ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13671

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 646 del 01/07/2016
Firmatari
Primo firmatario: PALMIZIO ELIO MASSIMO
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 01/07/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 01/07/2016
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13671
presentato da
PALMIZIO Elio Massimo
testo di
Venerdì 1 luglio 2016, seduta n. 646

   PALMIZIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   a seguito delle sfavorevoli risultanze degli accertamenti ispettivi di vigilanza, il Ministro dell'economia e delle finanze su proposta della Banca d'Italia, ha sottoposto la Cassa di Risparmio di Ferrara spa (Carife) ad amministrazione straordinaria ai sensi dell'articolo 70, comma 1, lettere a) e b), e dell'articolo 98 del decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385 (cosiddetto testo unico bancario), e successivamente al commissariamento del medesimo istituto;
   la proposta di commissariamento della Banca d'Italia, indirizzata al Ministro dell'economia e delle finanze contiene, a parere dell'interrogante, un rilevante errore poiché in essa si indica una carenza patrimoniale, rispetto ai requisiti minimi regolamentari, di 60 milioni di euro. Il grave errore è derivato principalmente dal mancato inserimento della fiscalità differita attiva nel conteggio degli indici patrimoniali, che, se presi in considerazione, avrebbero fatto balzare il patrimonio di vigilanza ad una eccedenza patrimoniale di 27,5 milioni di euro;
   a seguito del periodo di gestione commissariale, l'unica prospettiva per il salvataggio dell'istituto bancario sembrava essere quello di un intervento da parte del fondo interbancario di tutela dei depositi con la sottoscrizione di un aumento di capitale di 300 milioni di euro;
   in data 30 luglio 2015 l'assemblea straordinaria di Carife ha approvato l'aumento di capitale sopra citato accantonando la proposta avanzata dalla Fondazione Carife, socio di maggioranza, che aveva segnalato alla Banca d'Italia ed al Ministero dell'economia e delle finanze la concreta disponibilità di un fondo di investimento ad intervenire per una significativa parte dell'aumento di capitale;
   a destare notevoli perplessità, ad avviso dell'interrogante, è la posizione della Banca d'Italia che in questa vicenda è sempre stata consapevole degli ostacoli provenienti dalla Commissione europea per l'utilizzo del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fidt) per i salvataggi degli istituti di crisi;
   una serie di documenti pubblicati nell'anno 2015 hanno dimostrato come il Ministro dell'economia e delle finanze fosse a conoscenza, fin dall'autunno 2014, dell'opposizione dell'Unione europea all'intervento nel capitale delle banche in difficoltà e abbia, dunque, tenuto all'oscuro della contrarietà della Commissione europea gli altri soggetti coinvolti, innanzitutto il fondo interbancario;
   in ben tre occasioni, a partire dal 2014, la Commissione europea ha intimato al Ministro di desistere dall'utilizzo del fondo interbancario, ma, nonostante ciò il 28 luglio 2015 il Ministero ha autorizzato la Fondazione Carife, allora prima azionista della banca, a votare favorevolmente all'ingresso del Fondo;
   emerge con nitidezza, ad avviso dell'interrogante, una forte responsabilità della Banca d'Italia, soggetto che avrebbe dovuto vigilare e nel caso di Carife risanare, per il tramite dei commissari, i conti, ma che non ha evidentemente svolto il proprio ruolo con le conseguenze che si sono successivamente sviluppate. In sostanza, e quindi anche a Carife, si è fatto credere, a giudizio dell'interrogante, che si poteva usare il fondo interbancario, mettendo in condizione anche i commissari di perseguire una strada di risanamento che, soprattutto la stessa Banca d'Italia sapeva bene essere impraticabile;
   data la ferma posizione della Commissione europea che escludeva qualsiasi forma di intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi, qualificato come auto pubblico, non accompagnato da burden sharing, lo schema di intervento ipotizzato prevedeva, dunque, la ricapitalizzazione della banca da parte del fondo stesso, previo abbattimento delle perdite e conversione in azioni delle obbligazioni subordinate;
   il Ministero dell'economia e delle finanze, acquisita la valutazione positiva della Banca d'Italia, ha sottoposto lo schema alla Commissione europea, che ne ha infine riconosciuto la conformità al quadro normativo dell'Unione; tuttavia, a parere della Commissione, dalla qualificazione come aiuti di Stato dell'intervento preventivo del fondo, alla luce del combinato disposto della direttiva 2014/59/UE e della direttiva 2014/49/UE, concernente gli schemi di garanzia dei depositi, la banca doveva essere considerata in stato di dissesto o a rischio di dissesto e quindi Carife avrebbe comunque dovuto essere avviata alla risoluzione;
   nonostante l'interessamento, pervenuto ad ottobre 2015, da parte di un fondo di investimento estero per l'ingresso nella compagine azionaria di Carife, il Governo ha considerato necessario ed indifferibile procedere ad un intervento immediato, mediante l'avvio della risoluzione della banca, insieme con altri 3 istituti (Banca Marche, Carichieti e Banca Etruria) con il decreto-legge n. 183 del 2015, il cui testo è poi confluito ed è stato approvato nella legge di stabilità 2016 (legge n. 208 del 2015);
   nel frattempo, il 1o febbraio 2016, su indicazione della Banca d'Italia, sono stati rinnovati il collegio sindacale ed il consiglio d'amministrazione della Cassa di Risparmio di Cesena che è attualmente composto da nove consiglieri, rispetto agli undici del passato, di cui sette sono espressione delle Fondazioni Bancarie di Cesena, Faenza e Lugo, azioniste al 66 per cento del capitale, mentre due degli azionisti privati detengono il restante 34 per cento;
   la risoluzione, pur garantendo la continuità operativa dell'istituto e la tutela dei suoi occupati, ha di fatto implicato il sacrificio degli azionisti, con conseguenti effetti sui risparmi di circa 13.200 azionisti nonché sull'intera economia;
   il consiglio di amministrazione della Cassa di risparmio di Cesena ha recentemente deliberato un aumento di capitale di 280 milioni di euro riservato al cosiddetto «schema volontario» del Fondo interbancario di tutela dei depositi con l'obiettivo di evitare la liquidazione coatta dell'istituto;
   la Cassa di risparmio di Cesena ha, altresì, approvato un piano industriale che permetterà di ripianare i pesanti dati di bilancio d'esercizio del 2015; il bilancio della Cassa di Risparmio di Cesena del 2015 ha quantificato le perdite della banca i 252 milioni di euro quando, pochi mesi prima dell'intervento della Banca d'Italia su tale istituto, a quanto risulta all'interrogante le perdite erano stimate in meno di 100 milioni di euro;
   con l'aumento di capitale si produrrà un sostanziale azzeramento del valore delle azioni storiche, che passeranno da 15 euro degli ultimi mesi (erano stimate 19 euro nel corso dell'anno 2014) a 0,50 centesimi di euro (più precisamente il valore delle azioni sarà stimato tra i 10 e gli 80 centesimi), così la fondazione che oggi detiene il 48 per cento delle azioni perderà 193 milioni e si ritroverà con il 3 per cento del capitale, mentre gli azionisti privati che hanno il 34 per cento del capitale, si ritroveranno con il 2 per cento;
   relativamente alla vicenda che sta riguardando la Cassa di Risparmio di Cesena non è stato interessato il Fondo Atlante (per la gestione dei crediti NPL), in relazione al quale peraltro Margarethe Vestager, commissario alla concorrenza, analizzando il nuovo strumento, ha affermato che con tale fondo il Governo non intende «aggirare, evitare le regole europee per gli aiuti di Stato o il controllo sugli aiuti di Stato, ma cerca di trovare la strada migliore per far funzionare il sistema bancario»;
   relativamente alla Cassa dei Risparmi di Cesena, nonostante fosse commissariata, ad avviso dell'interrogante non venivano divulgate le giuste e doverose informazioni affinché potessero essere tutelati clienti, azionisti ed eventualmente i risparmiatori: proprio per questo la Consob, con un procedimento notificato alla Carisp circa tre mesi fa, si è pronunciata denunciando delle irregolarità nei bilanci ed una mancata informativa all'opinione pubblica. In sostanza, proprio nel periodo in cui si era insediato il nuovo consiglio d'amministrazione, presieduto da Catia Tommasetti, non sarebbero state fornite alcune indicazioni fondamentali per una completa comprensione della situazione del rischio economico patrimoniale in cui versava la banca –:
   se il Ministro interrogato intenda chiarire, per quanto di competenza, i presupposti della decisione assunta da parte del consiglio di amministrazione della Cassa di risparmio di Cesena di provvedere ad un aumento di capitale di 280 milioni di euro tramite l'intervento del fondo interbancario di tutela dei depositi, e se sussistano ragioni specifiche per cui non si è potuto realizzare, anche per Carife, un intervento che prevedesse le medesime modalità operative;
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei motivi per cui successivamente all'insediamento del nuovo consiglio di amministrazione della Cassa di risparmio di Cesena non siano state fornite alcune indicazioni fondamentali per una completa comprensione della situazione del rischio economico patrimoniale in cui versava la banca, affinché potessero essere tutelati clienti, azionisti ed eventualmente i risparmiatori. (4-13671)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

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