ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08710

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 405 del 09/04/2015
Firmatari
Primo firmatario: FICO ROBERTO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 09/04/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
COLONNESE VEGA MOVIMENTO 5 STELLE 09/04/2015
SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE 09/04/2015
PETRAROLI COSIMO MOVIMENTO 5 STELLE 09/04/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 09/04/2015
Stato iter:
15/09/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 15/09/2015
BUBBICO FILIPPO VICE MINISTRO - (INTERNO)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 15/09/2015

CONCLUSO IL 15/09/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-08710
presentato da
FICO Roberto
testo di
Giovedì 9 aprile 2015, seduta n. 405

   FICO, COLONNESE, SIBILIA e PETRAROLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'ordinamento italiano prevede una serie di norme volte a prevenire e a contrastare l'infiltrazione delle organizzazioni criminali di tipo mafioso nel tessuto imprenditoriale del Paese, nonché ad impedire che le pubbliche amministrazioni, nelle gare d'appalto e negli affidamenti, possano fungere da fonti di finanziamento delle medesime organizzazioni;
   al fine di contrastare l'infiltrazione mafiosa, già l'articolo 10 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 252 del 1998, recante norme per la semplificazione dei procedimenti relativi al rilascio delle comunicazioni e delle informazioni antimafia, prevedeva che per la stipula di contratti oltre un determinato valore, le pubbliche amministrazioni, gli enti pubblici e gli altri soggetti indicati all'articolo 1 del regolamento, dovessero previamente acquisire dalla prefettura territorialmente competente le informazioni sulle imprese interessate;
   laddove dalle verifiche del prefetto emergessero elementi relativi a tentativi di infiltrazione mafiosa nelle imprese interessate all'appalto, le amministrazioni non avrebbero potuto procedere alla stipula del contratto;
   nella sentenza del Tar Campania n. 10732 del 2003, emessa in data 5 giugno 2003, e rilevante in ordine ai fatti esposti nella presente interrogazione, si afferma che l'informativa prefettizia «non deve, evidentemente, fondarsi su prove certe di infiltrazione se non di appartenenza dell'impresa all'organizzazione criminale, prove che, ove sussistenti, fonderebbero procedimenti penali a carico dei soggetti coinvolti ed altri provvedimenti [...], ma è sufficiente che essa ponga a proprio fondamento elementi volti a dimostrare collegamenti tra impresa e mondo criminale»;
   nella stessa pronuncia il giudice amministrativo afferma che tali elementi non debbono caratterizzarsi «come meri sospetti», bensì ricollegarsi direttamente ai soggetti, imprenditori individuali o che ricoprono nella persona giuridica una delle cariche contemplate dalla legge. Essi cioè devono essere «tali da sorreggere una valutazione che, pur frutto di un apprezzamento latamente discrezionale, risulti non illogica, tale cioè da dimostrare con ragionevolezza il “pericolo” (non la certezza) dell'infiltrazione mafiosa»;
   le disposizioni contenute nel citato decreto del Presidente della Repubblica n. 252 del 1998 sono state modificate e trasfuse nel Capo II del decreto legislativo n. 159 del 2011, il cosiddetto codice antimafia, il cui articolo 84, comma 3, identifica l'informativa antimafia altresì «nell'attestazione della sussistenza o meno di eventuali tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi delle società o imprese interessate»;
   l'articolo 91 del codice, interamente dedicato all'informativa antimafia, stabilisce che il prefetto può desumere il tentativo di infiltrazione mafiosa, oltre che da provvedimenti di condanna anche non definitivi per reati strumentali all'attività delle organizzazioni criminali, anche da «concreti elementi da cui risulti che l'attività d'impresa possa, anche in modo indiretto, agevolare le attività criminose o esserne in qualche modo condizionata»;
   il comma 7 dell'articolo 91 demanda ad un apposito regolamento, da adottarsi con decreto del Ministro dell'interno, l'individuazione delle «diverse tipologie di attività suscettibili di infiltrazione mafiosa nell'attività di impresa per le quali, in relazione allo specifico settore d'impiego e alle situazioni ambientali che determinano un maggiore rischio di infiltrazione mafiosa, è sempre obbligatoria l'acquisizione della documentazione indipendentemente del valore del contratto, subcontratto, concessione, erogazione o provvedimento di cui all'articolo 67»;
   negli ultimi anni, inchieste giornalistiche (I prefetti e il fattore, di Rita Pennarola in «La voce delle voci«, 3 febbraio 2013, nonché Dall'infiltrazione camorristica alla mensa scolastica di Gaeta. Reportage sulla ditta senza certificato antimafia, di Adriano Pagano, sul portale «h24 notizie», 23 febbraio 2014) ed interrogazioni parlamentari (la n. 4-05924 del 20 gennaio 2004) si sono concentrate sui presunti collegamenti fra la E.P. spa, operante nel settore della fornitura dei pasti alle pubbliche amministrazioni, e la camorra;
   la E.P. risulta aggiudicataria di appalti con una pletora di aziende pubbliche e pubbliche amministrazioni, fra le quali la polizia, la Guardia di finanza, l'assessorato all'ambiente del comune di Napoli, il consiglio regionale della Campania, diversi comuni campani;
   nell'ottobre del 2013 il comune di Gaeta affidava, senza gara, alla ditta E.P. spa il servizio di fornitura dei pasti per il servizio mensa scolastico. Alla domanda di certificazione antimafia proposta dallo stesso comune, la prefettura competente non ha risposto entro i sessanta giorni previsti dalla legge, facendo scattare così il meccanismo del silenzio-assenso;
   nel corso del 2014 il comune di Gaeta si è rivolto direttamente alla prefettura di Roma per avere delucidazioni in merito all'integrità della E.P., anche considerato che l'importo dell'appalto sarebbe nel frattempo lievitato fino al valore di 150 mila euro, ovverosia la soglia per la quale il codice antimafia prescrive l'acquisizione della certificazione antimafia;
   nell'interrogazione parlamentare n. 4-05924 del 20 gennaio 2004, alla quale non risulta essere stata data risposta, il senatore Michele Florino introduceva i propri quesiti al Ministro dell'interno pro tempore evidenziando che gli imprenditori collegati alla camorra «stanno affinando sempre di più le loro illegali tecniche elusive della normativa antimafia per rimpossessarsi del mercato degli appalti e dei subappalti pubblici spesso, ad avviso dell'interrogante, con la complicità di soggetti pubblici deviati»;
   la sentenza del Tar Campania n. 10732/2003, sopra citata, confermò la legittimità del provvedimento prefettizio antimafia nei confronti della Hotel Guiren srl, «interdetta ai fini antimafia per collegamenti indiretti con la criminalità organizzata mediante rapporti di parentela», dato che il coniuge della legale rappresentante della società, l'albergatore Antonio Esposito, risultava essere stato condannato per favoreggiamento di persona colpita da ordine di cattura per il reato ex articolo 416-bis, nonché avere rapporti con organizzazioni camorristiche;
   la situazione in cui versa la E.P. spa, fondata da Pasquale Esposito, fratello di Antonio, e amministrata da Salvatore Esposito, che è un componente della stessa famiglia che gestisce l'Hotel Guiren, appunto controindicata a fini di mafia, appare analoga per certi versi;
   pur accomunate dallo stesso pericolo di condizionamento da parte della criminalità organizzata, nei confronti della Hotel Guiren Srl è stato emesso un certificato antimafia, mentre nei confronti della E.P. non è stato emesso alcun provvedimento;
   la EP. è stata inoltre oggetto dell'articolo Mense d'oro, l'inchiesta dimenticata, pubblicato il 14 aprile 2013 sul quotidiano La Repubblica, nel quale si fa riferimento alle modalità con cui per anni è stato gestito il servizio di ristorazione dell'ospedale barese «Di Venere», uno dei tantissimi appalti del settore delle Asl affidati alla società di Esposito;
   proprio l’ex direttrice generale della Asl di Bari, Lea Cosentino, «aveva concesso l'appalto, senza evidenza pubblica, per un milione e mezzo di euro alla napoletana EP, di Esposito Pasquale, fondatore della ditta coinvolto in inchieste di mafia e camorra»;
   benché quell'inchiesta si sia arenata, dalle indagini emergeva la «gestione spregiudicata del servizio mensa, affidato semplicemente con una delibera del 2008 alla ditta già operante presso il San Paolo, che per distribuire i pasti si sarebbe servita anche di personaggi appartenente alle più famose famiglie della criminalità barese»;
   secondo la stessa fonte, per anni la asl avrebbe pagato alla E.P. «78 mila euro al mese, estendendo l'appalto negli anni in regime di proroga». Il servizio, peraltro, comprendeva anche la fornitura di carrelli e attrezzature ospedaliere, poi acquistati dalla Asl a cifre assolutamente sproporzionate rispetto ai prezzi di listino della ditta fornitrice –:
   se trovi conferma che, nel corso del 2014, il comune di Gaeta si sia rivolto alla prefettura di Roma per avere delucidazioni in merito, all'integrità della E.P. spa, e, nel caso, quali siano state le conclusioni della prefettura;
   se non sia anomalo, alla luce dei fatti e delle inchieste esposti in premessa, che la E.P., pur rientrando in un contesto del tutto analogo a quello della Hotel Guiren Srl, interdetta ai fini antimafia per collegamenti indiretti con la criminalità organizzata, non sia stata interessata da alcun provvedimento prefettizio;
   se non ritenga opportuno, anche alla luce delle indagini aperte, svolgere ogni attività di competenza in merito alla sussistenza e alla natura dei collegamenti fra la E.P. spa e le organizzazioni camorristiche, considerato che questa società risulta aggiudicataria di appalti in tutto il territorio nazionale con i più svariati settori dell'amministrazione statale, ivi compresa la polizia di Stato. (4-08710)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 15 settembre 2015
nell'allegato B della seduta n. 482
4-08710
presentata da
FICO Roberto

  Risposta. — Con l'interrogazione in oggetto, l'interrogante chiede notizie in merito all'esito dei controlli antimafia e alla relativa certificazione nei riguardi della società E.P. spa aggiudicataria di appalti su tutto il territorio nazionale anche con amministrazioni statali.
  In tale ambito, chiede di sapere, in particolare, se il comune di Gaeta, in riferimento all'affidamento di un appalto alla predetta società, si sia rivolto alla prefettura di Roma «per avere delucidazioni in merito all'integrità della E.P. spa e, nel caso, quali siano state le conclusioni della prefettura».
  In merito a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo, la prefettura di Roma ha comunicato che, a seguito delle informazioni acquisite dagli organi di polizia circa collegamenti con la criminalità organizzata napoletana da parte della famiglia del signor Salvatore Esposito (amministratore unico pro tempore della E.P. spa), il 28 febbraio 2005 era stato adottato un provvedimento interdittivo antimafia nei confronti della società medesima, con contestuale revoca della precedente liberatoria.
  Avverso il provvedimento interdittivo, la società E.P. spa aveva proposto ricorso al tribunale amministrativo regionale del Lazio, che ha rigettato l'istanza incidentale di sospensione cautelativa.
  Il 24 agosto 2005, a seguito della richiesta di riesame presentata dalla E.P. spa per intervenute variazioni societarie, la stessa prefettura, in riforma della precedente certificazione ostativa, ha rilasciato la liberatoria antimafia in virtù delle conclusioni raggiunte in sede di riunione di coordinamento delle forze di polizia.
  Si rappresenta, infine, che più di recente, nel corso del consueto aggiornamento delle informazioni antimafia conseguente a richieste pervenute da diverse stazioni appaltanti, tra le quali il comune di Gaeta, sono emersi alcuni elementi di interesse sulla società in questione, che hanno generato approfondimenti istruttori tuttora in corso.
Il Viceministro dell'internoFilippo Bubbico.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

mafia