ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/17535

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 845 del 31/07/2017
Firmatari
Primo firmatario: PARENTELA PAOLO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 31/07/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 31/07/2017
Stato iter:
11/10/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 11/10/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 11/10/2017

CONCLUSO IL 11/10/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-17535
presentato da
PARENTELA Paolo
testo di
Lunedì 31 luglio 2017, seduta n. 845

   PARENTELA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
   in Calabria esiste un problema di depurazione, troppo spesso carente o del tutto assente. Solo pochi giorni fa, il dirigente regionale Pallaria, nel corso di una intervista tv alla RAI Calabria, ha affermato che: in Calabria «siamo ancora all'anno zero» in fatto di depurazione. Nonostante siano stati spesi ben 900 milioni di euro in opere tampone, non si assiste ancora alla realizzazione di quegli interventi strutturali, cui peraltro siamo obbligati per via della procedura di infrazione comunitaria del 2004 e della relativa sentenza di condanna della Corte di giustizia europea del 2007 (Causa C-135/05);
   nel piano d'ambito della regione, si legge che, su 409 comuni calabresi, esistono 765 impianti di depurazione censiti. Di questi, ben il 13 per cento «richiede adeguamenti tecnologici». Inoltre, ben 29 comuni «risultano sprovvisti di impianti per il trattamento di acque reflue», mentre 18 agglomerati urbani sono oggetto della citata infrazione. Per quanto riguarda invece i collettori, esiste una rete di 597 chilometri, con un'età media di 20 anni, e occorre realizzare ulteriori 893 chilometri di condotte per adeguare la realtà calabrese alla normativa prevista dal decreto legislativo n. 152 del 1999. In totale, è stato calcolato che la spesa per gli interventi necessari al mantenimento e la realizzazione delle nuove condotte è di circa 326 milioni di euro. Si ha dunque una rete vecchia, complicata da gestire (fatta di pozzi di sollevamento, condotte sottomarine), ma soprattutto fragile e costosa (se si considera che basta un blocco elettrico o una mareggiata per mandarli in tilt), e questi costi vengono traslati sui contribuenti che già oggi si vedono addebitare costi elevati per un servizio pessimo;
   l'attenzione pubblica è concentrata sugli scarichi illegali e finora poco o nulla si è detto sulla presenza di scarichi legali, autorizzati ma con livelli non compatibili con la presenza di aree naturalisticamente sensibili o protette: questo è il caso del canale di scolo del depuratore di Lamezia Terme (CZ) che attraversa, in maniera evidente il Sito di interesse comunitario (SIC IT9330089) «Dune dell'Angitola» prima di sfociare in mare, ed è ubicato all'interno di un'area già dichiarata dalla regione Calabria ad «alta vulnerabilità da nitrati» e ad «alta vulnerabilità degli acquiferi». Il canale di scolo dell'impianto di Lamezia Terme che è tarato per più di 100.000 abitanti equivalenti (fonte Asicat) – non risulta segnalato in maniera chiara né nella cartografia ufficiale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, né in quella della regione Calabria; inoltre in base ai limiti di legge per fosforo totale e azoto totale, nell'area in questione questi dovrebbero essere rispettivamente minori o uguali a 1 mg/l e minori o uguali a 10 mg/l;
   considerata l'interferenza ecologica del depuratore sul confinante sito Sic «dune dell'Angitola», a norma del decreto legislativo n. 152 del 2006 il depuratore dovrebbe attenersi ai valori limite disposti dalla tabella 2 dell'allegato 5 alla parte terza del decreto legislativo n. 152 del 2006, ed invece sorprendentemente l'impianto è autorizzato dalla provincia di Catanzaro ad attenersi alla tabella 1 e alla tabella 3 –:
   per quale motivo il canale di scolo dell'impianto di Lamezia Terme non risulti segnalato in maniera chiara nella cartografia ufficiale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e come ciò si concili con le prescrizioni imposte dalla direttiva 56/2008;
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, per garantire la tutela di un'area che si trova all'interno del perimetro del Sito di interesse comunitario «Dune dell'Angitola», per il quale valgono gli obblighi previsti dalla Direttiva «Habitat» e che potrebbe essere danneggiata dalle presenza di acque reflue provenienti dal depuratore di cui in premessa. (4-17535)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 11 ottobre 2017
nell'allegato B della seduta n. 868
4-17535
presentata da
PARENTELA Paolo

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Si fa presente, in via preliminare, che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è impegnato costantemente e con la massima attenzione a vigilare e ad intraprendere e portare avanti tutte le azioni di competenza volte alla risoluzione delle problematiche nel settore fognario depurativo ancora presenti nel territorio nazionale.
  A tal proposito si deve evidenziare, che la depurazione si inserisce nel processo verticale del servizio idrico integrato (S.I.I.) composto appunto da acquedotto, fognatura e depurazione. In particolare, la normativa di settore, articolo 149, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006, affida agli enti di Governo d'ambito – in sede di predisposizione e/o aggiornamento del piano d'ambito – il compito di condurre la ricognizione delle infrastrutture, la programmazione degli interventi oltreché la redazione del piano economico finanziario.
  Per questi motivi, la corretta gestione del servizio idrico integrato, secondo le norme vigenti, prevede una struttura decisionale locale che fa capo agli enti di Governo d'ambito a cui spetta la scelta del modello organizzativo del servizio idrico integrato, la pianificazione degli interventi necessari a fornire un servizio di qualità, la redazione del piano economico e finanziario della gestione, l'affidamento del servizio ad un gestore unico, oltre che il controllo e la vigilanza sulla gestione.
  Bisogna inoltre sottolineare che la regione Calabria è tra le regioni che non hanno provveduto tempestivamente, ossia entro il 31 dicembre 2014, a dare piena attuazione al servizio idrico integrato. La regione ha, infatti, provveduto all'organizzazione del servizio idrico integrato soltanto con legge regionale n. 18 del 12 maggio 2017.
  Per quanto riguarda poi le iniziative poste in atto dal Ministero per accelerare la risoluzione delle criticità, si devono ricordare le assegnazioni di diverse risorse finanziarie.
  In particolare, con la delibera Cipe n. 60 del 2012 sono state assegnate alla regione Calabria risorse pari a 159.850.000,00 euro finalizzate al finanziamento di n. 16 interventi. Tra questi rientra l'intervento «Disinquinamento fascia costiera vibonese – Area omogenea Angitola (Sub 3)» che interessa l'area oggetto dell'interrogazione e, in particolare, gli agglomerati di Pizzo, Maierato, Monterosso Calabro, Polia, Filadelfia, San Nicola da Crissa, Filogaso, Francavilla Angitola, Capistrano – Intervento da realizzare con un contributo pari a 6.300.000,00 euro.
  Inoltre, a valere su fondi di cui alla delibera Cipe 26 del 2016, la giunta regionale con la delibera di giunta regionale n. 160 del 2016 recante «Patto per lo sviluppo della Regione Calabria in attuazione degli interventi prioritari e individuazione delle aree di intervento strategiche per il territorio», ha previsto una dotazione finanziaria di 150 milioni di euro.
  Successivamente, con decreto n. 5 del 4 gennaio 2017 recante «Delibera di G.R. N. 160 del 2016 Patto per lo sviluppo della regione Calabria-delibera Cipe N. 26 del 2016 Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014/2020: piano per il mezzogiorno. Individuazione interventi depurazione
» sono state effettivamente destinate le suddette risorse finanziarie, pari a 150 milioni di euro, ai 129 agglomerati/comuni interessati dalla procedura d'infrazione 2014/2059.
  Inoltre, sempre in un'ottica risolutiva delle suddette problematiche, nel 2015 si è proceduto alla nomina di commissari straordinari, con il decreto «Sblocca Italia» e, successivamente, di un commissario straordinario unico (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2017) per il coordinamento e la realizzazione degli interventi funzionali a garantire l'adeguamento, nel minor tempo possibile, alle sentenze di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea pronunciate il 19 luglio 2012 e il 10 aprile 2014 in materia di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue.
  Infine, per quanto riguarda l'agglomerato di Lamezia Terme e, precisamente, per «l'area già dichiarata dalla Regione Calabria ad alta vulnerabilità da nitrati e ad alta vulnerabilità degli acquiferi» devono essere chiariti alcuni aspetti.
  In data 20 giugno 2016 la regione Calabria ha caricato sul sito del Sistema informativo per la tutela delle acque in Italia (ISPRA) i dati relativi alla situazione fognaria depurativa dell'agglomerato di Lamezia Terme. Dagli stessi risulta che il carico generato dell'agglomerato è 110.000 abitanti equivalenti (a.e.). Il 95 per cento del carico generato dell'agglomerato è collettato in rete fognaria, mentre il 5 per cento è trattato presso sistemi individuali.
  Pertanto, tutto il carico collettato in rete fognaria è tratto presso l'impianto denominato «Lamezia Terme SIR» che ha una capacità organica di progetto pari a 110.000 a.e., oltre ad essere fornito di un trattamento secondario e di un trattamento più spinto per la rimozione dell'azoto e presenta, allo scarico, valori limite di emissione (BOD5 e COD) conformi alla tabella 1 dell'allegato 5 alla parte terza del decreto legislativo n. 152 del 2006.
  Rispetto a quest'ultimo aspetto si precisa altresì che l'impianto in parola, scaricando in area normale, deve rispettare i limiti indicati dalla tabella 1 e dalla tabella 3 se tratta anche reflui industriali.
  Non trovano applicazione invece limiti indicati nella tabella 2 dell'allegato 5 alla parte terza del decreto legislativo n. 152 del 2006, in quanto limiti che valgono solo per gli impianti a servizio di agglomerati con carico generato maggiore a 10.000 a.e. che scaricano in area sensibile.
  Infatti, l'area in questione rientra tra le zone vulnerabili designate dalla regione Calabria, ai sensi dell'articolo 92 della parte terza del decreto legislativo n. 152 del 2006, con decreto di giunta regionale 817 del 23 settembre 2005. A tali zone si applicano le misure previste dal programma di azione adottato con decreto di giunta regionale 393 del 6 giugno 2006 e riconfermato nel 2013 con la delibera di giunta regionale 63 dell'otto marzo.
  Ad ogni modo, per quanto di competenza, il Ministero continuerà a tenersi informato e continuerà a svolgere un'attività di sollecito nei confronti dei soggetti territorialmente competenti, anche al fine di valutare eventuali coinvolgimenti di altri soggetti istituzionali.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Gian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

zona protetta

Corte di giustizia CE

trattamento dell'acqua