ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15847

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 755 del 08/03/2017
Firmatari
Primo firmatario: RUSSO PAOLO
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 08/03/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 08/03/2017
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 28/03/2017
Stato iter:
22/06/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 22/06/2017
AMENDOLA VINCENZO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 22/06/2017

CONCLUSO IL 22/06/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-15847
presentato da
RUSSO Paolo
testo di
Mercoledì 8 marzo 2017, seduta n. 755

   RUSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:
   oltre 3 milioni di cittadini europei vivono e/o lavorano in Gran Bretagna;
   la «Brexit» è oramai alle porte e, fonti di Governo britannico, indicano che Theresa May avrebbe scelto il 15 marzo 2017 come data per invocare l'articolo 50 del Trattato di Lisbona, ovvero il via ai negoziati ufficiali per la «separazione» di Londra da Bruxelles;
   in preparazione di questi negoziati per la Brexit, il Governo britannico sta attivando una serie di procedure per ufficializzare a quali immigrati comunitari garantire o meno i diritti di residenza;
   per questo, migliaia di cittadini europei stanno cercando di acquisire lo status di «residenti stabili» che rappresenterebbe una sorta di garanzia legale per tutelare i diritti acquisiti dopo che Londra avrà lasciato definitivamente l'Unione europea;
   prima del 2015, i cittadini europei presenti in maniera permanente, da almeno 5 anni, in Gran Bretagna divenivano automaticamente residenti;
   alla fine del 2015 è stato rilasciato un questionario dal Governo inglese la compilazione del quale è conditio sine qua non per l'ottenimento dello status di residente;
   tale questionario si compone di ben 85 pagine (18 solo di istruzioni !) ed è pieno di richieste a giudizio dell'interrogante «cervellotiche», complesse quando non incomprensibili;
   a dimostrazione di ciò, si documenta, da 2 anni a questa parte, la fioritura di un vero e proprio businness di consulenti che si propongono di spiegarne la compilazione, con tariffario a partire dalle 1000 sterline in poi;
   tra le richieste più astruse si annotano: la richiesta di aver vissuto e lavorato in Gran Bretagna con continuità nell'ultimo quinquennio, producendo una serie di documenti di difficilissima reperibilità, o registrare quante (e tutte) le volte che un cittadino europeo ha lasciato il Regno Unito nel quinquennio in questione (impossibile: da tempo non ci sono più i timbri sul passaporto per spostamenti nella Unione europea);
   scrive un articolo de Il Corriere della Sera del 1o marzo 2017: «Vogliono buste paga, contratti di impiego, lettere dei datori di lavoro: richiesta impervia per tutti quelli che hanno operato nell'economia informale. In caso di lavoro autonomo, vogliono fatture ed estratti conto bancari. E se una è casalinga ? Che s'arrangi. In più, pare che al Ministero dell'interno siano diventati molto più rigidi nel valutare le richieste, sé non altro perché le domande sono triplicate dopo il referendum dell'anno scorso. I tempi d'attesa possono dilatarsi per mesi, durante i quali bisogna pure fare a meno del passaporto»;
   il Governo di Londra, inondato da richieste e proteste, ha dichiarato che si sta adoperando per rendere il processo più rapido possibile e che sta facilitando l’iter con una procedura online;
   da alcuni mesi si assiste, purtroppo, alla rinuncia da parte di molti cittadini a proseguire la loro permanenza in Gran Bretagna a vantaggio di un più percorribile trasferimento in altro Paese dell'Unione europea; ancora dall'articolo de Il Corriere della Sera sopracitato: «Londra. Bruno ed Emma hanno già deciso di fare le valigie e trovare riparo in Scandinavia. Lui, ricercatore francese nel campo delle energie rinnovabili, ha vissuto in Gran Bretagna per vent'anni. Ma è lei, la moglie inglese, la più incredula: il marito s’è visto respingere la domanda di residenza permanente. E allora, nel clima di incertezza della Brexit, meglio alzare i tacchi e partire» –:
   se il Governo interrogato sia a conoscenza di quella che all'interrogante appare l'inaccettabile situazione che subiscono i cittadini italiani (e tutti i cittadini europei) che vivono e/o lavorano in Gran Bretagna e se non intenda assumere ogni utile iniziative di competenza per dare loro sostegno ed evitare che siano costretti a lasciare il Regno Unito per procedure burocratiche imposte e non per loro reale volontà. (4-15847)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 22 giugno 2017
nell'allegato B della seduta n. 819
4-15847
presentata da
RUSSO Paolo

  Risposta. — Il processo di uscita del Regno Unito dall'Unione europea ex articolo 50 del Trattato sull'Unione europea (TUE) ha preso formalmente inizio il 29 marzo 2017, a seguito della notifica britannica di recesso dall'Unione europea.
  Il Governo italiano attribuisce carattere prioritario allo status dei connazionali nel Regno Unito e ai loro diritti acquisiti. Il giorno stesso della notifica britannica, il Ministro Alfano si è recato a Londra e ha personalmente sollevato la questione con il suo omologo britannico Johnson, ricevendo assicurazioni che i diritti e la presenza dei cittadini italiani nel Regno Unito saranno tutelati. La questione viene inoltre sistematicamente sollevata dal Governo italiano nelle discussioni in corso presso le istituzioni dell'Unione europea.
  Nella visione italiana, la condizione dei cittadini dell'Unione europea nel Regno Unito e di quelli britannici della Unione europea dovrà essere affrontata e determinata non appena avviati i negoziati tra Unione europea e Regno Unito, anche nella prospettiva di risolvere una questione estremamente sensibile, che tocca direttamente centinaia di migliaia di cittadini italiani ed europei.
  In particolare la Farnesina, anche per il tramite dell'ambasciata a Londra, è impegnata a vigilare per evitare discriminazioni nei confronti dei propri connazionali nel Regno Unito sino all'effettiva uscita del Regno Unito dall'Unione, nonché a lavorare per assicurare la più alta tutela possibile dei diritti acquisiti dei cittadini dell'Unione europea nel Regno Unito dopo il recesso (prevedibilmente entro il 2019), a condizione di reciprocità con i cittadini britannici nell'Unione europea. Da parte britannica è stata più volte confermata un'analoga impostazione sulla questione che sarà regolata, una volta aperti i negoziati, nell'accordo di recesso.
  Sul piano pratico, l'ambasciata italiana a Londra è in costante contatto con le autorità britanniche per assicurarsi che non si verifichino forme di discriminazione di fatto basate sulla nazionalità.
  Fino a che il Regno Unito rimarrà nell'Unione europea il diritto di residenza dei cittadini dell'Unione europea in tale Paese continuerà ad essere garantito ai sensi dei Trattati dell'Unione europea ed, in particolare, dalla direttiva 2004/38. Essa prevede il diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri.
  Al momento, il permanent residence document non costituisce pertanto un documento necessario per i cittadini dell'Unione europea, ma rappresenta un'opzione che i cittadini dell'Unione europea possono esercitare per provare a vario fine il loro diritto di residenza permanente in territorio britannico. Il PRD è un certificato di residenza permanente nel Regno Unito che può essere emesso dall’Home office britannico dopo 5 anni dal primo ingresso nel Paese da parte del soggetto richiedente.
  L'unico caso in cui è necessario presentare una richiesta di certificato di residenza permanente è quello in cui il cittadino dell'Unione europea voglia avviare la procedura per l'ottenimento della cittadinanza britannica. In questa ipotesi il previo ottenimento di un certificato di residenza permanente costituisce un prerequisito procedurale necessario all'acquisizione della cittadinanza britannica.
  Dopo l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea potrebbe diventare necessario anche per i cittadini dell'Unione europea presentare la richiesta di certificato permanente per potersi vedere riconosciuto il proprio diritto di residenza nel Regno Unito. Le modalità e condizioni per la concessione di tale certificato potrebbero essere anche diverse da quelle attuali a seguito dell'esito dei prossimi negoziati tra Unione europea e Regno Unito sulla Brexit ex articolo 50 del TUE.
  Ciò premesso, la Farnesina, anche per il tramite dell'ambasciata a Londra, è impegnata a vigilare per impedire che si verifichino forme di discriminazione di fatto basate sulla nazionalità, connesse all'aggravio di oneri amministrativi posti a carico di quei connazionali nel Regno Unito che intendono fare domanda del certificato di residenza permanente all’Home office britannico.
  A tal riguardo, si segnala che, anche grazie ai passi compiuti dall'ambasciata italiana presso le competenti autorità britanniche, le richieste di certificato di residenza permanente nel Regno Unito possono essere presentate – oltre che per posta ordinaria compilando un modulo di 85 pagine in formato cartaceo – anche online: in questo caso le Autorità britanniche non trattengono fisicamente il passaporto, ma, attraverso il sistema european passport return service, è possibile limitarsi a mostrare personalmente il passaporto che viene quindi immediatamente restituito al titolare.
  Da ultimo, l'ambasciata d'Italia a Londra, in collaborazione con i consolati generali di Londra e di Edimburgo, ha deciso di avviare un servizio speciale di assistenza dedicato ai cittadini italiani, con la creazione di una «Pagina Brexit» sul sito web dell'ambasciata.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionaleVincenzo Amendola.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

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