ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16486

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 789 del 04/05/2017
Firmatari
Primo firmatario: NICCHI MARISA
Gruppo: ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA
Data firma: 04/05/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ALBINI TEA ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 04/05/2017
FOSSATI FILIPPO ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 04/05/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO 04/05/2017
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 16/11/2017
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-16486
presentato da
NICCHI Marisa
testo di
Giovedì 4 maggio 2017, seduta n. 789

   NICCHI, ALBINI e FOSSATI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
   nel 2004 la Manifattura Richard Ginori di Sesto Fiorentino «aliena» il terreno su cui è ubicata sia la fabbrica sia il museo che le appartiene alla società immobiliare Ginori Real Estate;
   nel 2010 la società Ginori Real Estate viene messa in liquidazione, e nel 2013 la Manifattura Ginori fallisce;
   la Manifattura, dopo lunghe lotte dei lavoratori, verrà «salvata» da Gucci che la rileva;
   il Museo della manifattura è a tutt'oggi di proprietà Ginori;
   le mobilitazioni sindacali e dei lavoratori hanno riguardato la necessità di riunificare gli asset della Manifattura e del Museo, la cui divisione sta mettendo a repentaglio la permanenza della stessa Manifattura a Sesto Fiorentino (nessun imprenditore può fare investimenti rilevanti in una fabbrica «pesante» se il terreno non è di sua proprietà) e determinando di fatto la chiusura del Museo;
   lavoratori e sindacati hanno promosso iniziative chiedendo l'impegno pubblico per la riapertura del Museo come museo di fabbrica e del lavoro, e l'acquisto da parte della proprietà Ginori dei terreni, affinché si garantisse la continuità della fabbrica accanto alla sua storia;
   le mobilitazioni, fino ad ora, hanno ottenuto l'annuncio da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, dell'acquisizione del Museo;
   rimane il problema della proprietà del terreno, indispensabile per permettere gli investimenti e la qualificazione dello stabilimento, e quindi della permanenza dello stabilimento accanto al Museo, in una sinergia indispensabile tra la storia che il Museo rappresenta e il presente che la Manifattura incarna;
   la liquidazione della Ginori Real Estate ha tre banche come creditrici, Unicredit, Bnl e Popolare di Vicenza per un debito di circa 24 milioni di euro, che non hanno ancora trovato un accordo soddisfacente, nonostante il quadrante urbanistico sia a uso industriale e ci sia già una fabbrica sopra;
   la trattativa va avanti da due anni e mezzo. Una prima offerta del gruppo Kering era stata respinta dalle banche; a novembre 2016 invece, le parti pare avessero trovato un nuovo accordo di massima che aveva permesso di formalizzare una proposta di acquisto nel dicembre 2016, ma tre giorni dopo l'Unicredit ha ceduto il suo credito a Dobank che ha realizzato una operazione di cartolarizzazione per 14 miliardi di euro di crediti deteriorati, tra questi quello di Ginori Real Estate, rimettendo così in discussione l'accordo; Dobank infatti è tornata al tavolo di trattativa e avrebbe chiesto quasi il triplo di quello che le parti avevano già discusso e stabilito;
   il tavolo istituzionale convocato al Ministero dello sviluppo economico il 27 aprile 2017, con le banche e la proprietà, non sembra abbia determinato passi avanti, per questo è stata decisa da parte dei lavoratori una più radicale mobilitazione per evitare che salti la trattativa, e che ciò sancisca il trasferimento della Fabbrica da Sesto Fiorentino. Ciò determinerebbe l'impoverimento del marchio, privato della sua storia, la probabile riduzione del numero degli attuali 280 lavoratori occupati, oggi in contratto di solidarietà, la messa a rischio della riapertura del Museo che non avrebbe più il senso di un museo di fabbrica attivo e vitale, e sancirebbe lo sfregio per la comunità sestese che vede questa fabbrica come il simbolo del valore costituzionale del lavoro che ha fatto la storia di questo territorio –:
   se intendano assumere ogni iniziativa utile alla luce dell'interesse pubblico alla salvaguardia dell'azienda e all'investimento culturale connesso al museo di cui in premessa;
   quali iniziative intendano assumere per favorire il raggiungimento di un accordo tra le parti;
   quali iniziative di competenza intendano assumere per contrastare i possibili tentativi di speculazioni finanziarie o di rendita immobiliare conseguenti ai ritardi dell'accordo. (4-16486)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

soppressione di posti di lavoro

museo

controversia di lavoro