ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10497

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 490 del 25/09/2015
Firmatari
Primo firmatario: D'UVA FRANCESCO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 25/09/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VILLAROSA ALESSIO MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE 25/09/2015
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 25/09/2015
MANNINO CLAUDIA MOVIMENTO 5 STELLE 25/09/2015
DADONE FABIANA MOVIMENTO 5 STELLE 25/09/2015
LUPO LOREDANA MOVIMENTO 5 STELLE 25/09/2015
SARTI GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 25/09/2015
RIZZO GIANLUCA MOVIMENTO 5 STELLE 25/09/2015
CANCELLERI AZZURRA PIA MARIA MOVIMENTO 5 STELLE 25/09/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 25/09/2015
Stato iter:
11/03/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 11/03/2016
BOCCI GIANPIERO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 11/03/2016

CONCLUSO IL 11/03/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10497
presentato da
D'UVA Francesco
testo di
Venerdì 25 settembre 2015, seduta n. 490

   D'UVA, VILLAROSA, LOREFICE, MANNINO, DADONE, LUPO, SARTI, RIZZO e CANCELLERI. — Al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
   in data 11 dicembre 2008, nella zona compresa tra Milazzo e Falcone, si sono verificati, a causa di piogge molto abbondanti, eventi alluvionali di particolare intensità che hanno gravemente colpito tali località, causando ingenti danni e provocando gravissimi disagi alle popolazioni locali;
   il comune di Falcone, in particolare, risultava essere uno dei comuni maggiormente colpiti da tali fenomeni e l'entità dei danni subiti richiedeva l'intervento di ditte esterne che liberassero il centro abitato dai fanghi e detriti causati dall'esondazione del limitrofo torrente Feliciotto;
   è necessario rilevare come nel territorio falconese sia emerso, nel corso degli anni, un preoccupante quadro di legami tra politica e criminalità organizzata, a seguito di numerose indagini e alcune dichiarazioni di collaboratori di giustizia, i quali, deponendo in sede di alcuni procedimenti giudiziari denominati «Gotha» e riguardanti il sistema mafioso di gestione degli appalti nel territorio barcellonese, avrebbero denunciato un sistema illecito attraverso il quale garantire l'affidamento dei lavori ad aziende legate alla criminalità organizzata;
   in seguito alle numerose indagini portate avanti in questi anni dalle varie procure siciliane dal 2008 a oggi, tali dichiarazioni hanno potuto trovare effettivo riscontro nei numerosi arresti per associazione mafiosa a danno di imprenditori titolari di alcune delle ditte risultate vincitrici degli appalti;
   tra questi avvenimenti particolare rilievo assume proprio l'affidamento di parte dei lavori per la rimozione dal territorio dei fanghi causati dall'alluvione del 2008 a un imprenditore ritenuto legato ad ambienti di tipo malavitoso, che ha condotto la magistratura all'emissione di 8 avvisi di garanzia nei confronti di alcuni esponenti politici del comune di Falcone (Messina), per i quali si ipotizza il reato di abuso d'ufficio in concorso;
   tra i destinatari di tali provvedimenti, così come firmati dal pubblico ministero Francesca Bonanzinga, risultano l'attuale sindaco del Comune di Falcone (Messina), Avv. Santi Cirella, nonché gli assessori comunali, in carica tra dicembre del 2008 e maggio del 2009, Pasquale Bucolo, Sebastiano Calabrese, Francesco Giuseppe Cannistraci e Mariano Antonino Gitto;
   così come riportato da fonti di stampa, in occasione dell'alluvione dell'11 dicembre 2008 con l'ordinanza n.30, del 14 dicembre 2008, firmata dal Sindaco del Comune di Falcone (Messina), Avv. Santi Cirella, e con successive delibere di approvazione adottate dalla Giunta municipale, si precettava, quale esecutrice dei lavori di intervento di trasporto di pietre con pala gommata, la ditta individuale di cui risulta titolare il presunto boss del Comune di Terme Vigliatore (Messina), Carmelo Salvatore Trifirò;
   secondo quanto emerso dalle indagini, per eseguire i lavori di somma urgenza post-alluvione, consentendo la messa in sicurezza del territorio e dei suoi abitanti, il comune di Falcone (Messina) ha ricevuto dalla regione siciliana fondi per un ammontare superiore ad un milione e quattrocentomila euro;
   secondo l'accusa mossa dal pubblico ministero, tale ordinanza sarebbe stata adottata nonostante Carmelo Salvatore Trifirò già nel 2008 risultasse gravato da precedenti penali, nonché sottoposto a regime di custodia cautelare in carcere a seguito di ordinanza del Gip del Tribunale di Messina per l'operazione antimafia denominata «Vivaio»;
   secondo gli inquirenti, «oltre a quella nella titolarità di Carmelo Salvatore Trifirò, compare pure la Ve.Ni.Al. di Salvatore Campanino, azienda con sede in Contrada Granciotta, Terme Vigliatore, (Messina), a cui sono stati liquidati con determina del 2011 lavori per complessivi 59.780 euro»;
   Salvatore Campanino, condannato a otto anni di reclusione al processo «Vivaio», per gli inquirenti sarebbe imprenditore «vicino» alla mafia barcellonese, ed in particolare a persone quali «Tindaro Calabrese, Agostino Campisi e Carmelo Salvatore Trifirò»;
   agli amministratori comunali, così come al presunto boss Carmelo Salvatore Trifirò, si contesta la violazione dell'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 252 del 1998, il quale prevede espressamente che, «quando, a seguito delle verifiche disposte dal prefetto, emergono elementi relativi a tentativi di infiltrazione mafiosa nelle società o imprese interessate, le amministrazioni cui sono fornite le relative informazioni, non possono stipulare, approvare o autorizzare i contratti o subcontratti, né autorizzare, rilasciare o comunque consentire le concessioni e le erogazioni»;
   al solo Sindaco Avv. Santi Cirella, infine, si contesta l'ulteriore reato di omissione di atti d'ufficio per avere omesso di rilasciare gli atti richiesti, «nonostante tale richiesta proveniva da un componente della Commissione speciale per l'alluvione nominata con delibera del Consiglio del 30 dicembre 2008, n.34»;
   in data 30 giugno 2015, il quotidiano La Gazzetta del Sud pubblicava, sulla sua edizione cartacea, la notizia della richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Patti, ipotizzando il reato di abuso d'ufficio in concorso, «per il Sindaco di Falcore, Santi Cirella, e per gli assessori comunali in carica tra dicembre del 2008 e maggio del 2009»;
   sullo stesso quotidiano è affermato che «per lo stesso reato la richiesta di rinvio a giudizio è stata estesa anche all'imprenditore che ha beneficiato dell'affidamento dei lavori di ripristino a seguito dei danni alluvionali dell'autunno 2008, il presunto boss di Terme Vigliatore, Carmelo Salvatore Trifirò, indagato in una serie di operazioni antimafia scattate nella primavera del 2008 con l'inchiesta ‘Vivaio’»;
   secondo quanto appreso dal quotidiano inoltre «Tutti devono rispondere di abuso per l'affidamento di parte dei lavori per la rimozione dei fanghi dell'alluvione del 2008», mentre «agli amministratori comunali di Falcone, così come all'imprenditore Trifirò, si contesta nel capo di imputazione la violazione dell'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 252 del 1998 che prescrive il divieto per la pubblica amministrazione di contrarre allorquando emergono elementi di infiltrazione mafiosa all'interno di imprese e società» –:
   se sia a conoscenza dei fatti sin qui esposti;
   se intenda valutare la sussistenza dei presupposti per avviare iniziative ai sensi degli articoli 141, 142 e 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali in relazione ai fatti di cui in premessa. (4-10497)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 11 marzo 2016
nell'allegato B della seduta n. 588
4-10497
presentata da
D'UVA Francesco

  Risposta. — Come evidenziato dall'interrogante, nel corso degli ultimi anni il territorio del comune di Falcone è stato interessato da svariate inchieste giudiziarie che hanno riguardato tutto l’hinterland di Barcellona Pozzo di Gotto.
  In particolare, dalle operazioni di polizia «Vivaio» e «Gotha 3» è emerso che diversi soggetti erano coinvolti nell'associazione mafiosa «famiglia barcellonese», riconducibile a «Cosa Nostra» siciliana, attiva sul versante tirrenico della provincia di Messina.
  Tale sodalizio, avvalendosi della forza di intimidazione promanante dal vincolo associativo e dalla condizione di assoggettamento e omertà che ne derivava sul territorio, «programmava e commetteva delitti della più diversa natura contro la persona, il patrimonio, la Pubblica Amministrazione, l'amministrazione della giustizia, l'ordine pubblico e la fede pubblica, con l'obiettivo precipuo di acquisire in forma diretta e indiretta la gestione e comunque il controllo di attività economiche, di appalti pubblici, di profitti e vantaggi ingiusti per sé e per altri».
  Per quanto riguarda più specificamente gli eventi alluvionali del 2008, a seguito dei quali il comune di Falcone affidò svariati lavori servendosi del sistema delle somma urgenza, occorre precisare che, dagli accertamenti esperiti dalla Prefettura di Messina, risulta che i relativi atti amministrativi siano stati resi pubblici mediante affissione presso l'albo pretorio dell'ente e fossero visionabili presso la segreteria comunale. Tale documentazione è stata trasmessa mensilmente a ciascun consigliere comunale (assieme alle copie delle delibere della giunta comunale e ai provvedimenti dei capi area).
  Secondo quanto asserito dal sindaco di Falcone Santi Cirella in una lettera aperta inviata il 2 settembre del 2012 al giornalista Antonio Mazzeo – in risposta al suo articolo «Falcone colonia di mafia fra Tindari e Barcellona», pubblicato sul quotidiano on line «siciliani.it» –, la selezione delle ditte era avvenuta col sistema del «passa parola». Tutti coloro che conoscevano ditte e imprese, infatti, erano stati invitati a contattarle per poter dare immediato corso ai lavori che la situazione emergenziale richiedeva.
  In seguito a ciò, numerose imprese contattarono la segreteria del centro operativo comunale per la gestione delle situazioni di emergenza, al fine di essere censite e prese in considerazione per i lavori.
  Sempre a detta del sindaco, l'avviamento al lavoro era subordinato, pena il diniego o la revoca dell'incarico, alla presentazione, da parte della ditta appaltatrice, del certificato camerale con dicitura antimafia e alla sottoscrizione di una serie di dichiarazioni attestanti la regolarità della propria posizione contributiva, l'inesistenza di carichi pendenti e l'assenza di divieti a contrarre con la pubblica amministrazione.
  Si soggiunge che il sindaco di Falcone, a seguito di un esposto inviato il 15 giugno 2009 da un consigliere comunale di minoranza alla procura della Repubblica presso il tribunale di Patti per presunte irregolarità gestionali da lui commesse – appunto – in occasione dell'alluvione del 2008, ha replicato alle accuse relazionando sul proprio operato alla prefettura di Messina, all'autorità giudiziaria e all'assessorato regionale agli enti locali.
  Le indagini susseguenti all'esposto, delegate dalla procura del tribunale di Patti all'arma dei carabinieri, hanno consentito di individuare alcune ditte impiegate nell'esecuzione dei lavori post-alluvione, che si erano rese responsabili di false attestazioni. In relazione a ciò, sono state formulate alcune ipotesi di reato a carico di imprenditori e amministratori comunali.
  Il 23 dicembre 2014 la procura della Repubblica di Patti ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio per il sindaco e i componenti della giunta municipale di Falcone per il delitto di abuso d'ufficio commesso in concorso con Carmelo Salvatore Trifirò.
  Quest'ultimo, titolare dell'omonima ditta individuale, aveva ottenuto dal comune di Falcone, a seguito dell'alluvione del dicembre 2008, l'affidamento dei lavori di trasporto di pietre con pala gommata e autocarri, nonostante risultasse gravato da precedenti penali e, nell'ambito della predetta operazione «Vivaio», fosse stato condannato per associazione a delinquere di tipo mafioso (in quanto appartenente al gruppo dei «Mazzarroti», facente capo alla famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto).
  Nell'ambito dello stesso procedimento penale, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio del sindaco di Falcone anche per il reato di omissione di atti d'ufficio.
  All'esito dell'udienza del 18 novembre 2015, il giudice dell'udienza preliminare presso il Tribunale di Patti ha assolto il sindaco di Falcone e gli altri amministratori comunali dai delitti loro ascritti perché il fatto non sussiste.
  Per quanto concerne l'opportunità di disporre l'accesso ispettivo al comune di Falcone ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del decreto legislativo n. 267 del 2000, si informa che lo scorso 12 gennaio la Prefettura di Messina ha invitato il comandante provinciale dei carabinieri di Messina a trasmettere gli elementi informativi disponibili e ostensibili, ai fini della loro valutazione in seno al Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.
  Si assicura, in ogni caso, che la situazione del comune di Falcone è costantemente monitorata dalla Prefettura, che continuerà a seguire con attenzione gli sviluppi delle vicende evidenziate e di ogni altro episodio di interesse, nell'esercizio delle proprie prerogative e nei limiti delle competenze dettate dalla legge.
Il Sottosegretario di Stato per l'internoGianpiero Bocci.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

mafia

inondazione

reato