07/2014
Resoconto CRIPPA DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 03/06/2014

DISCUSSIONE IL 24/07/2014

SVOLTO IL 24/07/2014

CONCLUSO IL 24/07/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02930
presentato da
CRIPPA Davide
testo di
Martedì 3 giugno 2014, seduta n. 238

   CRIPPA, DA VILLA, DELLA VALLE, FANTINATI e MUCCI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
   come si evince da un articolo pubblicato dal sito web «www.ilfattoquotidiano.it» in data 6 novembre 2013 e dalle altre maggiori testate online, l’ex Amministratore delegato di ENI s.p.a. Paolo Scaroni ha rilasciato ai microfoni di Radio 1 alcune preoccupanti dichiarazioni riguardo l'approvvigionamento italiano di gas;
   Scaroni nel suo intervento dichiara che, secondo la sua opinione, sarebbe arrivato il momento che «anche l'Europa viva la rivoluzione dello Shale Gas che è all'origine dell'abbassamento dei costi degli Stati Uniti»;
   lo shale gas è ottenuto dalla frantumazione delle rocce profonde grazie all'immissione di acqua ad alta pressione mista a sostanze chimiche (detto anche «fracking»);
   desta perplessità come ENI, società di fatto controllata dallo Stato considerando una quota azionaria superiore al 30 per cento dei pacchetti del Ministero dell'economia e delle finanze e della Cassa depositi e prestiti, abbia tenuto pubblicamente una posizione sull'approvvigionamento energetico non prevista dal percorso «ufficiale» avviatosi con la SEN, considerati inoltre i dubbi in merito che resistono nelle comunità scientifica ed economica;
   nel dicembre 2009 la Schlumberger Oilfield Services, la più grande compagnia al mondo di servizi alle società petrolifere, ha affermato che il bacino del Po è un «potenziale bacino di shale gas»;
   la compagnia di esplorazione petrolifera Exoma, nel maggio 2010, ha rivelato agli investitori che nella valle del Po ci sarebbero 28 trilioni di piedi cubi di metano, sufficienti a coprire 10 anni di consumi italiani;
   nell'ultimo rapporto del World Energy Council, un'altra tabella rivela che l'Italia possiederebbe 73,000 milioni di barili di petrolio da scisto, pari a 125 anni di consumi nazionali;
   davanti a questi dati, il dirigente di ricerca del CNR di Bologna Nicola Armaroli, durante la puntata del programma televisivo d'inchiesta Report del 12 maggio 2014 dal titolo Shale Caos, ha risposto che «di questi dati ogni tanto ne saltano fuori, se ne parla, però, sostanzialmente non c’è nulla di concreto»;
   il «fracking», dopo essere stato vietato nello Stato di New York grazie ad una moratoria nel 2008 (così come Argentina e California), è stato recentemente messo in discussione anche in Germania. Come si apprende, infatti, dall'agenzia Adnkronos del 7 giugno 2013 «i ricercatori del Consiglio consultivo tedesco per l'ambiente (SRU) hanno [...] pubblicato uno studio nel quale si afferma che il gas estratto dalla frantumazione delle rocce profonde mediante l'immissione di acqua ad alta pressione mista a sostanze chimiche [...] è economicamente poco sostenibile. [...] Gli scienziati anzi raccomandano al governo di Berlino di esercitare la massima cautela per quanto riguarda questa nuova tecnologia di estrazione perché non si è ancora in grado di valutarne l'effettivo impatto ambientale. [...] Riguardo poi alla competizione con gli Stati Uniti gli scienziati sostengono che non è lo Shale Gas a fare la differenza sulla diversa velocità di crescita degli Stati Uniti rispetto all'Europa ed alla Germania, quanto piuttosto l'indebolimento del dollaro calato del 30 per cento rispetto all'euro. Per quanto poi riguarda la corsa allo Shale Gas statunitense, gli scienziati sostengono che c’è il fondato sospetto che questa possa essere una gigantesca bolla speculativa destinata a sgonfiarsi nei prossimi anni»;
   alle dichiarazioni in merito dell’ex amministratore delegato di ENI s.p.a. si sono aggiunte quelle rilasciate nel giro di pochi giorni dall'allora Ministro dello sviluppo economico Flavio Zanonato che, secondo l'agenzia ANSA, in data 10 ottobre 2013 dichiarò che in Italia lo Shale Gas «non si può estrarre, punto, quindi non lo consentiamo. [...] Non si capisce perché deve continuare la polemica su una cosa che non si può fare. [...] Non c’è lo Shale Gas in Italia in misure significative per poterlo estrarre e vendere, quindi il problema proprio non si pone»;
   all'interno della Strategia Energetica Nazionale (SEN) è chiaramente specificato che «[...] il Governo non intende perseguire lo sviluppo di progetti in aree sensibili in mare o in terraferma, ed in particolare quelli di shale gas»;
   in data 21 maggio 2013, durante il suo discorso alla Camera dei deputati, il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore Enrico Letta ha dichiarato che «per noi la priorità assoluta in campo energetico resta lo sviluppo delle fonti rinnovabili» rivendicando «un atteggiamento aperto e non penalizzante per lo sfruttamento delle fonti di energia prodotte in Europa, come lo Shale Gas»;
   numerose inchieste condotte in altri Stati da importanti organi di informazione hanno evidenziato i possibili rischi ambientali e sociosanitari legati alle operazioni di fracking;
   secondo l'articolo pubblicato domenica 2 dicembre 2012 sul sito web della testata «The Independent», parrebbe che durante le operazioni di fracking in Texas (U.S.A.) sia stato utilizzato un componente di cui non si conoscerebbe l'esatta composizione, ma solo il nome (EXP-F0173-11). La non identificazione del sopracitato elemento preoccuperebbe la popolazione texana dato il presentarsi di danni a reni e fegato a cittadini direttamente esposti alle perforazioni;
   all'interno del rapporto del 2011 della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti intitolato «Prodotti chimici usati nel fracking» si può leggere come le aziende avrebbero usato più di 2.500 prodotti per la fratturazione idraulica che avrebbero contenuto a loro volta 750 diverse sostanze chimiche (molte delle quali catalogate come cancerogene) e/o pericolosi inquinanti atmosferici;
   gran parte di questi prodotti sarebbero coperti da segreto industriale e, all'interno del rapporto del 2011 sopracitato, si può notare come le compagnie stesse dichiarino di iniettare fluidi di cui non conoscono contenuto e rischi per la salute umana;
   come riportato dalla versione online del quotidiano «New York Times» in data 26 febbraio 2011, si sarebbero rilevati altissimi livelli di radiazioni nei pressi dei pozzi artesiani confinanti con i siti di estrazione di shale gas (in alcuni casi, sono stati rilevati livelli di radiazioni 1500 superiori a quelli consentiti dalla legislazione americana);
   lascia perplessi anche il fattore di sostenibilità del progetto. Come riportato dall'osservatorio internazionale «PR Watch», emergerebbe che ogni pozzo dal quale si estrarrebbe shale gas necessiterebbe dai 2 ai 4 milioni di galloni di acqua per poter essere pienamente operativo (dato che si traduce nella produzione di 7-14 milioni di litri di acqua satura di sostanze chimiche);
   come dichiarato da Leonardo Maugeri, fino al 2011 direttore strategie e sviluppo ENI e oggi consulente energia per l'amministrazione Obama, durante la puntata di Report summenzionata, «un pozzo di shale, dopo un anno di produzione, ha già esaurito il 50 per cento di quello che può darle. Quindi, lei per continuare a tener viva la produzione di shale, sia di shale gas o di shale oil, deve perforare di continuo. E come una groviera, no ? Deve fare un pozzo; una volta che quel pozzo ha dato il massimo che poteva dare, quindi lei mette una pompa e passa a trivellare subito da un'altra parte e poi passa a trivellare da un'altra parte e poi a trivellare da un'altra parte. Quindi quello che lei ha è un'intensità di perforazione sconosciuta al resto del mondo»;
   come riportato dall'articolo sulla versione online del Sole 24 Ore del 27 agosto 2013 «Ora ci si mettono anche gli scienziati lanciando l'allarme su una possibile correlazione tra estrazione di Shale Gas e terremoti. A dirlo è uno studio che sarà pubblicato sulla rivista «Hearth and planetary science letters». Secondo gli autori, la grande quantità di Shale Gas estratta nel sud del Texas dal giacimento dell'area denominata Eagle Ford Shale, sarebbe la causa di un'ondata di piccoli terremoti registrati nella zona»;
   nel caso italiano, come si può notare dalla «Mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale» (Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri 3519/2006) aggiornata al luglio 2006, gran parte del territorio è interessato dal rischio sismico e si rischierebbe un potenziale aggravio della situazione considerando l'ingente iniezione di fluidi necessaria durante le operazioni fracking;
   durante l'incontro interparlamentare intitolato «Il mercato interno dell'energia per il XXI secolo», che si è svolto a Bruxelles il 17 dicembre 2013 Randall Bowie, direttore dell’«European Council for an Energy Efficient Economy» (organizzazione non governativa che produce studi ed analisi in materia di efficienza energetica), ha affermato che «[...] il gas di scisto deve essere valutato con attenzione, ma non penso che possa essere un'opzione sostenibile e percorribile. [...] la parte occidentale degli Stati Uniti non è popolata a causa delle continue estrazioni di Shale Gas e con l'avanzare del tempo vi sarà un progressivo esaurimento delle risorse che porterà ad un aggravarsi della situazione ambientale. [...]»;
   il 7 settembre 2012, la Commissione europea ha pubblicato alcuni studi sui combustibili fossili non convenzionali, (con particolare riguardo allo shale gas). Alcuni di questi studi analizzano il potenziale impatto climatico della produzione di gas di scisto e dei rischi potenziali che il fracking che possono presentarsi per la salute umana e per l'ambiente;
   lo studio sull'impatto climatico («Climate impact of potential shale gas production in the EU») dimostrerebbe che l'estrazione di shale gas nell'Unione europea causerebbe maggiori emissioni di gas serra rispetto all'estrazione dei gas naturali convenzionali;
   l'analisi della Commissione europea sugli impatti ambientali («Environmental Aspects on Unconventional Fossil Fuels») porterebbe inoltre a dire che l'estrazione di shale gas in generale ha un impatto ambientale maggiore rispetto all'estrazione dei gas convenzionali;
   in tale studio vengono sottolineati tangibili rischi di contaminazione delle acque superficiali e sotterranee con una conseguente pesante diminuzione delle risorse idriche;
   la pubblicazione evidenzierebbe anche le alte probabilità di inquinamento acustico e dell'aria oltre a un eccessivo consumo del suolo e disturbo alla biodiversità;
   sempre Report riporta come il 22 aprile 2014 un tribunale texano ha condannato una piccola compagnia petrolifera a risarcire con 3 milioni di dollari una famiglia proprio per danni alla salute causati «oltre ogni ragionevole dubbio» dai liquidi prodotti durante le operazioni di fracking;
   John Armbruster, sismologo della Columbia University, ha dichiarato ai microfoni della trasmissione di Rai Tre che «A dicembre del 2010 è stato trivellato un pozzo tra la Pennsylvania e Ohio. Nei nove mesi a seguire sono stati percepiti 9 terremoti. E la notte di Natale del 2011 abbiamo registrato un terremoto di magnitudo 3, l'epicentro si trovava entro un km dal fondo del pozzo. A quel punto l'agenzia che regolava questo pozzo ha stabilito che non si potevano più iniettare liquidi nel terreno [in quanto] quel punto era abbastanza evidente che tutto quel pompaggio stava provocando i terremoti. [Le aziende petrolifere ed estrattrici di gas] non dichiareranno mai pubblicamente che sono stati loro a causare i terremoti»;
   l'11 aprile 2014 la rivista americana «Science» ha pubblicato un articolo intitolato «L'attività umana può aver innescato il disastroso terremoto italiano»;
   i terremoti a cui fa riferimento l'inchiesta sopracitata sono quelli di magnitudo 5.9 e 5.8 della scala Richter che hanno provocato, il 20 e il 29 maggio 2012, 47 vittime e danni valutati per oltre 13 miliardi di euro in Emilia Romagna;
   l'articolo sarebbe basato su una fuga di notizie legata al rapporto della commissione internazionale chiamata a studiare il caso il quale pare giacesse presso gli uffici della regione da quasi 2 mesi;
   prendendo ulteriormente spunto dalla puntata di Report sopracitata, si viene a conoscenza del fatto che presso Ribolla, frazione del comune di Roccastrada (Grosseto), avrebbe avuto luogo quella che può essere considerata, secondo le informazioni attuali, la prima, ma non unica, fratturazione idraulica in Italia presso la concessione fiume Bruna all'interno di una vecchia miniera di carbone;
   tale affermazione è confermata anche dal Country Manager di «Independent Resources plc», società titolare del permesso di perforazione presso il sito di Ribolla, durante la puntata di Report del 12 maggio 2014: «Abbiamo fatto, per la precisione, una microstimolazione ed era finalizzata a comprendere la natura del sottosuolo e le eventuali potenzialità di produzione del gas da quel territorio [...] abbiamo utilizzato 100 metri cubi di acqua, ed era finalizzata proprio esclusivamente a comprendere la natura di quella risorsa mineraria. [oltre ad acqua abbiamo utilizzato] Proppante. [...] Sono delle micro palline di ceramica [...] che servono a tenere aperte le fratture.»;
   sempre nella puntata di Report sopracitata, il sindaco di Roccastrada, Giancarlo Innocenzi commenta così la vicenda: «In via postuma abbiamo preso conoscenza che è stato fatto anche del fracking in uno dei pozzi. [...] Di solito per la normativa, diciamo, attualmente in vigore non prevede la descrizione specifica precisa, diciamo, delle tecniche di perforazione»;
   come dichiarato dai ricercatori ENI Luis E. Granado, Roberta Garritano, Raffaele Perfetto, Roberto Lorefice e Roberto L. Ceccarelli all'interno dello studio pubblicato in data 15 maggio 2013 a loro firma dal titolo «Revitalizing Mature GasField Using Energized Fracturing Technology In South Italy», parrebbe che la stessa ENI abbia «rivitalizzato» il giacimento di Roseto-Montestillo, nei pressi di Lucera (Foggia), concessione «Tertiveri» tramite fratturazione idraulica;
   nelle documentazioni reperibili sul sito del Ministero dello sviluppo economico riferite a tale concessione non vi sono riferimenti a tale operazione;
   il territorio della zona in questione è caratterizzato da un ingente sfruttamento agricolo, da una scarsa disponibilità idrica e da un alto rischio sismico –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei risultati del rapporto della commissione internazionale sopracitato in cui non si esclude che la mano umana possa avere contribuito ai sismi del 20 e 29 maggio in Romagna;
   se intendano trasmettere la necessaria documentazione in merito e fornire ogni elemento utile al riguardo;
   se vi sia l'obbligo da parte delle società concessionarie dei diritti di perforazione (da estrazione a operazioni di ricerca) di indicare all'interno dei procedimenti di valutazione di impatto ambientale e autorizzazione integrata ambientale la volontà da parte delle stesse di praticare o meno sui pozzi di loro competenza il fracking;
   se nei procedimenti di valutazione di impatto ambientale e autorizzazione integrata ambientale legati ai permessi «fiume Bruna», presso la frazione Ribolla del Comune di Roccastrada (Grosseto) e «Terviteri», presso Lucera (Foggia) fosse specificata l'intenzione da parte della «Independent Resources plc» e di ENI di praticare una fratturazione idraulica presso i siti sopracitati;
   nel caso in cui vi fosse l'obbligo e se non fosse stata presente la volontà da parte della «Independent Resources plc» e di ENI di praticare il fracking a Ribolla e a Lucera sui procedimenti di valutazione di impatto ambientale e autorizzazione integrata ambientale, se risulti quali iniziative sanzionatorie siano state messe in campo nei confronti delle aziende concessionarie sopracitate a causa di tali eventuali violazioni;
   in quanti e in quali altri pozzi presenti in Italia venga utilizzata la modalità definita fracking al fine di estrarre shale gas e shale oil o come sperimentazione o ricerca idrocarburi. (5-02930)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 24 luglio 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione X (Attività produttive)
5-02930

  Si conferma che il Ministro è a conoscenza dei risultati della International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region, detta Commissione ICHESE.
  La Commissione ICHESE è stata incaricata di valutare le possibili relazioni tra attività di esplorazione per idrocarburi e aumento dell'attività sismica nell'area colpita dal terremoto dell'Emilia-Romagna nel mese di maggio 2012. La Commissione è stata costituita nel Dicembre 2012 con Decreto del Capo del Dipartimento della Protezione Civile, su richiesta del Presidente della Regione Emilia Romagna nella sua veste di Commissario delegato per la Ricostruzione, e ha terminato i suoi lavori nel Febbraio 2014, consegnando alla Protezione Civile il Rapporto ICHESE nei tempi e nei modi previsti. Il rapporto è stato consegnato immediatamente al Presidente della Regione Emilia Romagna.
  Si sottolinea, al riguardo, che la Commissione ha escluso, che la sequenza sismica dell'Emilia sia stata indotta, ossia provocata completamente dalle attività antropiche svolte nelle tre concessioni di sfruttamento di idrocarburi di Mirandola (con incluso il campo di Cavone), Spilamberto e Recovato, nel campo geotermico di Casaglia (Ferrara) e nel giacimento di stoccaggio di gas naturale di Minerbio, tutte concessioni insistenti in un'area di circa 4000 Km2, definita d'interesse, su basi sismo-tettoniche, per l'analisi in oggetto e che include la zona nella quale si è manifestata attività sismica del 2012.
  Le attuali conoscenze tecnico-scientifiche, tuttavia, non consentono di avere un quadro completo per poter escludere o confermare che le attività del sottosuolo, con particolare riferimento al sito produttivo di «Cavone», Mirandola (MO), possano aver anticipato il momento in cui il terremoto sarebbe comunque avvenuto in maniera naturale a causa dell'energia già accumulata nelle faglie.
  Per questi motivi, la Commissione ha previsto una serie di «Raccomandazioni», tese a reperire un congruo quantitativo di dati e di elementi di studio, derivabili, ad esempio, da idonei sistemi «di monitoraggio ad alta tecnologia finalizzati a seguire l'evoluzione nel tempo dei tre aspetti fondamentali: l'attività microsismica, le deformazioni del suolo e la pressione di poro».
  Il Ministero dello sviluppo economico, pertanto, si è tempestivamente attivato costituendo, in data 27 Febbraio u.s., un Gruppo di Lavoro di esperti nazionali di chiara fama (nominati da Protezione Civile, INGV, enti di ricerca, Università) per la definizione di indirizzi e linee guida dell'attività di monitoraggio. La predisposizione delle linee guida, pressoché ultimate, ha permesso d'individuare le modalità per assicurare la massima trasparenza e oggettività dei monitoraggi stessi e della divulgazione delle informazioni, nonché i criteri e le procedure per l'individuazione delle strutture che, in base alle proprie competenze, potranno gestire le reti di monitoraggio, analizzare i dati che verranno raccolti e renderli disponibili alle società che svolgono attività di coltivazione e stoccaggio di idrocarburi.
  Riguardo all'intenzione del MiSE di trasmettere la documentazione della Commissione ICHESE e fornire gli elementi a riguardo, si rappresenta che il Rapporto ICHESE è liberamente consultabile da chiunque in quanto pubblicato integralmente sul sito della Regione EmiliaRomagna (http://ambiente.regione.emiliaromagna.it/geologia/notizie/primo-piano/com-
missione-ichese-on-line-il-rapporto-integrale)
,
oltre che sul sito istituzionale dello stesso Ministero dello sviluppo economico (http://unmig.mise.gov.it/unmig/agenda/dettaglionotizia.asp ?id=175).
  Per quanto riguarda, invece, i progetti di ricerca e coltivazione d'idrocarburi a terra, si rappresenta che è compito delle Regioni valutarne la compatibilità ambientale. I programmi di lavoro, relativi ai progetti di ricerca e coltivazioni, sono invece autorizzati dal Ministero dello Sviluppo Economico e devono essere congruenti con la documentazione necessaria alla valutazione di compatibilità ambientale. Si segnala in particolare che, per quanto riguarda la tecnica di fratturazione idraulica, essa viene utilizzata per l'estrazione dello shale gas e che, anche in considerazione delle raccomandazioni della Commissione Europea, essa va distinta dal processo di stimolazione dei pozzi tramite fluidi pressurizzati.
  Nella tecnica petrolifera si parla genericamente di «fratturazione idraulica», ogni volta che si verifica il superamento del regime di iniettività delle rocce ovvero ogni volta che si inietta in sotterraneo del fluido ad una pressione superiore a quella di fratturazione della roccia, indipendentemente dalle pressioni utilizzate e dalle quantità iniettate: tuttavia agendo su questi due parametri di governo si ottengono scenari di processo completamente diversi.
  Per una trattazione rigorosa della problematica, è doveroso fare una distinzione tra il fracking o fratturazione idraulica ad alto volume utilizzata per la coltivazione d'idrocarburi da shale rocks (la tecnica produttiva che, come riportano gli Onorevoli Interroganti, sta destando molteplici preoccupazioni nel mondo) e la stimolazione tramite fluidi pressurizzati, in uso anche nei «giacimenti convenzionali» – gli unici coltivati in Italia. Le due attività in oggetto presentano metodologie operative non paragonabili tra loro, finalità totalmente diverse ma, soprattutto, hanno un impatto sul territorio notevolmente differente.
  Infatti, lo scopo della «stimolazione tramite fluidi pressurizzati», è quello di migliorare le proprietà petrofisiche della roccia nel limitato spazio dell'intorno pozzo e di ripristinare l'efficienza dei pozzi già in produzione. Si tratta di interventi di limitata invasività laterale, sostanzialmente limitati ai primi metri di roccia nell'intorno del pozzo (circa max 20 m).
  Tale tecnica è ben conosciuta ed è normalmente applicata nell'industria petrolifera fin dagli anni ’50. Un intervento di «stimolazione del giacimento» è localizzato al di sotto della copertura impermeabile, le fratture indotte rimangono ben all'interno del giacimento non compromettendo l'integrità delle rocce sovrastanti.
  Discorso diverso deve essere fatto per quanto riguarda l'utilizzo della tecnica di fratturazione idraulica ad alto volume che si applica per la coltivazione del gas e dell'olio imprigionati dagli scisti argillosi, rocce che non erano considerate sfruttabili fino a pochi anni fa a causa della loro permeabilità praticamente nulla, e che hanno assunto rilievo economico soprattutto nel Nord America.
  In questo caso la fratturazione idraulica massiva è una vera e propria metodologia di coltivazione e viene applicata in modo continuo e ripetuto per produrre artificialmente la permeabilità che, naturalmente, la roccia non ha. Inoltre le formazioni geologiche denominate «shale rock» sono caratterizzate da limitati spessori e, per essere di rilievo commerciale, devono avere ampie estensioni superficiali. È quindi necessaria la perforazione di molteplici pozzi, tipicamente con rami orizzontali di grande estensione (dell'ordine dei chilometri) e un'attività di fratturazione molto spinta. Le circostanze enunciate determinano forti impatti sul territorio e nel contesto ambientale in cui si trova il giacimento.
  Per i suddetti motivi, in considerazione del fatto che le due tecnologie presentano metodologie operative, tempi di esecuzione, volumi impiegati, scopi e impatti sul territorio non paragonabili tra loro, non risulta possibile rinvenire caratteri analoghi tra le tecniche di «stimolazione con fluidi pressurizzati» e «fratturazione idraulica ad alto volume» in uso per la coltivazione di shale gas.
  Per quanto riguarda la Concessione di coltivazione «TERTIVERI», che ha come rappresentante unico la società ENI S.p.A., si rappresenta quanto segue.
  Il giacimento convenzionale a gas di Roseto-Montestillo è situato vicino al margine nord orientale del cosiddetto bacino Pugliese ed è attualmente in produzione sotto la gestione di ENI E&P, in particolare tramite gli uffici del Distretto Meridionale (DIME).
  Nella concessione di coltivazione «Tertiveri» sono stati eseguiti interventi di stimolazione mediante fluidi pressurizzati, come sopra illustrato, mentre si esclude che si sia proceduto alla fratturazione idraulica ad alto volume per la coltivazione di gas da scisto.
  L'operazione è consistita nell'iniezione di un fluido a base acquosa con aggiunta di anidride carbonica (un gas inerte), al fine di minimizzare l'immissione di fluidi nel sottosuolo e garantire le migliori proprietà di viscosità in termini di efficienza di intervento. Per questa tipologia di interventi convenzionali, con la stimolazione in oggetto, non sono state interessate né la copertura rocciosa impermeabile né le altre sequenze litologiche più superficiali.
  Per quanto riguarda «FIUME BRUNA», di cui è titolare la INDEPENDENT ENERGY SOLUTIONS, si rappresenta quanto segue.
  Attualmente è vigente solo un permesso di ricerca, quindi non vi è stata alcuna produzione d'idrocarburi. Sono stati eseguiti interventi di stimolazione di un pozzo connessi ad una prova di produzione nei quali è stata autorizzata l'iniezione di una quantità di acqua pari a 90 metri cubi nell'intero processo, quantità nettamente inferiore ai 10000 metri cubi indicati dalla Commissione Europea per identificare il processo di fratturazione ad alto volume sopra citato.
  Per quanto riguarda la domanda su quanti e quali siano i pozzi presenti in Italia nei quali venga utilizzata la modalità definita fracking al fine di estrarre shale gas e shale oil come sperimentazione o ricerca d'idrocarburi si rappresenta, infine, quanto segue.
  Il Ministero dello Sviluppo Economico non ha mai autorizzato sul territorio Nazionale la ricerca e la coltivazione di «shale gas» tramite fratturazione idraulica e, ad oggi, non sono pervenute istanze per la ricerca o la coltivazione di gas o olio da «shale rock». Risulta quindi pari a zero il numero di pozzi autorizzati in Italia nei quali è utilizzata la tecnica di fracking per la produzione di shale gas o shale oil.
  Si specifica che, secondo le conoscenze geologiche attuali, non esistono, sul territorio Nazionale, giacimenti di gas o olio da scisto di rilevanza commerciale e che, comunque, la significativa urbanizzazione dello stesso territorio renderebbe impraticabile la tecnologia della fratturazione idraulica ad alto volume.
  Pertanto, allo stato attuale, nel nostro Paese la fratturazione idraulica per la coltivazione di shale gas è esclusa dalla Strategia Energetica Nazionale, approvata con Decreto Interministeriale MISE – MATTM, l'8 marzo 2013, nella quale è chiaramente indicato che «il Governo non intende perseguire lo sviluppo di progetti in aree sensibili in mare o in terraferma, ed in particolare quelli di «shale gas».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

impatto ambientale

sisma

approvvigionamento d'energia

protezione dell'ambiente

rischio sanitario

inquinamento atmosferico