Legislatura: 17Seduta di annuncio: 733 del 31/01/2017
Primo firmatario: RICCIATTI LARA
Gruppo: SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 31/01/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma PIRAS MICHELE SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 31/01/2017 SCOTTO ARTURO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 31/01/2017 MELILLA GIANNI SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 31/01/2017 DURANTI DONATELLA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 31/01/2017 SANNICANDRO ARCANGELO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 31/01/2017 FOLINO VINCENZO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 31/01/2017 KRONBICHLER FLORIAN SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 31/01/2017 FERRARA FRANCESCO DETTO CICCIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 31/01/2017 COSTANTINO CELESTE SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 31/01/2017 FAVA CLAUDIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 31/01/2017 QUARANTA STEFANO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 31/01/2017 NICCHI MARISA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 31/01/2017
Ministero destinatario:
- MINISTERO DELL'INTERNO
- MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 31/01/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione RISPOSTA GOVERNO 22/12/2017 MANZIONE DOMENICO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
RISPOSTA PUBBLICATA IL 22/12/2017
CONCLUSO IL 22/12/2017
RICCIATTI, COSTANTINO, FAVA, QUARANTA, NICCHI, PIRAS, SCOTTO, MELILLA, DURANTI, SANNICANDRO, FOLINO, KRONBICHLER e FERRARA. —
Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
nel corso della cerimonia per l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2017, presso la corte d'appello di Ancona, il procuratore generale della Repubblica facente funzione Filippo Gebbia ha sollevato, ancora una volta, l'allarme sulle infiltrazioni mafiose nella regione Marche;
il procuratore generale facente funzione ha sottolineato in particolare come la presenza della ‘Ndrangheta nel tessuto economico delle Marche sia «sempre più massiccia ed incisiva, sia quantitativamente che qualitativamente e sotto forma dell'acquisizione in modo diretto, o indiretto, della gestione e del controllo di attività economiche a fini di riciclaggio» (Il Resto del Carlino, 28 gennaio 2017);
nel corso del suo intervento, il procuratore generale facente funzione ha inoltre chiarito come l'omessa segnalazione di reati di stampo mafioso non sia un indice che possa tranquillizzare sulla diffusione del fenomeno, in quanto sussisterebbe «sia per l'intrinseca difficoltà di rilevazione delle infiltrazioni mafiose, al di fuori degli insediamenti territoriali, sia per il fatto che sono comunque presenti sul territorio pregiudicati e condannati in via definitiva per il 416-bis c.p. o comunque personaggi legati per parentela e biografia alle associazioni di tipo mafioso»;
la procura generale della Repubblica presso la Corte d'appello di Ancona ha, nel corso degli ultimi anni, in occasioni istituzionali o comunque di rilievo pubblico, sollevato più volte tale allarme. Allarme autorevolmente supportato dalla relazione 2015 della Direzione nazionale antimafia, che è stata esplicita nel fotografare i rilievi del fenomeno infiltrazioni mafiose nelle Marche;
con altrettanta perseveranza, l'interrogante ha più volte sottoposto all'attenzione del titolare del dicastero dell'interno tali evidenze, chiedendo chiarimenti sull'azione di contrasto del Governo rispetto a tale fenomeno;
ad oggi nessun riscontro a quelle richieste e segnalazioni e pervenuta dal Ministro interrogato –:
se, anche alla luce degli ultimi ed ulteriori richiami del procuratore generale della Repubblica facente funzione presso la corte di appello di Ancona sui rischi del fenomeno infiltrazioni mafiose nel tessuto economico delle Marche, il Ministro interrogato non intenda fornire chiarimenti circa l'operato del Governo, per quanto di competenza, in tale delicato ambito.
(4-15404)
Risposta. — In linea generale, sebbene non si registrino nella regione Marche radicamenti della criminalità organizzata di tipo mafioso, si segnalano, tuttavia, presenze qualificate di esponenti di consorterie pugliesi (clan baresi e della sacra corona unita brindisina), campane (clan napoletani e dei casalesi), calabresi (cosche reggine e cosentine e crotonesi) e siciliane (cosa nostra catanese, messinese, ennese e della stidda gelese), attratte dalle peculiarità socioeconomiche della zona, che offre diverse opportunità di inserimento nei circuiti produttivi legali (specialmente investimenti imprenditoriali ed immobiliari) ove dissimulare anche patrimoni illegali.
Gli interessi illeciti sono principalmente collegati al narcotraffico, all'usura, al riciclaggio, al controllo dei locali notturni e delle bische clandestine. Sono anche presenti epigoni della tradizionale criminalità sarda, ora dedita a reati contro il patrimonio e la regione, all'occorrenza, è anche base logistica per rifugio di latitanti.
A fronte dello scenario appena delineato, si assicura che vi è un livello di attenzione particolarmente alto da parte di tutte le forze dell'ordine, per prevenire ogni eventuale tentativo di infiltrazione delle organizzazioni criminali di stampo mafioso.
Parallelamente, non va sottaciuto il fenomeno del «pendolarismo criminale», appannaggio soprattutto delle consorterie criminali provenienti dalla Puglia e dalla Campania, dedite essenzialmente alla commissione di reati predatori.
In particolare, il territorio della provincia di Ancona, sebbene sostanzialmente esente dal radicamento di fenomeni di criminalità organizzata mafiosa, registra la presenza di soggetti collegati alle mafie del sud Italia, particolarmente interessati a infiltrarsi nel tessuto economico-imprenditoriale, il cui dinamismo favorisce il reimpiego di capitali illeciti nella costituzione di imprese e negli investimenti immobiliari.
Al riguardo, va anche ricordato che la provincia è interessata dalla realizzazione di «grandi opere», tra cui la Quadrilatero Marche Umbria e la costruzione della terza corsia dell'autostrada A-14, sulle quali vi è un attento monitoraggio finalizzato a evitare che gli appalti siano oggetto di tentativi di infiltrazione mafiosa.
A ogni modo, la presenza di un porto di una certa importanza, anche come scalo commerciale, rende la provincia punto nevralgico di riferimento per le organizzazioni criminali nazionali e straniere coinvolte in traffici illeciti originati principalmente dai porti albanesi, greci e turchi, facendo registrare diverse delittuosità: dall'immigrazione clandestina, al traffico di stupefacenti, al contrabbando di tabacchi lavorati esteri, al traffico di merci contraffatte provenienti dalla Cina.
La provincia di Ascoli Piceno e la provincia di Fermo, anch'esse esenti dal radicamento di fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso, censiscono, allo stesso modo di quella anconetana, singole presenze mafiose collegate alle cosche campane, pugliesi e siciliane che, tuttavia, tentano di integrarsi nel contesto economico con attività imprenditoriali e commerciali di copertura, specialmente nella zona di Porto Sant'Elpidio e nell'area costiera tra San Benedetto del Tronto e Civitanova Marche.
La provincia di Macerata presenta un tessuto economico, sano e a spiccata vocazione turistica, tale da non aver consentito, sinora, infiltrazioni mafiose di strutture organizzate che ricalcano quelle delle «case madri», capaci di controllare il territorio e di condizionare anche gli apparati amministrativi.
Ciò non toglie che vi risiedano elementi di origine siciliana, calabrese, campana, pugliese e sarda, potenziali punti di riferimento per le organizzazioni di appartenenza, talora saldati con pregiudicati locali di spicco per traffici di droga, pratiche usurarie, piccole estorsioni.
Il questore di Macerata – sentito in ordine alle lamentate problematiche di infiltrazione del crimine organizzato nel tessuto socio-economico della provincia, con particolare riguardo al tratto costiero circostante Civitanova Marche – ha confermato che non vi sono evidenze accertate circa la presenza nel territorio di un vero e proprio sodalizio criminale caratterizzato dai tipici connotati enunciati nella definizione di cui all'articolo 416-bis del codice penale.
Più in particolare, non si rilevano azioni estorsive eclatanti tali da essere inquadrate entro i tratti tipici del racket in danno di medie e piccole imprese o esercizi commerciali e artigianali, che costituiscono il tessuto connettivo dell'economia locale. Tale conclusione trova conforto nella costante azione investigativa esercitata dalla locale squadra mobile che, soprattutto in collaborazione con quella di Ancona, nel corso degli anni è riuscita – disarticolandole sul nascere – a sgominare pericolose consorterie criminali costituite da elementi di origini siciliane e calabresi, i quali stavano tentando di riorganizzarsi, contando sull'appoggio dei relativi clan di riferimento, supportati da elementi di spicco della malavita locale.
Piuttosto si evidenzia che, negli ultimi tempi, si è assistito alla proliferazione di gruppi criminali stranieri che si sono imposti sulla scena delinquenziale della provincia manifestandosi, peraltro, attraverso sodalizi privi di una solida connotazione di tipo associativo, ma caratterizzati per lo più da legami etnici, oltre che dal collante rappresentato dai comuni interessi criminali.
La provincia di Pesaro-Urbino, nonostante la solida economia, non annovera forme organizzate di tipo mafioso, se non a livello di presenza di singoli soggetti di origine siciliana, calabrese, campana, pugliese e sarda, ivi residenti, che al momento non paiono infiltrarsi con sistematicità in apparati produttivi e amministrativi locali. Comunque, in alcuni comuni, imprese edili sono nella disponibilità di soggetti legati alla ’ndrangheta reggina, mentre soggetti collegati alla camorra risultano inseriti nello smaltimento dei rifiuti o nella gestione di locali notturni.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Domenico Manzione.
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):mafia