ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11823

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 557 del 28/01/2016
Firmatari
Primo firmatario: MAESTRI ANDREA
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Data firma: 28/01/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 28/01/2016
BALDASSARRE MARCO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 28/01/2016
BECHIS ELEONORA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 28/01/2016
BRIGNONE BEATRICE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 28/01/2016
CIVATI GIUSEPPE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 28/01/2016
MATARRELLI TONI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 28/01/2016
PASTORINO LUCA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 28/01/2016
SEGONI SAMUELE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 28/01/2016
TURCO TANCREDI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 28/01/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 28/01/2016
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 06/07/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11823
presentato da
MAESTRI Andrea
testo di
Giovedì 28 gennaio 2016, seduta n. 557

   ANDREA MAESTRI, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS, BRIGNONE, CIVATI, MATARRELLI, PASTORINO, SEGONI e TURCO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:
   secondo i dati elaborati dall'osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre, sulla base dei recentissimi dati pubblicati dall'Inail nella sezione statistica Open Data, sono 1172 le vittime registrate sul lavoro da gennaio a dicembre 2015, 1072 uomini e 100 donne, fra questi 138 lavoratori sono stranieri (il 15,7 per cento del totale). Un'inquietante media di 98 infortuni mortali al mese (24 alla settimana e più di tre al giorno);
   lo scenario diventa ancor più drammatico nel confronto con il 2014, perché l'incremento della mortalità registrato è del 16 per cento (163 morti in più); ed arriva al per cento l'aumento dei decessi nella rilevazione degli incidenti mortali avvenuti in occasione di lavoro (erano 746 nel 2014 e 878 nel 2015). Mentre quelli in itinere sono passati da 263 a 294 (+12 per cento);
   è la Lombardia ad indossare la maglia nera con il più elevato numero di vittime in occasione di lavoro (124 decessi); seguono: la Campania (87), la Toscana (79), il Lazio (76), il Veneto (71); l'Emilia Romagna (69), il Piemonte (66), la Sicilia (62), la Puglia (57). E poi ancora: le Marche (29), l'Abruzzo (28), l'Umbria (22), la Calabria (21), il Trentino Alto Adige e la Liguria (19), il Friuli Venezia Giulia (15), la Sardegna (12), il Molise e la Basilicata (11). Mentre l'indice di rischio più elevato rispetto alla popolazione lavorativa viene registrato in Molise (110,6) contro una media nazionale di 39,2. Seguono Umbria (61,4) e Basilicata (61,1);
   il settore più colpito dalle morti sul lavoro è quello delle costruzioni con 132 vittime pari al 15 per cento del totale degli infortuni mortali sul lavoro. Seguito dalle attività manifatturiere (109 decessi) e dal trasporto e magazzinaggio (91). Più della metà delle vittime rilevate in occasione di lavoro aveva un'età compresa tra i 45 e i 64 anni (485 morti);
   secondo l'Osservatorio indipendente di Bologna, che è attualmente l'unico in Italia a monitorare tutti i morti per infortuni sul lavoro, nessuno escluso e indipendentemente dal lavoro che svolge la vittima, o che disponga o meno di un'assicurazione, i morti per infortuni sui luoghi di lavoro non sono mai stati così tanti da quando il 1o gennaio 2008 è stato aperto l'osservatorio;
   infatti, dai dati a disposizione dell'Osservatorio indipendente di Bologna alla data del 15 settembre, dall'inizio dell'anno ammontava a 478 il numero dei morti per infortuni sui luoghi di lavoro. Erano 457 il 15 settembre del 2014 (+4,6 per cento), 437 lo stesso giorno del 2008 (+8,6 per cento). In questi anni nessun calo i semmai aumenti proporzionati all'enorme numero di lavoratori che ha perso il lavoro da quell'anno. I morti si sono solo trasferiti da categorie protette ad altre che non lo sono o che hanno un'assicurazione diversa dall'Inail;
   anche l'Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro) si è espressa sui dati dell'Inail, aggiornati al periodo gennaio-novembre, dichiarando che, anche se negli undici mesi del 2015 il numero complessivo degli infortuni sul lavoro risulta in calo di circa 24.000 unità rispetto ai primi undici mesi del 2014 (582.500 nel 2015 contro i 606.500 circa del 2014, il 4 per cento in meno), è preoccupante la crescita delle morti per incidenti sul lavoro;
   per quanto riguarda le malattie professionali, prosegue l'Anmil, negli undici mesi del 2015 risulta che sono state notificate 54.372 denunce contro le 52.892 dello stesso periodo del 2014, con un incremento del 2,8 per cento: «sembra pertanto rallentare la corsa ininterrotta alla denuncia di patologie professionali iniziata dal 2008 a ritmi elevatissimi. A partire da quell'anno ad oggi, infatti, si è registrato un aumento di oltre 1'80 per cento delle denunce: quasi 25.000 in più nel giro di pochi anni». Alla base di questa crescita vorticosa sono le patologie muscolo-scheletriche che anche nel 2015 sono aumentate in misura molto superiore alla media, passando dalle 30.500 circa del periodo gennaio-novembre 2014 alle 32.300 dello stesso periodo 2015 con un incremento di quasi 2.000 unità corrispondente al 5,7 per cento in più. Per le malattie professionali «tradizionali» più diffuse si registra, invece, una sostanziale stabilità o diminuzioni molto contenute;
   è doveroso ricordare, inoltre, che l'indice occupazionale non ha nessun valore statistico, a morire sono soprattutto lavoratori atipici, in nero, partite iva e agricoltori;
   diventa sempre più indispensabile invocare controlli più diffusi e severi e, senza alcun dubbio, pene certe e processi più veloci per gli evasori della sicurezza sul lavoro;
   a seguito di questi drammatici dati è bene considerare una delle novità contenute in uno dei decreti correlati all'attuazione del « Jobs Act» (legge 10 dicembre 2014, n. 183), che riguarda l'abrogazione del registro infortuni, un documento riepilogativo finalizzato a fornire dati sull'andamento del fenomeno infortunistico all'interno delle imprese, per la prevenzione e la vigilanza;
   l'abrogazione sarebbe dovuta avvenire a seguito dell'istituzione del SINP, il sistema informativo nazionale per la prevenzione e malattie professionali;
   il SINP, previsto dall'articolo 8 del decreto legislativo 81 del 2008, è stato costituito dai Ministeri del lavoro e della salute, dell'interno, dalle regioni e province autonome di Trento e Bolzano, Inail, Ipsema, Ispesl, con il supporto del Cnel e il contributo di organismi paritetici e istituti di settore. Un apposito decreto interministeriale (da emanare entro 180 giorni dall'entrata in vigore del decreto legislativo 81 del 2008) ne avrebbe dovuto disciplinare l'attuazione con le disposizioni tecniche per la realizzazione, il funzionamento, il trattamento dei dati, le modalità di coinvolgimento delle forze armate e di polizia;
   il SINP, purtroppo, rappresenta ad oggi una delle principali carenze della nostra normativa: il decreto interministeriale, dal 2008, non è mai stato emanato;
   obiettivo del SINP sarebbe dovuto essere quello di fornire dati per indirizzare, organizzare, stabilire e valutare l'efficacia delle attività di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e per orientare le attività di vigilanza;
   il decreto legislativo 151 del 2015 prevedeva la soppressione del riferimento al registro infortuni nell'articolo 53 del decreto legislativo 81 del 2008 è, in coordinamento con quanto previsto all'articolo 21, comma 4, l'abolizione dell'obbligo di tenuta del registro infortuni a decorrere dal novantesimo giorno successivo all'entrata in vigore del decreto 151 del 2015, avvenuta il 24 settembre 2015. Dunque l'abolizione è effettiva dal 23 dicembre 2015;
   l'aver anticipato l'abrogazione del registro infortuni prima del decreto ministeriale ex articolo 8 del decreto legislativo 81 del 2008 e dell'operatività del SINP, rappresenta un atto in grado di diminuire le strategie di prevenzione e di vigilanza in materia di salute e sicurezza –:
   se i dati allarmanti diffusi dall'INAIL e da vari organismi di settore sull'aumento degli infortuni mortali sul lavoro narrati in premessa corrispondano al vero, se ne sia a conoscenza e, nell'eventualità positiva, quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere per far fronte al ritardo nell'emanazione del Decreto ministeriale per l'operatività del SINP che è concausa dei fatti descritti e se, in mancanza del sistema informatico previsto dall'ordinamento giuridico e non ancora realizzato, non ritenga opportuno assumere iniziative per far slittare la data dell'abrogazione del registro infortuni presso le aziende. (4-11823)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

infortunio sul lavoro

mortalita'

prevenzione delle malattie