ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/14951

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 712 del 12/12/2016
Firmatari
Primo firmatario: COSTANTINO CELESTE
Gruppo: SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 07/12/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MARCON GIULIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 07/12/2016
DURANTI DONATELLA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 07/12/2016
RICCIATTI LARA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 07/12/2016
AIRAUDO GIORGIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 07/12/2016
MELILLA GIANNI SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 07/12/2016
GALLI CARLO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 07/12/2016
PLACIDO ANTONIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 07/12/2016
PANNARALE ANNALISA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 07/12/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 07/12/2016
Stato iter:
30/06/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 30/06/2017
ORLANDO ANDREA MINISTRO - (GIUSTIZIA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 30/06/2017

CONCLUSO IL 30/06/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-14951
presentato da
COSTANTINO Celeste
testo di
Lunedì 12 dicembre 2016, seduta n. 712

   COSTANTINO, MARCON, DURANTI, RICCIATTI, AIRAUDO, MELILLA, CARLO GALLI, PLACIDO e PANNARALE. — Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:
   la notte tra il 23 e il 24 ottobre 2016 Youssef Mouhcine, 31 anni, marocchino, si suicida nella casa circondariale di Paola, in provincia di Cosenza, inalando il gas di una bomboletta che aveva in dotazione, avvolgendosi la testa in un sacchetto di plastica, a 15 giorni dalla sua scarcerazione;
   i familiari di Mouhcine vengono avvertiti, a tumulazione avvenuta a spese dell'amministrazione, tramite telefonata che li raggiunge a Casablanca in Marocco, solo alcuni giorni dopo il decesso, il 27 ottobre, dove risiedono, nonostante la legge sull'ordinamento penitenziario n. 354 del 1975 (articolo 29, comma 2) ed il relativo regolamento di esecuzione di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 (articolo 63, comma 1) preveda che, in casi del genere, debba esserne data immediata notizia ai familiari con il mezzo più rapido e con le modalità più opportune;
   la famiglia non può perciò riavere il corpo per seppellirlo in Marocco con il tradizionale rito islamico, come essa stessa aveva richiesto, nonostante l'ordinamento penitenziario (articolo 44, comma 3) ed il regolamento di esecuzione (articolo 92, comma 7) preveda che la salma debba essere messa immediatamente a disposizione dei congiunti e che questa venga sepolta dall'amministrazione nel caso in cui i congiunti non vi provvedano;
   il pubblico ministero della procura di Paola aveva disposto l'esame autoptico sulla salma del detenuto affidato ad un medico legale;
   Mouhcine, secondo quanto riferito dai familiari, nel corso della sua detenzione a Paola, sarebbe stato sottoposto a trattamenti inumani e degradanti, essendo stato allocato in una cella liscia e costretto a dormire per terra sul pavimento; egli, infine, riferiva di aver subito non meglio definiti «maltrattamenti» e che non gli veniva consentito di intrattenere, con regolarità, corrispondenza telefonica con la sua famiglia;
   sul decesso di Mouhcine il consolato generale del Regno del Marocco di Palermo ha chiesto delucidazioni in merito alla direzione della casa circondariale di Paola, su sollecitazione dei familiari. Ancora nessuna risposta è stata fornita dalla direzione;
   nella stessa casa circondariale, nei mesi scorsi, è morto il detenuto Maurilio Pio Morabito, reggino di 46 anni, anche lui in prossimità del fine pena; il detenuto, nonostante avesse già compiuto atti autolesionistici e posto in essere gesti autosoppressivi, era stato allocato in una cella liscia nel reparto di isolamento, ove si sarebbe impiccato con una coperta alla grata della finestra; su tale fatto, la procura della Repubblica di Paola ha avviato un procedimento penale, al momento nei confronti di ignoti;
   nella casa circondariale di Paola, alla data del 31 ottobre 2016, a fronte di una capienza regolamentare di 182 posti, erano ristretti 218 detenuti (36 in esubero), 84 dei quali stranieri; nell'istituto, come più volte denunciato dai Radicali italiani all'esito di alcune visite effettuate, non vi sono mediatori culturali, nonostante la rilevante presenza di stranieri –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   con quale modalità fosse garantita la sorveglianza all'interno dell'istituto e se fosse presente il medico penitenziario al momento del decesso;
   per quali motivi i familiari di Mouhcine non siano stati tempestivamente avvisati dell'avvenuto decesso e perché l'istituto abbia provveduto a spese dell'amministrazione alla sepoltura del detenuto straniero presso il cimitero di Paola e se, per tutti questi motivi, non si ritenga opportuno adottare opportune iniziative disciplinari nei confronti del direttore;
   se nella casa circondariale di Paola, alla data odierna, vengano ancora utilizzate «celle lisce» così come recentemente attestato da una visita effettuata da una delegazione di Radicali italiani. (4-14951)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 30 giugno 2017
nell'allegato B della seduta n. 824
4-14951
presentata da
COSTANTINO Celeste

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, gli interroganti segnalano le vicende di Youssef Mouhcine e di Maurilio Pio Massimiliano Morabito, deceduti rispettivamente il 24 ottobre 2016 ed il 29 aprile 2016, mentre si trovavano detenuti presso la casa circondariale di Paola.
  L'argomento investe, evidentemente, un tema di estrema delicatezza, su cui è concentrato il massimo impegno da parte del Ministero.
  Sugli episodi segnalati la competente articolazione ministeriale ha avviato le opportune attività di accertamento ispettivo, parallelamente alle indagini preliminari disposte dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Paola.
  L'attività ispettiva, secondo quanto comunicato dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ha consentito di ricostruire la vicenda relativa alla morte di Youssef Mouhcine nei seguenti termini.
  Il detenuto, tratto in arresto il 5 marzo 2016 ed associato presso la casa circondariale di Paola il successivo 29 aprile, stava scontando una pena definitiva a 10 mesi di reclusione, con fine pena fissato al 15 novembre 2016.
  Fin dall'accesso in istituto, il detenuto aveva manifestato problematiche relazionali, era stato, su sua richiesta, collocato in una camera detentiva singola e aveva mantenuto contatti telefonici, sia pur sporadici, con il padre.
  Lo stesso era stato seguito dai servizi sanitari e di supporto all'interno dell'istituto e la psicologa ha relazionato i risultati della osservazione nei seguenti termini:
   il detenuto ha riferito un passato di abusi di alcol, eroina e cocaina, in relazione ai quali era stato preso in carico dal Sert di Bassano del Grappa;
   ha manifestato, durante la detenzione, fluttuazioni del tono dell'umore, con fasi di innalzamento dei livelli di ansia nel corso delle quali ha messo in atto gesti autolesionistici che, tuttavia, non sono mai parsi sintomatici di un reale desiderio suicidiario, ma «connessi ad un transitorio discontrollo dell'impulsività»;
   in concomitanza di tali eventi, è stata intensificata l'attività di supporto e la frequenza delle visite psicologiche e psichiatriche, anche con prescrizione di terapia psicofarmacologica;
   nel corso dei colloqui più recenti, l'ultimo dei quali del 20 ottobre 2016, aveva raggiunto un «buon equilibrio psicoemotivo», anche in vista della prossima scarcerazione.

  La mattina del 24 ottobre 2016 il personale di polizia penitenziaria, aprendo la sua cella e facendovi ingresso, ha rinvenuto Youssef Mouhcine privo di vita, con la testa avvolta in una busta di plastica al cui interno si trovava il fornellino in uso con inserita una bomboletta del gas.
  Il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, all'esito degli accertamenti ispettivi, ha comunicato che «non sono emerse responsabilità in capo al personale».
  La procura della Repubblica presso il tribunale di Paola, dal canto suo, ha comunicato di essere ancora in attesa delle risultanze della consulenza medico legale disposta per l'accertamento di cause e mezzi del decesso nell'ambito del procedimento penale, iscritto a carico di ignoti, al n. 3385/1 R.G.N.R. mod. 44.
  Quanto agli ulteriori aspetti della vicenda messi in luce nel corpo dell'interrogazione, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha riferito che la direzione dell'istituto penitenziario ha notiziato dell'evento il consolato del Marocco, non riuscendo a raggiungere direttamente al numero disponibile i congiunti, i quali venivano finalmente contattati il 27 ottobre per la partecipazione della notizia.
  In quella sede – ha comunicato l'amministrazione penitenziaria – i familiari avrebbero rappresentato difficoltà economiche per il trasporto della salma in Marocco, prestando assenso alla sepoltura del congiunto in Italia, con oneri sostenuti dal comune di Paola.
  Il Ministero degli esteri, al quale sono state richieste informazioni, non ha riferito ulteriori elementi a riguardo.
  Ancora il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha riferito che non risulta che il detenuto sia mai stato sottoposto a maltrattamenti o a trattamenti degradanti o inumani, né risulta che presso la casa circondariale di Paola siano utilizzate «celle lisce».
  Per quanto attiene alla vicenda relativa al decesso del detenuto Maurilio Pio Massimiliano Morabito, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha riferito che lo stesso, già associato alla casa circondariale di Reggio Calabria in data 1o marzo 2016, era stato trasferito presso la casa circondariale di Paola il 1o aprile 2016 in seguito a spontanee dichiarazioni con le quali il Morabito aveva manifestato timori per la propria incolumità.
  All'ingresso presso l'istituto di Paola, il detenuto aveva confermato tali timori e, conseguentemente, era stato collocato in una cella singola, con divieto di incontro con il resto della popolazione detenuta.
  In data 11 aprile, il Morabito appiccava il fuoco al materasso in dotazione, dichiarando poi al Comandante di reparto come il gesto avesse rappresentato il tentativo estremo di attirare l'attenzione sui suoi timori per l'incolumità personale in quanto – riferisce testualmente l'amministrazione penitenziaria – «temeva che i compagni di detenzione avessero intenzione di ucciderlo e di far apparire tale gesto come un suicidio».
  Dopo tale evento, la direzione della casa circondariale aveva avanzato al Provveditorato regionale richiesta di trasferimento del detenuto per motivi di ordine, sicurezza ed incolumità personale.
  La competente articolazione ministeriale ha, inoltre, comunicato che il Morabito era stato preso in carico dagli operatori penitenziari e sanitari e che durante un colloquio con lo psichiatra e lo psicologo, in data 13 aprile 2016, lo stesso aveva manifestato uno «stato di ansia diffusa, paura, tensione e un atteggiamento di circospezione e di sospettosità nei confronti dell'ambiente circostante», esprimendo il desiderio di essere trasferito in un istituto dotato di sezioni per appartenenti alla categoria «protetti» e negando, altresì, l'intenzione di non voler compiere atti di autolesionismo.
  In data 22 aprile 2016 era stato, invece, sventato un tentativo di suicidio ed in merito il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha riferito di aver invitato la direzione della casa circondariale «all'applicazione delle circolari in materia di prevenzione dei suicidi, in particolare nella parte relativa alle corrette modalità di allocazione dei soggetti che manifestano situazioni di criticità o disagi psichiatrici».
  Riferisce, ancora, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria che nei giorni antecedenti alla morte il detenuto «è stato oggetto di molteplici interventi sanitari quotidiani».
  Il 29 aprile 2016, alle ore 00.50 circa, tuttavia, il personale penitenziario, durante il giro di controllo, dava l'allarme ed il medico di turno, dopo aver praticato le manovre rianimatorie, non poteva che constatare, alle ore 01.25, il decesso per impiccagione del Morabito.
  Sul caso, l'amministrazione penitenziaria non ha ravvisato elementi di responsabilità a carico del personale addetto alla Casa circondariale.
  La procura della Repubblica presso il tribunale di Paola, per quanto comunicato dalla competente articolazione ministeriale, ha aperto sulla vicenda il procedimento penale n. 1167/16 R.G.N.R. mod. 44 che, dopo il deposito della relazione di consulenza medico legale ed all'esito degli accertamenti disposti, è stato oggetto di richiesta di archiviazione, non avendo la Procura ravvisato responsabilità di terzi ed essendo emersa una condotta suicidaria del detenuto.
  Al 22 febbraio 2017, la predetta richiesta di archiviazione risultava pendente presso l'ufficio del giudice per le indagini preliminari di Paola.
  Con riguardo alle condizioni di vita detentiva presso la predetta casa circondariale, l'amministrazione penitenziaria ha comunicato che al 16 febbraio 2017 il numero di detenuti presenti era pari a 219, a fronte di una capienza regolamentare di 182 posti detentivi, ma che, ciononostante, risultano rispettati i parametri previsti dalla CEDU per garantire lo spazio vitale di ogni detenuto.
  Presso l'istituto penitenziario la sorveglianza è garantita così come il servizio di guardia medica, presente ventiquattrore su ventiquattro.
  In considerazione dell'elevato tasso di presenza di stranieri detenuti presso il carcere di Paola (in numero di 83), in maggioranza appartenenti alla comunità islamica, l'amministrazione penitenziaria ha riferito che è prossima l'adozione di un protocollo con il mondo associativo che, oltre al progetto di mediazione culturale, possa offrire ulteriori strumenti di collaborazione.
  L'iniziativa si inscrive nel solco dell'attuazione del protocollo d'intesa fra il Ministero della giustizia e l'unione delle comunità ed organizzazione islamiche italiane (U.C.O.I.I.), siglato in data 5 novembre 2015 con l'obiettivo di migliorare il modo di interpretare la fede islamica in carcere, fornendo un valido sostegno religioso e morale ai detenuti attraverso l'accesso negli istituti di persone adeguatamente preparate.
  Il progetto, attualmente in fase di sperimentazione presso otto istituti penitenziari, da un lato ha l'obiettivo di agevolare l'integrazione dei detenuti di fede mussulmana e garantire l'esercizio del diritto di culto, dall'altro intende stabilire proficue sinergie tra gli operatori volontari e gli operatori penitenziari, anche nella prospettiva del contrasto alla radicalizzazione.
  Nel mese di settembre 2016, inoltre, è stato rivolto al presidente della conferenza dei rettori delle università italiane, alla luce della convenzione appositamente stipulata dal Ministero il 27 gennaio 2016, l'invito ad interpellare gli istituti di arabistica e di scienze islamiche delle università degli studi della Repubblica per raccogliere la disponibilità di ricercatori e dottorandi di ricerca, ad operare, quali volontari, negli istituti penitenziari al fine di accrescere la comprensione e migliorare le relazioni umane con i ristretti di lingua e cultura araba.
  I casi di Youssef Mouhcine e Maurilio Pio Morabito, pur con le loro specificità, rappresentano tristi manifestazioni di un fenomeno che è alla mia costante attenzione e che mi vede direttamente impegnato in ogni iniziativa, necessaria ed utile, alla prevenzione del rischio di gesti di autolesionismo in ambiente carcerario.
  Finalità alla cui attuazione certamente concorre l'istituzione e la nomina, con decreto del Presidente della Repubblica 1o febbraio 2016 e del Presidente del Presidente della Repubblica 3 marzo 2016, del garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
  Nella consapevolezza della drammaticità di ogni atto di autolesionismo, occorre osservare, sotto il profilo statistico, che a partire dal 2013 il numero di suicidi all'interno degli istituti penitenziari ha avuto un sensibile decremento.
  Tra il 2009 e il 2012, infatti, il numero di casi è stato sempre annualmente superiore a 55, con un picco di 63 nel 2011, mentre pari a 45 e 46 sono stati gli eventi degli anni 2007 e 2008.
  Grazie al miglioramento della situazione nei nostri penitenziari, il numero si è ridotto in maniera significativa, registrandosi 42 casi di suicidio nel 2013, 43 nel 2014, 39 nel 2015, 39 nel 2016 e 10 sino al 28 febbraio 2017.
  Sul piano comparativo, poi, l'Italia, secondo le statistiche ufficiali del Consiglio d'Europa, registra uno dei tassi più bassi di casi di suicidio. Nell'ultima rilevazione del 2013, si registra un tasso di 6,5 su 10.000 casi in Italia, di 12,4 in Francia, di 7,4 in Germania, di 8,9 nel Regno Unito.
  I dati restano, in ogni caso, allarmanti e impongono un eccezionale sforzo dell'amministrazione penitenziaria, cui è demandata l'attuazione dei modelli di trattamento necessari alla prevenzione di ogni pericolo.
  Nella delineata prospettiva e alla luce delle analisi e delle riflessioni svolte nell'ambito degli Stati Generali dell'esecuzione della pena, il 3 maggio 2016 ho adottato una specifica «Direttiva sulla prevenzione dei suicidi», indirizzata al capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, prescrivendo la predisposizione di un organico piano d'intervento per la prevenzione del rischio di suicidio delle persone detenute o internate, il puntuale monitoraggio delle iniziative assunte per darvi attuazione e la raccolta e la pubblicazione dei dati relativi al fenomeno.
  In attuazione della Direttiva, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha predisposto un «Piano Nazionale per la prevenzione delle condotte suicidiarie in ambito penitenziario», cui hanno fatto seguito circolari attuative trasmesse ai Provveditorati regionali.
  Le misure adottate dall'amministrazione penitenziaria attengono alla formazione specifica del personale, alla raccolta ed elaborazione dei dati ed all'aggiornamento progressivo dei piani di prevenzione. Sono state, inoltre, impartite istruzioni ai provveditorati regionali ed alle direzioni penitenziarie per la conclusione di intese con regioni e servizi sanitari locali, al fine di intensificare gli interventi di diagnosi e cura, nonché l'attuazione di misure di osservazione e rilevazione del rischio.
  L'amministrazione ha anche operato sul piano dell'organizzazione degli spazi e della vita penitenziaria, con incentivazione di forme di controllo dinamico volte a limitare alle ore notturne la permanenza nelle celle, in modo da rendere agevole l'osservazione della persona in ambiente comune e ridurre le condizioni di isolamento. Allo stesso scopo, sono state adottate misure volte a facilitare, anche attraverso l'accesso protetto ad Internet, i contatti con i familiari.
  Al fine di verificare lo stato di attuazione delle misure intraprese e delle modalità di esecuzione, al livello locale prossimo agli istituti penitenziari, delle disposizioni contenute nella direttiva sulla prevenzione dei suicidi e sollecitarne, ove necessario, la completa e rapida attuazione, lo scorso 3 marzo si è svolta presso il Ministero della giustizia una riunione nel corso della quale ho incontrato, con il capo di Gabinetto, tutti i referenti centrali e periferici dell'amministrazione penitenziaria. Sono state, inoltre, programmate attività di monitoraggio e verifica periodica degli interventi di prevenzione delineati, attività che saranno svolte istituto per istituto.
  Con la riunione del 3 marzo si è dato l'avvio ad un tavolo in convocazione permanente che esaminerà costantemente i dati relativi allo stato di attuazione della direttiva che ogni referente è tenuto a raccogliere ed a trasmettere attraverso apposito monitoraggio. Le successive riunioni del tavolo, a partire dalla prima, si svolgono con stringente cadenza periodica.
  Il tema è stato, inoltre, affrontato anche nella riunione con i referenti dei tavoli tematici degli Stati generali dell'esecuzione penale che, nell'ambito delle attività di monitoraggio dell'attuazione delle linee di intervento ivi declinate, si è tenuta il 22 marzo 2017.
  L'azione sin qui intrapresa risulterà ulteriormente rafforzata dalle misure contenute nella riforma dell'ordinamento penitenziario, appena approvata dal Senato, che permetterà di introdurre strumenti adeguati per garantire una funzione davvero recuperatoria e risocializzante, in chiave costituzionalmente orientata, all'esecuzione penale.
Il Ministro della giustiziaAndrea Orlando.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

trattamento crudele e degradante

detenuto

diritto penitenziario