ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/01852

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 149 del 10/01/2014
Firmatari
Primo firmatario: PRODANI ARIS
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 10/01/2014


Commissione assegnataria
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 10/01/2014
Stato iter:
26/11/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 26/11/2014
Resoconto VICARI SIMONA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
REPLICA 26/11/2014
Resoconto PRODANI ARIS MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 10/01/2014

DISCUSSIONE IL 26/11/2014

SVOLTO IL 26/11/2014

CONCLUSO IL 26/11/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-01852
presentato da
PRODANI Aris
testo di
Venerdì 10 gennaio 2014, seduta n. 149

   PRODANI. — Al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
   l'11 dicembre 2013 l'edizione online del quotidiano La Repubblica ha pubblicato l'articolo intitolato «L'outlet delle eccellenze made in Italy. Eurispes e Uil-Pa: Fermiamo la svendita» in cui si riporta una sintesi del Rapporto «Outlet Italia. Cronaca di un Paese in (s)vendita» presentato dall'Eurispes in collaborazione con la Uil-Pubblica Amministrazione (PA);
   secondo il documento, nel periodo compreso tra il 2008 e il 2012 si sono registrati ben 437 passaggi di proprietà di aziende dall'Italia all'estero e i gruppi stranieri hanno speso circa 55 miliardi di euro per ottenere prestigiosi marchi italiani nei più svariati settori produttivi;
   la «svendita» delle attività nostrane, comunque, è iniziata negli anni ’70 e da allora non si è più fermata includendo brand famosi come Algida, Perugina, Eridania, Conbipel, Sergio Tacchini, Zanussi, Ducati e Lamborghini;
   secondo il rapporto, nel corso degli anni lo «shopping dissennato di brand Made in Italy» è stato condotto per lo più a multinazionali francesi, statunitensi, tedesche e inglesi, mentre oggi sono presenti per lo più imprenditori cinesi, indiani, giapponesi e arabi;
   la questione principale, comunque, non riguarda la nuova titolarità delle aziende ma se le acquisizioni costituiscano o meno occasioni di crescita o l'inizio del declino che porterà alla chiusura le attività rilevate di cui si perde lo storico marchio;
   il sospetto che le acquisizioni straniere non costituiscano un'opportunità è reale consultando l’«ampio database dei 130 principali marchi italiani ceduti all'estero negli ultimi 20 anni, costituito da Eurispes e Uil-Pa» che fa pensare come i grandi marchi italiani possano essere ormai solo «gloriose vestigia del passato, pronti per il museo» sebbene alcuni siano ancora leader di mercato nel proprio settore;
   secondo il segretario della Uil-PA Benedetto Attili, spesso i titolari delle aziende sono «costretti giocoforza a vendere a un prezzo inferiore rispetto a quello reale» e la struttura è successivamente delocalizzata con conseguenze disastrose quali «perdita di posti di lavoro, di personale specializzato e, inevitabilmente, abbandono degli standard di qualità del prodotto»;
   la continua perdita di marchi di produzione nazionale è legata al modello italiano delle «family business», per lo più alcune grandi imprese e piccole e medie imprese a conduzione familiare, che operano con grande difficoltà in un mercato globalizzato a causa di una duplice difficoltà: l'accesso al credito e la continuità produttiva;
   riguardo quest'ultima, per il presidente dell'Eurispes Gian Maria Fara «si è esaurita la spinta che aveva consentito alle generazioni precedenti di trasformare un Paese arretrato, agricolo, in una moderna democrazia industriale, sia pure segnata da ritardi e contraddizioni. E nello stesso tempo, non siamo stati capaci di raccogliere l'eredità, consolidarne i risultati e utilizzarli come piattaforma per il raggiungimento di nuovi traguardi, per la messa a punto di un nuovo progetto. Abbiamo pensato, stoltamente, che si potesse vivere di rendita all'infinito in un mondo in continuo mutamento» –:
   quali iniziative urgenti il ministero interrogato intenda adottare a favore delle imprese italiane, per lo più a conduzione familiare, che costituiscono un vanto per l'economia nazionale e che per questo motivo non devono essere svendute ad aziende straniere, interessate per lo più a delocalizzarne la produzione creando seri problemi occupazionali nel nostro Paese. (5-01852)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 26 novembre 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione X (Attività produttive)
5-01852

  Per restituire all'industria il ruolo che le è proprio, sono stati individuati alcuni orientamenti di sviluppo in cui le attività di ricerca e innovazione e lo sviluppo del capitale umano risultano portanti.
  In tal senso, si sta definendo una strategia nazionale di ricerca ed innovazione, che permetta al Paese nel suo complesso di sfruttare l'opportunità del nuovo ciclo di programmazione dei fondi europei per il 2014-2020, attivando azioni coordinate con le regioni al fine di evitare sovrapposizioni e interventi frammentati.
  Questa nuova impostazione prevede un ruolo innovativo dello Stato che deve attivarsi sostanzialmente su alcune leve fondamentali quali:
   una domanda pubblica e privata verso consumi coerenti con gli orientamenti precedentemente individuati anche attraverso forme avanzate di procurement innovativo. In tal senso ci siamo mossi attivando misure fiscali per le ristrutturazioni delle case o per gli investimenti delle imprese come nel caso del credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali, o il credito d'imposta per le attività di ricerca e sviluppo;
   la promozione di alcuni grandi programmi strategici di innovazione industriale che coinvolgano il sistema finanziario anche tramite meccanismi di condivisione del rischio e la partecipazione di investitori istituzionali; in tal senso il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell'economia e delle finanze e la BEI hanno firmato un accordo quadro per l'utilizzo di 100 milioni di euro di garanzia pubblica a valere sulle risorse del fondo centrale di garanzia che attiveranno finanziamenti da parte della BEI per complessivi 500 milioni di euro, che permetteranno investimenti privati per oltre 1 miliardo di euro in progetti di ricerca ed innovazione industriale;
    una strategia energetica nazionale di cui la misura adottata dal Consiglio dei ministri, per il taglio della bolletta elettrica rappresenta una concreta azione di intervento;
    una facilitazione nell'accesso al credito da parte del sistema produttivo; su questo versante il Ministero dello sviluppo economico è impegnato ormai da molto tempo a portare avanti le misure sui minibond a favore delle piccole e medie imprese, e ulteriori misure che permetteranno nei prossimi anni di accedere a fonti di finanziamento diverse da quelle attuali basate su un sistema banco-centrico.

  L'attivazione di questo insieme di policy e strumenti è in via di attuazione già con il programma di interventi di politica industriale presentati in questo Semestre di Presidenza Europea.
  Interverremo per la promozione di grandi progetti di innovazione – anche di dimensione europea – e di stimolo attraverso la domanda pubblica innovativa. Il modello di sviluppo del sistema produttivo che si intende promuovere è fondato sulla conoscenza, ricerca, sviluppo di prodotto, processi, sistemi e servizi.
  Sarà necessario affiancare a questi interventi politiche finalizzate a specializzare, sostenere ed amplificare gli effetti dello sviluppo industriale sul territorio per evitare forti perdite occupazionali e per poter riassorbire nel breve e medio termine le fuoriuscite di occupati a bassa e media qualifica con l'incremento di lavoratori, qualificati, impegnati in attività ad alto valore aggiunto.
  Alcune misure sono già in corso:
   nell'ultimo anno è stata finanziata la «nuova legge Sabatini», per il periodo 2014-2016) un credito agevolato destinato a tutte le piccole e medie imprese per acquisti di beni tecnologici (impianti, macchinari a vocazione produttiva, beni strumentali di impresa, investimenti per hardware, software e tecnologie digitali);
   il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, principale strumento pubblico in materia di accesso al credito, è stato cospicuamente rifinanziato dal Governo (per 1,2 miliardi di euro per il triennio 2012-2014 e, con la legge di stabilità 2014, per ulteriori 2,2 miliardi per il triennio 2014-2016).

  Accanto al potenziamento finanziario, sono state adottate numerose iniziative tese a rafforzare l'efficacia dello strumento. Tra le principali, si evidenziano:
    1 l'innalzamento, fino alla misura massima consentita dalla normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato, delle percentuali di garanzia del Fondo;
    2 l'implementazione, accanto alla tradizionale garanzia sul singolo finanziamento, della garanzia del Fondo su portafogli di operazioni. Dalla data di avvio della nuova operatività (maggio 2014) sono stati già garantiti 3 portafogli di finanziamenti e 2 portafogli sono ora in fase di istruttoria, per un totale di nuovi finanziamenti per 850 milioni di euro in favore di più di 5.000 piccole e medie imprese;
    3 l'aggiornamento, in funzione dell'andamento del ciclo economico, dei criteri di valutazione delle piccole e medie imprese, al fine di consentire l'accesso alla garanzia del Fondo anche in favore di quelle imprese, comunque sane e vitali, ma alle prese con difficoltà contingenti legate alla crisi;
    4 la possibilità per il Fondo di garantire anche le obbligazioni e titoli similari emessi da piccole e medie imprese (cosiddetti mini bond), al fine di ampliare i canali di finanziamento delle piccole e medie imprese italiane, notoriamente troppo dipendenti dal «finanziamento bancario»;
   a fine settembre dell'anno in corso è stato pubblicato un bando del Fondo per la crescita sostenibile, finanziato con 300 milioni di euro per investimenti innovativi e progetti di ricerca e sviluppo di piccola e media dimensione nei settori tecnologici individuati da «Horizon 2020»;
   con il provvedimento cosiddetto Destinazione Italia, inoltre, abbiamo introdotto la concessione di contributi a fondo perduto nella forma di «voucher» fino al 60 per cento del costo del servizio. Tale contributo potrà essere speso presso soggetti erogatori di servizi qualificati e connessi ad attività di Ricerca e Sviluppo. Il relativo decreto attuativo è stato pubblicato sulla G.U.R.I. 19 novembre u.s.;
   la legge di stabilità 2014 (legge n. 147 del 2013) prevede una dotazione finanziaria di euro 100.000.000 a valere sulle disponibilità del Fondo di garanzia destinata alla concessione di garanzie a copertura delle prime perdite su portafogli di un insieme di progetti, di ammontare minimo pari a euro 500.000.000, costituiti da finanziamenti concessi dalla Banca europea per gli investimenti (BEI), direttamente o attraverso banche e intermediari finanziari, per la realizzazione di grandi progetti per la ricerca e l'innovazione industriale posti in essere da imprese di qualsiasi dimensione, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese, alle reti di imprese e ai raggruppamenti di imprese individuati sulla base di uno specifico accordo-quadro di collaborazione tra il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell'economia e delle finanze e la BEI.

  Il decreto legge competitività (decreto-legge n. 91 del 2014), così come convertito, prevede il rafforzamento delle policy sopra delineate. Si accenna pertanto ad alcune delle novità introdotte:
   in tema di energia è prevista la riduzione del 10 per cento delle bollette alle piccole e medie imprese;
   sono stati messi a punto gli «Aiuti per la Crescita» (ACE) di cui potranno usufruire anche le società quotate in «sistemi multilaterali di negoziazione», con l'obiettivo di favorire la quotazione delle imprese;
   è stato accelerato l'accesso alla nuova Sabatini di cui sopra;
   Programma Operativo Nazionale «Imprese e Competitività» 2014-2020 a titolarità del Ministero dello sviluppo economico – notificato alla Commissione europea ad agosto scorso e ancora in fase di negoziato, prevede l'attivazione di interventi relativi a tre degli obiettivi tematici di cui al Regolamento UE n. 1303/2013 (Regolamento generale sui Fondi Strutturali e di Investimento Europei-Fondi SIE):
    Ricerca, sviluppo e innovazione (obiettivo tematico n. 1);
    Competitività delle piccole e medie imprese (obiettivo tematico n. 3);
    Energia (obiettivo tematico n. 4),

  Il Programma nasce dalla necessità di sostenere un processo di riposizionamento competitivo del sistema produttivo nazionale nell'ambito di una logica che sposi gli interessi e i bisogni del Sud con quelli del Paese e definisce, pertanto, il proprio raggio d'azione nelle regioni del Mezzogiorno, in particolare, nelle regioni «meno sviluppate» (Basilicata, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia) e nelle regioni «in transizione» (Abruzzo, Molise, Sardegna).
  Per la realizzazione di tali interventi la proposta di PON «Imprese e Competitività» 2014-2020 prevede una dotazione finanziaria complessiva pari a 2,4 miliardi di euro, di cui 1,7 miliardi a valere su risorse comunitarie del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), cui si aggiunge la quota di cofinanziamento nazionale, a valere sul Fondo di rotazione ex legge n. 183 del 1987, pari a 643 milioni di euro.
  Le risorse del cofinanziamento nazionale, nel rispetto delle soglie minime previste dal Regolamento generale e come condiviso con il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica (DPS) in fase di predisposizione della proposta di PON, è stata fissata al 50 per cento per le regioni «in transizione» e al 25 per cento per le regioni «meno sviluppate», tenuto conto del fatto che un'ulteriore dotazione finanziaria, pari a circa 824 milioni di euro a valere sulle risorse nazionali, sarebbe stata destinata ad un programma di interventi paralleli e complementari a quelli del PON, portando in tal modo la dotazione complessiva per interventi di riposizionamento e recupero della competitività del sistema produttivo del Mezzogiorno a circa 3,2 miliardi di euro.
  Il Ministero dello sviluppo economico è attualmente impegnato a portare avanti la discussione dei temi portanti le politiche industriali sia a livello europeo sia in sede di Consiglio competitività.
  La tesi di fondo è che solo attraverso il rafforzamento dell'industria manifatturiera si può rilanciare la crescita economica e l'occupazione in Europa. Un rafforzamento da attuare nel breve termine attraverso misure concrete e incisive finalizzate alla diversificazione dei settori produttivi, all'eliminazione di elementi di criticità che frenano la produzione, come la bolletta energetica e a favorire maggiori investimenti in ricerca e sviluppo.
  In particolare, mi riferisco anche alle start up innovative che in tutti i settori produttivi possono svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere la crescita sostenibile, lo sviluppo tecnologico e la creazione di posti di lavoro, soprattutto per i giovani.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

impresa estera

impresa familiare

prezzo ridotto

soppressione di posti di lavoro

denominazione di origine

marchio commerciale

piccole e medie imprese