ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/02611

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 209 del 10/04/2014
Firmatari
Primo firmatario: TURCO TANCREDI
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 10/04/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MICILLO SALVATORE MOVIMENTO 5 STELLE 10/04/2014
CURRO' TOMMASO MOVIMENTO 5 STELLE 10/04/2014
AGOSTINELLI DONATELLA MOVIMENTO 5 STELLE 10/04/2014
RIZZETTO WALTER MOVIMENTO 5 STELLE 10/04/2014
CIPRINI TIZIANA MOVIMENTO 5 STELLE 10/04/2014
DALL'OSSO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 10/04/2014
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 10/04/2014
BERNINI PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 10/04/2014
BUSINAROLO FRANCESCA MOVIMENTO 5 STELLE 10/04/2014
TOFALO ANGELO MOVIMENTO 5 STELLE 10/04/2014
IANNUZZI CRISTIAN MOVIMENTO 5 STELLE 10/04/2014
TONINELLI DANILO MOVIMENTO 5 STELLE 10/04/2014


Commissione assegnataria
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 10/04/2014
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 10/04/2014

SOLLECITO IL 15/03/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02611
presentato da
TURCO Tancredi
testo di
Giovedì 10 aprile 2014, seduta n. 209

   TURCO, MICILLO, CURRÒ, AGOSTINELLI, RIZZETTO, CIPRINI, DALL'OSSO, LOREFICE, PAOLO BERNINI, BUSINAROLO, TOFALO, CRISTIAN IANNUZZI e TONINELLI. — Al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:
   il tema delle «carceri italiane» è un argomento complesso, che presenta svariate e mute voli sfumature, e che troppo spesso si conquista le prime pagine dei giornali, purtroppo, solo quando i numeri mettono nero su bianco una realtà difficile;
   un sonoro allarme, tra gli altri, è stato recentissimamente lanciato dalla Società italiana di psichiatria per bocca del suo presidente Claudio Mencacci, che scatta una fotografia raggelante: nei primi mesi del 2014 sono aumentati i casi di chi ha deciso di togliersi la vita mentre era in carcere: il 40 per cento dei decessi avvenuti dietro le sbarre è rappresentato da suicidi;
   rispetto all'anno precedente, quando avevano fatto registrare un calo del 10 per cento il dato attuale costituisce un'indubbia e triste inversione di tendenza;
   il rischio è quello di raggiungere il numero di decessi dell'anno 2009, annus horribilis nel corso del quale si registrarono 77 suicidi nei penitenziari italiani;
   «Nonostante un'aumentata umanizzazione nelle carceri – ha commentato il presidente della Società italiana di psichiatria, Claudio Mencacci, durante una conferenza stampa – resta ancora grave il problema dei suicidi»;
   un'altra priorità, proprio per prevenire il fenomeno dei suicidi tra i detenuti è quella di attuare «un percorso di screening suicidario di prevenzione su tutti coloro che entrano in carcere e non solo su chi presenta disturbi psichici» ciò anche al fine di attuare più efficacemente la rieducazione e riabilitazione sociale dei detenuti all'interno delle carceri;
   sono circa 10 mila i detenuti che soffrono di una patologia psichiatrica, su un totale di 64 mila (circa il 16 per cento), spiegano gli esperti; i disturbi psicotici hanno un'incidenza dall'1 al 9 per cento, la depressione grave dal 10 al 15 per cento e i disturbi della personalità dal 30 al 40 per cento;
   la popolazione carceraria, in ogni caso, deve fare i conti con le difficoltà di vivere in celle di pochi metri quadri che come ben sappiamo risultano essere sovraffollate, in condizioni igienico-sanitarie al limite della sopportazione, e talvolta le condizioni psicologiche non danno sufficiente stimolo al desiderio di sopravvivenza;
   l'elevatissimo numero di decessi che avvengono all'interno delle mura carcerarie è allucinante ed appare un fenomeno che stenta a diminuire;
   sono solo i detenuti arrivano a compiere il gesto estremo, ma anche chi ogni giorno vive nelle carceri, come gli agenti penitenziari. Anch'essi, infatti, a volte, arrivano a suicidarsi;
   negli ultimi tre anni i dati relativi ai detenuti morti negli istituti di pena, diffusi dall'Osservatorio permanente sulle morti in carcere, insieme con Radicali italiani, le associazioni «Il detenuto ignoto», «Antigone», «Buon diritto», «Radiocarcere», «Ristretti orizzonti», disegnano una realtà sconcertante;
   in poco più di 36 mesi, infatti, si sono tolti la vita 26 agenti di polizia penitenziaria e 188 detenuti;
   per quanto riguarda le forze dell'ordine, l'età varia dai 32 fino a 54 anni, e i suicidi sono avvenuti da Torino ad Agrigento, da Napoli a Roma, da Trapani a Biella, da Aversa a Lecce, da Pordenone a Viterbo; ne sono morti due nel 2014, otto lo scorso anno, nove nel 2012 e otto nel 2011;
   i ruoli che ricoprivano andavano dall'assistente, all'assistente capo, dall'agente scelto all'ispettore. Suicidi che nella maggior parte dei casi si sono verificati proprio durante il proprio lavoro, in carcere. Un caso nel 2011 aveva coinvolto un assistente capo della Polizia Penitenziaria, Antonio Caputo, che, a 44 anni, si è sparato con la pistola di ordinanza nella sua auto il 20 dicembre;
   prendendo in considerazione invece le morti di detenuti, i numeri subiscono un'impennata e l'età minima scende fino ai 21 anni e arriva ai 73 anni;
   una fascia di età molto più ampia dovuta alle inumane condizioni che devono affrontare i detenuti in quasi tutte le galere italiane;
   tali gesti estremi sono avvenuti sia in celle con altri detenuti, sia in quelle d'isolamento presentando cause di morte anche differenti: la maggior parte delle persone sono decedute per impiccagione, poi per asfissia, per avvelenamento, dissanguamento, soffocamento e abbruciamento;
   in generale incrociando i dati del Ministero della giustizia con dossier «Morire di carcere» del Centro studi ristretti orizzonti si evince che vi sono stati quasi mille morti dal 2002 al 2012;
   il suicidio è la prima causa di morte (518, 56 per cento); seguono la malattia (183, 20 per cento) e una categoria «da accertare», che raccoglie i casi per cui è in corso un'indagine giudiziaria (177, 19 per cento). A questi si aggiungono 26 casi di overdose e 111 omicidi. In totale 915 decessi. Le cifre riportate escludono i casi di morte in questura. CIE e arresti domiciliari, pertanto il dato dei decessi potrebbe subire revisioni al rialzo;
   tra i dati si nascondono storie singolari, spesso trascurate dai mezzi di comunicazione e alcune riguardano le donne, fra le quali Manuela Contu e Franca Fiorini, rispettivamente 42 e 37 anni, che nel 2003 muoiono per overdose nel carcere di Civitavecchia; o Francesca Caponnetto, 40 anni, che nel 2004 si uccide nel carcere di Messina –:
   se sia al corrente della situazione prospettata;
   se e quali elementi abbia attualmente a disposizione per poter quantificare e fornire dati aggiornati sull'effettivo numero di decessi per suicidio occorsi tra le persone che frequentano le carceri italiane, relativamente alle cause del decesso dei detenuti ed alle guardie di polizia penitenziaria in carcere, nel corso degli ultimi 10 anni;
   se e quali misure anche urgenti intenda adottare per migliorare le condizioni in cui versano i detenuti delle carceri italiane anche in relazione ai progetti di supporto psicologico e/o psichiatrico volto alla riduzione del fenomeno descritto;
   se e quali elementi abbia attualmente a disposizione, anche a seguito di verifiche effettuate dal DAP, per poter quantificare e fornire dati aggiornati sull'effettivo numero di agenti di polizia penitenziaria, psicologi, psichiatri ed educatori presenti negli istituti penitenziari quanti siano in pianta organica, quanti svolgano le proprie funzioni effettivamente all'interno degli istituti, quanti siano invece distaccati e presso quali istituzioni ovvero enti pubblici e di quali funzioni siano stati investiti all'esterno delle strutture carcerarie;
   se e quali provvedimenti intenda promuovere in merito alla necessità di garantire una effettiva efficiente organizzazione delle attività rieducative all'interno degli istituti di pena, quali le attività formative, lavorative e/o professionali o di accompagnamento al lavoro, volte a favorire una proficua rieducazione e riabilitazione sociale del detenuto per il suo reinserimento nella vita civile. (5-02611)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

detenuto

stabilimento penitenziario

reinserimento sociale

carcerazione

suicidio

malattia