ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/00912

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 68 del 08/08/2013
Firmatari
Primo firmatario: ZACCAGNINI ADRIANO
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 08/08/2013


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI delegato in data 08/08/2013
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 08/08/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-00912
presentato da
ZACCAGNINI Adriano
testo di
Giovedì 8 agosto 2013, seduta n. 68

   ZACCAGNINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:
   le quote latte sono state introdotte dal regolamento comunitario 856/1984 del 31 marzo 1984, sostituito poi dal regolamento 3950/92 del 28 dicembre 1992 ed infine dal regolamento 1788/2003 del 29 settembre 2003 che impone agli allevatori europei un prelievo finanziario per ogni chilogrammo di latte prodotto oltre un limite stabilito (quota latte). Le quote introdotte nel 1984, furono calcolate sommando i quantitativi di latte consegnati dai produttori alle imprese di trasformazione, sui dati dell'anno precedente: 8823 migliaia di tonnellate. Dato che venne fin da subito contestato dalle associazioni di categoria perché sottostimato rispetto alla reale produzione. Molti produttori hanno contestato l'attendibilità delle cifre relative alla produzione di latte nel 1981 sostenendo che è stata sottostimata la produzione effettiva, è probabile che tale rilievo di sottoproduzione, e non di eccesso rispetto al fabbisogno, sia dovuto alla tradizione italica di «fare in nero», cioè non dichiarare mai «il giusto»;
   dieci anni più tardi, il Consiglio Europeo a Lisbona ammise un aumento delle quote per l'Italia, alzando l'asticella a 9,9 milioni di tonnellate. Ma questo aumento era soggetto ad una verifica annua. In sostanza, un allevatore può produrre e commercializzare latte anche oltre la propria quota, salvo avere la consapevolezza di incorrere, così facendo, nel pagamento di un tributo (il prelievo supplementare) molto elevato, tanto da rendere fortemente anti-economica tale produzione e relativa commercializzazione. Sono stati molti gli allevatori a non attenersi al regime delle quote incorrendo nelle sanzioni;
   la Commissione Europea con il documento di costituzione in mora relativo alla procedura di infrazione n. 2013/2092, con cui si richiede allo Stato Italiano la riscossione presso gli allevatori delle multe attualmente esigibili attinenti all'applicazione del regime quote latte, afferma al paragrafo 45, che un rapporto del Comando Carabinieri Politiche Agricole (presumibilmente la Relazione di Approfondimento sui dati utilizzati per il calcolo del prelievo supplementare del 15 aprile 2010) ha «gettato dubbi sulla maniera in cui la produzione di latte è stata contabilizzata», precisando però che le contestazioni di detto rapporto sono state duramente contestate dal Ministero dell'agricoltura, da Agea e dal Commissario Straordinario di governo per le quote latte. Sul punto è da segnalare, agli atti del procedimento pendente presso la procura di Roma, una intercettazione ambientale fra l'allora Capo di Gabinetto del Ministero dell'agricoltura dottor Giuseppe Ambrosio, recentemente coinvolto in un'inchiesta giudiziaria, e posto agli arresti e il colonnello Mantile, l'ufficiale di polizia giudiziaria incaricato delle indagini sulle quote latte. Dalle parole captate al dottor Ambrosio risulta la incontrovertibile volontà dell'amministrazione e dei vertici del Ministero dell'agricoltura di richiedere ai Carabinieri delegati alle indagini di sovvertire le risultanze della relazione di approfondimento del 15 aprile 2010 in quanto non sostenibili politicamente anche in sede comunitaria;
   la relazione amministrativa di approfondimento del 15 aprile 2010 che nelle conclusioni poneva seri dubbi sull'attendibilità dei prelievi supplementari dalla campagna 1995/96 alla campagna 2008/09 è stata precursore delle successive indagini di polizia giudiziaria delegate dalla Procura di Roma con procedimento n.33068/2010 e da oltre 30 procedimenti pendenti presso altrettante procure sparse sul territorio nazionale;
   il pubblico ministero responsabile del procedimento di Roma con la propria richiesta di archiviazione presso il Gip e smentendo la possibilità di configurazione di episodi di rilevanza penale afferma: «si evidenziano in modo generico condotte truffaldine volte ad alterare i dati relativi alla produzione di latte senza tuttavia specificare in modo chiaro a quale soggetto ascrivere tali condotte»;
   si rileva che i tre enti citati dalla Commissione Europea oppostisi alla relazione amministrativa del 15 aprile 2010 sono stati oggetto recentemente di frequenti visite della guardia di finanza, avvisi di garanzia, arresti e più generalmente inchieste da parte della magistratura sulla gestione di tali enti;
   nelle copiose informative di polizia giudiziaria inviate alla Procura di Roma viene evidenziato come alcuni funzionari di Agea e dell'istituto zooprofilattico sperimentale di Teramo, detentore dell'anagrafe bovina, si accordarono per alterare l'algoritmo di estrazione dalla banca dati dell'anagrafe delle vacche produttrici di latte, in maniera che il totale delle bovine nazionali risultasse compatibile con le produzioni di latte dichiarate alla Ue. In violazione dell'articolo 5 della legge 119/03 venivano falsati i parametri del numero delle vacche al fine di renderli coerenti con le produzioni individuali dichiarate affinché i controlli previsti dalla normativa risultassero senza segnalazioni. Gli organi di polizia giudiziaria hanno poi evidenziato come 300.000 vacche da latte su un totale di circa 1.600.000 avessero un età compresa fra i 10 anni e 88 anni; elemento impossibile da giustificare in quanto l'età media di una bovina da latte difficilmente oltrepassa gli 8 anni;
   un'altra anomalia evidenziata dalle informative, riguarda la mancata revoca delle quote latte non prodotte. In base alla legge un produttore che non utilizzava per almeno il 70 per cento la propria quota latte in un determinato anno, Agea doveva disporre la revoca della quota non prodotta. Le quote non prodotte avrebbero dovuto confluire nella riserva nazionale per essere poi riassegnate ai produttori con esuberi produttivi al fine di riequilibrare quota e produzione. È risultato dalle informative che questa disposizione è stata raramente attuata dall'amministrazione al punto che al 31 marzo 2006 sono risultati illecitamente assegnate (per mancate riduzioni di quote) quote per circa 700.000 quintali. Si rammenta che le quote latte assegnate al 31 marzo 2006 sono state oggetto della fissazione dei diritti Pac sul latte sino al 2015; per questo motivo le illegittimità poste in essere da Agea e dalle regioni non solo hanno procurato un danno irreparabile a quegli allevatori i quali legittimamente vantavano l'aspettativa di una riassegnazione delle quote revocate al fine di ridurre l'entità della propria multa ma hanno anche causato un danno all'erario comunitario in virtù dei contributi agricoli illecitamente attribuiti;
   emerge il dato che, ciclicamente, è stata data la possibilità da parte dei vertici politici del Ministero dell'agricoltura, di contestazione di tali risultanze proprio dai funzionari direttamente chiamati in causa dalle risultanze sopracitate. Queste contestazioni sono state utilizzate anche da alcuni partiti politici, così come più volte riportato dalla stampa e dai media e come visto sopra addirittura dalla Commissione Europea per screditare le investigazioni delle forze dell'ordine;
   l'applicazione del regime quote latte sarebbe costata all'erario 4407 milioni di euro, ma finora nessuno ha informato nel dettaglio importi e responsabilità. Le multe per esuberi produttivi dal 1989 al 1993, periodo di gestione del bacino unico della quota nazionale da parte di Unalat ammontano a 1870 milioni di euro così come da accordo Ecofin del 21 ottobre 1994. Sul punto la Procura della Corte dei conti del Lazio con atto di citazione del 3 settembre 1998 a Unalat imputa a quest'ultima la responsabilità del pagamento delle multe sopracitate in quanto avrebbe dichiarato alla Ue produzioni di latte palesemente sovrastimate in contrasto con i dati più contenuti e maggiormente attendibili dell'allora Aima;
   le multe per esuberi produttivi dal 1995 al 2001 periodo concernente l'accordo Ecofin del 16 luglio 2003, il quale ha concesso la rateizzazione dei prelievi in 14 anni senza interessi da parte dei produttori, ammontano a 1386 milioni di euro. La concessione della rateazione di cui sopra è risultata possibile previo accollo allo Stato italiano dell'intero debito del periodo verso la comunità così come previsto dalla decisione del Consiglio europeo del 16 luglio 2003 (2003/530/Ce). Lo Stato italiano si è addossato l'onere di tali importi anche se con sentenza della Corte di giustizia C-277/98 del 13 novembre 2001 si disponeva che la Commissione europea nulla poteva trattenere dai fondi Feoga nella eventualità di mancati versamenti dei prelievi sulle quote latte da parte di Stati membri nel caso questi prelievi fossero sospesi dalle autorità giurisdizionali dello Stato. Come si ricorda a luglio 2003 tutte le multe individuali erano sospese dai Tar e tribunali civili per cui risulta incomprensibile il motivo per cui lo stato italiano si sia addossato un onere talmente imponente in assenza di alcun rischio di decurtazione dei fondi spettanti allo stato italiano;
   per tutte le multe dal 1995 al 2008 ammontanti a 2537 milioni di euro, sia la relazione amministrativa di approfondimento del Comando carabinieri politiche agricole che le successive indagini di polizia giudiziaria hanno evidenziato che sono sfornite dei fondamentali requisiti di certezza e più generalmente calcolate su dati dubbi se non dolosamente artefatti;
   con la legge 228 del 2012 è stato previsto che Agea al fine della riscossione delle multe per esubero dalle quote latte si avvalga di Equitalia per la riscossione tramite ruolo. Recentemente la stessa Agea ha provveduto ad inviare agli allevatori migliaia di intimazioni di pagamento delle multe esigibili, atto precursore dell'inoltro della cartella esattoriale –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti narrati;
   se, visto il quadro di totale incertezza dei dati di produzione del latte alla base delle multe dal 1995/96 al 2008/09, non sussista l'opportunità di sospendere quantomeno le operazioni di riscossione esattoriale che, dati gli importi, costringerebbero all'automatica chiusura le aziende agricole interessate;
   se non reputino di procedere alla continuazione delle operazioni di controllo dei dati produttivi del latte, inopinatamente sospesi dall'ex presidente di Agea Dario Fruscio sotto il dicastero dell'Agricoltura retto da Mario Catania. (5-00912)

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

AGENZIA PER LE EROGAZIONI IN AGRICOLTURA ( AGEA )

EUROVOC :

produzione di latte

quota agricola