ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/00747

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 59 del 24/07/2013
Firmatari
Primo firmatario: VALIANTE SIMONE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 25/07/2013


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 24/07/2013
Stato iter:
06/11/2013
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 24/07/2013

RITIRATO IL 06/11/2013

CONCLUSO IL 06/11/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-00747
presentato da
VALIANTE Simone
testo di
Mercoledì 24 luglio 2013, seduta n. 59

   VALIANTE. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la coltivazione del frumento duro in Italia ha un ruolo di primario interesse in quanto fornisce la materia prima all'industria di trasformazione per la produzione della pasta;
   l'area di coltivazione del cereale, tradizionalmente diffusa in particolare nel Meridione, si è estesa negli ultimi anni anche in alcune zone del Centro-Nord, dove le condizioni agro-climatiche consentono il raggiungimento di elevati livelli produttivi;
   fra gli aspetti qualitativi del frumento duro assumono una particolare rilevanza le caratteristiche igienico-sanitarie del prodotto in relazione alla presenza e alla diffusione di metaboliti tossici come, ad esempio, le micotossine di origine fungina che si sviluppano maggiormente negli areali umidi;
   le micotossine sono metaboliti secondari prodotti da funghi o muffe, presenti in tutti gli ambienti dove si coltivano cereali, non soltanto in Italia ma anche in altri Stati;
   in presenza di particolari condizioni climatiche tali muffe possono infettare le piante e produrre quindi micotossine. Il livello di micotossine prodotte è fortemente correlato con l'andamento meteorologico dell'areale durante alcune fasi di sviluppo delle colture. Piogge consistenti e ripetute possono ad esempio favorire la presenza di deossinivalenolo (DON) nei frumenti. Inoltre la produzione di micotossine è influenzata dall'agrotecnica adottata dagli agricoltori, in quanto esistono tecniche a basso rischio come pure moduli tecnici suscettibili di predisporre le condizioni per la contaminazione;
   il tenore di micotossine in tali derrate è stato oggetto, negli ultimi anni, di regolamentazioni diversificate in molti Paesi del mondo e ciò ha avuto importanti riflessi sugli scambi commerciali e sulla collocabilità delle derrate. La maggior parte dei Paesi ha una soglia limite inferiore a 1000 ppb mentre l'Europa – Regolamento CE n. 1881/2006 della Commissione, del 19 dicembre 2006 – nel tempo ha innalzato il suo limite portandolo a 1750 ppb;
   ad oggi diverse tossine, in particolare 5, sono normate, mentre altre sono attualmente in fase di valutazione a livello europeo. Sono ravvisabili limiti massimi differenti per ogni singola tossina e destinazione d'uso della materia prima (food e feed) e lungo la filiera (dal chicco alla pasta);
   il rapporto fra mercato e micotossine determina serie conseguenze sulla vita economica di migliaia di aziende italiane e può costituire una chiave di lettura innovativa e pratica con cui interpretare il collegamento stretto tra sicurezza alimentare e difesa del reddito degli anelli più deboli della filiera che sono gli agricoltori e i consumatori;
   la rilevazione del grado di contaminazione da micotossine, con specifico riferimento al deossinivalenolo (DON) per il grano duro, è stato oggetto di monitoraggio nazionale in un progetto denominato MICOCER, portato avanti dal Cra-Unità di ricerca per la valorizzazione qualitativa dei cereali/Mipaaf insieme all'Istituto superiore di sanità e all'ISPA/CNR;
   in particolare nell'ambito del progetto MICOCER è stata svolta un'attività di monitoraggio a livello nazionale sui livelli di contaminazione nel triennio 2006-2008, avente ad oggetto sia aziende agricole e centri di stoccaggio sia campi sperimentali. Il monitoraggio presso le aziende del settore primario ha fornito un quadro aderente alla realtà agricola nazionale, mentre quello relativo ai campi sperimentali appartenenti alla Rete di confronto varietale frumento duro ha permesso di effettuare una comparazione dei dati, a parità di condizioni agronomiche applicate, sulla base delle tre principali variabili, ossia anno di coltivazione, località e varietà;
   sulla base dei risultati ottenuti è possibile evidenziare la forte influenza soprattutto dell'ambiente di coltivazione e dell'andamento climatico. Infatti, sebbene vi sia, in generale, un diverso andamento nel grado di incidenza nell'accumulo di valori di contaminazione procedendo dalle zone del Nord verso quelle del Sud, dove tali valori sono pressoché trascurabili, la valutazione del rischio di contaminazione deve tener conto soprattutto dell'ambiente inteso come microareale e cioè delle caratteristiche pedoclimatiche proprie delle singole zone di coltivazione;
   il livello di micotossine nelle aree meridionali è tale da poterne stabilire un utilizzo alimentare con maggiore sicurezza per i consumatori, tanto da poter soddisfare le esigenze più stringenti di quelle fasce più deboli – bambini e malati – e suggerire alcune riflessioni di carattere politico, economico e sanitario, con conseguenti decisioni di carattere legislativo;
   la normativa comunitaria, in particolare il Regolamento CE n. 1881/2006, fissa i tenori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari, stabilendo con il Regolamento CE n. 401/2006 della commissione, del 23 febbraio 2006, i metodi di campionamento e di analisi per il controllo ufficiale dei tenori di micotossine nei prodotti alimentari e definendo specifiche raccomandazioni per prevenire e ridurre le contaminazioni attraverso l'applicazione di buone pratiche di coltivazione e di produzione;
   la normativa sulle micotossine è in continua evoluzione sia per via delle nuove conoscenze scientifiche che per via delle ripercussioni che le misure adottate determinano negli scambi commerciali anche con i Paesi terzi importanti produttori di materie prime;
   al fine di assicurare la qualità dei prodotti primari quali pasta, pane e derivati della zootecnia come carne e uova è stata realizzata anche una rete di monitoraggio delle micotossine nei cereali (frumento e mais), costituita da Cra e Mipaaf. La rete potrebbe contribuire a garantire la sicurezza alimentare nazionale e internazionale, in quanto i risultati ottenuti contribuiranno alla costituzione di un database, utile per l'istituzione di un sistema nazionale di valutazione del rischio. L'elevata diffusione e la tossicità delle micotossine, il numero crescente di derrate alimentari soggetto a contaminazione è un problema sanitario, economico e sociale, che ha posto fra l'altro la questione dei limiti di tollerabilità nei diversi prodotti cerealicoli. Il progetto, coordinato dal Cra (Unità di ricerca per la valorizzazione qualitativa dei cereali) e avviato nel dicembre 2010, si è sviluppato secondo cinque tematiche: definizione e validazione di metodiche analitiche utili per la determinazione di micotossine nei cereali; strategie utili per la prevenzione e il contenimento dello sviluppo di micotossine; valutazione dell'incidenza delle principali micotossine utile per la costruzione di un sistema nazionale di valutazione del rischio; analisi della diffusione nelle aree a rischio dell'incidenza delle principali specie fungine potenzialmente micotossigene; verifica della correlazione tra presenza del fungo sulla pianta e contaminazione da micotossine; controllo del processo produttivo attraverso l'analisi dei punti critici nella filiera e definizione di linee guida utili alla prevenzione ed al contenimento dello sviluppo di micotossine;
   inoltre, il progetto Micoprincem – micotossine principali ed emergenti nei cereali – che coinvolge diverse strutture, tra le quali il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Cra-Unità di ricerca per la valorizzazione qualitativa dei cereali, l'Istituto superiore di sanità, già dal 2010, sta studiando la problematica delle micotossine nei cereali, con particolare attenzione alle micotossine emergenti, a causa della loro tossicità per uomo e animali per le quali non esistono ancora limiti normativi. Lo studio consentirà di definire metodi validati con cui monitorare la presenza di tali composti sulla produzione cerealicola nazionale ed acquisire informazioni attendibili sulla loro reale diffusione nei cereali in Italia. Lo studio permetterà, altresì, di disporre di dati per considerazioni attinenti la valutazione del rischio e la gestione dello stesso, da parte degli organi preposti, su questo gruppo di micotossine attualmente all'attenzione della Commissione europea;
   nel corso della XVI legislatura, la 9a Commissione agricoltura del Senato, ai sensi dell'articolo 50, comma 2, del Regolamento, a conclusione dell'esame dell'affare assegnato – n. 398 – relativo alla questione inerente alla valutazione dell'impatto delle micotossine sulla filiera agroalimentare del grano duro, ha approvato il 26 settembre 2012 una risoluzione sulla materia – Doc. XXIV, n. 44. Dall'approvazione dell'atto non è seguito alcun impegno governativo nel senso indicato nella medesima risoluzione;
   il problema resta e l'importanza di essere affrontato persiste. L'innalzamento della soglia di micotossine, sostanze chimiche che servono a controllare il formarsi di muffe, presenti nelle farine, ha comportato che in Italia entrano più farine estere che resistono ai lunghi trasporti proprio grazie ai valori alti di questi additivi. Tutto ciò a scapito dei produttori italiani, di cui la maggior parte al Sud –:
   quali iniziative intenda assumere per definire e individuare i quantitativi di prodotto in entrata nei centri di stoccaggio, formando partite omogenee non solo per caratteristiche qualitative ma anche, in certi anni e situazioni, per livello di contaminanti, definendo altresì controlli in accettazione più efficaci, da agevolare anche attraverso l'introduzione dell'obbligo di colorazione, mediante traccianti atossici, dei grani duri destinati ad altri usi, sia di provenienza comunitaria che extracomunitaria prima dell'immissione in commercio degli stessi;
   quali provvedimenti intenda intraprendere per razionalizzare il sistema dei controlli, al fine di accrescere la loro efficienza, rafforzando la vigilanza alle dogane ed evitando inutili sovrapposizioni e promuovendo meccanismi di coordinamento operativo tra le varie autorità preposte a tali attività di vigilanza;
   se non ritenga opportuno adottare tutte quelle iniziative – sia in ambito nazionale che in ambito comunitario – volte ad armonizzare le normative in materia di micotossine presenti negli alimenti con quelle dei Paesi extraeuropei più virtuosi, nella prospettiva di tutelare adeguatamente – anche alla luce del principio di precauzione – la sicurezza dei consumatori, specie per i prodotti destinati ai minori, tenendo conto anche dei livelli medi di consumo di prodotti a base di grano duro ravvisabili in Italia, superiori a quelli di altri Paesi europei, con conseguente maggiore esposizione ai rischi in questione sul piano della salute;
   se non ritenga urgente emanare, anche con riferimento ai prodotti alimentari della filiera del grano duro, i decreti attuativi previsti dall'articolo 4, comma 3, della legge 3 febbraio 2011, n. 4, in materia di etichettatura dei prodotti agroalimentari, atteso che nel settore in questione la tutela della qualità è strettamente connessa alla tutela della trasparenza, prevedendo l'obbligo di indicare in etichettatura di tutti i prodotti a base di cereali e dei cereali stessi non solo la provenienza della materia prima agricola utilizzata, ma anche se il prodotto è idoneo o meno al consumo per i lattanti e i bambini;
   quali misure intenda assumere per introdurre meccanismi premiali e di sostegno finalizzati ad incentivare e a favorire l'indicazione, nell'etichettatura dei prodotti in questione, dei parametri contaminanti di origine fungina;
   se non ritenga urgente attivarsi nelle sedi opportune, anche comunitarie, al fine di consentire l'introduzione di una corretta classificazione legale dell'età dei bambini ai fini dei prodotti alimentari destinati all'alimentazione degli stessi, in quanto il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 1999, n. 128, che recepisce una direttiva comunitaria sulla materia in questione, configura come soglia anagrafica massima per tali tipologie di prodotto l'età di tre anni, anziché, come sarebbe invece necessario, l'età di dieci anni;
   quali opportune iniziative assumere volte all'inserimento dei differenti tenori di micotossine nella classificazione merceologica del grano duro quotato nelle borse merci;
   quali iniziative assumere per rendere neutrali e trasparenti le negoziazioni e la formazione dei prezzi, attraverso informazioni dettagliate e tempestive sugli elementi fondamentali di mercato (produzione, consumi, importazioni, esportazioni) anche a valle della filiera;
   quali azioni assumere per organizzare una banca dati, atta a raccogliere elementi in ordine al campionamento per aree, varietà, pratiche agronomiche, condizioni climatiche, cicli di produzione – raccolto, stoccaggio, lavorazione – che consenta un'analisi puntuale della presenza delle micotossine prevalenti nelle derrate nazionali e in quelle importate;
   quali misure adottare per la standardizzazione della metodologia di campionamento e delle modalità di certificazione delle stesse, nonché per definire le modalità per l'eventuale accreditamento di laboratori di analisi dei campioni, allo scopo di analizzare ed elaborare dati standardizzati per adeguate valutazioni tecnico scientifiche. (5-00747)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

cerealicoltura

protezione del consumatore

consumo alimentare

prodotto agricolo

cereale

inquinamento degli alimenti

prevenzione delle malattie