ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/02240

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 181 del 27/02/2014
Firmatari
Primo firmatario: MURER DELIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 27/02/2014


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 27/02/2014
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 27/02/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02240
presentato da
MURER Delia
testo di
Giovedì 27 febbraio 2014, seduta n. 181

   MURER. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'Asl 9 di Grosseto, insieme alla procura della Repubblica, alle forze dell'ordine del territorio e ai Centri per le vittime di violenza, ha sperimentato un servizio denominato «codice rosa antiviolenza», che sta dando ottimi risultati e rappresenta una «buona pratica» di riferimento;
   il servizio prevede una stanza apposita, con personale specializzato e formato, che accoglie al pronto soccorso le vittime di violenza, e una procedura speciale che unisce assistenza, ascolto, raccolta delle prove per il processo con un iter giudiziario velocizzato;
   a rivolgersi al codice rosa antiviolenza sono in maggioranza donne picchiate dai loro compagni e mariti o molestate, ma anche anziani, bambini, immigrati; soggetti in condizione di debolezza che ritrovano, così, fiducia nelle istituzioni;
   si è provato ripetutamente in questi anni a portare tale «buona pratica» su un tavolo di progettazione nazionale, in modo da trasformare il codice rosa antiviolenza in un servizio da garantire a tutto il Paese;
   il tema è stato affrontato all'interno dei sette tavoli formati dal Dipartimento delle pari opportunità per scrivere il piano nazionale antiviolenza, previsto dal «decreto femminicidio»; i tavoli dovevano portare a diversi protocolli/regolamenti su formazione degli operatori, rete di assistenza, intervento nei pronto soccorsi, raccolta dei dati, educazione nelle scuole, reinserimento delle donne nel tessuto lavorativo, rieducazione degli uomini maltrattanti;
   del codice rosa si è occupato un tavolo specifico, a cui sedevano tutti i Ministeri interessati, coordinati dal dipartimento pari opportunità, e le associazioni femminili, Udi e Dire, in rappresentanza dei centri antiviolenza;
   il lavoro si è avviato ad ottobre, e poi pare sia rallentato fino a fermarsi del tutto, senza produrre risultati;
   il 14 ottobre 2013, secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa, all'incontro «Great network», organizzato alla scuola di polizia di Roma, il Ministro interrogato ha affermato: «In Italia non siamo all'anno zero, ci sono esperienze avviate e produttive, come quella del codice rosa di Grosseto»;
   il 25 novembre 2013, giornata mondiale della violenza contro le donne, l'allora viceministra con delega alle pari opportunità, Maria Cecilia Guerra, è stata in visita proprio a Grosseto, evidentemente raccogliendo di persona l'esperienza positiva del codice rosa su quel territorio;
   da quel momento, però, nonostante i tavoli di cui in precedenza siano tornati a riunirsi, nulla sul codice rosa antiviolenza nazionale si è più mosso;
   notizie di stampa attribuiscono lo stop ad una diversità di vedute tra chi avrebbe voluto affidare il coordinamento del codice rosa ai prefetti, riportando la lotta alla violenza su un approccio emergenziale e puramente repressivo, e chi invece propendeva per un approccio più articolato, complesso, di tipo strutturale e articolato;
   mentre a livello centrale la discussione è rimasta ferma, sui territori si sono moltiplicate iniziative singole: in Lazio è stato lanciato da poco «percorso rosa», un codice di pronto soccorso criptato che prevede un percorso ad hoc nel caso di violenza sessuale o fisica con l'immediata attivazione della task force interistituzionale in cui entrano prefettura, questura, carabinieri e tutte le professionalità;
   altre esperienze simili si stanno organizzando in Veneto, in Lombardia, in Basilicata, in Puglia, promosse da singole realtà ospedaliere;
   in Toscana, dove da quest'anno il codice è attivo in tutte le asl della regione i numeri parlano da soli: nel 2012, nelle 5 aziende toscane in cui il codice rosa era già in funzione (Lucca, Prato, Arezzo, Grosseto, Viareggio), sono stati trattati 1.455 casi di maltrattamenti e abusi su adulti e minori; da gennaio a settembre 2013, in 10 asl (si sono aggiunte Pisa, Livorno, Empoli, Careggi e Meyer a Firenze) i casi sono saliti a 2.259, di cui 2.139 maltrattamenti, 108 abusi, 12 maltrattamenti in seguito a stalking;
   vista l'ottima riuscita delle esperienze territoriali, si ritiene ormai indispensabile che il codice rosa antiviolenza diventi una priorità del sistema sanitario nazionale, nella sua interfaccia ad altri livelli istituzionali, in modo da garantirne l'attuazione in tutto il Paese –:
   se sia a conoscenza di quanto sopra e con quali tempi e modalità si intenda promuovere l'estensione del codice rosa antiviolenza su tutto il territorio nazionale, nei termini organizzativi già sperimentati in esperienze di buone pratiche realizzate su alcuni territori, come in particolare quelli espressi nella premessa. (5-02240)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

Toscana

violenza sessuale

violenza

delitto contro la persona

vittima

campagna di sensibilizzazione

sistema sanitario