ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13756

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 651 del 11/07/2016
Firmatari
Primo firmatario: GIORDANO SILVIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 11/07/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
COLONNESE VEGA MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2016
MANTERO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2016
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2016
GRILLO GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2016
NESCI DALILA MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2016
DI VITA GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 11/07/2016
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13756
presentato da
GIORDANO Silvia
testo di
Lunedì 11 luglio 2016, seduta n. 651

   SILVIA GIORDANO, COLONNESE, MANTERO, LOREFICE, GRILLO, NESCI e DI VITA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   dagli anni Ottanta, a Salerno, nella zona di Fratte, al confine con la Valle dell'Irno, sono ubicate le Fonderie Pisano, dove viene smaltito e bruciato ferro e ghisa;
   all'epoca la zona era prevalentemente industriale, ma in seguito, con l'approvazione del nuovo piano regolatore generale del comune di Salerno, cominciarono ad edificare e adesso c’è un vero e proprio conglomerato urbano che ospita centinaia di famiglie, supermercati, bar, pompe di benzina e altro; 
   il 23 giugno 2016 i Carabinieri del Comando dei carabinieri per l'ambiente di Salerno hanno eseguito il sequestro preventivo d'urgenza delle Fonderie Pisano emesso dalla procura della Repubblica. I reati contestati ai titolari dello stabilimento sono: scarico di acque reflue inquinanti, gestione illecita di rifiuti speciali anche pericolosi, emissioni nocive in atmosfera, danneggiamento di beni pubblici, gettito di cose idonee a molestare le persone, violazione della normativa antincendio e della sicurezza dei luoghi di lavoro, abuso d'ufficio, falsità materiale ed ideologica in atti pubblici;
   abuso d'ufficio e falsità materiale e ideologica in atto pubblico, sono invece le ipotesi di reato nei confronti di Luca Fossati, ingegnere che firmò la relazione allegata all'istanza di rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale (Aia) e Antonio Setaro, 65 anni, dirigente del settore ecologia e tutela dell'ambiente della regione Campania;
   nel decreto di sequestro emerge che «L'autorità competente regionale considerava ricevibile l'istanza di rilascio Aia presentata in data 1/8/2011 per impianto esistente, pur essendo scaduto in data 31/3/2008 il termine di utile presentazione per tale tipologia di istanze e pur non rientrando l'impianto nella nozione tecnico legislativa di impianto esistente, atteso che non si trattava di impianto munito al 10/11/1999 delle autorizzazioni o provvedimenti ambientali ovvero delle relative richieste complete, necessari all'esercizio». I giudici parlano di una «macroscopica illegittimità ricavabile nella fase genetica dell'atto stesso: il provvedimento autorizzativo è stato rilasciato su istanza tardivamente presentata per impianto esistente, ricevuta, poi, come istanza per un nuovo impianto» ma non conseguentemente gestita come tale;
   in un articolo del 26 giugno 2016 del quotidiano II Mattino si legge che «i Pisano hanno chiesto con quasi tre anni e mezzo di ritardo il rilascio dell'autorizzazione per “impianto esistente” e la regione non solo non ha respinto l'istanza “tardiva”, ma quando ha avviato la procedura lo ha fatto come se si trattasse di un “nuovo impianto”. “False dichiarazioni erano – inoltre – contenute nella relazione redatta dall'ing. Luca Fossati, prodotto in autocertificazione dal richiedente Luigi Pisano, circa la non esistenza aree protette, biotipi, vincoli nel raggio di 500 dello stabilimento”. Circostanze false scrivono i pubblici ministeri “in quanto nell'area di riferimento erano vigenti vicoli di tutela e/o di salvaguardia ambientale, paesaggistici e idrogeologici”. Vincoli, cioè, relativi sia al vicino Parco dell'Irno che è di interesse regionale – e che è stato anch'esso interessato da scarico di acque reflue inquinanti che al fiume Irno e alle sue sponde, come segnalato dal ministero dell'ambiente»;
   il 1o luglio 2016 sono stati notificati altri otto avvisi di garanzia ad altrettanti dipendenti dell'Arpac di Salerno per fatti risalenti al 2013 legati alle Fonderie Pisano. A ricevere il provvedimento giudiziario sono stati tre dirigenti e cinque impiegati che lavorano nella sede salernitana dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale. Sotto la lente di ingrandimento della procura sono proprio le differenze dei risultati relativamente ai controlli dell'ARPAC svolti dai due differenti dipartimenti, Salerno e Caserta, a parere della procura salernitana, i controlli che l'Arpac di Salerno avrebbe effettuato dal 2013 in poi sarebbero «viziati»; infatti, a novembre 2015, l'autorità giudiziaria aveva dato mandato al dipartimento Arpac di Caserta di eseguire un'ispezione straordinaria nello stabilimento;
   l'attività istruttoria condotta dal direttore tecnico dell'ARPAC regionale ha confrontato l'esito delle ispezioni del dipartimento di Caserta con quello delle ispezioni condotte dal dipartimento di Salerno facendo riferimento dagli anni 2013-2014, concludendo con una «costante presenza, negli anni, dei consueti profili di criticità ambientale legati alle emissioni e all'inadeguatezza delle strutture, e un approccio mai definitivamente risolutivo nelle varie sedi e fasi di controllo. Tali carenze, lungi dall'essere state superate dopo il conseguimento dell'Aia, si sono rivelate ulteriormente e più gravemente presenti a partire dall'ispezione straordinaria avviata su impulso dell'autorità giudiziaria affidata al dipartimento Arpac di Caserta, ed accertate e reiterate nel corso delle successive ispezioni eseguite anche dal dipartimento salernitano e dal gruppo di lavoro di supporto»;
   i magistrati si esprimono anche sull'impianto, ritenendolo «strutturalmente inidoneo al funzionamento in conformità alla vigente normativa ambientale e di sicurezza sui luoghi di lavoro e «inidoneo a ottenere l'autorizzazione al funzionamento come nuovo impianto». Sostengono che l'opificio «può essere definito, senza remore, fatiscente e vetusto, nonostante i tentativi di adeguamento. Le attività dell'impianto costituiscono un pericolo attuale e concreto, sia per l'ambiente esterno e la salute della popolazione, sia per gli stessi lavoratori. Questi ultimi sono costretti a operare in un ambiente di lavoro insalubre e in contrasto anche con le disposizioni finalizzate a prevenire incendi o esplosioni». Ma a rischio, evidenziano, non c’è solo «la incolumità dei dipendenti ma anche la incolumità pubblica». Trovandosi lo stabilimento nel centro abitato può determinare «un grave pericolo per le persone dimoranti nei pressi, in relazione alle immissioni dei fumi»;
   il 4 luglio 2016 il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Salerno, Stefano Berni Canani, ha accolto le richieste della procura e ha convalidato il provvedimento di sequestro delle Fonderie Pisano –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda intraprendere affinché sia tutelato il diritto ad un ambiente salubre, fondato sul combinato disposto degli articoli 2, 9 e 32 della Costituzione, dei cittadini residenti nelle aree interessate dalle criticità sopraevidenziate, anche promuovendo un monitoraggio dello stato dell'ambiente da parte dell'ISPRA, al fine di verificare e stimare i danni all'ambiente potenzialmente prodotti dallo stabilimento di cui in premessa negli anni;
   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non intenda assumere iniziative per accertare lo stato dei luoghi per il tramite del Comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente;
   se il Ministro della salute intenda promuovere, per quanto di competenza, un'attività di screening, anche per il tramite dell'Istituto superiore di sanità, a fine di verificare i potenziali danni alla salute dei cittadini residenti nell'area. (4-13756)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritto dell'ambiente

inquinamento atmosferico

protezione dell'ambiente