ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/14218

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 674 del 16/09/2016
Firmatari
Primo firmatario: VEZZALI MARIA VALENTINA
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 16/09/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 16/09/2016
Stato iter:
06/12/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 06/12/2016
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 06/12/2016

CONCLUSO IL 06/12/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-14218
presentato da
VEZZALI Maria Valentina
testo di
Venerdì 16 settembre 2016, seduta n. 674

   VEZZALI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   la vigente direttiva quadro sui rifiuti (2008/98/CE) si basa sull'obiettivo di realizzare la cosiddetta «società fondata sul riciclaggio» che dovrebbe ridurre al minimo lo stoccaggio dei rifiuti in discarica;
   la risoluzione del Parlamento europeo (del 20 aprile 2012) individua le priorità del VII programma di azione ambientale e chiede di prevedere la piena attuazione della legislazione sui rifiuti;
   l'11 giugno 12 il Consiglio dell'Unione europea ha adottato un documento richiedendo alla Commissione di includere nel VII programma di azione ambientale misure che supportino le condizioni per un'economia circolare e verde;
   la quota di rifiuto urbano residuo (RUR) dalla raccolta differenziata destinata a smaltimento, è regolamentata dalla direttiva discariche (1999/31/CE) e dal suo decreto di recepimento decreto legislativo numero 36 del 2003);
   la direttiva (articolo 6, lett. a)) stabilisce che «solo i rifiuti trattati vengono collocati a discarica». Tuttavia, la stessa lettera a) dell'articolo 6 specifica che la collocazione a discarica può anche essere ammessa per «(...) qualsiasi (...) rifiuto il cui trattamento non contribuisca agli obiettivi di cui all'articolo 1 della presente Direttiva, riducendo la quantità dei rifiuti o i rischi per la salute umana o l'ambiente»;
   l'obbligo di pretrattamento viene essenzialmente ricondotto nella pratica al TMB (trattamento meccanico biologico) o all'incenerimento, dal momento che i soli trattamenti biologici o termici sono in grado di conseguire la riduzione della fermentazione potenziale del rifiuto da collocare in discarica, e dei conseguenti impatti in termini di produzione di biogas, percolati, e altro;
   in molte regioni sono stati denunciati illeciti intorno al ciclo dei rifiuti tanto da risultare necessaria una Commissione parlamentare d'inchiesta su queste attività, soprattutto per i danni all'ambiente;
   nelle scorse settimane la stampa si è occupata dei rifiuti nella Capitale; per i ritardi nella raccolta e circa gli impianti di Tmb (trattamento meccanico biologico). Un autorevole quotidiano riportava: «Dagli impianti esce un prodotto difficile da smaltire. Un impasto indefinito, a metà fra materiale di recupero e frazione organica, che secondo gli esperti non è a norma, “difforme” da quanto prevede la legge. Inquinante». (...) «le campionature (a dicembre 2015), contenevano una maggiore concentrazione di composti inquinanti che la normativa aggiornata vieterebbe»;
   senza voler considerare il danno di immagine che ha prodotto per l'intero Paese l'idea di una città come Roma che non è in grado di far funzionare il sistema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, va ricordato che con le temperature registrate nel mese di agosto 2016 e con i cumuli di immondizia giacente, peraltro maleodorante, con la presenza massiccia di topi che ci girava intorno, si è sfiorato il rischio di epidemia per i residenti, ma anche per i turisti –:
   se non ritengano necessario assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a intensificare i controlli su tutto il territorio nazionale e predispone piani di emergenza affinché situazioni simili non possano più verificarsi;
   se non sia il caso di verificare, per i profili di competenza, quanto riportato sulla stampa per scongiurare che la presenza negli impianti di Tmb di materiale inquinante, difficile da smaltire, difforme e/o vietato dalla normativa vigente, possa arrecare danni ambientali e alle popolazioni residenti o, peggio, finire commercializzato in modo illecito;
   se non pensino che sia giunto il momento di affrontare il problema rifiuti in modo organico per evitare che:
    a) una nuova «terra dei fuochi» possa essere scoperta;
    b) vengano seppelliti rifiuti di ogni tipo nei piazzali antistanti gli istituti scolastici, come è accaduto in alcune regioni del Mezzogiorno;
    c) i fondali marini si trasformino in «cimitero» per migliaia di pneumatici;
    d) possano esistere in mare isole di plastica, trasportate dalle correnti, che non essendo biodegradabili rischiano di sopravvivere a intere generazioni, producendo morie di pesci e provocando danni non quantificabili all'ecosistema. (4-14218)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 6 dicembre 2016
nell'allegato B della seduta n. 711
4-14218
presentata da
VEZZALI Maria Valentina

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame relativa alla gestione dei rifiuti nel comune di Roma Capitale e, più in generale, nella regione Lazio, sulla base degli elementi acquisiti, per quanto di competenza, si rappresenta quanto segue.
  In via preliminare, si fa presente che le norme vigenti attribuiscono alle regioni territorialmente competenti le funzioni in merito alla determinazione di una rete integrata e adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti urbani. Declinare a livello territoriale le scelte strategiche fissate dal legislatore nazionale e comunitario, e rilasciare conseguentemente le necessarie autorizzazioni per l'operatività dei suddetti impianti, costituiscono attività attribuite alla potestà esclusiva delle amministrazioni regionali.
  Tanto premesso, con riferimento alle problematiche che interessano la gestione dei rifiuti nella capitale, si evidenzia che una prima criticità riguarda la raccolta differenziata e indifferenziata. Sulla base del rapporto rifiuti Ispra 2015, nel 2014 la quantità di rifiuti raccolti in modo differenziato è stata pari al 35,2 per cento della produzione rifiuti, mentre le restanti tonnellate di rifiuto indifferenziato sono state avviate all'impiantistica di trattamento. Sebbene per il 2015 non siano ancora disponibili dati ufficiali di Ispra, i quantitativi di rifiuti urbani prodotti da Roma capitale sono sostanzialmente allineati con quelli del 2014, di cui si stima la produzione di circa 700.320 tonnellate di differenziata (41,17 per cento) e 1.000.448 tonnellate di rifiuto indifferenziato.
  Per la gestione dell'indifferenziato, il comune di Roma capitale è servito da 4 impianti Trattamento meccanico biologico (2 di AMA e 2 della Giovi-Colari). Peraltro, circa 300 t/g della capacità impiantistica esistente a Roma è destinata a trattare anche i rifiuti provenienti da Ciampino, Fiumicino e Città del Vaticano. Considerato, inoltre, che a Roma si producono giornalmente 3.206 tonnellate di rifiuti indifferenziati da destinare al trattamento, è evidente un deficit di capacità impiantistica di trattamento, pari a circa 500 t/g che trova comunque copertura in altri impianti.
  Per il trattamento della frazione umida è attivo l'impianto di Maccarese da 30.000 tonnellate annue, che evidentemente non copre – se non in minima parte – il fabbisogno attuale pari a circa 200.000 t/a. Un fabbisogno destinato ad incrementare sensibilmente col progredire della raccolta differenziata, attualmente ferma a percentuali al di sotto degli obiettivi di legge.
  Sebbene risulti in corso il procedimento autorizzativo presso la regione su due impianti di compostaggio, che possono sopperire alle esigenze impiantistiche della capitale, le tempistiche per la loro eventuale realizzazione e operatività non sono sicuramente brevi.
  Nel resto della regione Lazio operano anche altri impianti, ma nel loro insieme anch'essi non riescono a soddisfare le esigenze complessive regionali.
  Sulla base del quadro ricognitivo aggiornato, effettuato dalla regione Lazio, il fabbisogno residuo di compostaggio da soddisfare su scala regionale, nelle condizioni di regime, ammonterebbe a circa 500.000, t/a secondo le stime del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 marzo 2016 ai sensi dell'articolo 35, comma 2 del cosiddetto «Sblocca Italia» (Misure per la realizzazione di un sistema adeguato e integrato di gestione della frazione organica dei rifiuti urbani).
  Per quanto riguarda il fabbisogno di incenerimento, solo una parte dei rifiuti trattati in uscita dal Trattato meccanico biologico di Roma vengono portati agli impianti di termovalorizzazione di San Vittore e Colleferro, gli unici operativi nella regione, non sufficienti a soddisfare l'attuale fabbisogno.
  Si segnala, altresì, che è in atto un contraddittorio tra i gestori degli impianti di TMB e la regione Lazio a causa della carenza di impianti di incenerimento a cui inviare il combustibile solido secondario prodotto, che non permette la continuità e l'efficienza del servizio svolto dai TMB stessi. Per chiudere il ciclo dei rifiuti, limitando al minimo il ricorso al conferimento in discarica, la regione deve pertanto puntare sullo sviluppo della raccolta differenziata, e potenziare la capacità impiantistica di incenerimento per il recupero energetico delle frazioni secche non riciclabili, secondo quanto indicato dal citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 agosto 2016, adottato ai sensi dell'articolo 35, comma 1, del cosiddetto «Sblocca Italia» che prevede la necessità di realizzare un nuovo impianto di incenerimento con una capacità pari a 210.000 t/a di rifiuti urbani e assimilati, salvo che il piano regionale non venga aggiornato prevedendo diverse soluzioni.
  Con la chiusura di Malagrotta, avvenuta nel 2013, tra l'altro, si è determinata la carenza di una discarica di servizio ove conferire i rifiuti residui dal trattamento dei TMB che non possono o non vengono avviati a recupero o incenerimento. Attualmente il mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata ha concorso a mantenere elevati i quantitativi dei rifiuti prodotti dalla capitale da avviare a smaltimento, ovvero circa il 50 per cento dell'attuale fabbisogno di discarica dell'intera Regione Lazio (quantificato nel piano del fabbisogno impiantistico approvato con deliberazione di giunta regionale n. 199 del 2016 in circa un milione di tonnellate l'anno).
  Avviare le diverse frazioni di rifiuto provenienti dalla raccolta di rifiuti urbani anche differenziati ad impianti in possesso delle necessarie autorizzazioni è compito di Roma capitale, per il tramite anche della sua in-house AMA s.p.a. laddove stabilito, nel rispetto dei principi di prossimità, economicità e sostenibilità ambientale.
  Ciò per garantire alle utenze un servizio adeguato e commisurato alla tariffa corrisposta, che vede in Roma capitale costi specifici annui pro- capite più elevati rispetto ai valori medi degli altri comuni (come emerge dai dati indicati da Ispra nel rapporto rifiuti 2015).
  La stessa AMA ha inteso chiarire che l'attuale situazione di criticità è dovuta sia al «deficit infrastrutturale cronico della città di Roma e della Regione Lazio» e sia ad altre «ben più complesse e articolate ragioni» di cui questo Ministero non è a conoscenza.
  È chiara dunque l'estraneità di questo Ministero sugli specifici aspetti attinenti alla determinazione di una rete integrata e adeguata di impianti ed al rilascio delle relative autorizzazioni di competenza regionale, nonché alla corretta gestione del servizio di raccolta.
  Tuttavia, dato il rilievo istituzionale delle questioni, questo Ministero non solo si è reso disponibile a supportare il comune di Roma nell'individuazione delle opportune misure atte a superare le difficoltà recentemente incontrate, ma ha anche sollecitato la regione Lazio ad eseguire sugli impianti di trattamento i controlli necessari a verificarne la piena e corretta funzionalità.
  In particolare, con nota del 2 agosto 2016 e con un'ulteriore nota di settembre, il Ministero ha chiesto alla regione di eseguire, anche con il supporto tecnico di ARPA Lazio, i necessari controlli sulla corretta operatività di tutti gli impianti, per verificare oltre che l'efficacia del trattamento, anche la tipologia dei rifiuti in ingresso ed uscita, producendo una relazione riepilogativa sugli esiti delle verifiche condotte.
  Allo stato attuale, non essendo stati ancora acquisiti tutti gli elementi richiesti, questo Ministero ha provveduto ad inoltrare debito sollecito ai competenti uffici regionali.
  In particolare, il 6 settembre 2016 il Ministero ha sollecitato la regione a inoltrare il resoconto sulle verifiche dell'impiantistica di Roma, nonché ribadito la necessità di integrare ed adeguare le previsioni del Piano del fabbisogno, propedeutico alla stesura nel nuovo piano rifiuti, secondo le disposizioni previste nel più volte menzionato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attuative dell'articolo 35 dello «Sblocca Italia», nel rispetto del principio della gerarchia dei rifiuti.
  Si precisa, inoltre, con riferimento alle procedure di infrazione, che la regione Lazio è destinataria di 2 procedure: quella sulle discariche abusive (causa C196/13) e quella relativa alla gestione dei rifiuti e al rispetto dell'articolo 6 della direttiva 2008/98/CE (causa C323/13).
  In particolare, per quanto attiene alla prima procedura, nel Lazio rimangono da concludere le procedure di messa in sicurezza di 12 siti di discarica, di cui nessuno ricadente amministrativamente nel territorio di Roma capitale. Relativamente alla seconda procedura di infrazione, si evidenzia che la Corte di giustizia europea ha ritenuto che nella Regione Lazio:
   nel SubAto di Roma, con esclusione della discarica di Cecchina ubicata nel comune di Albano Laziale, e nel SubAto Latina, i rifiuti conferiti in discarica non siano sottoposti a idoneo pretrattamento;
   non vi sia una rete integrata ed adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti urbani.

  La regione ha provveduto ad effettuare nei mesi di luglio e agosto tramite Arpa Lazio i sopralluoghi in tutti gli impianti regionali, al fine di verificare la cessazione dei conferimenti del tal quale in discarica; gli esiti di queste verifiche sono stati trasmessi dalla regione in questi giorni.
  Dai sopralluoghi è risultato che nelle discariche del Lazio non vi sono più stati conferimenti di rifiuti urbani di cui al codice CER 20.XX.XX negli anni 2015 e 2016, e che per l'anno 2014 i conferimenti riscontrati sono riferibili a periodi antecedenti il mese di giugno.
  Per quanto attiene la creazione di una rete integrata ed adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti urbani in regione, da una recente ricognizione effettuata sull'impiantistica di trattamento dei rifiuti, il relativo fabbisogno è stato soddisfatto, e non occorre pertanto realizzare ulteriori TMB.
  Le risultanze delle misure adottate sono state debitamente trasmesse alla Commissione europea, e sono attualmente al vaglio delle Autorità comunitarie.
  Si rappresenta, infine, che, il 22 aprile scorso, la Regione Lazio ha approvato la «Determinazione del Fabbisogno», propedeutico al successivo aggiornamento desiano di gestione dei rifiuti. Sul documento allo stato è in corso un positivo confronto con i competenti uffici regionali, per addivenire ad una condivisione degli obiettivi.
  Alla luce delle informazioni esposte, per quanto di competenza, il Ministero continuerà a tenersi informato e continuerà a svolgere un'attività di monitoraggio nei confronti dei soggetti territorialmente competenti, anche al fine di valutare eventuali coinvolgimenti di altri soggetti istituzionali.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

gestione dei rifiuti

deposito dei rifiuti

programma d'azione