ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13360

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 633 del 07/06/2016
Firmatari
Primo firmatario: BRUNO BOSSIO VINCENZA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 06/06/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 06/06/2016
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13360
presentato da
BRUNO BOSSIO Vincenza
testo di
Martedì 7 giugno 2016, seduta n. 633

   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:
   per quanto risulta all'interrogante il 29 aprile 2016, intorno all'una di notte, si è suicidato il detenuto Maurilio Pio Morabito, 46 anni, di Reggio Calabria, presso la casa circondariale di Paola, in provincia di Cosenza, ove si trovava ristretto da circa un mese, dopo essere stato trasferito dalla casa circondariale «Arghillà» di Reggio Calabria; il Morabito, con problemi di tossicodipendenza, era stato tratto in arresto in data 1o marzo 2016, per espiare una pena detentiva di 4 mesi di reclusione ed infatti, la sua dimissione dall'Istituto, era prevista per il 30 giugno 2016;
   dalle informazioni acquisite, anche grazie ad una visita ispettiva effettuata il 4 maggio 2016 da una delegazione dei Radicali Italiani nei giorni successivi al decesso del Morabito, quest'ultimo avrebbe posto in essere il gesto autosoppressivo mediante impiccagione, utilizzando una coperta, che è stata annodata a forma di cappio alla grata della finestra della cella, nel reparto di isolamento, del predetto, istituto penitenziario che ospita 182 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 182 posti; la delegazione radicale, nell'ambito della suddetta visita, ha potuto verificare che la cella n. 9 in cui si è impiccato il Morabito era «liscia» cioè priva dell'arredo ministeriale, sporca e maleodorante e che il citato detenuto non era stato sottoposto a «sorveglianza a vista» nonostante, già in altre occasioni, avesse manifestato propositi suicidiari e compiuto vari atti autolesionistici, nonché distrutto due celle, una delle quali mediante l'incendio di un materasso posta nel primo reparto detentivo e l'altra nel reparto di isolamento dirimpetto alla cella in cui si è impiccato;
   sul decesso del Morabito, la procura della Repubblica presso il tribunale di Paola, competente per territorio, a seguito della denuncia dei familiari dell'uomo, ha aperto un procedimento penale, al momento nei confronti di ignoti, per il delitto di istigazione o aiuto al suicidio previsto e punito dall'articolo 580 del codice penale al fine di appurare le cause, le circostanze e le modalità del decesso; infine, la predetta autorità giudiziaria, oltre ad aver disposto l'acquisizione dei filmati delle telecamere di sorveglianza presenti nel reparto detentivo, ha anche ordinato l'esame autoptico sulla salma del Morabito (effettuato in data 7 maggio 2016), affidando l'incarico al medico legale Dottore Mario Matarazzo, che relazionerà dettagliatamente in merito entro 90 giorni;
   dall'inizio del 2016 ad oggi, oltre al suicidio di Maurilio Pio Morabito avvenuto presso la casa circondariale di Paola il 29 aprile 2016, si sono verificati altri 12 suicidi e, nello specifico, 1 nella casa circondariale di Genova Marassi, il 22 gennaio 2016, 1 nella casa circondariale di Siracusa il 28 gennaio 2016, 1 nella casa circondariale di Bologna il 10 febbraio 2016, 1 nella casa circondariale di Reggio Emilia il 13 febbraio 2016, 1 nella casa circondariale di Porto Azzurro il 14 febbraio 2016, 1 nella casa circondariale di Bari il 16 febbraio 2016, 1 nella casa circondariale di Verona il 4 febbraio 2016, 3 nella casa circondariale di Napoli Poggioreale il 15 marzo, il 30 marzo ed il 26 aprile 2016; 1 nella casa circondariale di Velletri il 13 aprile 2016 ed 1 nella casa circondariale di Belluno il 8 maggio 2016; suicidi tutti avvenuti per impiccamento tranne uno, quello verificatosi nell'Istituto di Napoli Poggioreale il 15 marzo 2016, causato per avvelenamento (il detenuto è morto, dopo aver ingerito una dose massiccia di medicinali che gli erano stati somministrati nel corse delle settimane precedenti e che invece non aveva mai ingerito) mentre altri 21 detenuti sono morti per malattia, assistenza sanitaria disastrata, overdose o per cause ancora da accertare. Complessivamente, in questi mesi del 2016, i detenuti morti nei penitenziari sono stati 34, di cui 13 per suicidio; dal 2000 ad oggi, invece, i «morti di carcere» sono stati 2.527, 900 dei quali per suicidio; ogni anno, più di 100 detenuti muoiono in cella, di questi 50 o di 60 si suicidano: numeri drammatici che da almeno 15 anni sono pressoché stabili (nel 2000, 165 morti, 61 suicidi; nel 2001, 177 morti, 69 suicidi; nel 2002, 160 morti, 52 suicidi; nel 2003, 157 morti, 57 suicidi; nel 2004, 156 morti, 52 suicidi; nel 2005, 172 morti, 57 suicidi; nel 2006, 134 morti, 50 suicidi; nel 2007, 123 morti, 45 suicidi; nel 2008, 142 morti, 46 suicidi; nel 2009, 177 morti, 72 suicidi; nel 2010, 184 morti, 66 suicidi; nel 2011, 186 morti, 66 suicidi; nel 2012, 154 morti, 60 suicidi; nel 2013, 153 morti, 49 suicidi; nel 2014, 132 morti, 44 suicidi e nel 2015, 122 morti e 43 suicidi);
   la maggior parte dei suicidi che avvengono negli stabilimenti penitenziari si è verificata nei reparti di isolamento e, ancor di più, nelle «celle lisce», cioè celle completamente vuote, (come quella in cui il Morabito è stato collocato, per diversi giorni, in condizioni al limite della tollerabilità, nella casa circondariale di Paola) nonostante, da tempo, tali pratiche (collocazione dei detenuti in isolamento ed in celle lisce), secondo gli esperti, siano ritenute «assolutamente controproducenti» poiché pur togliendo dalla cella tutto ciò che potrebbe essere usato dai detenuti per suicidarsi, il modo di farlo lo trovano lo stesso;
   in tanti istituti penitenziari, come l'interrogante ha già avuto modo di denunciare al Governo, con l'interrogazione a risposta in commissione n. 5/03559 presentata il 16 settembre 2014 nella seduta n. 291 – relativa alla visita ispettiva effettuata alla casa di reclusione di Rossano – rimasta allo stato inevasa, nonostante il decorso dei termini previsti per la risposta dall'articolo 133, comma 3, del regolamento della Camera dei deputati nonché durante l'audizione del capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziario, Dottor Santi Consolo davanti alla Commissione bicamerale Antimafia, l'utilizzo del reparto e dell'istituto dell'isolamento in modo difforme dalla normativa vigente in materia ed in particolare modo dall'articolo 33 dell'orientamento penitenziario, che consente tale misura esclusivamente per motivi giudiziari, sanitari o disciplinari. Ed infatti, in proposito, più volte, è intervenuto lo stesso dipartimento dell'amministrazione penitenziaria con delle circolari rivolte ai direttori degli istituti penitenziari per invitarli ad utilizzare il reparto e l'istituto dell'isolamento nei soli casi prefissati dal legislatore, disapprovando, peraltro, la prassi di «assegnare» in tale reparto, detenuti che, come il Morabito, denunciano divieti di incontro con la popolazione detenuta per condizioni personali ovvero per ragioni detentive e/o processuali. In tali occasioni, detti detenuti sono trattenuti presso le sezioni di isolamento anche per molto tempo in condizioni di gravissimo disagio fisico e psicologico e conseguente esposizione a rischio suicida serio ed attuale. Il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, proprio per evitare tali situazioni, ha provveduto ad istituire in ogni regione, uno o più istituti penitenziari, dotati di apposite sezioni senza che alcuna iniziativa di gestione e trattamento sia preclusa anche verso tali detenuti che chiedono di essere «isolati» per giustificate ragioni che consigliano di adottare cautele per la protezione della sua incolumità personale; in tal caso, la direzione dell'istituto, deve disporre l'assegnazione ad una cosiddetta «Sezione Protetta»; nelle vicinanze dell'istituto penitenziario di Paola, una delle predette sezioni esiste ed è attiva presso la casa circondariale «Rosetta Sisca» di Castrovillari;
   risulta all'interrogante che, con alcune missive, il detenuto Morabito, abbia chiesto alla direzione della casa circondariale di Paola, di poter essere trasferito in uno dei predetti reparti «Protetti» poiché aveva fondato timore di essere vittima di aggressioni, avendo ricevuto minacce di morte conseguenti a non meglio precisati fatti occorsi quando era ristretto presso la casa circondariale di Arghillà di Reggio Calabria; inoltre, per come riferito dai familiari dell'uomo, numerose sarebbero state le richieste di colloquio al direttore della casa circondariale di Paola e mai tenute in considerazione dallo stesso in violazione di quanto prescrive al riguardo il regolamento di esecuzione dell'ordinamento penitenziario che, all'articolo 75, comma 1, prevede che, tra gli altri, anche il direttore dell'istituto debba offrire a tutti i detenuti di entrare direttamente in contatto con questi e che ciò debba avvenire con periodici colloqui individuali;
   a giudizio dell'interrogante i fatti esposti nel presente atto di sindacato ispettivo richiedono doverosi accertamenti dal momento che il Signor Maurilio Pio Morabito, detenuto nella casa circondariale di Paola, era affidato alla custodia dello Stato –:
   se e di quali informazioni disponga il Ministro interrogato in ordine ai fatti di cui in premessa rappresentati, anche con riferimento ai casi specifici segnalati, e se questi corrisponda al vero;
   se non ritenga, in via cautelativa, di assumere le iniziative, per quanto di competenza, nel rispetto dell'attività della procura della Repubblica presso il tribunale di Paola, volte ad avviare una indagine amministrativa interna al fine di chiarire la causa, le circostanze e le modalità del decesso del detenuto Morabito ed appurare se nei confronti dello stesso siano state messe in atto tutte le misure di sorveglianza custodiale e sanitaria, previste e necessarie, e quindi se non vi siano responsabilità disciplinarmente rilevanti in capo al personale dell'amministrazione penitenziaria;
   quali siano le motivazioni che hanno condotto all'improvviso trasferimento del Morabito dalla casa circondariale di Arghillà di Reggio Calabria alla casa circondariale di Paola chiarendo, altresì, per quali ragioni, il predetto detenuto non sia stato trasferito, sin da subito o comunque dopo le sue richieste, presso altro istituto penitenziario dotato di reparti «protetti» visto che era stato gravemente minacciato ed aveva fondato timore di essere aggredito invece di essere tenuto a giudizio dell'interrogante, impropriamente, nel reparto di isolamento della casa circondariale di Paola;
   se e quali problemi di salute presenta il detenuto Morabito all'atto della visita obbligatoria di primo ingresso presso la casa circondariale di Arghillà di Reggio Calabria e poi presso quella di Paola, ricavabili dal suo diario clinico e se risulti se lo stesso, durante tutto il periodo detentivo, sia stato adeguatamente assistito dal punto di vista sanitario; se intenda chiarire, infine, se lo stesso fosse sottoposto a particolari trattamenti terapeutici per le sue condizioni personali;
   se risulti veritiero il fatto che il detenuto Morabito abbia chiesto, più volte, di poter avere un colloquio col direttore della casa circondariale di Paola e che le sue istanze siano rimaste tutte inevase;
   se risulti che, il direttore della casa circondariale di Paola offra, con particolare frequenza, ai detenuti la possibilità di poter aver con lo stesso dei periodici colloqui individuali e se e quante volte il predetto si sia recato ad ispezionare i locali ove sono ristretti i medesimi, anche tramite la visione delle annotazioni apposte negli appositi registri previsti dalla normativa;
   per quali motivi, il signor Morabito, sia stato recluso nell'istituto di cui in premessa visto che la pena da espiare era di soli 4 mesi di reclusione e se, in ogni caso, se corrisponde al vero che questi abbia presentato istanza alla competente magistratura di sorveglianza per la concessione di una misura alternativa alla detenzione prevista dall'ordinamento penitenziario (detenzione domiciliare, affidamento, e altro) ed in caso affermativo, per quali ragioni, gli sia stata negata –:
   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per assicurare che l'isolamento nei confronti dei detenuti venga disposto solo ed esclusivamente in circostanze eccezionali e, comunque, nei soli casi tassativi previsti dal legislatore, proibendo all'amministrazione penitenziaria di utilizzare sezioni o reparti di isolamento per altri motivi in applicazione di quanto disposto dall'articolo 73 del regolamento di esecuzione penitenziaria e se non ritenga, altresì, di dover intervenire con urgenza per emanare delle direttive soprattutto per quanto attiene l'esecuzione dell'isolamento, poiché, ancora oggi, come accertato dalla delegazione radicale nella casa circondariale di Paola, esistono delle «celle lisce», prive di ogni suppellettile, in cui vengono collocati i detenuti che, invece, dovrebbero essere posti secondo l'interrogante in «camere ordinarie» che presentino le caratteristiche indicate dall'articolo 6 dell'ordinamento penitenziario. (4-13360)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

suicidio

stabilimento penitenziario

detenuto