ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13569

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 640 del 22/06/2016
Firmatari
Primo firmatario: CIPRINI TIZIANA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 22/06/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GALLINELLA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE 22/06/2016
TRIPIEDI DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 22/06/2016
CHIMIENTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 22/06/2016
COMINARDI CLAUDIO MOVIMENTO 5 STELLE 22/06/2016
DALL'OSSO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 22/06/2016
LOMBARDI ROBERTA MOVIMENTO 5 STELLE 22/06/2016
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 22/06/2016
GAGNARLI CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE 22/06/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 22/06/2016
Stato iter:
02/08/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 02/08/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 02/08/2017

CONCLUSO IL 02/08/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13569
presentato da
CIPRINI Tiziana
testo di
Mercoledì 22 giugno 2016, seduta n. 640

   CIPRINI, GALLINELLA, TRIPIEDI, CHIMIENTI, COMINARDI, DALL'OSSO, LOMBARDI, DE ROSA e GAGNARLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   l'Umbria, il cuore verde d'Italia, dopo trent'anni di loschi silenzi, scopre all'improvviso di avere la sua «terra dei fuochi»;
   il dato preoccupante è che la terra dei fuochi dell'Umbria non è in un'area circoscritta attorno a un'unica zona, ma è diffusa sul territorio che risulta, così, profondamente sfigurato;
   si tratta, in particolare, della zona della valle del Nestore, ma anche di altre realtà del nostro Paese, che negli anni ’80 e ’90, è stata interessata dal traffico delle ceneri da impianti a carbone verso destinazioni sparse sul territorio nazionale, anche quando autorizzato, a fini di smaltimento o recupero; esso rappresenta un allarme ambientale di dimensioni tutt'altro che trascurabili tale da indurre, come nel caso esposto, a forti preoccupazioni nella popolazione in ordine al possibile verificarsi di un danno ambientale o almeno al rischio di esso dovuto alla ritenuta presenza di materiale pericoloso in rifiuti classificati non pericolosi oppure all'assenza di analisi preventive;
   recentemente, si è attivata anche la Procura della repubblica di Perugia che ha aperto una indagine a carico di ignoti con l'ipotesi di reato di disastro ambientale e altre fattispecie contro la salute pubblica;
   i carabinieri del Noe hanno posto i sigilli su un'area di 255 ettari tra i comuni di Panicale e Piegaro: campi coltivati, pozzi, laghetti sono stati isolati e prosegue la ricerca di prove per l'ipotizzato danno all'ambiente e alla salute dei cittadini. Il decreto di sequestro ha raggiunto i anche la società Valnestore Sviluppo, la Comunità Montana, il Consorzio Consenergia Green, l'Enel e svariati privati i cui possedimenti ricadono nella zona interessata;
   secondo quanto pubblicato dal Corriere dell'Umbria del 17 giugno 2016: «I pm ritengono infatti che gli accertamenti effettuati da quando è esplosa l'inchiesta “Valle dei Fuochi” abbiano rilevato la contaminazione delle acque di falda e accertato l'affioramento di rifiuti (solidi urbani e ceneri di varia provenienza) dimostrando “il venir meno anche di quelle prescrizioni minimali” impartite con le autorizzazioni rilasciate negli anni ’80. E gli esiti analitici dei campionamenti effettuati evidenziano anomalie. Sul primo dei tre pozzi controllati (impianti sportivi di Tavernelle) risulta il superamento delle concentrazioni di arsenico (19,8 su limite di 10 microgrammi per litro), ferro (6432 su 200 di limite), manganese (903 su 50 di limite). Il pozzo della vecchia centrale Enel evidenzia il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione (Csc) per solfati (403 su limite 250) e manganese (565 su 50) e c’è poi il pozzo di un privato sul quale verranno effettuati ulteriori accertamenti per i valori di radioattività misurati. I laghi “Forest”, “Nero”, e “Enel piccolo” evidenziano valori anomali di solfati, boro e manganese. Passando alle ceneri, in località Poderaccio emerge il superamento delle Csc (concentrazioni soglia di contaminazione) per selenio (3,4 su 3), vanadio (98 su 90) e floruri (2,6 su 1,5). Situazione più complessa in località Macereto dove sono più significativi i superamenti dei valori per selenio e vanadio (249 su 90)»;
   aspetto non trascurabile è poi quello relativo all'aumento di tumori e altre gravi patologie registratosi negli ultimi anni nella regione Umbria, altamente imputabile alla presenza di tali sostanze tossiche sul territorio: nella mappa interattiva del Registro tumori umbro di popolazione (Rtup), nel periodo compreso tra il 2004 e il 2011, il territorio compreso tra le frazioni di Pietrafitta e Tavernelle (Panicale) e la città di Piegaro, per i nuovi casi di tumore, si tinge di rosso;
   si tratta di un dato per il quale è al momento impossibile stabilire una correlazione legata a fattori ambientali, ma comunque difficile da smentire, perché parla chiaro e forte e si fa largo tra i tantissimi cittadini che, giustamente preoccupati, chiedono certezze per la loro salute;
   Carlo Romagnoli, referente Isde (acronimo inglese che sta per associazione internazionale dei medici per l'ambiente) dell'Umbria, il 25 febbraio 2016 ha relazionato davanti alla Commissione bicamerale di inchiesta sugli ecoreati: il suo intervento che tocca preliminarmente alcuni casi (si veda Papigno) si incentra sul nesso causale tra fattore ambientale e patologie. Nel suo discorso, pur non facendo riferimento a fattispecie particolari ma che interessa il caso Valnestore, dove c’è un'incidenza di tumori sopra la media regionale, il dottor Romagnoli ha spiegato – secondo quanto pubblicato dal Corriere dell'Umbria che riporta uno stralcio della relazione – che «Relativamente agli effetti sulla salute si tratta di ricordare che è dimostrato in letteratura scientifica che i residenti nei dintorni di siti inquinati hanno una maggiore incidenza di malattie e anche una maggiore probabilità di trasmettere alla prole una suscettibilità a sviluppare malattie in età adulta. Per l'attività che svolgiamo – Isde fa advocacy degli esposti – abbiamo contatti con cittadini e comitati, che ci segnalano una situazione diffusa di esposizione involontaria a sostanze il cui effetto è noto e che dovrebbero, avendo un effetto noto, non essere disperse nell'ambiente. Questo crea una condizione di emergenza. Non dobbiamo aspettare che si determinino le malattie»;
   questo è quanto evidenziato dalla Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti che, poco tempo fa, ha fatto tappa nella regione, prima a Terni, poi a Perugia e Orvieto, per fare il punto sulle indagini scattate sulla gestione dei rifiuti in Umbria;
   dunque, da quanto emerge dalla indagine della procura di Perugia e dai primi rilievi, si sarebbe sicuramente di fronte a chiari indizi di come questo territorio sia stato sottoposto a fortissimi rischi ambientali, senza un definitivo riassetto dei luoghi al termine di quelle attività, con potenziali pericolosi effetti sulla salute umana –:
   quali iniziative intendano mettere in campo i Ministri interrogati, per quanto di competenza, anche in accordo con le istituzioni locali, per tutelare i cittadini dalle possibili ripercussioni sulla salute, causate dalla contaminazione dei terreni e delle falde acquifere ovvero da altre fonti inquinanti o nocive presenti nei territori della Valnestore;
   quali iniziative intendano promuovere i Ministri interrogati, per quanto di competenza, a tutela del territorio e dell'ambiente della Valnestore, affinché l'area interessata riacquisti la bellezza originaria e ai residenti venga garantita la sicurezza rispetto alla salubrità del territorio;
   quali iniziative intenda adottare il Governo per informare la cittadinanza in particolare della Valnestore circa la situazione ambientale descritta in premessa. (4-13569)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 2 agosto 2017
nell'allegato B della seduta n. 847
4-13569
presentata da
CIPRINI Tiziana

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti dalla regione Umbria, si rappresenta quanto segue.
  In via preliminare, come noto, la centrale termoelettrica Enel di Pietrafitta (anche detta Franco Rasetti), è nata nel 1958 come una centrale termoelettrica a bocca di miniera, cioè alimentata dalla lignite estratta in zona, che ha funzionato fino al 2001. In realtà, stante la scarsa qualità della lignite del sito di Pietra fitta (molto torbosa), sin dall'inizio degli anni ’90 la centrale ha sfruttato solo in parte la lignite locale, utilizzando anche quella proveniente dalla miniera di lignite di Bastardo integrata con carbone di provenienza extra-regione.
  Inoltre, negli anni 1978-1980, a seguito dell'emanazione del decreto del Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato del 29 dicembre 1977, sono stati costruiti i gruppi 3 e 4 (denominati PF3-PF4) e la loro entrata in esercizio è avvenuta rispettivamente nel febbraio e nel gennaio 1980. Invece, il nuovo gruppo a ciclo combinato PF5 è stato autorizzato con decreto VIA/2542 del 9 agosto 1996 e successivo decreto del Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato del 6 settembre 1996.
  L'impianto è stato, altresì, autorizzato con AIA nazionale dal 2011, con scadenza al 2019.
  Dalla autorizzazione integrata ambientale del 28 marzo 2011 risulta che l'impianto termoelettrico di Pietrafitta era costituito da:
   2 gruppi turbogas (ciascuno della potenza 88 MW; potenza termica associata a ciascun turbogas pari a 310 MW) in ciclo aperto alimentati a gasolio e denominati PF3 e PF4 costruiti ed entrati in funzione tra il 1978 e il 1980;
   1 gruppo turbogas in ciclo combinato con 2 turbine a vapore (della potenza elettrica complessiva di 362 MW; potenza termica associata al turbogas pari a 680 MW) alimentato a gas naturale e denominato PF5, in esercizio commerciale nell'anno 2003, che svolgeva prevalentemente il servizio di copertura delle punte giornaliere di richiesta di energia elettrica con frequenti fermate.

  A seguito delle mutate esigenze del mercato dell'energia elettrica, Enel ha chiesto ed ottenuto dal Ministero dello sviluppo economico l'autorizzazione a porre in sicurezza e a cessare l'esercizio dei gruppi turbogas PF3-PF4 della centrale a far data dal 10 marzo 2014.
  Con riferimento alle discariche di rifiuti site in località Pietrafitta, a seguito dell'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1982 n. 915, con decreto del Presidente della giunta regionale n. 776 del 14 novembre 1983, è stata rilasciata l'autorizzazione provvisoria alla prosecuzione ed alla gestione di queste alla ditta R.G. s.a.s. di Pericoli Eugenia fino al 31 dicembre 1985. Tale autorizzazione prevedeva la prosecuzione di una attività già in essere prima dell'entrata in vigore della specifica norma di settore rappresentata dal decreto del Presidente della Repubblica 915/82, per l'esercizio di una discarica controllata per rifiuti solidi urbani e rifiuti speciali.
  La discarica in oggetto, come richiamato al punto b) del citato decreto del Presidente della giunta regionale, stabiliva la possibilità del conferimento dei «rifiuti urbani» e dei «rifiuti speciali» come definiti dal decreto del Presidente della repubblica 915/82, ad esclusione di quelli tossici e nocivi. I rifiuti urbani erano quelli provenienti dal territorio del comune di Piegaro per una quantità massima di 5.400 quintali/anno e i rifiuti speciali (ceneri) erano quelli provenienti dalla centrale Enel di Pietrafitta per una quantità massima di 120.000 tonnellate/anno.
  Successivamente, con decreto del Presidente della giunta regionale n. 421 del 30 luglio 1985, è stato autorizzato il conferimento in discarica delle ceneri provenienti dalle ceneri delle centrali Enel di Vado Ligure e La Spezia per un quantitativo massimo di 50.000 mc e, con decreto del Presidente della giunta regionale n. 238 del 22 aprile 1986, è stata concessa la proroga dell'autorizzazione provvisoria per la gestione della discarica fino al 30 giugno 1986 per lo smaltimento dei soli rifiuti speciali (ceneri) provenienti dalla sola centrale Enel di Pietrafitta.
  Il comune di Piegaro, che utilizzava per lo smaltimento dei propri rifiuti solidi urbani la discarica esistente della società R.G. s.a.s. di Pericoli Eugenia, in data 26 novembre 1985, ha chiesto alla Regione Umbria l'autorizzazione alla realizzazione e gestione di una nuova discarica per lo smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani in località Trebbiano con capacità di 6.200 metri cubi. Con decreto del Presidente della Giunta regionale del 14 aprile 1986, n. 221, il comune di Piegaro è stato, quindi, autorizzato alla realizzazione e alla gestione della discarica di 1a categoria per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, speciali assimilabili agli urbani e fanghi di impianti di depurazione di reflui civili nonché fanghi con caratteristiche analoghe per un quantitativo massimo di 6.200 metri cubi.
  Il 1o piano regionale per la organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti, approvato con L.R. del 24 agosto 1987, n. 44, al capitolo 10, ha fornito la situazione delle discariche controllate di 1o categoria ubicate nel territorio regionale. Nel comune di Piegaro, alla data del 1o luglio 1986, risultavano presenti due discariche: la prima esaurita e attiva fino al 31 dicembre 1985, la seconda con una capacità residua di 15.000 tonnellate.
  Successivamente, su istanza del comune di Piegaro del 19 maggio 1987 è stato approvato, con D.G.R. 23 febbraio 1988, n. 1151, il progetto di adeguamento e potenziamento della discarica comunale di 1a categoria sita in località Trebbiano che, in base alle previsioni del Piano regionale, era posta al servizio dei comuni di Piegaro, Panicale e Paciano. Le modalità tecniche e i criteri di realizzazione e gestione delle discariche e dell'attività di smaltimento dei rifiuti sono state disciplinate dagli atti autorizzativi, sulla base di quanto stabilito dal vigente decreto del Presidente della Repubblica 915/82 e dalla delibera del comitato interministeriale del 27 luglio 1984.
  Con l'entrata in vigore del decreto ministeriale ambiente 5 febbraio 1998, di attuazione del decreto legislativo 22/97 (decreto Ronchi), l'operazione di recupero delle ceneri provenienti da combustione di carbone e lignite, è stata individuata alla tipologia 13.1 «ceneri dalla combustione di carbone e lignite, anche additivati con calcare e da combustione con esclusione dei rifiuti urbani ed assimilati tal quali (100102)». Tale rifiuto è «generalmente composto dall'80 per cento circa di ceneri volanti e dal 20 per cento circa di ceneri pesanti; costituito da silicati complessi di alluminio, calcio e ferro, sostanza carboniosa incombusta (2-10 per cento; PCDD in concentrazione non superiore a 2,5 ppb; PCB, PCT <25 ppm».
  Successivamente all'entrata in vigore di tale decreto ministeriale, la Società Enel s.p.a. a seguito della comunicazione effettuata ai sensi degli articoli 31 e 33 del decreto legislativo 22/97 (abrogati dagli articoli 214 e 216 del decreto legislativo 152/06) è stata iscritta nel Registro delle imprese che effettuano attività di recupero di rifiuti speciali non pericolosi al n. 183/98 per il sito ubicato in località Pietrafitta del Comune di Piegaro, per la tipologia 13.1 del decreto ministeriale ambiente 5/2/98, attività di recupero R13 «Messa in riserva di rifiuti» per poi destinarli all'effettivo recupero, per un quantitativo massimo di 10.000 tonnellate/anno. La società Enel s.p.a. ha comunicato la cessazione dell'attività di cui all'iscrizione n. 183/98 in data 14 dicembre 2000.
  Con riferimento alle procedure di bonifica del sito della ex centrale di Pietrafitta, ricadente nell'area della Val Nestore, la regione Umbria fa presente che lo stesso risulta inserito nella Lista A5 (Siti di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale), ai sensi dell'articolo 252-bis del decreto legislativo 152/06, del vigente piano regionale per la bonifica delle aree inquinate approvato con deliberazione del C.R. n. 301/2009.
  Arpa Umbria, con nota del 26 aprile 2016, ha segnalato il superamento delle Concentrazioni Soglia Contaminazione (CSC) riguardante le acque sotterranee per il parametro arsenico presso il pozzo ubicato nell'area degli impianti sportivi in località Tavernelle, ai fini dell'adozione dei necessari provvedimenti precauzionali da parte degli Enti competenti in materia di igiene e sanità pubblica. Inoltre, con nota del 14 giugno 2016, ha segnalato ai sensi dell'articolo 244, comma 1 del decreto legislativo 152/06, nell'ambito delle attività di vigilanza su delega dell'autorità giudiziaria, il superamento delle CSC nelle acque sotterranee presso n. 2 pozzi di seguito descritti:
   Pozzo ubicato nell'area degli impianti sportivi in località Tavernelle, nel comune di Panicale, relativamente ai parametri Arsenico, Ferro e Manganese;
   Pozzo ubicato nell'ex centrale di Pietrafitta, nel comune di Piegaro, relativamente ai parametri Solfati e Manganese.

  La stessa Agenzia, con la nota medesima, ha richiesto alla regione Umbria un contributo di euro 50.000,00 finalizzato ad implementare un piano di indagine finalizzato a comprendere le cause e l'estensione della contaminazione accertata nell'area in argomento.
  La regione Umbria, in ragione di quanto segnalato da Arpa Umbria, ha invitato la provincia di Perugia a comunicare i risultati delle attività poste in essere ai sensi dell'articolo 244, comma 2 del decreto legislativo 152/06, anche ai fini dell'attivazione delle procedure previste dall'articolo 250 dello stesso decreto legislativo che prevede il potere sostitutivo del comune interessato dalla contaminazione. Ha concesso, inoltre, con D.G.R, del 15 settembre 2016, un contributo di euro 50.000,00 ad Arpa Umbria finalizzato all'implementazione del piano di indagine riguardante le acque sotterranee nei territori comunali di Piegaro e Panicale.
  Arpa Umbria, il 22 agosto 2016, ha segnalato, ai sensi dell'articolo 244, comma 1 del decreto legislativo 152/06, nell'ambito delle attività di vigilanza su delega dell'autorità giudiziaria, il superamento delle CSC nelle acque sotterranee di n. 14 pozzi privati su n. 46 pozzi campionati a seguito del monitoraggio espletato nei mesi di giugno e luglio, relativamente ai parametri Manganese, Ferro, Tetracloroetilene, Dicloro propano, Solfati, Mtbe ed il superamento dei limiti di potabilità stabiliti dal decreto legislativo n. 31/2001 in 1 pozzo per il parametro Nitrati.
  Alla luce di ciò, la regione Umbria, con decreto della giunta regionale del 19 dicembre 2016, ha inserito, con sigla PG137, il sito in località «Area limitrofa ex centrale di Pietrafitta», ubicato nei comuni di Panicale e Piegaro, nell'anagrafe regionale dei siti oggetto di procedimento di bonifica del piano regionale per la bonifica delle aree inquinate.
  Successivamente, Arpa Umbria, il 27 dicembre 2016, ha segnalato, ex articolo 244, comma 1, del decreto legislativo 152/06, il superamento delle CSC nelle acque sotterranee di n. 16 pozzi privati in aggiunta a quelli già oggetto di precedenti comunicazioni, relativamente ai parametri Manganese, Ferro, Alifatici Clorurati, Arsenico, Alluminio, evidenziando, al contempo, che alcuni pozzi ove è stato riscontrato il superamento delle CSC per gli Alifatici Clorurati sono già oggetto di attività di bonifica ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006.
  La regione Umbria, in ragione di quanto segnalato da Arpa Umbria, ha invitato la provincia di Perugia a comunicare i risultati delle attività poste in essere ai sensi dell'articolo 244, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006 anche ai fini dell'attivazione delle procedure previste dall'articolo 250 dello stesso decreto legislativo che prevede il potere sostitutivo del comune interessato dalla contaminazione.
  Il comune di Piegaro, con nota del 24 gennaio 2017, sulla base delle segnalazioni della ASL Umbria 1 e del monitoraggio espletato da Arpa Umbria ha trasmesso l'invito a non utilizzare a scopo potabile le acque contaminate da manganese in 2 pozzi privati.
  Arpa Umbria, il 10 febbraio 2017, ha, altresì, segnalato ai sensi dell'articolo 244, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006, il superamento in località Poderone delle CSC riguardanti la matrice suolo per i parametri Policlotobifenili, Selenio, Idrocarburi, Piombo, ritenendo al contempo che la contaminazione rilevata sia imputabile all'uso e/o stazionamento delle macchine di miniera di proprietà Enel s.p.a..
  La provincia di Perugia, sulla base della suddetta comunicazione Arpau, con nota del 10 marzo 2017, ha diffidato la Società Enel s.p.a., quale soggetto obbligato responsabile della contaminazione, a mettere in opera le misure di messa in sicurezza previste dal decreto legislativo n. 152 del 2006 e, con nota del 14 marzo 2017, ha trasmesso l'ordinanza con la quale ha ordinato alla Società Enel s.p.a. di presentare, entro gg. 30 dal ricevimento della stessa, il piano di caratterizzazione previsto dalla normativa vigente (allegato 2 — Parte IV, Titolo V del decreto legislativo n. 152 del 2006).
  Arpa Umbria, il 16 marzo 2017, ha segnalato ai sensi dell'articolo 244, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006, il superamento delle CSC nelle acque sotterranee di 5 pozzi privati in aggiunta a quelli già oggetto di precedenti comunicazioni, relativamente ai parametri Solfati, Boro, Selenio, Manganese, Ferro, Fluoruri, Alluminio.
  La Società Enel s.p.a., con nota del 23 marzo 2017, ed in riscontro alle predette Diffida e Ordinanza emesse dalla Provincia di Perugia, ha comunicato che le aree ove sono situate le macchine escavatrici sono sottoposte a sequestro penale e che la stessa società ha avanzato richiesta di autorizzazione alla competente procura della Repubblica per lo svolgimento delle operazioni riguardanti la messa in sicurezza del sito. Nella stessa nota, l'ENEL S.p.A. ha segnalato che è in corso la predisposizione del Piano di caratterizzazione e che lo stesso documento sarà trasmesso entro i termini imposti.
  La regione Umbria, sulla base delle segnalazioni inoltrate da Arpa Umbria, ha invitato la provincia di Perugia a comunicare i risultati delle attività poste in essere ai sensi dell'articolo 244, comma 2 del decreto legislativo n. 152 del 2006, anche ai fini dell'attivazione delle procedure previste dall'articolo 250 dello stesso decreto legislativo che prevede il potere sostitutivo del comune interessato dalla contaminazione.
  Alla luce dell'esito delle ulteriori indagini in corso da parte di Arpa Umbria finalizzate a perimetrare l'area interessata da tale contaminazione, nonché delle indagini da parte della provincia di Perugia per l'individuazione del soggetto/soggetti responsabili della contaminazione, dovranno essere adottate dal soggetto/i obbligato/i le procedure amministrative dettate dall'articolo 242, comma 3 e seguenti del decreto legislativo n. 152 del 2006.
  La regione comunica, infine, che ha provveduto a chiedere ulteriori contributi informativi all'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente — Arpa Umbria, la quale ha comunicato che sta effettuando indagini su tale problematica a seguito di delega dell'autorità giudiziaria e pertanto differisce l'accesso ai dati/informazioni richiesti, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 329 del codice di procedura penale, precisando, in ogni caso, che si potrà richiedere apposito nulla osta alla competente autorità giudiziaria. Fanno eccezione le informazioni già inviate all'amministrazione regionale e già sopra esposte, relativamente alla contaminazione di acque sotterranee, per le quali l'autorità giudiziaria ha autorizzato Arpa alle dovute comunicazioni.
  Ad ogni modo, per quanto di competenza, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare continuerà a tenersi informato e a mantenere alto il livello di attenzione sulla questione, anche al fine di un eventuale confronto di altri soggetti istituzionali.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

malattia

cancro

inquinamento del suolo