ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10501

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 490 del 25/09/2015
Firmatari
Primo firmatario: SORIAL GIRGIS GIORGIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 25/09/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE 25/09/2015
CHIMIENTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 25/09/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DELL'INTERNO 25/09/2015
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 20/10/2015
Stato iter:
11/03/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 11/03/2016
CASSANO MASSIMO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 25/11/2015

RISPOSTA PUBBLICATA IL 11/03/2016

CONCLUSO IL 11/03/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10501
presentato da
SORIAL Girgis Giorgio
testo di
Venerdì 25 settembre 2015, seduta n. 490

   SORIAL, MASSIMILIANO BERNINI e CHIMIENTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto denunciato dagli avvocati dell'Asgi, Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, e riportato dall'inchiesta de L'Espresso «Migranti del Cara di Mineo, così negli aranceti lo Stato ha creato i caporali», gli ospiti del Centro di accoglienza per i richiedenti asilo (Cara) di Mineo, centro di accoglienza per i richiedenti asilo, non ricevono i documenti previsti dalla legge italiana ed europea e per questo sono costretti a lavorare in «nero» e in condizioni di vera e propria schiavitù, alimentando uno sfruttamento mai visto prima negli agrumeti della zona;
   la direttiva europea prevede che, dopo sei mesi, un richiedente asilo abbia un permesso temporaneo, in modo da poter lavorare regolarmente, ma il permesso non viene consegnato e per ottenerlo bisogna fare ricorso;
   l'omessa comunicazione dei provvedimenti con il quale il questore dispone l'accoglienza è pressoché prassi, poiché tutti i migranti del Cara per avere una risposta alla loro richiesta d'asilo aspettano da uno a due anni, e altrettanti per il ricorso in caso di diniego; inoltre, non viene consegnato l'attestato nominativo e non è disposta neppure la cessazione dell'accoglienza; l'unico documento fornito è il badge, rilasciato dall'ente gestore, ma non ha valore legale;
   come segnalato anche da numerose associazioni tra le quali il Centro Astalli di Catania, gli ospiti del Cara, che sono circa 3000 nonostante la capienza nominale sarebbe di 1800 posti, in mancanza di documenti, non hanno accesso all'assistenza sanitaria e al gratuito patrocinio di un legale e si ritrovano costretti a lavorare in «nero», sfruttati in modo disumano, considerando che la loro manodopera costa meno ancora di quella degli altri immigrati, già fatti oggetto di sfruttamento;
   gli avvocati dell'Asgi hanno presentato numerosi ricorsi contro queste violazioni e hanno inviato una lettera al Ministero dell'interno, ma non hanno ricevuto alcuna risposta;
   anche la Cgil ha segnalato che gli immigrati del centro di accoglienza sono facili vittime dei caporali;
   secondo lo studio di Antonella Elisa Castronovo, dottoranda di ricerca dell'Università di Pisa, pubblicato da una rivista scientifica internazionale, l’Open Journal of Social Sciences, «Il caporalato non esisteva nella zona, è stato letteralmente introdotto col Cara»; infatti «I risultati hanno mostrato implicazioni molto significative nel mercato del lavoro locale»;
   il caporalato è un fenomeno criminale avente ad oggetto lo sfruttamento della manodopera lavorativa, con metodi illegali. Si definisce «caporale» il soggetto che, solitamente nelle primissime ore del giorno, adesca manodopera giornaliera, di solito non specializzata, per farla lavorare abusivamente ed illegalmente in diversi settori; i più diffusi riguardano il lavoro nell'agricoltura (lavoro nei campi) e in cantieri edili abusivi;
   in generale, il termine tende comunque ad indicare una complessa gamma di fenomeni all'interno dei quali si può individuare il lavoro nero, l'evasione contributiva e fiscale, il trasporto abusivo, il lavoro minorile, il mercato delle braccia straniere, tutti fenomeni ascrivibili alla più ampia categoria dello sfruttamento del lavoro, purtroppo, sempre più spesso attigue a forme di vero e proprio neoschiavismo;
   il fenomeno non è nuovo, ma è parte integrante del sistema economico nazionale da diversi decenni, soprattutto per quanto attiene al settore agroalimentare;
   l'estate appena trascorsa ha fatto registrare una serie di eventi tragici e luttuosi collegati allo sfruttamento del lavoro nei campi di raccolta dell'ortofrutta. Tra le cause di certi eventi c’è sicuramente il mancato controllo da parte delle autorità costituite dell'effettiva conformità delle modalità di lavoro alle normative attualmente vigenti, cosa che gli interroganti credono avrebbe sicuramente evitato certe sciagure;
   il caporalato è stato inserito tra i reati perseguibili penalmente nel 2011, essendo considerato un «reato spia» di infiltrazioni criminali nel settore agricolo: si stima che il giro d'affari connesso alle agromafie sia compreso tra i 12 e i 17 miliardi di euro, il 5-10 per cento di tutta l'economia mafiosa, per la maggior parte «giocato» tra la contraffazione dei prodotti alimentari e il caporalato;
   secondo il rapporto «Agromafie e caporalato» pubblicato dal Flai CGIL si tratta di 400 mila lavoratori sfruttati dai caporali. Di questi 100 mila sono in condizioni di grave assoggettamento, definite «paraschiavistiche» dal rapporto: 80 sono gli epicentri dello sfruttamento in Italia e in 55 di questi le condizioni di lavoro risultano «indecenti»; più del 60 per cento dei lavoratori sotto caporale non ha accesso a servizi igienici né all'acqua corrente, mentre il 70 per cento presenta malattie (non segnalate prima dell'inizio della vita nei campi);
   25/30 euro è la paga media per una giornata anche di 12 ore, esattamente il 50 per cento in meno rispetto alla paga prevista dai contratti nazionali, inoltre il caporale chiede ad ogni lavoratore 5 euro per il trasporto sul posto di lavoro, 1,5 euro per una bottiglia d'acqua, 3,5 euro per un panino;
   il ghetto più grande d'Italia, a Rignano Garganico, ospita circa 1000 persone: i braccianti pagano un affitto ai caporali per viverci e sono costretti a farlo perché gli stessi assumono solo gente che abita nel ghetto;
   l'Italia perde 600 milioni di euro all'anno di gettito contributivo in conseguenza del fenomeno del caporalato;
   in vista di un intervento normativo il Governo ha diramato una serie di punti programmatici in base ai quali intervenire per combattere il caporalato, come confisca, intermediazione illecita, responsabilità in solido ed indennizzo alle vittime;
   è opinione degli interroganti che anche la migliore legislazione in materia non abbia valore se non viene seguita da una accurata fase di controllo per l'effettiva attuazione della stessa;
   il decreto legislativo 3 aprile 2004, n. 124 «Razionalizzazione delle funzioni ispettive in materia di previdenza sociale e di lavoro, a norma dell'articolo 8 della legge 14 febbraio 2003, n. 30», al Capo II «competenze delle direzioni del lavoro», articolo 7 «Vigilanza», comma 1, lettera «e», riporta che «il personale ispettivo ha compiti di effettuare inchieste, indagini e rilevazioni, su richiesta del Ministero del lavoro e delle politiche sociali» –:
   in che modo il Governo intenda combattere la piaga del caporalato e se non consideri urgente intervenire per assicurare una più efficace vigilanza specie nelle zone dove i fenomeni esposti in premessa assumono dimensioni particolarmente preoccupanti, anche attraverso il potenziamento degli organismi preposti ai controlli e degli ispettorati del lavoro, al fine di assicurare il rispetto delle normative vigenti ed evitare il ripetersi di simili tragedie;
   se il Governo sia al corrente dei fatti riportati in premessa e se non consideri necessario e urgente intervenire affinché il grave disservizio legato alla mancata consegna dei documenti agli ospiti del Cara di Mineo sia risolto, in modo da estirpare il fenomeno di caporalato che si è innestato su questa situazione di disagio;
   se il Governo non intenda attivare al più presto la funzione indicata dal decreto legislativo 23 aprile 2004, n.124, citata in premessa in modo da permettere un più completo monitoraggio del territorio rispetto al problema del caporalato.
(4-10501)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 11 marzo 2016
nell'allegato B della seduta n. 588
4-10501
presentata da
SORIAL Girgis Giorgio

  Risposta. — Con riferimento all'atto parlamentare in esame, con il quale si richiama l'attenzione del Governo sul fenomeno del caporalato nell'area del Calatino in Sicilia, anche sulla base delle informazioni fornite dal Ministero dell'interno, si rappresenta quanto segue.
  In via preliminare, occorre evidenziare che il Governo, insieme al Parlamento, è fortemente impegnato a contrastare questo deplorevole fenomeno, anche attraverso il coinvolgimento di tutte le istituzioni territoriali e nazionali, delle associazioni di categoria, nonché delle organizzazioni sindacali e dei cittadini stessi.
  Più in particolare, per quanto di competenza, si rappresenta che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali – nell'ambito del documento di programmazione dell'attività di vigilanza per l'anno 2015 – ha pianificato una serie di interventi nel settore agricolo in specifici ambiti regionali, quali la Puglia, la Campania, la Calabria e la Basilicata. La vigilanza è stata programmata e svolta in sinergia con altri soggetti istituzionali (Arma dei carabinieri, Aziende sanitarie locali, Corpo forestale dello Stato, Guardia di finanza), consentendo, in tal modo, di verificare i rapporti di lavoro agricoli sotto diversi profili e valutando, tra l'altro, le possibili connessioni con fatti di reato (ad esempio il traffico di esseri umani).
  In tale quadro di sinergie interistituzionali, costantemente promosse dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, è stato anche stipulato uno specifico protocollo d'intesa con 1'Automobile club d'Italia (Aci) al fine di consentire agli ispettori del lavoro di accedere alla banca dati del P.r.a. per poter verificare, in tempo reale, la titolarità dei mezzi di trasporto utilizzati e confrontare queste informazioni con altre raccolte durante le ispezioni o provenienti dalla consultazione di altre banche dati a disposizione.
  Nel mese di agosto 2015, partendo da una analitica mappatura delle aree geografiche che negli ultimi anni hanno fatto registrare la maggiore concentrazione dei fenomeni di irregolarità, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha dato ulteriore impulso alle attività di contrasto al caporalato ed al lavoro «nero» ed irregolare in agricoltura. L'attività ispettiva si è concentrata, in particolare, in quelle regioni del Paese dove tali problematiche sono più evidenti ed è stata realizzata, anche con il coinvolgimento delle Aziende sanitarie locali, al fine di verificare il rispetto della normativa in materia di sicurezza sul lavoro. A tal proposito, sono state realizzate attività di vigilanza straordinaria nelle aree geografiche interessate da lavorazioni a carattere stagionale e maggiormente colpite da tali fenomeni mediante la costituzione di
task force interprovinciali e interregionali.
  Si precisa che per il 2016 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha predisposto un piano ispettivo mirato e capillare, concordato fra le istituzioni centrali e locali, al fine di contrastare, su tutto il territorio nazionale, il fenomeno in questione.
  Per quanto concerne più specificatamente gli accertamenti condotti nel Calatino dall'Arma dei Carabinieri, il Ministero dell'interno ha reso noto che nei mesi di marzo e settembre 2015 è stato riscontrato l'impiego irregolare di 4 lavoratori extracomunitari – ospiti del centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Mineo – presso un fondo agricolo della zona. All'esito delle indagini, 3 datori di lavoro sono stati deferiti all'Autorità giudiziaria per impiego di lavoratori stranieri privi di permesso di soggiorno.
  Nell'ottica di un rafforzamento delle politiche di contrasto al lavoro irregolare e sommerso in agricoltura, il decreto-legge n. 91 del 2014 ha istituito la Rete del lavoro agricolo di qualità, con la quale si è introdotto un meccanismo che premia, con un minor carico di controlli, le imprese che si contraddistinguono per la regolarità nei vari ambiti dell'attività da esse svolte. Alla Rete del lavoro agricolo di qualità sovraintende una cabina di regia composta da un rappresentante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, del Ministero dell'economia e delle finanze, dell'Inps – che la presiede – e della conferenza delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano. Tale struttura ha il compito di: deliberare sulle istanze di partecipazione alla Rete del lavoro agricolo di qualità: redigere e aggiornare l'elenco delle imprese che partecipano alla Rete del lavoro agricolo di qualità escludendo quelle imprese che perdono i requisiti: formulare proposte al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali in materia di lavoro e di legislazione sociale nel settore agricolo.
  Si evidenzia, altresì, che, con il decreto legislativo n. 149 del 2015, è stato istituito l'Ispettorato nazionale del lavoro che integra in un'unica struttura i servizi ispettivi del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dell'Inps e dell'Inail, determinando, in tal modo, un'ulteriore razionalizzazione e una maggiore efficacia delle ispezioni, evitando una duplicazione di interventi ed una più meditata programmazione dell'attività di vigilanza.
  Di notevole importanza è l'approvazione alla Camera dei deputati del testo – trasmesso al Senato per il relativo esame – delle disposizioni normative nell'ambito del codice antimafia che dispongono la confisca obbligatoria e allargata delle cose utilizzate per commettere il reato e di ciò che ne costituisce il prodotto o il profitto, con la finalità di colpire non solo i caporali, erogatori di servizi criminali alle imprese, ma anche gli imprenditori che illecitamente traggono ricchezza dallo sfruttamento e dalla riduzione in schiavitù.
  Inoltre – dopo l'approvazione in prima lettura al Senato – è all'esame della Commissione XIII della Camera dei deputati l'atto Camera (A.C.) 3119, recante: «Deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo, agroalimentare, della pesca e dell'acquacoltura» (cosiddetto collegato agricoltura) che, all'articolo 30, prevede l'introduzione di una serie di integrazioni e modifiche alla disciplina istitutiva della Rete del lavoro agricolo di qualità. Nello specifico, tale provvedimento prevede che alla Rete del lavoro agricolo di qualità possano aderire – attraverso apposite convenzioni – gli sportelli unici per l'immigrazione, le istituzioni locali, i centri per l'impiego e gli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori in agricoltura.
  Si ricorda che il 13 novembre 2015, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge contenente disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni di lavoro nero e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura. Tale iniziativa legislativa mira a garantire una complessiva e maggiore efficacia dell'azione di contrasto, introducendo modifiche significative in diversi testi normativi al fine di prevenire e colpire in modo organico e mirato tale fenomeno criminale nelle sue diverse manifestazioni.
  Per quanto concerne la consegna dei documenti agli ospiti del Cara di Mineo, il Ministero dell'interno ha reso noto che, anche prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 142 del 2015, l'Ufficio immigrazione della Questura di Catania ha utilizzato la prassi di rilasciare a tutti gli stranieri ospiti del centro, contestualmente all'acquisizione delle dichiarazioni di richiesta di riconoscimento dello
status di rifugiato, un apposito attestato nominativo, che certificava la qualità di richiedente asilo e permetteva allo straniero l'iscrizione al servizio sanitario nazionale. Con l'entrata in vigore del citato decreto legislativo, tale attestato nominativo è stato superato dalla semplificazione documentale introdotta dal comma 3 dell'articolo 4. Infatti, agli stranieri che accedono al Cara, all'atto della richiesta di riconoscimento dello status di rifugiato, viene consegnata la relativa ricevuta, che costituisce permesso di soggiorno provvisorio valido per la durata di sei mesi rinnovabili fino alla definizione della domanda o, comunque, per il tempo in cui gli stranieri sono autorizzati a permanere sul territorio nazionale.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche socialiMassimo Cassano.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

asilo politico

manodopera agricola

direttiva comunitaria