ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11204

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 525 del 19/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: PALAZZOTTO ERASMO
Gruppo: SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 19/11/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MARCON GIULIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 19/11/2015
DURANTI DONATELLA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 19/11/2015
PIRAS MICHELE SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 19/11/2015
FAVA CLAUDIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 19/11/2015
GALLI CARLO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 19/11/2015
SCOTTO ARTURO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 19/11/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
  • MINISTERO DELLA DIFESA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 19/11/2015
Stato iter:
09/02/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 09/02/2016
DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 09/02/2016

CONCLUSO IL 09/02/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11204
presentato da
PALAZZOTTO Erasmo
testo di
Giovedì 19 novembre 2015, seduta n. 525

   PALAZZOTTO, MARCON, DURANTI, PIRAS, FAVA, CARLO GALLI e SCOTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa . — Per sapere – premesso che:
   il giorno 19 novembre 2015, poco prima delle 19 è atterrato in Arabia Saudita un cargo carico di bombe MK-80, fabbricate in Sardegna e partito dall'aeroporto di Cagliari. È la seconda spedizione nel giro di tre settimane, da un aeroporto civile e che avviene secondo gli interroganti in modo non conforme a quanto disposto dalla legge n. 185 del 1990 sull’export di armi. Queste armi sono probabilmente destinate a finire in Yemen;
   dalla rotta (non si riesce a tracciare completamente la fase finale del percorso), sembra proprio che la destinazione sia Ta'if, città sede di una base militare saudita, esattamente come già successo il 29 ottobre 2015. Si tratta di ordigni prodotti a Domusnova dalla RWM Italia, inviati a un Paese che è evidentemente in guerra e viola i diritti civili e quindi, secondo quanto previsto dalla legge n. 185 del 1990 le armi all'Arabia Saudita non potrebbero essere vendute;
   secondo quanto risulta agli interroganti questa è la terza volta, dopo la spedizione via mare di maggio, su cui è stata presentata una interrogazione – la numero 4-09775 – che non ha ricevuto ancora nessuna risposta, e quella aerea, sempre dall'aeroporto civile di Cagliari, della notte del 29 ottobre 2015;
   le Nazioni Unite, da mesi riferiscono che in Yemen è in corso una «catastrofe umanitaria» senza precedenti, con oltre 6 mila morti di cui più della metà tra la popolazione civile, 21 milioni di persone, pari all'80 per cento della popolazione, che necessitano di aiuti umanitari e 6 milioni di persone bisognose di assistenza di primo soccorso immediata. Nelle zone abitate da civili in Yemen sono stati ritrovati ordigni inesplosi esportati proprio dalla RWM Italia e sganciati dalla Royal Saudi Air Force;
   in Yemen, è in corso un conflitto senza alcun mandato delle Nazioni Unite e proprio il 16 novembre 2015 il Consiglio europeo si è dichiarato estremamente preoccupato per l'impatto delle ostilità in corso, inclusi i bombardamenti e gli attacchi indiscriminati contro le infrastrutture civili, in particolar, le strutture sanitarie e le scuole;
   questo nuovo carico di bombe, dopo quello partito a fine ottobre 2015, dimostra l'urgenza dell'Arabia Saudita di ricevere forniture da impiegare prontamente in Yemen. Infatti se a maggio (si veda interrogazione 4/09775) gli ordigni potevano viaggiare per mare (con costi inferiori ma tempi maggiori), queste ultime due spedizioni estremamente ravvicinate sono state fatte via aereo, con costi maggiori ma una velocità di consegna estrema;
   la spedizione pare fosse in programma, già per alcuni giorni fa a sembra essere stata rinviata per non farla coincidere con il viaggio del Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi, in Arabia Saudita;
   il Governo era stato informato della spedizione in data 18 novembre 2015 durante il dibattito sulla conversione in legge del cosiddetto «decreto missioni» –:
   per quale ragione il Governo pur essendo a conoscenza della spedizione, non sia intervenuto su una spedizione di armi che a giudizio degli interroganti appare non conforme con le disposizioni della legge n. 185 del 1990;
   quali iniziative urgenti il Governo intenda approntare affinché si fermino immediatamente queste spedizioni di armi, soprattutto in relazione ai Paesi che violano i diritti umani e siano in conflitto, quindi che avvengano in modo non conforme a quanto disposto dalla legge n. 185 del 1990;
   se il Governo non intenda fornire dettagli riguardo a queste spedizioni e se sia a conoscenza delle regioni dove verranno realmente impiegate le armi.
(4-11204)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 9 febbraio 2016
nell'allegato B della seduta n. 565
4-11204
presentata da
PALAZZOTTO Erasmo

  Risposta. — Si segnala, in via preliminare, che la legislazione nazionale di settore (legge n. 185 del 1990 e successive modifiche) prevede che sistematiche e ponderate valutazioni caso per caso vengano effettuate ogniqualvolta le esportazioni di materiali d'armamento riguardino destinazioni sensibili, imponendo di acquisire tutte le necessarie informazioni e garanzie circa l'impiego finale delle forniture, alla luce della tipologia dei materiali in oggetto. La normativa italiana relativa alle autorizzazioni dei materiali di armamento – prevedendo un sistema assai articolato di criteri, procedure e adempimenti – si caratterizza per essere, a livello sia europeo che internazionale, una delle legislazioni più rigorose in materia. Alla luce di queste premesse, il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale non ha autorizzato, di fronte al deteriorarsi della situazione in Yemen, alcun tipo di esportazione verso tale Paese. L'Italia non solo si conforma così all'embargo stabilito dalla risoluzione Onu n. 2216, ma anzi ha sospeso da anni le esportazioni di materiali di armamento verso lo Yemen.
  Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale esamina con rigorosi criteri «caso per caso», in linea con altri Paesi dell'Unione europea di concerto con le altre amministrazioni coinvolte, le istanze di autorizzazione all'esportazione di materiali d'armamento verso la regione. Nella valutazione rientrano anche altri fattori, quali il contributo di un Paese alla lotta al terrorismo internazionale. Come ricordato dal Ministro Gentiloni nel question time in Aula Camera del 26 novembre 2015, l'Arabia Saudita fa parte della coalizione anti-Daesh. Inoltre, a livello internazionale nessun embargo è stato imposto su Riad, né da parte dell'Unione europea sono state adottate misure restrittive verso tale Paese a la coalizione da esso guidata. Dalle consultazioni con gli altri Stati membri risulta anzi che quasi tutti i partner dell'Unione europea continuino ad autorizzare – nell'ambito di una valutazione «caso per caso» – l'esportazione di materiali, in tutte le categorie della lista militare comune europea, verso i Paesi impegnati nell'intervento. Gran Bretagna e Stati Uniti offrono apertamente sostegno logistico all'Arabia Saudita nell'intervento guidato da Riad a seguito di esplicita richiesta del Governo yemenita di Hadi, riconosciuto come legittimo anche dalla suddetta risoluzione n. 2216.
  In tale contesto, appare opportuno sottolineare che sin dall'insorgere del conflitto in Yemen, il Governo italiano, pur riconoscendo le esigenze di sicurezza che hanno mosso l'intervento della coalizione a guida saudita, ha posto al centro della sua attenzione le drammatiche conseguenze del conflitto sulla popolazione civile.
  Allo stato attuale, appare quanto mai urgente trovare una risposta efficace all'emergenza umanitaria e prevenire l'affermazione di organizzazioni jihadiste, quali Daesh e AQAP, che cercano di sfruttare il vuoto di potere per imporsi con il terrore sulla popolazione civile. L'Italia continua pertanto a sostenere con convinzione gli sforzi delle Nazioni unite per porre fine alle ostilità attraverso un accordo tra le parti in conflitto in grado di stabilizzare la situazione e riprendere il processo di transizione.
  Da ultimo, in occasione di una riunione sullo Yemen convocata a margine della recente Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, il Governo italiano ha confermato la fiducia nei confronti dell'inviato Cheikh Amhed. In tale occasione, è stato rivolto un appello al legittimo Governo yemenita e ai Paesi della Coalizione per l'immediata apertura dei porti sul mar Rosso al fine di far giungere gli aiuti umanitari alla popolazione civile. Gli aiuti umanitari verso lo Yemen hanno da sempre costituito un settore prioritario di intervento per l'Italia. Il nostro Paese ha finora erogato 1,5 milioni di euro a favore del Cicr (Comitato internazionale della Croce rossa) per attività di protezione delle fasce più vulnerabili della popolazione. Ulteriori iniziative, per circa 2,3 milioni di euro a valere sulle risorse del Decreto Missioni, saranno realizzate nel 2016 in collaborazione con le agenzie dell'Onu e della famiglia della Croce rossa internazionale.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionaleBenedetto Della Vedova.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

consegna

diritti umani

pronto soccorso