ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/12259

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 577 del 25/02/2016
Firmatari
Primo firmatario: RIZZO GIANLUCA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 25/02/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI delegato in data 25/02/2016
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 05/04/2016

SOLLECITO IL 29/06/2016

SOLLECITO IL 29/09/2016

SOLLECITO IL 08/03/2017

SOLLECITO IL 22/05/2017

SOLLECITO IL 09/11/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-12259
presentato da
RIZZO Gianluca
testo di
Giovedì 25 febbraio 2016, seduta n. 577

   RIZZO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti . — Per sapere – premesso che:
   l'invaso di Pietrarossa, progettato nel lontano 1988 e finanziato dall'ex Cassa per il Mezzogiorno, per un costo complessivo di 145 miliardi di lire, come opera strategica destinata a irrigare le campagne di mezza Sicilia oggi può annoverarsi tra le grandi «incompiute» siciliane;
   il serbatoio, progettato per una capacità totale d'invaso di 45 milioni di metri cubi, aveva la finalità di distribuire un volume utile di 35 milioni di metri cubi oltre che di incrementare la disponibilità idrica della diga di Ogliastro per soddisfare le necessità irrigue di vaste aree (circa 22.000 ettari) della Piana di Catania ricadenti tra le valli dei fiumi Margherito e Gornalunga e prevalentemente nei comuni di Aidone, Ramacca, Castel di ludica, Grammichele, Mineo, Palagonia, Scordia, Francofonte e Lentini;
   destinare all'uso irriguo i volumi regolati da tale sistema idrico, consentiva peraltro di liberare per l'uso potabile corrispondenti volumi di acque sotterranee, che in Sicilia vengono purtroppo, in larga misura, utilizzate in modo improprio per l'agricoltura; in data 8 maggio 1986, a seguito del voto n. 15 della delegazione speciale ex Casmez del Consiglio superiore lavori pubblici, il progetto della diga di Pietrarossa fu finanziato per un importo totale di lire 145.506.563.874 e affidato, quale ente appaltante, al Consorzio di bonifica di Caltagirone (oggi Consorzio di bonifica 7 Caltagirone) e appaltato al raggruppamento Lodigiani-Cogei (in seguito assorbito dall'Impregilo); i lavori di costruzione della diga sono iniziati il 16 febbraio 1989 e il 19 maggio 1993 sono stati sospesi a causa della necessità di eseguire interventi necessari alla sistemazione del pendio in frana, in sponda destra, indispensabili per la funzionalità dell'opera; il 15 maggio 1997 i lavori sono stati ripresi per poi essere nuovamente sospesi in data 20 ottobre 1997 a causa di un ordine di sospensione della Soprintendenza dei beni culturali di Enna per la presenza nell'area d'invaso di un sito archeologico oggetto di vincolo ai sensi della legge n. 1089 del 1939;
   alla data di sospensione dei lavori la diga era realizzata per circa il 95 per cento e mancano circa 6 metri al suo completamento;
   la mancata risoluzione, da parte del Governo regionale, del conflitto d'interessi che si è creato tra l'interesse archeologico e quello idrico non ha consentito di completare la diga e, quindi, di arrecare benefici alle popolazioni per le quali era stata finanziata, né ha consentito di poter fruire del sito archeologico che, trovandosi in prossimità dell'alveo, è sistematicamente sommerso di acqua durante le stagioni particolarmente piovose; uguale sorte subisce la viabilità a valle con conseguenti problemi di sicurezza pubblica; a tutto quanto sopra descritto, occorrerà aggiungere il danno all'erario che si è comunque già verificato, qualunque sia la decisione che sarà adottata; danno che è suscettibile di nuova lievitazione quanto più tardi interverrà detta decisione; ancora più rilevante è il pericolo incombente che può rivelarsi in parte grave in funzione dell'intensità degli eventi atmosferici e collegati alla possibilità degli organi di scarico di smaltire tutta l'acqua invasata; in tale scenario potrebbe non essere possibile escludere, con certezza, la tracimazione dell'opera che si rivelerebbe devastante per le popolazioni a valle, unitamente al danno ambientale che potrebbe verificarsi, in modo irreversibile, se non si risolve il citato conflitto d'interessi in modo da poter consentire l'adozione dei necessari provvedimenti;
   il completamento dell'invaso, al confine fra la provincia di Enna e il Calatino-Sud Simeto, è, infatti, fermo, benché in grado di garantire risorse fondamentali per l'utilizzo a fini irrigui in un territorio, come quello isolano, sempre più a rischio di desertificazione;
   l'opera, così come concepita, raggiungerebbe insieme alla traversa sul fiume Dittaino e alla Diga Ogliastro (Don Sturzo) una capacità complessiva di circa 150 milioni di metri cubi d'acqua, risolvendo definitivamente ogni problema di siccità in un'area di circa 22 mila ettari, compresa tra la Piana di Catania, l'area di Lentini e il Calatino-Sud Simeto;
   nel 1993, a seguito del rinvenimento di un insediamento risalente all'epoca romana, i lavori sono stati interrotti; dal 1997, dopo un breve periodo di ripresa di circa 10 mesi, i lavori sono fermi, sia sul fronte degli scavi archeologici sia su quello del completamento dell'invaso;
   con nota del 28 febbraio 2014 il direttore del consorzio di bonifica 7 Caltagirone e ingegnere responsabile della diga Don Sturzo e della Diga Pietrarossa, dottor Fabio Bizzini, comunicava alle prefetture di Catania ed Enna e alla presidenza della regione siciliana e all'assessorato regionale all'agricoltura come il consorzio, da 17 anni, abbia potuto operare esclusivamente per garantire la costanza delle condizioni di officiosità degli scarichi profondi che consentono al fiume Pietrarossa di attraversare lo sbarramento intubandosi nella galleria dello scarico di fondo e che l'enorme area dell'invaso, con un perimetro di decine di chilometri non recintato, poteva e può essere governata e vigilata solo con l'opera ’in funzione o con un cantiere regolarmente impiantato. L'abbandono del cantiere da parte dell'impresa e l'incompiutezza dell'opera determinano l'impossibilità di contrastare adeguatamente furti, danneggiamenti e accessi abusivi tutti regolarmente denunciati alle autorità competenti;
   la missiva rilevava inoltre che di fronte ad uno scenario idrologico eccezionale l'incompletezza dell'opera costituirebbe fonte di gravissimo pericolo per i territori a valle e che tale scenario non è evitabile con alcun intervento provvisorio ma solo con il completamento della diga;
   per il completamento dell'opera, già realizzata al 95 per cento, occorrerebbero ulteriori 50 milioni di euro per come risulta già agli atti del assessorato dell'agricoltura della regione siciliana;
   la direttiva dell'allora Presidente del Consiglio dei ministri D'Alema 4 agosto 1999 «Applicazione della procedura di valutazione d'impatto ambientale alle dighe di ritenuta» al fine di conseguire l'ottimale utilizzazione delle risorse idriche e superare ogni incertezza normativa in materia di valutazione dell'impatto ambientale ha inserito Diga Pietrarossa nell'elenco delle dighe per le quali, in considerazione dell'avanzatissimo stato dei lavori, la procedura di valutazione d'impatto ambientale non sia ipotizzabile; per le opere ricadenti nell'elenco, infatti, l'attivazione della procedura – che per sua natura si riferisce al momento progettuale – non potrebbe comunque assolvere lo scopo cui è diretta giacché l'impatto ambientale si è già determinato con l'inizio della fase realizzativa;
   assolutamente insufficienti sono i finanziamenti statali e regionali in materia di grandi dighe; gli ultimi contributi regionali al consorzio di bonifica 7 Caltagirone per la gestione delle dighe risalgono all'anno 2008 con il finanziamento delle perizie per la custodia e vigilanza nell'ambito delle risorse finanziarie assegnate ai sensi dell'articolo 87 della legge regionale n. 17 del 2004;
   da anni gli agricoltori, che vivono il dramma legato alla mancanza d'acqua, si battono per vedere ultimato il restante 5 per cento dell'invaso, opera considerata strategica non solo per lo sviluppo agricolo ma anche per le sue ricadute occupazionali. Il 95 per cento dell'opera, infatti, è stato realizzato con l'impiego medio di 200 unità di lavoratori da parte delle due ditte aggiudicatarie che si sono succedute negli anni;
   sono enormi i fondi pubblici spesi (oggi sarebbero 70 milioni di euro) per un'opera rimasta incompiuta da quasi 20 anni, nel disinteresse totale del Governo regionale sia per il completamento della diga che per il recupero e la valorizzazione dei reperti archeologici rinvenuti in località Casalgismondo –:
   se intenda farsi promotore di un tavolo di lavoro tra la direzione generale dighe del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la regione e il Consorzio di bonifica 7 Caltagirone per definire rapidamente modalità e tempi utili al completamento dei lavori dell'invaso Pietrarossa e alla tutela dell'interesse archeologico in funzione delle decisioni del Governo della regione siciliana;
   come intenda sostenere finanziariamente, per quanto di competenza, la risoluzione del contenzioso pendente in carico ad oggi al Consorzio di bonifica 7 Caltagirone dovuto al mancato completamento dell'opera;
   come intenda recuperare le risorse finanziare necessarie al completamento dell'opera, attingendo anche ai fondi per le opere incompiute e per il dissesto idrogeologico. (4-12259)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

risoluzione

impatto ambientale

archeologia