ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07568

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 365 del 19/01/2015
Firmatari
Primo firmatario: RIZZETTO WALTER
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 19/01/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 19/01/2015
Stato iter:
02/08/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 02/08/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 02/08/2017

CONCLUSO IL 02/08/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-07568
presentato da
RIZZETTO Walter
testo di
Lunedì 19 gennaio 2015, seduta n. 365

   RIZZETTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   si apprendono dei dati sconcertanti sulle vittime a causa dell'inquinamento atmosferico, in particolare, nella provincia di Udine che risulta essere, sotto questo aspetto, il centro più inquinato in regione;
   ogni anno, a Udine muoiono un centinaio di persone a causa dell'inquinamento atmosferico. Circa una persona ogni tre giorni, sulla base dei calcoli statistici, si ammala e perde la vita contraendo malattie legate alla qualità dell'aria che si respira;
   il grave inquinamento del capoluogo friulano è conseguenza sia dell'alta concentrazione di traffico sia degli impianti di riscaldamento. Gran parte delle emissioni sono causate dagli impianti di riscaldamento a gas e a biomassa;
   da una panoramica sul numero di controlli e ispezioni effettuati sugli impianti è emerso che in 12 anni sono state eseguite 77.500 ispezioni, ma negli ultimi anni, il monossido di carbonio — un problema per l'ambiente ma anche per la sicurezza dei cittadini — non risulta essere sotto la soglia accettabile, il che dimostra che la manutenzione degli impianti è diminuita;
   se ad Udine si abbassassero i livelli di polveri sottili, e dell'ozono, portandoli sotto il valore della soglia limite, i decessi si ridurrebbero del 50 per cento. Sono questi i dati illustrati dal responsabile del servizio di Allergo-Pneumologia della clinica pediatrica dell'università di Udine, Mario Canciani, intervenuto al convegno «Impatto ambientale in Friuli»;
   pertanto, si ritiene necessario adottare urgenti provvedimenti affinché venga diminuita la presenza di polveri inquinanti nonché mettere in atto iniziative di sensibilizzazione sulle tematiche ambientali, promuovendo una politica di consumo più consapevole e attenta, anche per correggere errate abitudini della popolazione che contribuiscono all'inquinamento dell'aria –:
   se i Ministri interrogati sono a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali siano i loro orientamenti, per quanto di loro competenza;
   se e quali iniziative intendano adottare, con la concertazione degli enti territoriali competenti, per contrastare la presenza delle polveri inquinanti nell'aria, in Friuli Venezia Giulia alla luce dei dati emersi soprattutto rispetto alla provincia di Udine;
   se e quali iniziative siano state adottate per diminuire l'inquinamento atmosferico a livello nazionale, anche rispetto alla promozione di una campagna di informazione rivolta alla popolazione per correggere le abitudini a pratiche che possano nuocere all'ambiente e alla salute dei cittadini. (4-07568)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 2 agosto 2017
nell'allegato B della seduta n. 847
4-07568
presentata da
RIZZETTO Walter

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Per la normativa nazionale (decreto legislativo n. 155 del 2010 e successive modificazioni e integrazioni) le regioni e le province autonome sono le autorità competenti in materia di valutazione e gestione della qualità dell'aria. A queste compete quindi il monitoraggio degli inquinanti atmosferici, la predisposizione dei piani per il risanamento e la tutela della qualità dell'aria (compresa l'individuazione dei soggetti deputati all'attuazione di tali piani quali ad esempio la regione stessa o i sindaci), nonché la trasmissione al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare delle relative informazioni per l'invio alla Commissione europea.
  Nel nostro Paese, il mancato rispetto dei limiti imposti dalle norme comunitarie, in particolare relativamente al materiale particolato PM10 ed al biossido di azoto NO2, riguarda ampie aree del territorio nazionale, situate presso la maggior parte delle regioni.
  Tale situazione è però differenziata sul territorio nazionale: infatti, mentre per le regioni del centro-sud il mancato rispetto dei valori limite è localizzato in piccole aree, appartenenti per lo più ai principali centri urbani, nel bacino padano i superamenti, anche a causa di condizioni meteorologiche particolarmente sfavorevoli, sono diffusi su tutto il territorio.
  Con specifico riferimento alla provincia di Udine, sulla base dei dati acquisiti dall'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente del Friuli Venezia Giulia (Arpa Fvg) si rappresenta che dal 2011 la città di Udine non presenta superamenti dei limiti di legge relativi alle PM10 (polveri sottili) nelle stazioni di fondo urbano (sono quelle utilizzate per valutare l'esposizione della popolazione ai sensi del decreto legislativo n. 155 del 2010) né in termini di superamenti giornalieri (tabella 1) né in termini di concentrazioni medie annue (tabella 2). Maggiori concentrazioni di materiale particolato si possono osservare nelle immediate vicinanze delle strade ad alta densità di traffico (e.g., via San Daniele). Queste aree, per loro natura, sono comunque molto limitate.
  Inoltre, sempre dal 2011 la città non presenta superamenti dei limiti di legge relativi alle PM2.5 (polveri fini) nelle stazioni di fondo urbano. Dal 2012 il valore medio annuo di PM2.5 è anche inferiore all'obiettivo a lungo termine la cui entrata in vigore è prevista dal 2020 (tabella 3).
  Diversamente, dal 2011 la città presenta superamenti significativi della soglia prevista per l'ozono quale valore obiettivo. Ad ogni modo la città di Udine non risulta come la maggiormente inquinata della regione né in termini di materiale particolato (le aree con maggior concentrazione di polvere sono quelle del pordenonese e della bassa pianura friulana), né in termini di ozono (l'intera pianura presenta analoghi superamenti della soglia di legge).
  Nel riportare, di seguito, le tabelle dei dati specifici trasmessi da Arpa Fvg, si segnala, comunque, che le relazioni relative allo stato della qualità dell'aria in Friuli Venezia Giulia e nello specifico dell'area udinese sono disponibili sul sito internet di Arpa FVG; sullo stesso sito internet sono inoltre disponibili in modalità open i dati di qualità dell'aria dal 2005.

.

  Con particolare riferimento alle ispezioni sugli impianti termici in provincia di Udine, si premette che nell'anno 2002 è stato implementato il catasto degli impianti termici con i dati relativi agli impianti del comune di Udine e della provincia di Udine. Successivamente il catasto ha integrato gli impianti termici presenti sui territori dei comuni delle province di Gorizia, prima, e di Pordenone subito dopo. Attualmente, stante la competenza in materia di energia della regione, sono in atto le procedure di integrazione dei restanti territori che disponevano di catasto autonomo.
  I dati catastali riportano che, sui poco più dei 150 mila impianti termici installati sulla provincia di Udine, risultano attivi 182.876 generatori, essendoci più impianti che hanno al loro servizio generatori multipli. L'attività di accertamento, ai sensi dei disposti di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 74 del 2013, viene svolta con continuità per tutto l'esercizio. Secondo quanto riferito, si fa presente che le principali difformità, che hanno determinato l'esito negativo delle ispezioni, sono riconducibili essenzialmente a non conformità di origine tecnica. Pur essendoci elevata attenzione su questa tipologia, i dati confermano che le anomalie gravi sono in diminuzione e comunque sono una parte decisamente marginale sul totale delle negatività; inoltre, per quanto riguarda lo sforamento dei limiti di legge delle emissioni di monossido di carbonio, potenzialmente impattanti sulla qualità dell'aria, i rilevamenti sul campo non sono particolarmente elevati.
  Ad ogni modo, a livello nazionale, si fa presente che la situazione di inquinamento atmosferico non è specifica per l'Italia, in quanto risulta che siano state aperte procedure di infrazione per almeno 16 Stati membri in merito ai superamenti dei valori limite del PM10 e per 10 Stati a causa dei superamenti del biossido di azoto NO2.
  L'analisi dei dati di qualità dell'aria sull'intero territorio italiano evidenzia come negli ultimi anni i livelli degli inquinanti si siano ridotti, per quanto tale miglioramento non abbia permesso di garantire il rispetto dei limiti di qualità dell'aria. In particolare tra il 2002 ed il 2015 si registra un trend di riduzione del numero di zone di superamento del valore limite annuale degli inquinanti PM10 e NO2. Per il PM10 si ha una riduzione delle zone di superamento che va dal 48 per cento circa del 2002 del totale delle zone presenti sul territorio nazionale al 14 per cento circa del 2015. Per l'NO2 si passa dal 44 per cento circa nel 2002 al 30 per cento circa nel 2015.
  Per fronteggiare il problema dell'inquinamento atmosferico, si segnala che a livello nazionale, stante la competenza primaria delle regioni in materia di valutazione e gestione della qualità dell'aria, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha avviato da tempo una strategia condivisa con gli altri ministeri aventi competenza su settori emissivi quali trasporti, energia, inclusi gli usi civili, attività produttive ed agricoltura, per l'individuazione di misure da attuare congiuntamente nel territorio nazionale al fine di contrastare i reiterati superamenti delle concentrazioni limite di materiale particolato PM10 e di biossido di azoto NO2 registrati in ampie zone del territorio nazionale.
  In tale contesto, il 18 dicembre 2013, è stato sottoscritto un accordo di programma tra i Ministri dell'ambiente, dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti, delle politiche agricole e della salute e le regioni e province autonome del bacino padano (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta, provincia autonoma di Trento e provincia autonoma di Bolzano), finalizzato all'individuazione e attuazione di misure coordinate e congiunte per il miglioramento della qualità dell'aria nel bacino padano. In particolare tale Accordo ha previsto l'istituzione di appositi gruppi di esperti con il compito di analizzare i principali settori produttivi (trasporto merci e passeggeri, riscaldamento civile, risparmio energetico, industria e agricoltura) e di individuare, per ogni settore, specifiche misure di intervento analizzate anche in relazione alle ricadute ambientali e agli effetti socio economici. Inoltre si evidenzia, per l'adozione delle misure individuate, l'impegno delle regioni nell'ambito del citato Accordo ad adeguare i propri vigenti piani regionali di qualità dell'aria.
  Su questi impegni sono state investite risorse e il giusto sforzo di coesione istituzionale perché c’è la consapevolezza che lo smog non si combatte da un giorno all'altro, ma solo con misure strutturali e coordinate sul territorio, misure che a lungo purtroppo sono mancate. Non c’è un intervento che risolve, ma una miriade di azioni da fare in maniera coordinata tra le regioni interessate.
  Nel bacino padano, il lavoro con le regioni interessate sta dando risultati: quest'anno sono stati approvati per la prima volta i 4 piani qualità dell'aria delle regioni della pianura padana, che contengono sia le misure sia i tempi di rientro nei limiti previsti dalla normativa europea. Nella fattispecie è stato previsto il rientro dei limiti entro il 2020.
  Infine si segnala che il 30 dicembre 2015 è stato sottoscritto un importante Protocollo d'Intesa tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la Conferenza delle regioni e province autonome e l'associazione nazionale dei comuni italiani per definire ed attuare misure omogenee su scala di bacino per il miglioramento e la tutela della qualità dell'aria e la riduzione di emissioni di gas climalteranti, con interventi prioritari nelle città metropolitane. In particolare tale protocollo prevede tra le misure urgenti, da attivare dopo reiterati superamenti delle soglie giornaliere massime consentite delle concentrazioni di PM10 (di regola 7 giorni) le seguenti: abbassamento dei limiti di velocità di 20 chilometri orari nelle aree urbane estese al territorio comunale e alle eventuali arterie autostradali limitrofe, previo accordo con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; attivazione di sistemi di incentivo all'utilizzo del trasporto pubblico locale e della mobilità condivisa; riduzione di 2 gradi delle temperature massime di riscaldamento negli edifici pubblici e privati; limitazione dell'utilizzo della biomassa per uso civile dove siano presenti sistemi alternativi di riscaldamento.
  Tale protocollo prevede importanti misure di sostegno agli interventi regionali e locali di risanamento, come la destinazione di circa 12 milioni di euro al finanziamento di misure dirette ad incentivare il trasporto pubblico locale e la mobilità alternativa al trasporto privato. Il decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di indirizzo circa la destinazione e l'utilizzo delle risorse, così come quello direttoriale di fissazione della regolamentazione del programma sono stati già pubblicati sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (decreto ministeriale DEC-2016-316 del 10 novembre 2016 e decreto direttoriale RIN-DEC-2016-0000125 del 22 novembre 2016).
  Nel protocollo si prevede inoltre un impegno a precisare le attività da finanziare con strumenti di incentivazione esistenti (fondo per la mobilità sostenibile, fondo per la realizzazione di reti di ricarica elettrica, fondo per la riqualificazione energetica delle scuole e degli edifici pubblici), per un importo totale di circa 350 milioni di euro. In tale ambito sono già stati attivati 6 milioni di euro per il finanziamento di interventi di mobilità sostenibile ed efficienza energetica nelle città di Bologna, Roma, Milano e Torino, nonché 35 milioni di euro destinati al programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro al fine di finanziare progetti predisposti da uno o più enti locali e riferiti a un ambito territoriale con popolazione superiore a 100.000 abitanti, diretti a incentivare iniziative di mobilità urbana alternative all'automobile privata.
  Un ulteriore contributo, infine, è atteso dall'attuazione della nuova direttiva sui tetti alle emissioni.
  Lo scorso 14 dicembre è stata adottata infatti la direttiva 2016/2284/UE, concernente la riduzione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici, la cosiddetta direttiva Nec (National emission ceilings). Tale direttiva stabilisce obiettivi di riduzione delle emissioni nazionali per gli inquinanti biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx), composti organici volatili non metanici (Covnm), ammoniaca (NH3) e polveri PM2,5 da raggiungere entro il 2020 e il 2030.
  Tali obiettivi sono individuati come percentuali di riduzione delle emissioni dei singoli inquinanti rispetto ai valori registrati nel 2005 e mirano a garantire una riduzione generalizzata dell'inquinamento atmosferico sul territorio dell'Unione europea.
  La riduzione delle emissioni, necessaria a raggiungere gli obiettivi, deve essere perseguita tramite la predisposizione, l'adozione e l'attuazione di specifici «programmi di controllo» nazionali. Il programma dovrà, in particolare, definire le priorità politiche ed il loro rapporto con le priorità stabilite in altri settori d'intervento pertinenti, compresi i cambiamenti climatici, l'agricoltura, l'industria e i trasporti; dovranno, infine, essere chiarite le responsabilità attribuite alle diverse autorità (nazionali, regionali e locali).
  Tale rilevante programma, di carattere nazionale e che dovrà essere elaborato in collaborazione con tutti i Ministeri aventi competenza su settori emissivi (trasporti, industria ed agricoltura) costituirà un ulteriore tassello, rispetto a quanto già sopra citato, dell'azione portata avanti a livello centrale per la lotta all'inquinamento atmosferico. Tenuto conto che il recepimento della direttiva NEC dovrà avvenire entro la metà dell'anno 2018, un primo programma dovrà essere adottato entro la metà del 2019, da aggiornare, secondo quanto previsto dalla direttiva, ogni 4 anni.
  Al riguardo, si segnala che si è svolto al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, promotore dell'iniziativa, un confronto tra i Ministeri a vario titolo coinvolti (trasporti, sviluppo economico, politiche agricole alimentari e forestali) per un punto della situazione sulle misure messe in campo di contrasto allo smog.
  L'obiettivo dei ministeri è accelerare il percorso di attuazione della direttiva europea Nec, che come detto prevede la definizione di un programma di misure nazionali per la qualità dell'aria e, allo stesso tempo, arrivare alla chiusura dei tavoli tecnici istituiti per nuove misure di contrasto allo smog nell'area del bacino padano.
  In particolare, è stato definito con le regioni padane un accordo che sarà implementato con nuovi interventi concordati e coordinati e siglato in giugno in occasione del G7 Ambiente a Bologna.
  Si rassicura comunque che, per quanto di competenza, il Ministero continuerà a tenersi informato e a svolgere un'attività di monitoraggio e supporto alle amministrazioni locali, senza ridurre in alcun modo lo stato di attenzione sulla questione, anche al fine di valutare un eventuale coinvolgimento di altri soggetti istituzionali.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

educazione ambientale

sicurezza pubblica

inquinamento