ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13837

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 656 del 18/07/2016
Firmatari
Primo firmatario: BERNINI MASSIMILIANO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 18/07/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
TERZONI PATRIZIA MOVIMENTO 5 STELLE 18/07/2016
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 18/07/2016
DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE 18/07/2016
SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE 18/07/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 18/07/2016
Stato iter:
06/12/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 06/12/2016
GIRO MARIO ERRORE:TROVATE+CARICHE - (ERRORE:TROVATI+MINISTERI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 06/12/2016

CONCLUSO IL 06/12/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13837
presentato da
BERNINI Massimiliano
testo di
Lunedì 18 luglio 2016, seduta n. 656

   MASSIMILIANO BERNINI, TERZONI, DAGA, MANLIO DI STEFANO e SPADONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:
   si apprende dalla stampa che il corpo di Lesbia Janeth Urquia, che era stata in precedenza rapita, è stato ritrovato il 6 luglio 2016 nei pressi di una discarica di spazzatura a Marcala, nella regione di La Paz in Honduras a circa cento chilometri da Tegucigalpa. La donna è stata uccisa con un colpo di machete alla testa;
   Urquia apparteneva alla organizzazione non governativa Consiglio delle organizzazioni popolari e indigene, dell'Honduras (Copinh), l'organismo fondato da Beta Caceres, l'attivista assassinata nel marzo 2016. Il Copinh lotta contro la costruzione di centrali idroelettriche in territori popolati da indigeni;
   per l'omicidio di Berta Caceres sono state arrestata 4 persone, fra le quali dei militari. Un altro attivista del gruppo, Tomas Garcia, era stato ucciso pochi giorni dopo l'omicidio di Caceres in circostanze poco chiare;
   Quarantanove anni, Urquia, lottava contro la costruzione della diga sul fiume Chinacla, che inonderebbe ettari ed ettari di territorio su cui vive il popolo indigeno dei Lenca, nell'Honduras occidentale. Madre di quattro figli, possedeva due alberghi e un mercatino dell'usato;
   «La morte di Lesbia Yaneth costituisce un femminicidio politico che cerca di far tacere le voci delle donne che con coraggio e valore difendono i propri diritti contro il sistema patriarcale, razzista e capitalista», dice il comunicato del Copinh. Dal 3 marzo, quando venne ammazzata Berta Caceres, il Copinh chiede giustizia per l'attivista, che pochi mesi prima aveva ricevuto il Premio Goldman, il massimo riconoscimento mondiale per i difensori dell'ambiente. Urquia organizzava la resistenza indigena e contadina contro la costruzione di un'impresa idroelettrica nel dipartimento di La Paz;
   quest'ultimo crimine si somma a una lunga fila di morti dello stesso tipo. L'organizzazione Global Witness ricorda che in Honduras sono stati uccisi 114 ambientalisti in poco meno di dieci anni;
   «Nel 2015, più di tre persone alla settimana sono morte assassinate per difendere la loro terra, i loro boschi e il loro fiumi delle industrie distruttive». A dirlo è il nuovo rapporto « On Dangerous Ground» pubblicato da Global Witness che documenta 185 morti di cui si è a conoscenza che sono avvenute l'anno scorso in tutto il mondo, che sarebbero solo una parte degli omicidi di difensori dell'ambiente ma che sono già il triste record delle vittime ambientaliste mai registrate, con un aumento del 59 per cento rispetto al 2014. Come spiegano a Global Witness, «Le gravi restrizioni informative esistenti comportano senza dubbio una cifra reale maggiore»;
   nel 2015 i Paesi più mortali per gli attivisti della terra e dell'ambiente sono stati: Brasile (50 morti); Filippine (33), mai così tanti in questo Paese asiatico; Colombia (26); Perù (12), Nicaragua (12) Repubblica democratica del Congo — Rdc (11). Tra le principali cause di questi assassinii ci sono: le miniere (42 casi), l'agroindustria (20), il disboscamento (15) e i progetti idroelettrici (15);
   Billy Kyte, responsabile champagne di Global Witness, evidenzia che «Con la continua richiesta di prodotti come minerali, legname e olio di palma, governi, imprese e bande criminali si stanno appropriando della terra ignorando la gente che ci vive. È sempre più comune che le comunità che vivono in questi territori si trovino nel mirino della sicurezza privata delle imprese, della forze statali e di un mercato fiorente che assolda i killer. Per ogni assassinato che documentiamo, ce ne sono molti altri che non vengono denunciati»;
   Kyte ricorda a tutti noi che «Gli assassinii che avvengono in aree in aree minerarie remote, in villaggi nel cuore delle selve tropicali e restano impuniti, sono il frutto delle decisioni che prendono i consumatori dall'altra parte del mondo. Le companies e gli investitori devono tagliare i loro legami con quei progetti che opprimono i diritti che hanno le comunità sulla loro terra. Il riscaldamento climatico e la crescita della popolazione implicano che ci sarà un aumento della domanda di terra e risorse naturali. Senza un intervento urgente, il numero di morti al quale stiamo assistendo attualmente sarà da considerarsi una minuzia in paragone con quel che sta per avvenire»;
   Global Witness chiede ai Governi dei Paesi più colpiti di: aumentare la protezione degli attivisti della terra e dell'ambiente che sono a rischio di subire atti violenti, intimidazioni e minacce; indagare sui delitti, comprese le menti corporative e politiche che sono dietro gli assassini, e portare gli autori davanti alla giustizia; difendere il diritto degli attivisti ad opporsi alla realizzazione di progetti nella loro terra e a garantire che le companies siano proattive nella ricerca del consenso delle comunità; risolvere le cause alla base della violenza contro i difensori, riconoscendo ufficialmente i diritti delle comunità sulla terra e combattendo la corruzione e le attività illegali che affliggono i settori delle risorse naturali;
   la complessità politica ed economica dei tempi attuali ci sovrasta. La globalizzazione ha in parte inglobato la precedente griglia geopolitica, sostituendola con un campo planetario aperto ai movimenti dei grandi capitali. In questo nuovo scacchiere l'Italia è parte del contesto europeo e come tale partecipa nel bene e nel male degli accordi commerciali firmati dall'Unione con altri partner. Spesso questi accordi vengono presi alle spalle e all'insaputa dei cittadini, ai quali non rimane che il ruolo di consumatori finali di prodotti sempre più globali. Il caso più eclatante è il TTIP, l'accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziato dal 2013 tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America, contro il quale si stanno mobilitando milioni di persone in tutto il continente;
   parallelamente l'Unione europea firma accordi commerciali analoghi con altre aree del pianeta — in particolare: con il Centro-America – in un percorso inarrestabile che vede sempre più minata la sovranità degli Stati e dei cittadini. Tecnicamente questi accordi mirano ad integrare i mercati, riducendo i dazi doganali e rendendo così possibile la libera circolazione delle merci, e a facilitare il flusso degli investimenti e l'accesso ai rispettivi mercati dei servizi e degli appalti. Di fatto questi accordi ridisegnano le aree di produzione, distribuzione e consumo delle merci andando spesso a distruggere aree economico-sociali nonché intere comunità e culture. Gli interroganti trovano ingiusto che l'Europa e quindi l'Italia debbano trovare e mantenere accordi commerciali con Paesi che non riescono a garantire al proprio interno i diritti fondamentali della persona e del lavoro;
   il 28 giugno 2016 il Parlamento italiano ha approvato in via definitiva l'autorizzazione alla ratifica ed esecuzione dell'Accordo di associazione fra l'Unione europea ed i sei Stati centro-americani (Costarica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Panama), considerati come un'entità regionale integrata, fatto a Tegucigalpa il 29 giugno 2012 (Il Parlamento europeo ha dato il suo assenso per la ratifica nella sessione plenaria dell'11 dicembre 2012);
   l'Accordo in esame presenta un'ampiezza notevole, contando oltre al preambolo 363 articoli, e inoltre 21 allegati, alcune dichiarazioni e un protocollo relativo alla cooperazione culturale. Si rileva, in particolare, la mole dell'allegato I, dedicato alla soppressione dei dazi doganali, che da solo occupa quasi 1.700 pagine. Gli articoli dell'Accordo sono raggruppati in cinque parti: la parte prima è dedicata alle disposizioni generali e istituzionali, la parte seconda riguarda i profili del dialogo politico tra Unione europea e America centrale e pone fra gli obiettivi di esso l'istituzione di un partenariato politico privilegiato fondato sul rispetto e la promozione della democrazia, della pace, dei diritti umani. La parte terza riguarda i molteplici risvolti della cooperazione tra l'Unione europea e l'America centrale. Oltre a ribadire l'obiettivo del rafforzamento dello Stato di diritto, del buon governo e del rispetto dei diritti umani, nel settore della giustizia e della sicurezza si dà rilievo alla cooperazione per elevare il livello di protezione dei dati personali ai più rigorosi standard internazionali;
   per quanto concerne lo sviluppo e la coesione sociale si afferma la necessità che si accompagnino in parallelo allo sviluppo economico, e a tale scopo particolare rilievo assumono l'azione per la riduzione della povertà e dell'esclusione sociale, nonché le azioni positive nel campo dell'occupazione, della protezione sociale, dell'istruzione, della sanità, delle pari opportunità e, di particolare rilievo per la zona centroamericana, quelle a favore dei diritti e delle libertà fondamentali dei popoli indigeni;
   in più parti dell'accordo si ribadisce che a base dell'accordo stesso vi deve essere il rispetto dei principi democratici e dei diritti umani fondamentali, enunciati nella dichiarazione universale dei diritti dell'uomo; il principio dello Stato di diritto è alla base delle politiche interne e internazionali di entrambe le parti e costituisce un elemento essenziale dell'accordo;
   tra gli obiettivi perseguiti dalle parti vi è: a) rafforzare e consolidare i rapporti tra le parti attraverso un'associazione fondata su tre parti fondamentali dell'accordo tra loro interdipendenti: il dialogo politico, la cooperazione e gli scambi commerciali, sulla base del rispetto reciproco, della reciprocità e dell'interesse comune. L'attuazione dell'accordo utilizza appieno le disposizioni e i meccanismi istituzionali concordati dalle parti; b) sviluppare un partenariato politico privilegiato fondato su valori, principi e obiettivi comuni, in particolare sul rispetto e sulla promozione della democrazia e dei diritti umani, dello sviluppo sostenibile, del buon governo e dello Stato di diritto, con l'impegno a promuovere e proteggere questi valori e questi principi su scala mondiale, in modo da contribuire al rafforzamento del multilateralismo;
   il dialogo politico tra le parti crea le condizioni per varare nuove iniziative volte al perseguimento di obiettivi comuni e alla creazione di un terreno comune in ambiti quali: l'integrazione regionale, lo Stato di diritto, il buon governo, la democrazia, i diritti umani, la promozione e la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali dei popoli e degli individui indigeni, quali sanciti dalla dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, le pari opportunità e l'uguaglianza di genere, la struttura e l'orientamento della cooperazione internazionale, le migrazioni, la riduzione della povertà e la coesione sociale, le norme fondamentali del lavoro, la tutela dell'ambiente e la gestione sostenibile delle risorse naturali, la sicurezza e la stabilità regionale (compresa la lotta contro l'insicurezza dei cittadini), la corruzione, la droga, la criminalità organizzata transnazionale, il traffico di armi leggere e di piccolo calibro e delle relative munizioni, la lotta al terrorismo, la prevenzione e la risoluzione pacifica dei conflitti;
   se dunque l'accordo è vincolato essenzialmente al rispetto dei diritti umani gli interroganti sono dell'opinione che le morti degli ambientalisti sopra riportate ledano la rispettabilità dell'accordo e della posizione delle parti, a tal punto da augurare una revisione dell'accordo stesso;
   la durata dell'Accordo è illimitata, ma ciascuna delle Parti (articolo 354) può notificare per iscritto l'intenzione di denunciarlo: il Consiglio di associazione decide le eventuali misure transitorie necessarie, e la denuncia ha effetto trascorsi sei mesi dalla notifica. L'articolo 355 riguarda le misure che le Parti possono adottare affinché un'altra Parte adempia agli obblighi connessi all'Accordo in esame: è considerata violazione sostanziale dell'Accordo una denuncia dello stesso non autorizzata dalle norme generali di diritto internazionale, ovvero una violazione di elementi essenziali dell'Accordo medesimo;
   i movimenti sociali e popolari dell'America centrale hanno fortemente criticato e protestato contro questa tipologia di accordo che finisce per sostenere una logica neoliberista di saccheggio delle risorse naturali di quei Paesi, che già fortemente e per molti decenni, hanno subito diverse forme di colonialismo. Gli interroganti temono che questo tipo di logica neoliberista possa favorire le multinazionali, non solamente americane ma, in questo caso, anche europee, a discapito dell'ambiente e delle popolazioni locali dell'America centrale, nonché della qualità e degli standard dei beni e servizi europei;
   l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è un programma d'azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell'ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo sviluppo sostenibile. Uno degli obiettivi dell'agenda è quello di garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo incoraggiando le imprese, in particolare le grandi aziende multinazionali, ad adottare pratiche sostenibili e ad integrare le informazioni sulla sostenibilità nei loro resoconti annuali;
   in data 29 giugno 2016 è stata approvata la risoluzione in Commissione affari esteri e comunitari n. 8-00188 prima firma Spadoni sul fenomeno chiamato « land grabbing», con la quale si è impegnato il Governo ad adoperarsi affinché nell'ambito del Comitato per la sicurezza alimentare (CFS) sugli investimenti responsabili in agricoltura (Responsible Agricultural Investment – RAI) venga valutato l'obbligo, per gli investitori, di rispettare i diritti alla terra legittimi delle donne, dei piccoli agricoltori e delle popolazioni indigene, facendo si che sia riconosciuto il principio del consenso previo, libero e informato per le forme tradizionali di uso della terra e sia prevista l'introduzione di misure atte a proibire le acquisizioni di terra su larga scala, compreso l'accaparramento di acqua e altre risorse naturali;
   è altresì opinione degli interroganti che sarebbe bene istituire una commissione internazionale imparziale per l'investigazione dei crimini esposti in premessa, cui possano partecipare la Commissione interamericana per i diritti umani, le organizzazioni internazionali per i diritti umani e gli organi governativi competenti –:
   quali iniziative efficaci di competenza intenda adottare affinché venga istituita la commissione internazionale per l'investigazione dei crimini evidenziati in premessa;
   se non ritenga opportuno adoperarsi in ogni sede competente al fine di evitare il ripetersi di certi eventi delittuosi;
    a seguito dei fatti esposti in premessa, se non ritenga opportuno farsi promotore in sede unionale della iniziativa di avviare una procedura di revisione dell'accordo di associazione fra l'Unione europea ed i sei Stati centro-americani che miri a rafforzare ulteriormente la promozione della sicurezza delle persone, dell'assetto democratico, della pace e dei diritti umani, così come previsto dall'accordo, pena la denuncia, dell'accordo stesso e la sua sospensione. (4-13837)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 6 dicembre 2016
nell'allegato B della seduta n. 711
4-13837
presentata da
BERNINI Massimiliano

  Risposta. — Il tema della sicurezza è considerato uno dei settori qualificanti della cooperazione fra l'Italia e i suoi partner centro-americani soprattutto dal 2010, quando fu indetta a Roma una riunione con i Ministri della giustizia e degli interni dei Paesi SICA (Sistema di integrazione centroamericana) e del Messico. Questo appuntamento ha costituito la prima tappa di un dialogo che negli anni si è concentrato sulle urgenze di una regione in cui la presenza delle organizzazioni criminali è pervasiva e ramificata e che molto risente della capacità e della forza espansiva dei cartelli messicani del narcotraffico.
  Honduras, Guatemala e El Salvador, Paesi del cosiddetto Triangolo Nord, registrano uno dei tassi di omicidi più elevati al mondo, principalmente ad opera delle cosiddette «maras» organizzazioni criminali legate al narcotraffico.
  Nei primi sette mesi del 2016 – dopo il fallimento della cosiddetta «tregua Stato-maras», che aveva in effetti prodotto una drastica riduzione nei tassi di mortalità per omicidi – le Autorità del Salvador hanno registrato 3.487 omicidi, in aumento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. I dati relativi agli omicidi in Honduras e Guatemala si mantengono ogni anno costanti. Alla base delle conflittualità rimangono le fortissime diseguaglianze sociali e lo scarso rispetto dei diritti delle popolazioni indigene, in primo luogo del diritto alla terra. A fronte del deterioramento della cornice di sicurezza, le autorità dei tre Paesi hanno avviato iniziative congiunte per intensificare la lotta alla criminalità organizzata e la cooperazione giudiziaria transnazionale e, ad agosto, i rispettivi presidenti si sono incontrati a San Salvador per discutere della creazione di una forza congiunta anticrimine.
  In tale contesto il Governo italiano continua, da un lato, a monitorare la situazione dei diritti umani in coordinamento con l'Unione europea e, dall'altro, a sostenere iniziative concrete, dettagliate di seguito, per migliorare il contesto generale della sicurezza e garantire certezza nell'applicazione del diritto, specie quello penale, dato il perdurare di un elevato livello di impunità dei reati (che giunge a toccare picchi del 99 per cento).
  Per quanto riguarda in particolare l'Honduras, il Governo italiano segue con attenzione gli sviluppi dei casi relativi alle attiviste Berta Caceres e Lesbia Yaneth Urquìa, in stretto raccordo con la delegazione Unione europea a Tegucigalpa e con le ambasciate degli altri Stati membri accreditate nel Paese. Dopo l'arresto degli esecutori materiali dei delitti, continueremo a sollecitare le autorità locali a portare avanti in modo accurato e trasparente le indagini in corso al fine di assicurare alla giustizia anche i mandanti morali di questi omicidi.
  Al contempo, sempre in Honduras il Governo italiano sostiene, con un contributo di 50.000 euro per il 2016, il programma di lotta contro la corruzione e l'impunità nel quadro della missione di appoggio ad hoc istituita (MACCIH), il cui accordo istitutivo è stato firmato ad inizio 2016 dal presidente Hernandez e dal Segretario generale dell'organizzazione degli Stati americani (OSA), Luis Almagro. Obiettivo di tale missione è quello di migliorare la funzionalità del sistema giudiziario, civile e penale dell'Honduras, con particolare riguardo alla prevenzione e alla lotta contro la corruzione e l'impunità. La missione, composta da una squadra internazionale e multidisciplinare di procuratori, giudici ed esperti, collabora con un gruppo di procuratori e giudici honduregni per sviluppare le capacità e le expertise locali e assistere la società civile nell'istituzione di un osservatorio per il monitoraggio sul funzionamento del sistema giudiziario nazionale.
  Il Governo italiano sostiene anche il programma interno lanciato dal presidente Hernandez di lotta contro la corruzione e l'impunità, frutto di un importante e innovativo dialogo avviato con le organizzazioni politiche e sociali honduregne per rafforzare lo stato di diritto e l'azione della magistratura, per un'effettiva promozione e protezione dei diritti umani. Al riguardo il presidente Hernandez, che conta sul tradizionale appoggio statunitense e dell'Unione europea, sta portando avanti un programma di modernizzazione della polizia nazionale civile attraverso l'istituzione di una « Comision de Epuracion», che intende allontanare dal corpo centinaia di agenti considerati notoramente collusi e vicini alla criminalità organizzata.
  Per quanto riguarda il Guatemala, il sostegno dell'Italia alla Commissione internazionale contro l'impunità in Guatemala (CICIG) si concretizza da alcuni anni in attività di formazione per gli operatori del settore giustizia (magistrati in particolare, data la intrinseca fragilità del sistema giudiziario guatemalteco), in particolare sui temi della lotta all'impunità dei membri delle organizzazioni criminali e dei soggetti titolari di responsabilità istituzionali ed amministrative, conniventi con le predette organizzazioni. Tali seminari e corsi di formazione sono tenuti da magistrati italiani che illustrano le esperienze positive del nostro Paese nella lotta alla criminalità mafiosa e gli strumenti legislativi ed investigativi a disposizione della magistratura italiana. Il contributo italiano alla CICIG ammonta nel 2016 a 100.000 euro.
  Infine sempre nel 2016 sono stati stanziati i fondi per la continuazione del programma Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale-IILA di sostegno alla strategia di sicurezza centroamericana del SICA con un contributo di 200.000 euro. Il programma in questione – che coprirà la fine di quest'anno e tutto il 2017 – trae ispirazione dal Plan de Apoyo 2011-2013, un articolato programma di corsi di formazione per magistrati e operatori della pubblica sicurezza in America Centrale, incentrati sui temi del sequestro e della confisca dei beni derivanti da attività illecite e del loro reimpiego sociale, specialmente in attività economiche «pulite». In tale contesto, si svolgerà il prossimo dicembre a Roma una grande conferenza internazionale organizzata dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale in collaborazione con IILA alla quale parteciperanno i rappresentanti dei Paesi centro-americani per fare il bilancio di un quinquennio di collaborazione operativa con il SICA e i Paesi dell'area e delineare possibili estensioni dei progetti in tale ambito ad altri Paesi sudamericani che presentano criticità simili nel settore della sicurezza.
  Sul piano più generale, l'Italia contribuisce attivamente alle iniziative promosse in ambito europeo e internazionale in materia di promozione dei diritti economici, sociali e culturali, come previsto dal piano d'azione Unione europea per i diritti umani e la democrazia 2015-2019. Una particolare attenzione è dedicata alla protezione dei soggetti impegnati sul fronte della difesa dei diritti dei lavoratori, dei diritti relativi alla proprietà dei terreni e a quelli dei popoli indigeni, minacciati dalle ricorrenti espropriazioni dei terreni e dai fenomeni legati ai cambiamenti climatici.
  Il Governo italiano ritiene infine che l'accordo di associazione tra l'Unione europea e i sei Stati centro-americani (Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Panama), recentemente ratificato anche dal Parlamento italiano, costituisca un importante impegno formale per poter chiedere ai Paesi centroamericani il rispetto di diritti e principi concordati.
Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionaleMario Giro.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti umani

libera circolazione delle merci

accordo di associazione CE