ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15548

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 740 del 13/02/2017
Firmatari
Primo firmatario: ZACCAGNINI ADRIANO
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 13/02/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ZAN ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2017
MALISANI GIANNA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2017
MARTELLI GIOVANNA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 17/02/2017
AMATO MARIA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2017
LACQUANITI LUIGI PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2017
BRUNO BOSSIO VINCENZA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 13/02/2017
Stato iter:
31/03/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 31/03/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 17/02/2017

RISPOSTA PUBBLICATA IL 31/03/2017

CONCLUSO IL 31/03/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-15548
presentato da
ZACCAGNINI Adriano
testo presentato
Lunedì 13 febbraio 2017
modificato
Venerdì 17 febbraio 2017, seduta n. 744

   ZACCAGNINI, ZAN, MALISANI, MARTELLI, AMATO, LACQUANITI, BRUNO BOSSIO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali . — Per sapere – premesso che:
   il «piano di conservazione e gestione del lupo» voluto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha ottenuto il primo via libera tecnico della Conferenza Stato-regione. Si tratta di un piano che ha provocato forti reazioni da parte del mondo animalista e non solo in quanto, nell'ultima delle sue 22 «azioni», prevede la possibilità di abbattimento di esemplari di quella che è una «specie protetta»;
   dopo che il 24 gennaio 2017 l'abbattimento selettivo del lupo aveva ricevuto un primo «ok» dalla Conferenza Stato-regioni, si è scatenata una vera e propria tempesta di proteste: petizioni, raccolte firme, appelli. E così alcune amministrazioni regionali hanno fatto marcia indietro sulle uccisioni. A Lazio e Puglia, contrarie da subito, si è aggiunto l'Abruzzo, mentre Friuli, Veneto, Piemonte, Liguria e Campania, in varia misura, hanno chiesto un ripensamento. Ad annunciarlo è stato il presidente della Conferenza Stato-regioni Stefano Bonaccini: «Chiederò a nome della conferenza delle Regioni di rinviare in Conferenza Stato-Regioni l'approvazione del Piano lupo e delle misure che ne conseguono. Vogliamo approfondire la discussione. Credo che il ministro Galletti lo consentirà. Ci sarà così il tempo per approfondire meglio dal momento che ci sono alcune misure che rischiano di non essere convincenti». Ed infatti la decisione è stata confermata. Da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare – a quanto si è appreso – non ci sono state obiezioni. Il piano dovrebbe tornare all'esame della Conferenza il 23 febbraio 2017;
   dai dati presentati a gennaio, dalla Lav, emerge un quadro preoccupante: secondo le stime, tuttavia sempre di difficile computo, i lupi uccisi illegalmente ogni anno oscillano tra il 10 e il 15 per cento della popolazione totale. Significa circa 300 lupi l'anno, uno ogni 29 ore. Un numero altissimo, che dimostra come il bracconaggio non sia stato in alcun modo arrestato e gli esperti sostengono che l'apertura agli abbattimenti non comporterebbe un ridimensionamento del fenomeno illegale, ma anzi lo sdoganamento culturale che è possibile abbattere il lupo, invece che proteggerlo. Le modalità con cui i lupi vengono uccisi sono tutte cruente: dall'avvelenamento allo sparo, dallo strangolamento con lacci metallici alle ferite delle tagliole che portano alla morte. Senza citare le macabre esposizioni nei luoghi pubblici di parti di lupi asportate dopo l'uccisione;
   gli abbattimenti selettivi sarebbero inutili per gli allevatori, dannosi per la specie e l'agricoltura e, soprattutto, pericolosi per i già malati ecosistemi italiani. Mentre il piano per la conservazione del lupo, sul quale la decisione è stata rimandata al 23 febbraio, contiene ottime misure preventive e in particolare pone l'accento sulle soluzioni dei cani randagi, la parte relativa all'abbattimento non sembra riscuotere consenso unanime nemmeno fra gli esperti;
   il 5 per cento di abbattimenti andrebbe ad incidere su una mortalità che è già estremamente elevata e potrebbe rappresentare un pericolo concreto per la conservazione di una popolazione vitale. A differenza di quanto può avvenire in altre specie l'abbattimento dei lupi non può essere selettivo, in quanto ogni singolo individuo del branco ha un ruolo sociale molto preciso. La presenza di ognuno garantisce la sopravvivenza del branco stesso, pertanto andando a rimuovere un qualunque individuo si potrebbero generare squilibri e ripercussioni tanto sulla sopravvivenza del branco quanto sulla sua capacità riproduttiva, la quale, come avviene anche in altre specie in cui è presente una femmina alfa, come gli ungulati, potrebbe addirittura aumentare –:
   se i Ministri interrogati alla luce di quanto descritto in premessa, non reputino di assumere iniziative per eliminare la parte riguardante gli abbattimenti controllati del lupo dal «piano di conservazione e gestione del lupo», mantenendo la parte restante del piano. (4-15548)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 31 marzo 2017
nell'allegato B della seduta n. 771
4-15548
presentata da
ZACCAGNINI Adriano

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, relativa al piano di conservazione e gestione del lupo in Italia in discussione in sede di Conferenza Stato-regioni, sulla base degli elementi acquisiti dalla competente direzione generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, si rappresenta quanto segue.
  In via preliminare si segnala che la bozza di piano cui si fa riferimento non è quella in discussione in sede di Conferenza Stato-regioni.
  Peraltro, la bozza di piano oggi in discussione supera gran parte delle criticità sollevate, proprio in ragione del costruttivo confronto tecnico fra amministrazioni centrali e regionali che ha portato alla chiusura tecnica del procedimento.
  Rispetto alla possibilità di rendete pubblico il piano prima della sua approvazione da parte della conferenza si segnala che di prassi, fino alla chiusura del procedimento, tali atti sono riservati e accessibili solo alle Amministrazioni concertanti.
  Riguardo i dati nazionali richiesti, si evidenzia che il lupo in Italia è una fra la specie più studiate e meglio conosciute, con una popolazione minima stimata di 1070 individui per la popolazione appenninica e di 100 individui per la popolazione alpina.
  La forte ripresa del lupo negli ultimi decenni ha portato a riconoscere la specie in uno stato di conservazione soddisfacente rispetto ai parametri della direttiva «Habitat» e a migliorare la sua classificazione da minacciata a vulnerabile nella classificazione della lista rossa IUCN, rappresentando gli esiti di un successo per il nostro Paese.
  Per assicurare una maggiore e più coerente gestione e conservazione del lupo, a partire dal 2016 è stato avviato un lavoro per la redazione di un nuovo piano di azione per il lupo.
  L'ultimo piano redatto da ISPRA, infatti, risaliva al 2002, dunque, sono stati consultati e raccolte le proposte di oltre 70 esperti, per la redazione del nuovo piano, che è stato costantemente condiviso con ISPRA e coordinato dal professor Luigi Boitani, uno dei massimi esperti di lupo di fama internazionale, appartenente all'Unione zoologica italiana.
  Il piano in questione è stato posto in consultazione ai maggiori portatori di interessi ed è il risultato di un lungo percorso di dibattito e condivisione, nonché di diverse riunioni tecniche in sede di conferenza Stato-regioni, nel corso delle quali sono state accolte la maggior parte delle proposte e degli emendamenti formulate dalle regioni stesse.
  I principi fondanti del «piano» sono la conservazione e tutela della specie ma anche la risoluzione sostenibile dei conflitti con le attività antropiche.
  Il «piano» prevede 22 azioni di conservazione: misure per la prevenzione dei danni da predazione, nucleo antibracconaggio composto dai Carabinieri forestali e dalle polizie locali, l'addestramento di cani al rilievo di bocconi avvelenati, le vaccinazioni dei cani randagi per ridurre l'ibridazione con i lupi e le predazioni altrimenti spesso attribuite ai lupi, oltre ad una più stretta regolamentazione dello strumento delle deroghe al divieto generale di rimozione già previsto dalla legislazione vigente.
  Tali deroghe, infatti, sono autorizzabili solo a seguito di precise condizioni e in piena conformità con la normativa comunitaria e nazionale.
  Esse non rappresentano assolutamente l'apertura della caccia al lupo o un mezzo di controllo della specie, trattandosi, peraltro, di attività vietate per legge.
  Il piano, a fronte di una serie di strumenti, che sono quelli delineati nelle 22 azioni, non preclude in via assoluta la possibilità del ricorso ad una deroga, che in particolari situazioni critiche potrebbe rappresentare l'unico strumento risolutivo, a condizione che siano stati soddisfatti tutti i prerequisiti previsti.
  Tali prerequisiti consistono nella richiesta di deroga avanzata dall'amministrazione regionale, che quindi ha il pieno controllo sull'attivazione del processo; la documentazione prodotta dalla regione che attesti lo stato favorevole della popolazione del lupo e la non incidenza della deroga sulla conservazione della popolazione stessa; la documentazione prodotta dalla regione che attesti la messa in opera delle più idonee misure di prevenzione e di controllo del randagismo canino; la documentazione prodotta dalla regione che attesti l'assenza di altre soluzioni valide; la documentazione prodotta dalla regione sull'attuazione delle misure di competenza previste dal piano.
  Sulla base di quanto detto, ISPRA è chiamata ad una valutazione caso per caso e deve accertare la sussistenza di tali requisiti e la piena rispondenza delle condizioni fissate dalla normativa vigente per questo tipo di deroga.
  Solo a seguito del parere di ISPRA, il Ministero può autorizzare la rimozione di singoli individui, in un contesto che deve mantenere un carattere di eccezionalità.
  Pertanto, i passaggi sopra rappresentati evidenziano che si tratta di un procedimento amministrativo molto elaborato, che è sottoposto ad un parere dell'ISPRA e che non costituisce un automatico riconoscimento della deroga.
  Si segnala, inoltre, che in sede di riunione tecnica della conferenza Stato-regioni del 24 gennaio 2017 il testo è stato approvato in sede tecnica: è noto infatti che si ponga come punto di compromesso ed equilibrio fra le diverse istanze, ed ha raccolto la piena approvazione da parte di gran parte delle regioni, in quanto, la sola regione Lazio – in quella sede – ha espresso perplessità, in particolare sulla parte relativa all'applicazione delle deroghe.
  Le azioni di prevenzione rappresentano il nucleo centrale del piano, nella cui redazione è stato dato particolare risalto a tale aspetto, al fine di aumentarne l'efficacia e l'utilizzo. Tali azioni, inoltre, costituiscono un elemento di fondo irrinunciabile per avanzare l'eventuale richiesta di rimozione di un lupo.
  Il piano per il lupo tutela la specie, la difende dai rischi, bilancia il rapporto spesso difficile con le attività umane. E per questo uno strumento assolutamente irrinunciabile, di elevato valore scientifico.
  Alla luce delle informazioni esposte, il Ministero dell'ambiente continuerà a operare senza ridurre in alcun modo lo stato di attenzione sul tema.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

protezione degli animali

mammifero selvatico

amministrazione regionale